Serata emozionante e toccante, per mille motivi.
Da Borgonovo e dalla sua famiglia una lezione di vita niente male.
E son contento che ci siano stati anche i giocatori che più ho "adorato" da quando ho iniziato a seguire il calcio: Antognoni e Gullit.
Firenze ha risposto bene, poteva rispondere anche un po' meglio secondo me, ma va bene così.
Borgonovo
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Davvero grande coraggio e dignità mostrato da Borgonovo e dalla sua famiglia.
Spero si prendano la responsabilità di organizzare tutti gli anni - o anche più spesso - una partita da devolvere alla ricerca contro la SLA, mi sembra doveroso.
Sui Nappi: ricordo che ai tempi non la buttava dentro mai, però... secondo voi guardando Pepe in nazionale avrà sospirato pensando che poteva capitare anche a lui o no?
Spero si prendano la responsabilità di organizzare tutti gli anni - o anche più spesso - una partita da devolvere alla ricerca contro la SLA, mi sembra doveroso.
Sui Nappi: ricordo che ai tempi non la buttava dentro mai, però... secondo voi guardando Pepe in nazionale avrà sospirato pensando che poteva capitare anche a lui o no?
Gil De Ponti: "Negli anni Settanta troppi farmaci nel calcio"
«A quei tempi girava di tutto: facevamo le iniezioni di antinfiammatori, poi ci davano i ricostituenti, una puntura al giorno»
ROMA
Stefano Borgonovo ritiene che non ci sia uno stretto legame tra calcio e Sla, la sclerosi laterale amiotrofica che sta colpendo in maniera preoccupante gli ex calciatori, non è dello stesso avviso Gianluca De Ponti, negli anni Settanta e Ottanta centravanti di Cesena, Bologna e Avellino.
«Nel ’95 mi diagnosticarono un tumore alla testa - spiega in una intervista ad un quotidiano. Ero appena andato in B con l’Avellino come secondo di Papadopulo: dissero che era benigno e invece era maligno. Sono in causa con i medici. Relazioni con la mia attività di calciatore? Certezze non ci sono mai. A casa ho una decina di foto di squadre, piene di morti. Ho una foto del Cesena che ha più croci del cimitero di Campiombi. Prendevamo di tutto in quei tempi. C’era a disposizione un sacco di Micoren, lo prendevamo tutti. Facevamo le iniezioni di antinfiammatori, poi ci davano i ricostituenti, una puntura al giorno, chissà cosa c’era dentro. Quando avevi la pubalgia ti infilavano un ago lungo così sotto i testicoli: si cura ancora così la pubalgia?. Dal momento che fumavo mi facevano anche delle flebo per disintossicarmi dal fumo. I medici prescrivevano questi farmaci e i massaggiatori li somministravano».
«Il calcio di oggi?», si chiede l'ex attaccante. « Non so come facciano a giocare tanto: in uno dei miei migliori anni al Bologna feci una trentina di partite e segnai nove reti. Spesso si andava in campo ancora indolenziti per le botte prese la domenica precedente».
La Stampa
«A quei tempi girava di tutto: facevamo le iniezioni di antinfiammatori, poi ci davano i ricostituenti, una puntura al giorno»
ROMA
Stefano Borgonovo ritiene che non ci sia uno stretto legame tra calcio e Sla, la sclerosi laterale amiotrofica che sta colpendo in maniera preoccupante gli ex calciatori, non è dello stesso avviso Gianluca De Ponti, negli anni Settanta e Ottanta centravanti di Cesena, Bologna e Avellino.
«Nel ’95 mi diagnosticarono un tumore alla testa - spiega in una intervista ad un quotidiano. Ero appena andato in B con l’Avellino come secondo di Papadopulo: dissero che era benigno e invece era maligno. Sono in causa con i medici. Relazioni con la mia attività di calciatore? Certezze non ci sono mai. A casa ho una decina di foto di squadre, piene di morti. Ho una foto del Cesena che ha più croci del cimitero di Campiombi. Prendevamo di tutto in quei tempi. C’era a disposizione un sacco di Micoren, lo prendevamo tutti. Facevamo le iniezioni di antinfiammatori, poi ci davano i ricostituenti, una puntura al giorno, chissà cosa c’era dentro. Quando avevi la pubalgia ti infilavano un ago lungo così sotto i testicoli: si cura ancora così la pubalgia?. Dal momento che fumavo mi facevano anche delle flebo per disintossicarmi dal fumo. I medici prescrivevano questi farmaci e i massaggiatori li somministravano».
«Il calcio di oggi?», si chiede l'ex attaccante. « Non so come facciano a giocare tanto: in uno dei miei migliori anni al Bologna feci una trentina di partite e segnai nove reti. Spesso si andava in campo ancora indolenziti per le botte prese la domenica precedente».
La Stampa
« Sarei disposto ad avere 37 e 2 tutta la vita in cambio della seconda di servizio di McEnroe »
Beppe Viola
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Ucciso dalla leucemia a 43 anni, era ammalato da tre
Calcio, nuova morte sospetta
Indagine sul caso Rotella
Il pm Guariniello chiede la cartella clinica. Terza vittima al Genoa
Franco Rotella (Olycom)
Franco Rotella (Olycom)
GENOVA — Poche settimane fa, allo stadio di Marassi, in occasione del derby organizzato per raccogliere fondi da destinare alla ricerca contro la Sla, gli amici di Franco Rotella, i suoi vecchi compagni di squadra del Genoa, si interrogavano preoccupati sulle sue condizioni di salute. Leucemia, era scritto nella cartella clinica. Quella cartella clinica che il procuratore di Torino Guariniello acquisirà nei prossimi giorni nell’ambito dell’inchiesta che sta conducendo sulle morti «sospette» di troppi calciatori. Franco Rotella è morto domenica dopo 3 anni di lotta contro la malattia e un breve periodo in cui era sembrato riprendersi. Aveva 42 anni, la stessa età di Gianluca Signorini, amatissimo capitano del Genoa, morto nel novembre 2002 dopo che la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, l’aveva costretto su una sedia a rotelle.
Appena due mesi prima, la leucemia aveva stroncato a 48 anni Fabrizio Gorin, che aveva giocato nella squadra rossoblù alla fine degli anni Settanta. C’è un filo nero che lega queste morti? Perché i casi di Sla, ma anche di leucemie, sono statisticamente più alti nella «categoria» dei calciatori? E perché i casi sono più frequenti fra coloro che hanno giocato da fine anni ’70 in poi? È il tema delle indagini condotte dall’ufficio di Guariniello che sta acquisendo materiale un po’ da tutta Italia. Il magistrato ha subito rivolto la sua attenzione su quest’ultima morte. Le ipotesi avanzate in questi anni sono diverse, dal materiale tossico forse usato nei terreni di gioco, ai farmaci anti-infiammatori di cui gli atleti fanno uso con frequenza. Franco Rotella aveva esordito in serie A con la maglia rossoblu a 17 anni, come centrocampista esterno.
Il Genoa lo aveva seguito fin da quando era 12enne ma la società aveva aspettato: troppo basso, sotto il metro e 50. Nel giro di pochi anni però era cresciuto fino al metro e 78. Settantacinque presenze con il Genoa in 7 stagioni, Rotella era uno dei beniamini di Franco Scoglio. Il Professore lo apprezzava per l’intelligenza tattica, così come apprezzava Signorini. Rotella ha poi giocato anche nella Spal, nella Triestina, nel Pisa e nell’Atalanta, accanto a un giovanissimo Bobo Vieri. Il ritiro è stato precoce, a soli 31 anni, per l’acuirsi di problemi alle ginocchia che lo avevano sempre tormentato. Era rimasto nel mondo del calcio, seguiva il settore giovanile di un importante collegio genovese, gli Emiliani, manteneva i contatti con i compagni di squadra e, finché la malattia gliel’ha consentito, partecipava come opinionista alle trasmissioni sportive sulle tv locali. Lascia la moglie Nadia e un figlio, Simone, che gioca nelle giovanili del Genoa. Come il figlio di Signorini.
http://www.corriere.it/sport/09_aprile_ ... aabc.shtml
Calcio, nuova morte sospetta
Indagine sul caso Rotella
Il pm Guariniello chiede la cartella clinica. Terza vittima al Genoa
Franco Rotella (Olycom)
Franco Rotella (Olycom)
GENOVA — Poche settimane fa, allo stadio di Marassi, in occasione del derby organizzato per raccogliere fondi da destinare alla ricerca contro la Sla, gli amici di Franco Rotella, i suoi vecchi compagni di squadra del Genoa, si interrogavano preoccupati sulle sue condizioni di salute. Leucemia, era scritto nella cartella clinica. Quella cartella clinica che il procuratore di Torino Guariniello acquisirà nei prossimi giorni nell’ambito dell’inchiesta che sta conducendo sulle morti «sospette» di troppi calciatori. Franco Rotella è morto domenica dopo 3 anni di lotta contro la malattia e un breve periodo in cui era sembrato riprendersi. Aveva 42 anni, la stessa età di Gianluca Signorini, amatissimo capitano del Genoa, morto nel novembre 2002 dopo che la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, l’aveva costretto su una sedia a rotelle.
Appena due mesi prima, la leucemia aveva stroncato a 48 anni Fabrizio Gorin, che aveva giocato nella squadra rossoblù alla fine degli anni Settanta. C’è un filo nero che lega queste morti? Perché i casi di Sla, ma anche di leucemie, sono statisticamente più alti nella «categoria» dei calciatori? E perché i casi sono più frequenti fra coloro che hanno giocato da fine anni ’70 in poi? È il tema delle indagini condotte dall’ufficio di Guariniello che sta acquisendo materiale un po’ da tutta Italia. Il magistrato ha subito rivolto la sua attenzione su quest’ultima morte. Le ipotesi avanzate in questi anni sono diverse, dal materiale tossico forse usato nei terreni di gioco, ai farmaci anti-infiammatori di cui gli atleti fanno uso con frequenza. Franco Rotella aveva esordito in serie A con la maglia rossoblu a 17 anni, come centrocampista esterno.
Il Genoa lo aveva seguito fin da quando era 12enne ma la società aveva aspettato: troppo basso, sotto il metro e 50. Nel giro di pochi anni però era cresciuto fino al metro e 78. Settantacinque presenze con il Genoa in 7 stagioni, Rotella era uno dei beniamini di Franco Scoglio. Il Professore lo apprezzava per l’intelligenza tattica, così come apprezzava Signorini. Rotella ha poi giocato anche nella Spal, nella Triestina, nel Pisa e nell’Atalanta, accanto a un giovanissimo Bobo Vieri. Il ritiro è stato precoce, a soli 31 anni, per l’acuirsi di problemi alle ginocchia che lo avevano sempre tormentato. Era rimasto nel mondo del calcio, seguiva il settore giovanile di un importante collegio genovese, gli Emiliani, manteneva i contatti con i compagni di squadra e, finché la malattia gliel’ha consentito, partecipava come opinionista alle trasmissioni sportive sulle tv locali. Lascia la moglie Nadia e un figlio, Simone, che gioca nelle giovanili del Genoa. Come il figlio di Signorini.
http://www.corriere.it/sport/09_aprile_ ... aabc.shtml
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Re: Borgonovo
un eroe di tutti i giorni, un grand'uomo.