Glielo dedico con smisurato affetto.Dino Zoff, una leggenda per il calcio italiano e non solo per la Juventus. Ventidue anni di football in serie A, 112 presenze in Nazionale. Un monumento. Ha chiuso con il calcio alle 11:57' del 2 giugno 1983, quando ai giornalisti presenti allo stadio comunale torinese ha detto semplicemente, secondo costume: "Debbo dirvi qualcosa, andiamo dentro, facciamo presto." E dopo, nella piccola sala stampa bianconera: "E' un po' che ci penso a lasciare. Con la Nazionale mi sono reso conto che è ora di smettere. Ma ci tengo a dire che la macchina è ancora buona. Ha giocato e lottato per più di vent'anni. E' duro smettere ma bisogna pur decidersi. Vedremo se in tanti anni di carriera ho seminato qualcosa." Hai "seminato" e molto, Dino. Adesso sei nello staff azzurro, sei il maggior candidato al vice Bearzot, sei l'uomo nel quale il commissario tecnico ha più fiducia.
La sensazione che Zoff volesse chiudere la sua favolosa carriera (non la certezza, tutti sapevano quanto è forte la sua passione per lo sport) l'avemmo domenica 29 maggio 1983 alle 19:40' a Goteborg. Mentre il sole bucava le nubi ed illuminava lo stadio Ullevi, la punta svedese Sandberg cercava il terzo gol con una botta da appena fuori area. Mancavano cinque minuti alla fine del match. Su quella palla forte, ben piazzata, Dino volava sulla sua sinistra offrendo il meglio da parte di un portiere. Il massimo dello stile, dell'eleganza, la presa sulla sfera con assoluta sicurezza, la caduta in perfetta coordinazione. Era il suggello di una partita giocata al sommo del rendimento (assolutamente imparabili i due gol subiti), ma anche un intervento con apparenti concessioni all'esibizionismo, un "peccato veniale" in cui mai Zoff è caduto. Ci è parso in realtà come un saluto, una certamente non necessaria ma comunque splendida conferma di qualità, di classe.
"Dino, non ce n'era bisogno..." abbiamo pensato in quel momento.
Così abbiamo salutato lo Zoff calciatore con negli occhi un'ennesima sicura prestazione, ed una parata-simbolo. Ma soprattutto ringraziandolo per quanto ha dato al calcio, allo sport in genere, a chi ha voluto capire. Non c'é bisogno di allargare le qualità del grande campione andando a parlare della sua vita privata, dei suoi sacrifici, delle rinunce. Basta quanto si è visto sul campo per sapere chi è l'uomo. Smpre presente, mai un bluff, mai una reazione al di fuori delle regole della pratica agonistica, apprezzato dai compagni come dagli avversari, unico calciatore accolto da applausi in tutti gli stadi del mondo non appena andava a prendere il suo posto fra i pali. Quando ha chiuso la carriera, dopo Italia-Svezia del 29 maggio 1983 a Goteborg, il calcio italiano ha perso uno dei suoi cardini. Su richiesta di Trapattoni Dino Zoff è restato ancora nell'ambiente bianconero come allenatore specifico dei portieri. Stefano Tacconi ha imparato tanto da lui da essergliene sempre riconoscente. Poco più di un anno di Juve, quindi il portierone dava l'addio anche alla collaborazione come tecnico. Era il 22 luglio '84. Non aveva ancora idee precise sul suo domani. L'entrata nel clima azzurro è stato un primo passo.
Da "La Storia della Juventus" di B. Perucca/G. Romeo/B. Colombero (1986)
Dedicato al grande Dino Zoff
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Re: Dedicato al grande Dino Zoff
Incredibile come dopo l'Europeo del 2000 sia stato praticamente escluso da qualsiasi incarico nel mondo del calcio.
Non so se è stata una sua scelta, ma uno come lui la carica di presidente federale avrebbe saputo ricoprirla degnamente, soprattutto considerato chi si trova attualmente su quella poltrona...
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Re: Dedicato al grande Dino Zoff
captain ha scritto:Incredibile come dopo l'Europeo del 2000 sia stato praticamente escluso da qualsiasi incarico nel mondo del calcio.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Dedicato al grande Dino Zoff
se del piero avesse segnato quei gol
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Re: Dedicato al grande Dino Zoff
Lo so, Huggy ha usato il congiuntivo trapassato.tuborovescio ha scritto:
Sono cose emozionanti.
Ultima modifica di Pindaro il mar dic 01, 2015 5:04 pm, modificato 1 volta in totale.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Dedicato al grande Dino Zoff
però messo minuscole sul cognomePINDARO ha scritto:Lo so, Huggy ha usato il congiuntivo trapassato.tuborovescio ha scritto:
Sono cose emozionanti.
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Re: Dedicato al grande Dino Zoff
Da lalaziosiamonoi.it:
Zoff: "Ho avuto paura ma ora sto bene. É questa la parata più bella della mia vita"
A quaranta giorni di distanza dalla notizia del suo malore, un'infezione virale che ha costretto i medici a sottoporlo in terapia intensiva, Dino Zoff torna a parlare. E lo fa ai microfoni di Calciomercato.com: "Per la prima volta nella mia vita ho avuto paura. Più ancora di quando ero bambino e sulla nostra testa, a Mariano del Friuli, piovevano le bombe americane o tedesche. A due anni non realizzi con precisione ciò che sta accadendo. A settantadue sì. Quando dico paura non parlo per me stesso, ma per quelli che mi stanno intorno. Anna, Marco, sua moglie, i miei nipotini. Noi che ci siamo voluti e che ci vogliamo un mare di bene. La mia tribù. Le avrei fatto un torto enorme andandomene. Mi sono ribellato, mentalmente, a quello che poteva essere un destino infame." Inizia così l'ex tecnico e dirigente della Lazio, che poi prosegue raccontando nei dettagli quelle notti passate su un letto di ospedale, sempre cosciente: "Una notte, sveglio lì nel letto in penombra e da solo, mi è parso di intravedere due figure al fondo della camera. La prima aveva il volto di Gaetano, l’altra quella del Vecio. Entrambe sorridevano. Mica dormivo. Non stavo sognando. Ho detto loro “non ancora, non adesso”. E sono sempre qui”. Tanto l'affetto dimostratogli in questo periodo: "E' soprattutto la loro stima che mi riempie il cuore di orgoglio. La stima per ciò che sono riuscito a fare in porta e, poi dopo, per essere rimasto identico al mio originale come uomo coerente e mai in vendita. Dritto per la mia strada senza fare proclami o chiasso. Mi hanno capito". Non manca un velo di polemica nelle parole di Zoff: "Nel palazzo del calcio, invece, non mi hanno voluto. Hanno preferito soggetti politici che alla fine si sono beccati otto anni di squalifica, mi pare. A me quel mondo fatto così non manca. Sai, invece, di che cosa sento un feroce bisogno? Della mia mazza da golf e delle lunghe camminate sul green. Ma, mi sa tanto che per arrivare a questo dovrò attendere un bel po’ tra medicine assortite e riabilitazione”. Sì perché la via della ripresa è solo all'inizio ma la cosa più importante è che il peggio è alle spalle: "Mi sto riprendendo soltanto adesso, con molta calma. Ma è passata, per fortuna, ed è stata la più grande parata di tutta la mia vita”.
Zoff: "Ho avuto paura ma ora sto bene. É questa la parata più bella della mia vita"
A quaranta giorni di distanza dalla notizia del suo malore, un'infezione virale che ha costretto i medici a sottoporlo in terapia intensiva, Dino Zoff torna a parlare. E lo fa ai microfoni di Calciomercato.com: "Per la prima volta nella mia vita ho avuto paura. Più ancora di quando ero bambino e sulla nostra testa, a Mariano del Friuli, piovevano le bombe americane o tedesche. A due anni non realizzi con precisione ciò che sta accadendo. A settantadue sì. Quando dico paura non parlo per me stesso, ma per quelli che mi stanno intorno. Anna, Marco, sua moglie, i miei nipotini. Noi che ci siamo voluti e che ci vogliamo un mare di bene. La mia tribù. Le avrei fatto un torto enorme andandomene. Mi sono ribellato, mentalmente, a quello che poteva essere un destino infame." Inizia così l'ex tecnico e dirigente della Lazio, che poi prosegue raccontando nei dettagli quelle notti passate su un letto di ospedale, sempre cosciente: "Una notte, sveglio lì nel letto in penombra e da solo, mi è parso di intravedere due figure al fondo della camera. La prima aveva il volto di Gaetano, l’altra quella del Vecio. Entrambe sorridevano. Mica dormivo. Non stavo sognando. Ho detto loro “non ancora, non adesso”. E sono sempre qui”. Tanto l'affetto dimostratogli in questo periodo: "E' soprattutto la loro stima che mi riempie il cuore di orgoglio. La stima per ciò che sono riuscito a fare in porta e, poi dopo, per essere rimasto identico al mio originale come uomo coerente e mai in vendita. Dritto per la mia strada senza fare proclami o chiasso. Mi hanno capito". Non manca un velo di polemica nelle parole di Zoff: "Nel palazzo del calcio, invece, non mi hanno voluto. Hanno preferito soggetti politici che alla fine si sono beccati otto anni di squalifica, mi pare. A me quel mondo fatto così non manca. Sai, invece, di che cosa sento un feroce bisogno? Della mia mazza da golf e delle lunghe camminate sul green. Ma, mi sa tanto che per arrivare a questo dovrò attendere un bel po’ tra medicine assortite e riabilitazione”. Sì perché la via della ripresa è solo all'inizio ma la cosa più importante è che il peggio è alle spalle: "Mi sto riprendendo soltanto adesso, con molta calma. Ma è passata, per fortuna, ed è stata la più grande parata di tutta la mia vita”.
Forza Aquilotti, riprendiamo a volare!