mantequilla ha scritto:Spunti..
ma...
1- i figli di genitori omofobi, possono essere tolleranti?
2- ed i figli di genitori razzisti possono essere tolleranti?
3- Esiste una idea di machismo extrafamiliare, dato da film, telefilm, televisione in generale (guardate l'immagine da supermacho dei "tronisti").
4- l'immigrazione che ruolo gioca in tutto questo?
5- e le nuove povertà?
Withe considera gli adolescenti cattivi.
Io non sono d'accordo. Li considero tutt'al più crudeli. Un adolescente "infierisce" in un contesto che non costruisce lui. Che "trova" squalificato. Il ragazzo "inferiore" per doti fisiche, condizioni economiche, questioni razziali o religiose. Ma è il contorno che gli ha segnalato queste inferiorità.
La famiglia? Conta, conta. Più nelle assenze , che per le influenze dirette. Ma non c'è sololei. C'è il potente "sentire comune", cui partecipiamo tutti.
Dovremmo stupirci se un ragazzo canzona il compagno di banco omosessuale, se i 5/6 delle nostre battute sono omofobe?
sono discorsi buttati li e non digeriti. d'altra parte toccano il mestiere più difficile di tutti, cioè fare i genitori. ed in questo mestiere, non ci sono "esperti". e neanche soluzioni sicure...
No, dai.. su questo che hai detto devo risponderti che prima ho divagato
anche se erano discorsi serissimi eh??
domanda n.1: NO
domanda n.2 NO
domanda n.3:SI
domanda n.4 SI,
domanda n.5:SI
e relativamente alle ultime due risposte va detto che un diverso concetto sull'uomo e sulla donna che per noi costituisce un pregiudizio ed un ostacolo ha una forte ricaduta nel sociale e si alimenta non solo della cultura che gli imigrati si portano dietro e sentono loro ma putroppo trova alimento anche nella mancanza di adeguate condzioni economiche culturali e sociali.
Sulle battute ti dò ragione: andrebbero evitate di fronte a bambini e ragazzi che le fanno proprie e non sempre colgono il tono e lo scherzo. Esempio: se io qui dico a qualcuno Ricchione tutti sanno che si scherza, ma se lo sente un bambino magari pensa che io stia dicendo sul serio.La televisione in questo senso è cattivissima maestra poichè un certo modo di esprimersi viene proposto a tambur battente e in ogni contesto.
Il problema invece seriamente è un altro.
Proprio oggi per esempio ho avuto modo di leggere un interessante articolo di cui ti riporto la parte, oltre la spicciola cronaca dei recenti accadimenti, che più mi ha fatto riflettere...
Fattore omosessualità: Marco era gay? E' una domanda che non sta in piedi, Marco aveva 16 anni, viveva quella fase del sesso assai aperta, di transizione, di curiosità, che è l'adolescenza. E' il momento nel quale si definisce la propria sessualità, si stabilizzano i gusti. Il problema non è se marco fosse o no gay, è piuttosto come Marco vivesse questa eventualità. Che evidentemente considerava una sciagura, forse una condanna, una tragedia. Perché? Per due ragioni. La prima è che in Italia è difficile vivere bene la propria vita se si è gay, perché c'è un insieme di leggi, norme, abitudini e pregiudizi che non ti rendono facili le cose. La seconda ragione è che è in atto una campagna, guidata dal Vaticano, di demonizzazione e di persecuzione verso i gay e le lesbiche, che ha condizionato fortemente l'opinione pubblica, l'ha spinta indietro di decenni. Giusto l'altro ieri su un giornale serio come Avvenire , uno studioso prestigiosissimo come Carlo Cardia, (criticando i DiCo) scriveva (per dimostrare l'assurdità delle unioni civili) testualmente queste frasi: « Ai giovani la legge direbbe di essere indifferente alla forma che assumono le relazioni umane fondamentali...ai giovani la legge direbbe che eterosessualità e omosessualità sono la stessa cosa... che la famiglia non interessa più la collettività, che lo Stato le pone sullo stesso piano, che ciascuno può comportarsi come crede... ». Ai giovani del Sommelier di Torino, purtroppo, nessuno ha detto queste cose (che Cardia giudica orride e incivili), perciò quei ragazzi non hanno capito che siamo tutti uguali, che abbiamo gli stessi diritti, la stessa dignità. Non lo capivano neanche i razzisti bianchi americani, nell'ottocento (e dopo). Qualcuno di loro, in polemica con Lincoln e gli abolizionisti, avrebbe potuto scrivere: « Ai giovani la legge direbbe di essere indifferente alla forma che assumono le relazioni tra padrone e schiavo...ai giovani la legge direbbe che bianchi e negri sono la stessa cosa, che i diritti dei bianchi non interessano più la collettività, che lo stato pone sullo stesso piano la razze, che ciascuno, anche i negri, possono comportarsi come credono... ». L'omofobia che oggi pervade parti del clero e della borghesia assomiglia come una goccia d'acqua al razzismo dei padri del Ku Klux Klan.
FONTE
http://www.liberazione.it/