https://www.facebook.com/nicolai.lilin/ ... 6377862825PINDARO ha scritto:
Non sapevo che questo imbecille fosse uno scrittore edito anche da Einaudi.
Ha rimosso il tweet, il poveraccio.
Non c'è limite al peggio
Re: Non c'è limite al peggio
balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
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Re: Non c'è limite al peggio
La giustificazione l'ho letta ed è ridicola.
Avrebbe dovuto chiedere scusa, stop.
Che poi quale provocazione?
Era un post sgrammaticato e insultante.
La provocazione è un'arte. Questo è solo un cialtrone.
Avrebbe dovuto chiedere scusa, stop.
Che poi quale provocazione?
Era un post sgrammaticato e insultante.
La provocazione è un'arte. Questo è solo un cialtrone.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Non c'è limite al peggio
Ma tutto cio' che scrive e' sgrammaticato, sul suo facebook. Non puo' essere uno scrittore, dai
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
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Re: Non c'è limite al peggio
Nickognito ha scritto:Ma tutto cio' che scrive e' sgrammaticato, sul suo facebook. Non puo' essere uno scrittore, dai
Credo sia siberiano, o almeno si fa passare per tale.
Siamo tutti testimoni "Perchè ti chiamano Pilone?"
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Re: Non c'è limite al peggio
ah, scrive in russo, allora puo' essere
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Re: Non c'è limite al peggio
Nickognito ha scritto:ah, scrive in russo, allora puo' essere
Siamo tutti testimoni "Perchè ti chiamano Pilone?"
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Re: Non c'è limite al peggio
Comunque ora la sua pagina è piena di leghisti e grillini che gli fanno i complimenti e pubblicano meme con insulti alla Boldrini.
Peccato che non gli compreranno nemmeno una copia dei suoi libri.
Peccato che non gli compreranno nemmeno una copia dei suoi libri.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Non c'è limite al peggio
Sì, ci sono decine di articoli, su tutto quello che si è inventato, spacciato per vero.Nasty ha scritto:E' il tizio di "educazione siberiana"?
Un bluff, una storia inventata spacciata per vera, se non erro.
Lilin, la bufala che
venne dal freddo
di Antonio Armano | 12 maggio 2011
Girando per l’Est Europa capita d’imbattersi in prodotti italiani improbabili tipo il “Lambrusco Bianco Brut”, roba da esportazione che si può dare a bere solo a qualche straniero. Succede per i generi alimentari o la moda ma non s’era mai visto in letteratura finché Einaudi nel 2009 ha pubblicato Educazione siberiana di Nicolai Lilin, cognome che ricorda pseudonimi come Stalin o Lenin e in russo suona artefatto. Da allora il romanzo di formazione (criminale) ambientato in Transnistria è stato tradotto in diversi paesi – guarda caso non in Russia – e Gabriele Salvatores ne sta facendo un film con cast internazionale e riprese in Siberia.
“Vista la storia avremmo dovuto girare in Transnistria. E’ una regione in cui sono state deportate nel passato moltissime comunità criminali, ogni gruppo controllava una zona. Oggi resta una terra pericolosissima, è impossibile girare là”, ha spiegato il regista. In effetti si tratta d’uno stato non riconosciuto dall’Onu, oltre il fiume Dnestr, un buco nero in territorio Moldavo, che nel ’90 s’è dichiarato indipendente, e dove transitano i traffici più loschi. Quanto alle comunità criminali deportate, Salvatores s’è bevuto le bufale di Lilin. E non solo lui: dopo avere letto le bozze del romanzo, Roberto Saviano ha voluto incontrare il giovane scrittore – allora viveva in una cascina sperduta del cuneese e si guadagnava da vivere come tatuatore – e ha (involontariamente) propinato ai lettori di Repubblica la storia romantica del migrante che discende dall’etnia criminale degli urca, sopravvissuta nella foresta siberiana, perseguitata dai comunisti e deportata da Stalin in massa nella Transnistria.
Anna Zafesova della Stampa è andata laggiù per scoprire che la base storica del romanzo non sta né in cielo né in terra. E sul sito dell’associazione Anna viva, dedicato alla Politkovskaja, il giornalista Andrea Riscassi racconta d’una presentazione al Babel Festival di Bellinzona dove Lilin è stato sbugiardato da una russa. Anche all’estero, con le traduzioni, qualcuno ha iniziato a farsi delle domande. Michael Bobick, antropologo americano che sta compiendo ricerche in Transnistria, ha pubblicato sul sito Transitions un articolo dove attacca il romanzo: gli urca non sono un’etnia ma una categoria criminale generica, nessuno veniva deportato dalla Siberia, casomai in Siberia! E Bender, la città dove Lilin è nato nell’80 e ha ambientato il libro, è molto più tranquilla della capitale della Transnistria, Tiraspol, contrariamente a quanto scritto.
In breve: Educazione siberiana è una sfilza di luoghi comuni del “criminale onesto” del tutto privi di credibilità: basta aprire qualche pagina a caso e si trovano cose improbabili, tipo che negli anni ’50 in Urss non si potevano più tenere i matti in casa e così molte famiglie per non doverli mandare in manicomio sono emigrate in Transnistria dove i criminali siberiani, per tradizione, li trattavano molto bene e li chiamavano “Voluti da Dio”! Vuoi vedere che pure il buon Basaglia era un urca?
Imperterrito, Lilin ha continuato a recitare la parte dello scrittore-canaglia ostentando una pistola e sostenendo di essere in pericolo di vita per far provare qualche brivido alla groupie letteraria di turno. Di più. Si è trasferito a Milano, dove ha aperto il centro culturale Kolima, e ha pubblicato un secondo romanzo, Caduta libera (sempre Einaudi), ambientato in Cecenia: non solo ha un passato da giovane criminale siberiano ma i russi l’hanno pure costretto a combattere nel Caucaso come cecchino e poi – come ha rivelato a Rolling Stones, tatuando l’intervistatore – ha prestato servizio in altri scenari come l’Iraq per conto di un’agenzia israeliana! Ma come può un cittadino della Transnistria (Moldavia) essere costretto dai russi a combattere in Cecenia? Il 21 maggio Lilin incontrerà Arkadij Babchenko al Festival “èStoria” di Gorizia. L’autore della Guerra di un soldato in Cecenia (Mondadori) è meno fotogenico ma la guerra l’ha fatta davvero e la sua foto che compare sul Guardian è autentica: quella di Lilin armato fino ai denti su Oggi sembra creata ad arte per il lancio.
Del resto che poteva raccontare per sfondare in Italia: che ha fatto il militare a Cuneo?
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
Re: Non c'è limite al peggio
Io l'ho letto.PINDARO ha scritto:Comunque ora la sua pagina è piena di leghisti e grillini che gli fanno i complimenti e pubblicano meme con insulti alla Boldrini.
Peccato che non gli compreranno nemmeno una copia dei suoi libri.
Comunque ho solo postato il link, che avevo visto per caso sulla mia home.
Non ho scritto niente in merito.
balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
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Re: Non c'è limite al peggio
A me sconcerta maggiormente il pubblicare e poi togliere. È li che si palesa la completa imbecillita' di certi soggetti. Quasi più inquietante degli aberranti contenuti.
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Re: Non c'è limite al peggio
Nasty ha scritto:Nickognito ha scritto:Ma tutto cio' che scrive e' sgrammaticato, sul suo facebook. Non puo' essere uno scrittore, dai
Credo sia Burian siberiano, o almeno si fa passare per tale.
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Re: Non c'è limite al peggio
Il film però non era male.
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Re: Non c'è limite al peggio
questo direi che potrebbe essere il manifesto del topic:
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Re: Non c'è limite al peggio
C'è la speranza che ci siano telecamere di sorveglianza in zona? Sarebbe molto interessante trovarlo e chiedergli spiegazioni.dsdifr ha scritto:questo direi che potrebbe essere il manifesto del topic:
Non riesco neanche a concepire come si possa scendere così in basso.
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Re: Non c'è limite al peggio
sempre che sia vero
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
Re: Non c'è limite al peggio
si infatti, lascia molti dubbi, sembra un po' troppo forzata la cosaNickognito ha scritto:sempre che sia vero
approccio concreto e pragmatico, frutto di esperienze, anche pesanti, maturate sul campo in contrapposizione con l'attitudine salottiera di questi utenti, perfettamente in linea con tanto mondo internettiano fatto di presunti esperti da tastiera. (cit.)
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Re: Non c'è limite al peggio
Il dubbio c'è. Anche perché il cartello è stampato con troppa cura.
Resta il fatto del perché e comunque la possibilità che vi siano pensieri simili non è remota.
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Re: Non c'è limite al peggio
http://firenze.repubblica.it/cronaca/20 ... 173466547/
Per premiare un gruppetto di profughi che hanno dato una mano in una onlus il prete li porta un pomeriggio in piscina: insulti, minacce e danneggiamenti vari, con salvini che lo chiama : politico antiitaliano e altri estremisti che lo insultano " gli italiani non si possono permettere la piscina" a "in piscina con gli amichetti africani " e allusioni varie.
Per premiare un gruppetto di profughi che hanno dato una mano in una onlus il prete li porta un pomeriggio in piscina: insulti, minacce e danneggiamenti vari, con salvini che lo chiama : politico antiitaliano e altri estremisti che lo insultano " gli italiani non si possono permettere la piscina" a "in piscina con gli amichetti africani " e allusioni varie.
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Re: Non c'è limite al peggio
I commenti sono sempre al top.
http://m.ilgiornale.it/news/2017/08/21/ ... a/1432327/
Il mio preferito "prete pieno d'odio" perché condanna razzisti e fascisti.
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Re: Non c'è limite al peggio
"Io non vedo piscine per anziani".
Perché, giustamente, quella era una piscina per negri...
E come sempre, mai che se la piglino coi potenti, coi ricconi, con le diseguaglianze sociali, col sistema economico iniquo. Complottisti su vaccini, terra piatta, rettiliani, scie chimiche, piano di sostituzione etnica. Ma la vecchia lotta di classe e lo sfruttamento del 'padrone' (pur con tutti i suoi limiti eh, non la sto mitizzando acriticamente), quelli mai. E' perlopiù gente che sta bene o non particolarmente male, o forse crede di stare male perché anni fa guadagnava il triplo di ora. Comunque fascisti e miserabili pezzi di merda.
Perché, giustamente, quella era una piscina per negri...
E come sempre, mai che se la piglino coi potenti, coi ricconi, con le diseguaglianze sociali, col sistema economico iniquo. Complottisti su vaccini, terra piatta, rettiliani, scie chimiche, piano di sostituzione etnica. Ma la vecchia lotta di classe e lo sfruttamento del 'padrone' (pur con tutti i suoi limiti eh, non la sto mitizzando acriticamente), quelli mai. E' perlopiù gente che sta bene o non particolarmente male, o forse crede di stare male perché anni fa guadagnava il triplo di ora. Comunque fascisti e miserabili pezzi di merda.
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Re: Non c'è limite al peggio
Non guardo mai questi profili, oggi sono entrato ed ho il vomito, questo il primo commento letto da uno che sta in Thailandia (Non voglio fare illazioni ma...)
Prete stai attento..quando torno in Italia ti vengo a cercare..ti faccio passare la voglia di fare i selfie e dare le case a ste bestie..aiuta la gente italiana merda!
Poi ho continuato nella speranza fosse uno dei pochi, invece è un continuo insultare e scrivere in modo assurdamente violento con nome e cognome in bella vista.
Prete stai attento..quando torno in Italia ti vengo a cercare..ti faccio passare la voglia di fare i selfie e dare le case a ste bestie..aiuta la gente italiana merda!
Poi ho continuato nella speranza fosse uno dei pochi, invece è un continuo insultare e scrivere in modo assurdamente violento con nome e cognome in bella vista.
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Re: Non c'è limite al peggio
Burano ha scritto:"Io non vedo piscine per anziani".
Perché, giustamente, quella era una piscina per negri...
E come sempre, mai che se la piglino coi potenti, coi ricconi, con le diseguaglianze sociali, col sistema economico iniquo. Complottisti su vaccini, terra piatta, rettiliani, scie chimiche, piano di sostituzione etnica. Ma la vecchia lotta di classe e lo sfruttamento del 'padrone' (pur con tutti i suoi limiti eh, non la sto mitizzando acriticamente), quelli mai. E' perlopiù gente che sta bene o non particolarmente male, o forse crede di stare male perché anni fa guadagnava il triplo di ora. Comunque fascisti e miserabili pezzi di merda.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
Re: Non c'è limite al peggio
L'errore che si fa spesso è pensare che chi insulta e invoca nefandezze siano gli scemi del paese, quattro fanatici da bar isolati e inoffensivi. Non è così, sono la maggioranza. E sono pericolosi. Ben vengano le denunce, questa monnezza non si ferma altrimenti.Pitone ha scritto: Poi ho continuato nella speranza fosse uno dei pochi, invece è un continuo insultare e scrivere in modo assurdamente violento con nome e cognome in bella vista.
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Re: Non c'è limite al peggio
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
Re: Non c'è limite al peggio
Questa mi sembra un po' una bufala pero'. Quei due sono piuttosto riconoscibili, e comunque non sono giovani, quindi e' improbabile che sembrino rifugiati.PINDARO ha scritto:http://www.independent.co.uk/arts-enter ... 05026.html
la figura di merda che varca i confini
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Re: Non c'è limite al peggio
Ma si, un tizio ha messo il messaggio razzista-legogrillino su Facebook per vedere se qualcuno abboccava, quasi tutti hanno capito alcuni no, ma più bufala che altro.uglygeek ha scritto:Questa mi sembra un po' una bufala pero'. Quei due sono piuttosto riconoscibili, e comunque non sono giovani, quindi e' improbabile che sembrino rifugiati.PINDARO ha scritto:http://www.independent.co.uk/arts-enter ... 05026.html
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Re: Non c'è limite al peggio
Tra i motivi dei non attentati in Italia forse l'allenamento con mafie e terrorismo anni 70-80 un po' è servito.
Io sospetto che il fatto che l'Italia come la Grecia venga usata per traffici di persone, armi e droga richieda un controllo minore, meno polverone.
Con attentati in Italia si blocca tutto anche per loro.
Poi, è vero che l'esaltato mezzo matto che prende un coltello e uccide un paio di passanti non lo controlla nessuno.
Anche il fatto di avere un lavoro è significativo, disoccupazione all'8% è ottimo.
Per la mia esperienza in Italia le seconde generazioni sono integrate.
Io sospetto che il fatto che l'Italia come la Grecia venga usata per traffici di persone, armi e droga richieda un controllo minore, meno polverone.
Con attentati in Italia si blocca tutto anche per loro.
Poi, è vero che l'esaltato mezzo matto che prende un coltello e uccide un paio di passanti non lo controlla nessuno.
Anche il fatto di avere un lavoro è significativo, disoccupazione all'8% è ottimo.
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Re: Non c'è limite al peggio
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Re: Non c'è limite al peggio
Tennis io scherzo ma ogni tanto mi sembra davvero che hai in ignore tutto il forum
Se non è così vai su di pochi post, pochi eh
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Re: Non c'è limite al peggio
Più che altro tutti scrivono tutti le stesse cose. E si trovano tutti d'accordo con tutti e con tutto quanto proposto. La piatta omologazione assoluta
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Re: Non c'è limite al peggio
Non e' vero. Io ormai sono il "destro" del forum. Si discute di molte cose.ferryboat ha scritto:Più che altro tutti scrivono tutti le stesse cose. E si trovano tutti d'accordo con tutti e con tutto quanto proposto. La piatta omologazione assoluta
Se con te si fa fatica a discutere fatti anche un esame di coscienza.
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.
Re: Non c'è limite al peggio
Ha ragione, ogni tanto dovremmo postare qualche cretinata cosmica alla Belpietro/Adinolfi tanto per non appiattirci. Così facciamo anche contenti i due trolglioni che si ostinano a rimane su un forum in cui nessuno li sopporta.
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Re: Non c'è limite al peggio
Pitone ha scritto:Tennis io scherzo ma ogni tanto mi sembra davvero che hai in ignore tutto il forum
Se non è così vai su di pochi post, pochi eh
Non credo abbia tutti in ignore, a parte quel paio che abbiamo tutti.
E' fatto così.
Comunque, per restare in topic, questo cartello è stato appeso in un parcheggio:
Il vero disabile è lui.
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Re: Non c'è limite al peggio
Ma di preciso che ci fa qui questo messaggio?alessandro ha scritto:Tra i motivi dei non attentati in Italia forse l'allenamento con mafie e terrorismo anni 70-80 un po' è servito.
Io sospetto che il fatto che l'Italia come la Grecia venga usata per traffici di persone, armi e droga richieda un controllo minore, meno polverone.
Con attentati in Italia si blocca tutto anche per loro.
Poi, è vero che l'esaltato mezzo matto che prende un coltello e uccide un paio di passanti non lo controlla nessuno.
Anche il fatto di avere un lavoro è significativo, disoccupazione all'8% è ottimo.
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balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
Re: Non c'è limite al peggio
Per la verità io non ho grande interesse a discutere con utenti di un forum composto in gran parte da maleducati e insultatori di professione, come conferma il subitaneo intervento di Norman Bates e la madre.uglygeek ha scritto:Non e' vero. Io ormai sono il "destro" del forum. Si discute di molte cose.ferryboat ha scritto:Più che altro tutti scrivono tutti le stesse cose. E si trovano tutti d'accordo con tutti e con tutto quanto proposto. La piatta omologazione assoluta
Se con te si fa fatica a discutere fatti anche un esame di coscienza.
E nemmeno ho interesse a discutere con utenti appiattiti da anni sempre sulle stesse stantie posizioni.
Sono qui per un paio di utenti e per ribadire il diritto di scrivere anche di chi non è allineato.
Quanto all'ignore, qui è uno strumento utilizzato da tutti per sottolineare di avere in ignore Tizio e Caio (livello asilo infantile), mentre invece poi tutti leggono tutti, tanto è vero che vengo sempre regolarmente rintuzzato
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Re: Non c'è limite al peggio
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Re: Non c'è limite al peggio
Io non so nemmeno cos'e' ignote!wiper ha scritto:io non ho nessuno in ignote
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Re: Non c'è limite al peggio
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Re: Non c'è limite al peggio
Lo ignoriGnu Iorc ha scritto:Io non so nemmeno cos'e' ignote!wiper ha scritto:io non ho nessuno in ignote
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Re: Non c'è limite al peggio
https://www.internazionale.it/opinione/ ... dipendenza
Sgomberare gli sgomberati, il fallimento dell’accoglienza a Roma
Con le prime luci dell’alba, giovedì mattina, la polizia in assetto antisommossa è arrivata di nuovo a piazza Indipendenza, a Roma, per disperdere i rifugiati eritrei che dormivano sulle aiuole da cinque giorni, dopo lo sgombero del palazzo in cui vivevano a via Curtatone, vicino alla stazione Termini. Poco dopo le sei di mattina, gli agenti si sono fatti strada con gli idranti e hanno caricato le persone che dormivano sulle aiuole e i marciapiedi.
Come fanno da giorni, i rifugiati eritrei hanno cercato di opporre resistenza: dal primo piano del palazzo di via Curtatone hanno lanciato oggetti e barattoli di vernice. Questa volta la polizia ha usato la violenza. I poliziotti si sono messi a rincorrere chi scappava. Secondo Medici senza frontiere, nelle cariche sono state ferite 13 persone e due sono state portate in ospedale. “Hanno picchiato diverse persone, anche delle donne”, racconta Simon, un rifugiato eritreo che al momento dello sgombero si trovava al primo piano del palazzo di via Curtatone insieme a una cinquantina di persone, tra cui venti bambini.
Dopo aver sgomberato la piazza, gli agenti sono entrati nel palazzo occupato. I bambini dal balcone dello stabile gridavano: “Vogliamo giocare, vogliamo giocare”. I poliziotti hanno costretto le persone all’interno dell’edificio a seguirli in questura. “Ci siamo nascosti, ma quando ci hanno trovato ci hanno manganellato per costringerci a uscire, due donne sono state picchiate”, racconta Simon. Nella piazza sono rimaste le valigie e gli oggetti delle famiglie sgomberate, e la polizia ha detto ai pochi ancora sulla piazza di recuperare le loro cose. “Non sappiamo che succederà ora, in questura siamo una cinquantina di persone, non sappiamo dove ci vogliono portare”, afferma Simon, mentre aspetta di sapere che ne sarà della sua vita. Almeno tredici persone sono state medicate da Msf.
Dopo lo sgombero di sabato, mercoledì c’era stato un primo tentativo di dispersione degli occupanti della piazza da parte della polizia. Mussie Zerai, il prete candidato al premio Nobel per la pace, che da anni è un punto di riferimento per la comunità eritrea italiana, alle 7.51 aveva mandato un messaggio a tutti i suoi contatti: un appello al ministro dell’interno Marco Minniti. “La prego d’intervenire, la polizia sta usando la forza per sgomberare le persone anche dalla piazza, ma queste persone non hanno dove andare”, era scritto nel messaggio che poi è stato ripreso da diverse agenzie di stampa. “Vi prego di trattarli come esseri umani”, concludeva.
Due ore dopo l’appello di Mussie Zerai, un gruppo nutrito di giornalisti, attivisti e operatori umanitari si era raccolto sulla piazza, a pochi passi dalla stazione Termini di Roma, senza che gli fosse concesso di avvicinarsi al palazzo o agli occupanti. Ma di politici o rappresentanti delle istituzioni nemmeno l’ombra. L’assessora ai servizi sociali di Roma, Laura Baldassarre, non è stata raggiungibile al telefono per tutta la mattina. La prefetta Paola Basilione ha convocato una riunione d’emergenza in prefettura.
Dopo una lunga negoziazione, la sala operativa sociale del comune di Roma ha proposto agli sgomberati 80 posti in un centro d’accoglienza del servizio Sprar a Torre Maura e un’altra ottantina di posti a Rieti per sei mesi, messi a disposizione dalla proprietà dell’edificio di via Curtatone. Le organizzazioni non governative, le associazioni e alcuni sacerdoti hanno fatto da mediatori, ma gli eritrei di piazza Indipendenza hanno rifiutato la proposta. C’è da considerare che molti degli occupanti non possono comunque beneficiare dei posti nei centri Sprar perché hanno ottenuto l’asilo da più di sei mesi.
Per sistemare tutte le famiglie dell’edificio sgomberato, inoltre, sarebbero necessari almeno altri trecento posti. Infine chi ha figli piccoli teme che un trasferimento possa impedire il regolare rientro a scuola dei minori tra qualche settimana. La verità è che la resistenza degli occupanti eritrei nessuno se l’aspettava. “Abbiamo fatto la guerra d’indipendenza, siamo scappati da una dittatura, abbiamo attraversato il Mediterraneo, resistiamo e andiamo avanti”, dice Simon.
Nella mattinata di mercoledì sui social network c’è stata un’esplosione di domande: “C’è un piano?”, “Dove li portano?, “Come si fa a sgomberare gli sgomberati?”, “Li sgomberano dalle aiuole per portarli in altre aiuole?”. Queste domande sono state rivolte ai giornalisti, che a loro volta le hanno rivolte ai politici, senza ricevere risposta per ore. “Quando si arriva allo sgombero si tratta di un problema di ordine pubblico”, ha dichiarato il sottosegretario del ministero dell’interno Domenico Manzione, intervistato da Daniele Biella di Vita.
“Come ministero, possiamo e stiamo cercando di mettere a disposizione strutture di accoglienza temporanee”, ha aggiunto. La sindaca Virginia Raggi per ora non ha commentato l’accaduto. Lo sgombero di piazza Indipendenza, tuttavia, è stato l’ultimo di una serie di provvedimenti, che negli ultimi anni ha affidato a soluzioni improvvisate la gestione dell’accoglienza nella capitale.
Questa tendenza può essere riassunta in tre punti: l’assenza strutturale di politiche di lungo corso su un tema così complesso come quello dell’integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati a Roma, la mobilitazione autorganizzata degli stessi richiedenti asilo e rifugiati – sostenuti da organizzazioni umanitarie e associazioni – per difendere i loro diritti nella città in cui vivono e lavorano da anni, e infine il ruolo decisivo, ma spesso ambivalente, dei mezzi d’informazione.
Tre anni fa raccontai la storia di tre ragazzi eritrei minorenni – Robiel, Bilal e Mengis – scappati dall’Eritrea per sottrarsi alla leva obbligatoria che nel paese si trasforma spesso in servizio militare a vita. Nella primavera del 2015 Robiel, Bilal e Mengis avevano trovato rifugio a Roma nel borghetto occupato di Ponte Mammolo, sgomberato l’11 maggio 2015 dalla giunta di Ignazio Marino senza una soluzione alternativa per gli occupanti di quella baraccopoli che sorgeva a pochi passi dalla stazione della metropolitana.
I tre ragazzi, dopo aver dormito qualche giorno al centro Baobab di via Cupa e poi in un convento di suore nel rione Monti, decisero di raggiungere illegalmente la Germania e la Svizzera dove avevano conoscenti e familiari e dove sapevano che avrebbero potuto lavorare con più facilità. Robiel e Mengis, che oggi sono maggiorenni, vivono ad Amburgo, in Germania, dove hanno ottenuto asilo politico. Il governo locale gli ha trovato una sistemazione in un appartamento vicino al centro della città e gli ha concesso un piccolo contributo mensile. In questi tre anni hanno frequentato corsi di tedesco e scuole professionali, che gli stanno permettendo di gettare le basi per trovare un lavoro e integrarsi nella società tedesca, versare le tasse e diventare cittadini. Bilal vive a Zurigo, in Svizzera, in condizioni simili.
La vita dei tre ragazzi eritrei è migliorata radicalmente da quella notte di giugno in cui salirono su un treno per Bolzano alla stazione Termini di Roma. Invece il sistema di accoglienza per i migranti e i richiedenti asilo nella capitale italiana è decisamente peggiorato. “Mai più situazioni come Ponte Mammolo, senza un piano alternativo prima di uno sgombero”, aveva detto ai volontari della Baobab experience e agli operatori di Medici per i diritti umani (Medu) all’indomani del suo insediamento l’assessora ai servizi sociali Laura Baldassarre, che prima di assumere l’incarico nell’amministrazione cinquestelle ha maturato una lunga esperienza nell’Unicef.
Eppure i tavoli istituzionali sull’immigrazione aperti dalla giunta guidata da Virginia Raggi sono tutti naufragati e nel corso del tempo non è stata elaborata nessuna strategia a lungo termine per l’accoglienza, nessuna alternativa agli sgomberi, che creano allarme sociale e rafforzano nel senso comune l’idea che la migrazione sia legata all’ordine pubblico, alle misure contro il terrorismo e a un’ipotetica invasione fuori controllo. “Siamo rifugiati, non terroristi”, era scritto in uno degli striscioni appesi al palazzo sgomberato di via Curtatone.
Secondo i dati della prefettura di Roma, nella capitale risiedono meno richiedenti asilo di quelli previsti dall’accordo tra stato e regioni. Nei centri di accoglienza romani ci sono circa ottomila richiedenti asilo (5.581 nei centri di accoglienza straordinaria e 3.028 nei centri Sprar), una cifra molto al di sotto degli undicimila previsti dall’Anci. A questi si devono aggiungere i circa novemila richiedenti asilo e rifugiati che vivono in emergenza abitativa, cioè in stabili occupati, in situazioni di fortuna o per strada. Inoltre ogni giorno arrivano a Roma decine di transitanti: cioè migranti di passaggio che vogliono raggiungere i paesi del Nordeuropa. Ma nella capitale non esistono centri per accogliere questo tipo di migranti, anche se erano stati progettati già dall’ex assessora ai servizi sociali Francesca Danese nel giugno del 2015.
A tre anni dallo sgombero di Ponte Mammolo, i migranti che transitano dalla capitale dormono per strada o si rivolgono ai volontari dell’associazione Baobab experience, che hanno organizzato un presidio a loro spese e senza l’autorizzazione delle autorità, insieme ad altre associazioni come Medici per i diritti umani (Medu), il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), Intersos, Action, Radicali Roma e A buon diritto. Il presidio si trova in un parcheggio dietro alla stazione Tiburtina, chiamato dai volontari piazzale Maslax (in ricordo di un richiedente asilo somalo di 19 anni che si è suicidato dopo essere stato rimandato in Italia dal Belgio a causa del regolamento di Dublino). Ma è stato costretto a cambiare varie sedi ed è stato sgomberato venti volte in tre anni.
Nell’ultimo sgombero di piazzale Maslax, l’ingresso del parcheggio è stato chiuso con dei blocchi di cemento per impedire ai volontari di entrare con l’auto a scaricare il cibo, l’acqua e i vestiti per i migranti. Oggi nel presidio dormono circa cento persone, affermano i volontari. La promessa, che era stata fatta dall’amministrazione capitolina, di istituire un centro informazioni vicino alla stazione Tiburtina per l’orientamento logistico e legale dei migranti non è stata mai mantenuta. Infine c’è una struttura d’emergenza gestita dalla Croce rossa a via del Frantoio che dà ospitalità a un’ottantina di persone, di solito i casi più vulnerabili come le donne e le famiglie con bambini che sono segnalati dai volontari della Baobab experience. Ma per sua stessa natura la struttura è temporanea e la convenzione che la istituisce viene rinnovata ogni sei mesi.
Qualche giorno fa in un bellissimo articolo sulle condizioni dei campi di detenzione per i migranti in Libia, Domenico Quirico sulla Stampa ha scritto: “Il mestiere che faccio non è discutere se una politica è efficace o no, è semplicemente raccontare quali sono le conseguenze della politica sugli esseri umani. Alla fine di tutto, ogni volta, c’è sempre una scelta morale. Poi deciderete, ma dovete sapere qual è il prezzo che fate pagare. Non potrete dire: ignoravo tutto, credevo, mi avevano detto”. Con le dovute differenze, penso che lo stesso ragionamento possa valere per qualunque politica dell’immigrazione anche al livello locale.
Perché nessun rappresentante delle istituzioni si è affacciato a piazza Indipendenza in questi giorni? Perché Roma da anni non riesce a varare un piano per l’accoglienza? La risposta è semplice nella sua brutalità: i migranti, i richiedenti asilo e i rifugiati che vivono nelle nostre città non sono considerati parte delle nostre comunità, anche se sono al nostro fianco e nelle nostre vite da anni.
Negli ultimi mesi il dibattito pubblico sui migranti in Italia ha assunto toni ancora più foschi, perché abbiamo cominciato a desiderare o ad augurarci che si facciano da parte, che spariscano. Mi ha colpito la conclusione del messaggio di Mussie Zerai al ministro Minniti: una supplica a considerare “esseri umani” gli occupanti eritrei di piazza Indipendenza. Evidentemente abbiamo dimenticato che lo sono.
Sgomberare gli sgomberati, il fallimento dell’accoglienza a Roma
Con le prime luci dell’alba, giovedì mattina, la polizia in assetto antisommossa è arrivata di nuovo a piazza Indipendenza, a Roma, per disperdere i rifugiati eritrei che dormivano sulle aiuole da cinque giorni, dopo lo sgombero del palazzo in cui vivevano a via Curtatone, vicino alla stazione Termini. Poco dopo le sei di mattina, gli agenti si sono fatti strada con gli idranti e hanno caricato le persone che dormivano sulle aiuole e i marciapiedi.
Come fanno da giorni, i rifugiati eritrei hanno cercato di opporre resistenza: dal primo piano del palazzo di via Curtatone hanno lanciato oggetti e barattoli di vernice. Questa volta la polizia ha usato la violenza. I poliziotti si sono messi a rincorrere chi scappava. Secondo Medici senza frontiere, nelle cariche sono state ferite 13 persone e due sono state portate in ospedale. “Hanno picchiato diverse persone, anche delle donne”, racconta Simon, un rifugiato eritreo che al momento dello sgombero si trovava al primo piano del palazzo di via Curtatone insieme a una cinquantina di persone, tra cui venti bambini.
Dopo aver sgomberato la piazza, gli agenti sono entrati nel palazzo occupato. I bambini dal balcone dello stabile gridavano: “Vogliamo giocare, vogliamo giocare”. I poliziotti hanno costretto le persone all’interno dell’edificio a seguirli in questura. “Ci siamo nascosti, ma quando ci hanno trovato ci hanno manganellato per costringerci a uscire, due donne sono state picchiate”, racconta Simon. Nella piazza sono rimaste le valigie e gli oggetti delle famiglie sgomberate, e la polizia ha detto ai pochi ancora sulla piazza di recuperare le loro cose. “Non sappiamo che succederà ora, in questura siamo una cinquantina di persone, non sappiamo dove ci vogliono portare”, afferma Simon, mentre aspetta di sapere che ne sarà della sua vita. Almeno tredici persone sono state medicate da Msf.
Dopo lo sgombero di sabato, mercoledì c’era stato un primo tentativo di dispersione degli occupanti della piazza da parte della polizia. Mussie Zerai, il prete candidato al premio Nobel per la pace, che da anni è un punto di riferimento per la comunità eritrea italiana, alle 7.51 aveva mandato un messaggio a tutti i suoi contatti: un appello al ministro dell’interno Marco Minniti. “La prego d’intervenire, la polizia sta usando la forza per sgomberare le persone anche dalla piazza, ma queste persone non hanno dove andare”, era scritto nel messaggio che poi è stato ripreso da diverse agenzie di stampa. “Vi prego di trattarli come esseri umani”, concludeva.
Due ore dopo l’appello di Mussie Zerai, un gruppo nutrito di giornalisti, attivisti e operatori umanitari si era raccolto sulla piazza, a pochi passi dalla stazione Termini di Roma, senza che gli fosse concesso di avvicinarsi al palazzo o agli occupanti. Ma di politici o rappresentanti delle istituzioni nemmeno l’ombra. L’assessora ai servizi sociali di Roma, Laura Baldassarre, non è stata raggiungibile al telefono per tutta la mattina. La prefetta Paola Basilione ha convocato una riunione d’emergenza in prefettura.
Dopo una lunga negoziazione, la sala operativa sociale del comune di Roma ha proposto agli sgomberati 80 posti in un centro d’accoglienza del servizio Sprar a Torre Maura e un’altra ottantina di posti a Rieti per sei mesi, messi a disposizione dalla proprietà dell’edificio di via Curtatone. Le organizzazioni non governative, le associazioni e alcuni sacerdoti hanno fatto da mediatori, ma gli eritrei di piazza Indipendenza hanno rifiutato la proposta. C’è da considerare che molti degli occupanti non possono comunque beneficiare dei posti nei centri Sprar perché hanno ottenuto l’asilo da più di sei mesi.
Per sistemare tutte le famiglie dell’edificio sgomberato, inoltre, sarebbero necessari almeno altri trecento posti. Infine chi ha figli piccoli teme che un trasferimento possa impedire il regolare rientro a scuola dei minori tra qualche settimana. La verità è che la resistenza degli occupanti eritrei nessuno se l’aspettava. “Abbiamo fatto la guerra d’indipendenza, siamo scappati da una dittatura, abbiamo attraversato il Mediterraneo, resistiamo e andiamo avanti”, dice Simon.
Nella mattinata di mercoledì sui social network c’è stata un’esplosione di domande: “C’è un piano?”, “Dove li portano?, “Come si fa a sgomberare gli sgomberati?”, “Li sgomberano dalle aiuole per portarli in altre aiuole?”. Queste domande sono state rivolte ai giornalisti, che a loro volta le hanno rivolte ai politici, senza ricevere risposta per ore. “Quando si arriva allo sgombero si tratta di un problema di ordine pubblico”, ha dichiarato il sottosegretario del ministero dell’interno Domenico Manzione, intervistato da Daniele Biella di Vita.
“Come ministero, possiamo e stiamo cercando di mettere a disposizione strutture di accoglienza temporanee”, ha aggiunto. La sindaca Virginia Raggi per ora non ha commentato l’accaduto. Lo sgombero di piazza Indipendenza, tuttavia, è stato l’ultimo di una serie di provvedimenti, che negli ultimi anni ha affidato a soluzioni improvvisate la gestione dell’accoglienza nella capitale.
Questa tendenza può essere riassunta in tre punti: l’assenza strutturale di politiche di lungo corso su un tema così complesso come quello dell’integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati a Roma, la mobilitazione autorganizzata degli stessi richiedenti asilo e rifugiati – sostenuti da organizzazioni umanitarie e associazioni – per difendere i loro diritti nella città in cui vivono e lavorano da anni, e infine il ruolo decisivo, ma spesso ambivalente, dei mezzi d’informazione.
Tre anni fa raccontai la storia di tre ragazzi eritrei minorenni – Robiel, Bilal e Mengis – scappati dall’Eritrea per sottrarsi alla leva obbligatoria che nel paese si trasforma spesso in servizio militare a vita. Nella primavera del 2015 Robiel, Bilal e Mengis avevano trovato rifugio a Roma nel borghetto occupato di Ponte Mammolo, sgomberato l’11 maggio 2015 dalla giunta di Ignazio Marino senza una soluzione alternativa per gli occupanti di quella baraccopoli che sorgeva a pochi passi dalla stazione della metropolitana.
I tre ragazzi, dopo aver dormito qualche giorno al centro Baobab di via Cupa e poi in un convento di suore nel rione Monti, decisero di raggiungere illegalmente la Germania e la Svizzera dove avevano conoscenti e familiari e dove sapevano che avrebbero potuto lavorare con più facilità. Robiel e Mengis, che oggi sono maggiorenni, vivono ad Amburgo, in Germania, dove hanno ottenuto asilo politico. Il governo locale gli ha trovato una sistemazione in un appartamento vicino al centro della città e gli ha concesso un piccolo contributo mensile. In questi tre anni hanno frequentato corsi di tedesco e scuole professionali, che gli stanno permettendo di gettare le basi per trovare un lavoro e integrarsi nella società tedesca, versare le tasse e diventare cittadini. Bilal vive a Zurigo, in Svizzera, in condizioni simili.
La vita dei tre ragazzi eritrei è migliorata radicalmente da quella notte di giugno in cui salirono su un treno per Bolzano alla stazione Termini di Roma. Invece il sistema di accoglienza per i migranti e i richiedenti asilo nella capitale italiana è decisamente peggiorato. “Mai più situazioni come Ponte Mammolo, senza un piano alternativo prima di uno sgombero”, aveva detto ai volontari della Baobab experience e agli operatori di Medici per i diritti umani (Medu) all’indomani del suo insediamento l’assessora ai servizi sociali Laura Baldassarre, che prima di assumere l’incarico nell’amministrazione cinquestelle ha maturato una lunga esperienza nell’Unicef.
Eppure i tavoli istituzionali sull’immigrazione aperti dalla giunta guidata da Virginia Raggi sono tutti naufragati e nel corso del tempo non è stata elaborata nessuna strategia a lungo termine per l’accoglienza, nessuna alternativa agli sgomberi, che creano allarme sociale e rafforzano nel senso comune l’idea che la migrazione sia legata all’ordine pubblico, alle misure contro il terrorismo e a un’ipotetica invasione fuori controllo. “Siamo rifugiati, non terroristi”, era scritto in uno degli striscioni appesi al palazzo sgomberato di via Curtatone.
Secondo i dati della prefettura di Roma, nella capitale risiedono meno richiedenti asilo di quelli previsti dall’accordo tra stato e regioni. Nei centri di accoglienza romani ci sono circa ottomila richiedenti asilo (5.581 nei centri di accoglienza straordinaria e 3.028 nei centri Sprar), una cifra molto al di sotto degli undicimila previsti dall’Anci. A questi si devono aggiungere i circa novemila richiedenti asilo e rifugiati che vivono in emergenza abitativa, cioè in stabili occupati, in situazioni di fortuna o per strada. Inoltre ogni giorno arrivano a Roma decine di transitanti: cioè migranti di passaggio che vogliono raggiungere i paesi del Nordeuropa. Ma nella capitale non esistono centri per accogliere questo tipo di migranti, anche se erano stati progettati già dall’ex assessora ai servizi sociali Francesca Danese nel giugno del 2015.
A tre anni dallo sgombero di Ponte Mammolo, i migranti che transitano dalla capitale dormono per strada o si rivolgono ai volontari dell’associazione Baobab experience, che hanno organizzato un presidio a loro spese e senza l’autorizzazione delle autorità, insieme ad altre associazioni come Medici per i diritti umani (Medu), il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), Intersos, Action, Radicali Roma e A buon diritto. Il presidio si trova in un parcheggio dietro alla stazione Tiburtina, chiamato dai volontari piazzale Maslax (in ricordo di un richiedente asilo somalo di 19 anni che si è suicidato dopo essere stato rimandato in Italia dal Belgio a causa del regolamento di Dublino). Ma è stato costretto a cambiare varie sedi ed è stato sgomberato venti volte in tre anni.
Nell’ultimo sgombero di piazzale Maslax, l’ingresso del parcheggio è stato chiuso con dei blocchi di cemento per impedire ai volontari di entrare con l’auto a scaricare il cibo, l’acqua e i vestiti per i migranti. Oggi nel presidio dormono circa cento persone, affermano i volontari. La promessa, che era stata fatta dall’amministrazione capitolina, di istituire un centro informazioni vicino alla stazione Tiburtina per l’orientamento logistico e legale dei migranti non è stata mai mantenuta. Infine c’è una struttura d’emergenza gestita dalla Croce rossa a via del Frantoio che dà ospitalità a un’ottantina di persone, di solito i casi più vulnerabili come le donne e le famiglie con bambini che sono segnalati dai volontari della Baobab experience. Ma per sua stessa natura la struttura è temporanea e la convenzione che la istituisce viene rinnovata ogni sei mesi.
Qualche giorno fa in un bellissimo articolo sulle condizioni dei campi di detenzione per i migranti in Libia, Domenico Quirico sulla Stampa ha scritto: “Il mestiere che faccio non è discutere se una politica è efficace o no, è semplicemente raccontare quali sono le conseguenze della politica sugli esseri umani. Alla fine di tutto, ogni volta, c’è sempre una scelta morale. Poi deciderete, ma dovete sapere qual è il prezzo che fate pagare. Non potrete dire: ignoravo tutto, credevo, mi avevano detto”. Con le dovute differenze, penso che lo stesso ragionamento possa valere per qualunque politica dell’immigrazione anche al livello locale.
Perché nessun rappresentante delle istituzioni si è affacciato a piazza Indipendenza in questi giorni? Perché Roma da anni non riesce a varare un piano per l’accoglienza? La risposta è semplice nella sua brutalità: i migranti, i richiedenti asilo e i rifugiati che vivono nelle nostre città non sono considerati parte delle nostre comunità, anche se sono al nostro fianco e nelle nostre vite da anni.
Negli ultimi mesi il dibattito pubblico sui migranti in Italia ha assunto toni ancora più foschi, perché abbiamo cominciato a desiderare o ad augurarci che si facciano da parte, che spariscano. Mi ha colpito la conclusione del messaggio di Mussie Zerai al ministro Minniti: una supplica a considerare “esseri umani” gli occupanti eritrei di piazza Indipendenza. Evidentemente abbiamo dimenticato che lo sono.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag