Come la FIAT ha rovinato l'Italia
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Come la FIAT ha rovinato l'Italia
La FIAT, acronimo di Fabbrica Italiana Automobili Torino, viene fondata l'11 luglio 1899 nel capoluogo piemontese come casa produttrice di automobili, per poi sviluppare la propria attività in numerosi altri settori, dando vita al più importante gruppo finanziario e industriale privato italiano.
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Allora informati, perchè se scrivi e fai solo i conti su una sola azienda, va a finire che qualcuno (qualche maledetto malpensante....) va a pensare che tutto quello che scrivi qui da anni, lo scrivi per fare propaganda politica. Perfettamente allineato con Fede che in una recentissima intervista dichiara: "Il mio scopo è leccare il culo, non far perdere il centro sinistra".
Cosa che, ammetterai, francamente fa un pò sorridere...
Un consiglio finale: se cerchi qualcosa su società Alitalia e Consociate, del tipo quanto queste centinaia di società controllate da Alitalia siano costate negli anni allo stato italiano e lo cerchi sul "Libero" o "Il giornale" è altamente, altamente, altamente probabile che non troverai nulla di nulla.
Tanto vale chiedersi almeno il perchè di questa "strana" omissione.
Darsi una risposta, a quel punto, ti assicuro, diventa facilissimo.
Cosa che, ammetterai, francamente fa un pò sorridere...
Un consiglio finale: se cerchi qualcosa su società Alitalia e Consociate, del tipo quanto queste centinaia di società controllate da Alitalia siano costate negli anni allo stato italiano e lo cerchi sul "Libero" o "Il giornale" è altamente, altamente, altamente probabile che non troverai nulla di nulla.
Tanto vale chiedersi almeno il perchè di questa "strana" omissione.
Darsi una risposta, a quel punto, ti assicuro, diventa facilissimo.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Fino a questo momento nessuno ci ha detto quanto costerà allo Stato e al contribuente italiano la cessione dell' Alfa alla Fiat. E allora, guardiamo seriamente ai fatti economici. L' operazione Ford sostiene Peggio avrebbe portato valuta nel nostro Paese. Benissimo, è stata fatta una scelta nazionale, ma vorremmo sapere quanto costerà il mancato apporto valutario. La Fiat creerà una società LanciaAlfa e con questa operazione avrà un grosso vantaggio fiscale. Perché le perdite Alfa annulleranno il prelievo fiscale sugli utili Lancia. Credo che il Parlamento abbia il diritto di sapere quanto costerà tutto questo all' erario. E non è finita: ci sono i fondi pubblici per l' innovazione e la ricerca. Ci vogliono dire quanto denaro sarà dato ad Agnelli per l' Alfa? Si dice che la Fiat ha dato garanzie sull' autonomia produttiva dell' Alfa, ma chi controllerà che questi impegni vengano effettivamente rispettati? Infine, vorremmo sapere quanto offriva la Ford. Fino a questo momento nessuno ci ha voluto dire quanto erano disposti a pagare gli americani.
Repubblica — 08 novembre 1986
http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... -alfa.html
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l'importante è che confermino la mia ragazza che è precaria da 15 mesi e in scadenza a novembre.poi per il resto, amen.
va dato atto che almeno negli ultimi anni si stia cercando di proporre prodotti un po' migliori.a livello fiscale e di aiuti statali si sa, aziende di queste dimensioni hanno non uno ma quattro o cinque occhi di riguardo.
vale per alitalia, per fiat, per chiunque abbia un potere così forte in mano.
rimedi a questo, ahimè, non ne vedo.
la cosa più orrenda è aver partecipato alla fuga all'est finendo in polonia, cosa che ha fatto stare a casa migliaia di operai italiani dopo tutti i soldi presi dallo Stato.questa è una porcheria, e andava impedita con leggi preventive.ormai...
va dato atto che almeno negli ultimi anni si stia cercando di proporre prodotti un po' migliori.a livello fiscale e di aiuti statali si sa, aziende di queste dimensioni hanno non uno ma quattro o cinque occhi di riguardo.
vale per alitalia, per fiat, per chiunque abbia un potere così forte in mano.
rimedi a questo, ahimè, non ne vedo.
la cosa più orrenda è aver partecipato alla fuga all'est finendo in polonia, cosa che ha fatto stare a casa migliaia di operai italiani dopo tutti i soldi presi dallo Stato.questa è una porcheria, e andava impedita con leggi preventive.ormai...
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Fraunz ha scritto:E vogliamo parlare di Lapo?
Vogliamo parlare di Cesare Romiti?
Colui che fece silurare Vittorio Ghidella, il papà della Fiat Uno.
Romiti capiva di automobili come io capisco di fisica nucleare.
« Sarei disposto ad avere 37 e 2 tutta la vita in cambio della seconda di servizio di McEnroe »
Beppe Viola
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Fraunz ha scritto:Vogliamo parlare di Cesare Romiti?
Sì, parliamone.
Adesso ad esempio di cosa si occupa?
Ha costituito nel 2003 la Fondazione Italia Cina, che tuttora presiede, la quale raduna decine di personalità imprenditoriali ed aziende interessate al mercato cinese.
http://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Romiti
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Sempre da wikipedia su Romiti:
Insomma era il presidente e fino al 2005 controllante, della società che ha sommerso la Campania di rifiuti accumulandoli in ecoballe non smaltibili.
Poi abbiamo Tronchetti Provera in Telecom, Cimoli nelle Ferrovie e Alitalia, e solo con questi 3 ci siamo sputtanati il grosso della nostra economia.
Come se non bastasse questa allegra compagnia (a cui potrei aggiungere Caltagirone, Gnutti, Fiorani, Moratti, Buora, Geronzi, Tanzi...) sono i maggiori azionisti, insieme ai partiti che lo sono con i nostri soldi, dei media e di conseguenza dell'inforamzione e delle opinioni delle persone.
A questo punto , considerato il fatto che questi signori si sono avvicendati sia con la destra che con la sinistra, che cosa dobbiamo fare?
Dopo l'uscita dalla Fiat fonda la società finanziaria Gemina che controlla Rcs , di cui è presidente dal 1998 al 2004 e la società di costruzioni e ingegneria Impregilo.
Insomma era il presidente e fino al 2005 controllante, della società che ha sommerso la Campania di rifiuti accumulandoli in ecoballe non smaltibili.
Poi abbiamo Tronchetti Provera in Telecom, Cimoli nelle Ferrovie e Alitalia, e solo con questi 3 ci siamo sputtanati il grosso della nostra economia.
Come se non bastasse questa allegra compagnia (a cui potrei aggiungere Caltagirone, Gnutti, Fiorani, Moratti, Buora, Geronzi, Tanzi...) sono i maggiori azionisti, insieme ai partiti che lo sono con i nostri soldi, dei media e di conseguenza dell'inforamzione e delle opinioni delle persone.
A questo punto , considerato il fatto che questi signori si sono avvicendati sia con la destra che con la sinistra, che cosa dobbiamo fare?
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alessandro ha scritto:Fraunz ha scritto:A questo punto , considerato il fatto che questi signori si sono avvicendati sia con la destra che con la sinistra, che cosa dobbiamo fare?
Beppe Grillo avrebbe la risposta pronta
Se Beppe Grillo è così capace, perchè le aziende italiane non prova a salvarle lui?
Anche Beppe mi sa che predica bene ma poi razzola come tutti gli altri...
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whiterussian ha scritto:Ci ha provato a rovinarla ma non ce l'ha fatta.
Con questa: Fiat Duna
LOL...
Anche con queste non scherzava:
Alfa Romeo ARNA:
Alfa Romeo Alfa 6:
L'Alfa Romeo è sempre della FIAT...
Il top (insieme alla Duna) è stata questa:
La FIAT Argenta, una vetusta e obsoleta FIAT 132 rifatta...
La qualità (oltre che l'estetica) di queste vetture era semplicemente ridicola...
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Il pappa e cicca Fiat-Stato è storia di sempre. Fascisti, democristiani, centro-sinistra, centro-destra: tutti loro amici, sia pure con varia intensità.
I loro migliori Ad credo siano stati Valletta e Marchionne (anche se quest'ultimo andrà valutato, svalutato o rivalutato a fine carriera).
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Florian ha scritto:
La qualità (oltre che l'estetica) di queste vetture era semplicemente ridicola...
La Multipla? Ne vogliamo parlare?
Forse la vettura piu orrida mai concepita da mente umana.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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PINDARO ha scritto:Florian ha scritto:
La qualità (oltre che l'estetica) di queste vetture era semplicemente ridicola...
La Multipla? Ne vogliamo parlare?
Forse la vettura piu orrida mai concepita da mente umana.
eppure, con sconti e incentivi, si vende....soprattutto a metano.
fa schifo, ma finchè vende va bene così.
edit: 12.000 immatricolazioni tra gennaio e agosto 2008
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la FIAT però ha pure inventato questa.
ovvero per anni la miglior auto in rapporto qualità-prezzo-prestazioni offerte, IMHO
ovvero per anni la miglior auto in rapporto qualità-prezzo-prestazioni offerte, IMHO
djagermaister ha scritto:Dzumhur è il troll che controlla il ponte tra i challenger e gli Atp.
.
dsdifr ha scritto:Nel primo set della messa lei dichiarerà di voler sposare Istomin, poi piano piano Andreas riguadagnerà' terreno fino al lieto fine.
Ombra84 ha scritto:la FIAT però ha pure inventato questa.
ovvero per anni la miglior auto in rapporto qualità-prezzo-prestazioni offerte, IMHO
Finchè il mercato era chiuso lo era, poi quando il mercato si aprì ed entrarono utilitarie coreane e giapponesi...
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gianlu ha scritto:Il pappa e cicca Fiat-Stato è storia di sempre. Fascisti, democristiani, centro-sinistra, centro-destra: tutti loro amici, sia pure con varia intensità.
I loro migliori Ad credo siano stati Valletta e Marchionne (anche se quest'ultimo andrà valutato, svalutato o rivalutato a fine carriera).
Uno tra i migliori in assoluto fu Vittorio Ghidella, il padre della Uno:
>> http://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Ghidella
Poi arrivò in FIAT un certo Cesare Romiti...
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Re: Come la FIAT ha rovinato l'Italia
Torino, 28 lug. - (Adnkronos) - "Il trasferimento in Serbia non toglie prospettive a Mirafiori". E' quanto avrebbe detto l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne aggiungendo: "Per la gamma alta esistono altre alternative a garantire volumi produttivi".
L'ad del Lingotto ha parlato durante il tavolo tra governo, Fiat, sindacati ed enti locali che si è svolto nella sala della Giunta regionale in Piazza Castello. Al centro del vertice il futuro degli investimenti del Lingotto, dopo la decisione di trasferire la produzione della monovolume in Serbia.
"Le nostre non sono minacce ma non siamo disposti a mettere a rischio la sopravvivenza dell'azienda'', avrebbe sottolineato poi Marchionne. "Dobbiamo deciderci se avere un forte settore auto in Italia o consegnarlo ai competitori esteri - avrebbe aggiunto l'ad del Lingotto - 'Fabbrica Italia non è un accordo, è un nostro progetto, non è stato concordato né con il mondo politico né con il sindacato per questo è incredibile la pretesa che ho sentito più volte rivolgere alla Fiat di rispettare un presunto accordo". "Non c'è stato nessun accordo al di là di quello per Pomigliano - ha aggiunto - a dire il vero non c'è stata neppure molta fiducia nel bagaglio di conoscenze di cui Fiat dispone. Fabbrica Italia è stata una nostra iniziativa perché da azienda multinazionale che opera e gestisce attività industriali in tutto il mondo conosciamo bene la realtà che sta al di fuori del nostro paese e la qualità della concorrenza".
"Di qui nasce la volontà di aggiornare il metodo operativo negli stabilimenti italiani e di adeguarli agli standard necessari per competere". Ricordando poi che "sarebbe stata molto più semplice anche molto più economico guardare ai vantaggi sicuri che altri paesi possono offrire", Marchionne ha osservato: "La verità è che la Fiat è l'unica azienda disposta a mettere 20 miliardi di euro in Italia, una cifra che equivale quasi alla finanziaria di cui stiamo discutendo in questi giorni".
''Abbiamo solo bisogno di chiarezza, o sì o no'', ha aggiunto. ''Qualunque sia la risposta, Fiat è disposta a gestire entrambe le scelte, chiediamo solo certezze e se si sceglie la strada del sì deve essere definitivo e convinto. Se la maggioranza decide di andare avanti su un progetto non ci possono essere ostacoli ogni giorno. Se si firma un accordo con la maggioranza delle organizzazioni sindacali l'accordo deve poi essere rispettato da tutti senza distinzioni''.
"Non abbiamo alcun preconcetto su come rendere praticabile l'accordo di Pomigliano", ha detto ancora Marchionne. Più in generale l'amministratore delegato della Fiat avrebbe sottolineato: "Non si fanno gli interessi dei lavoratori usandoli per interessi politici".
"Siamo l'unica impresa che ha deciso di investire in questo Paese in modo strutturale. La sola cosa che abbiamo chiesto è di avere più affidabilità e più normalità in fabbrica", ha aggiunto. "Da qualcuno - ha proseguito l'ad del Lingotto - ci siamo sentiti rispondere che stiamo ricattando i lavoratori violando la legge o addirittura la Costituzione, una assurdità che non voglio più commentare. Se questo è un gioco politico la Fiat non può e non vuole farne parte" perché "non stiamo agendo come soggetto politico e non abbiamo nessuna intenzione di farci coinvolgere".
Quanto alla possibilità che la Fiat decida la disdetta dalla Confindustria e quindi dal contratto dei metalmeccanici alla sua scadenza, Marchionne ha affermato: "Sono tutte strade praticabili di cui si discuterà domani al nuovo tavolo convocato con il sindacato nazionale". "Se necessario siamo disposti anche a seguire queste strade, ma non è questa la sede per entrare nei dettagli. Per noi la cosa importante è raggiungere il risultato e avere la certezza di gestire gli impianti. Produrre a singhiozzo, con livelli ingiustificati di assenteismo o vedere le linee bloccate per giorni interi è un rischio che non possiamo accollarci", ha concluso.
Alla riunione hanno partecipato tutti quelli che erano annunciati: oltre a Sergio Marchionne, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, i leader di Cgil, Cisl e Uil, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, i segretari generali di Fiom, Fim, Uilm, Fismic e Ugl. Presenti anche i rappresentanti delle istituzioni locali, il presidente della Regione Roberto Cota, della Provincia Antonio Saitta e il sindaco di Torino Sergio Chiamparino.
L'ad del Lingotto ha parlato durante il tavolo tra governo, Fiat, sindacati ed enti locali che si è svolto nella sala della Giunta regionale in Piazza Castello. Al centro del vertice il futuro degli investimenti del Lingotto, dopo la decisione di trasferire la produzione della monovolume in Serbia.
"Le nostre non sono minacce ma non siamo disposti a mettere a rischio la sopravvivenza dell'azienda'', avrebbe sottolineato poi Marchionne. "Dobbiamo deciderci se avere un forte settore auto in Italia o consegnarlo ai competitori esteri - avrebbe aggiunto l'ad del Lingotto - 'Fabbrica Italia non è un accordo, è un nostro progetto, non è stato concordato né con il mondo politico né con il sindacato per questo è incredibile la pretesa che ho sentito più volte rivolgere alla Fiat di rispettare un presunto accordo". "Non c'è stato nessun accordo al di là di quello per Pomigliano - ha aggiunto - a dire il vero non c'è stata neppure molta fiducia nel bagaglio di conoscenze di cui Fiat dispone. Fabbrica Italia è stata una nostra iniziativa perché da azienda multinazionale che opera e gestisce attività industriali in tutto il mondo conosciamo bene la realtà che sta al di fuori del nostro paese e la qualità della concorrenza".
"Di qui nasce la volontà di aggiornare il metodo operativo negli stabilimenti italiani e di adeguarli agli standard necessari per competere". Ricordando poi che "sarebbe stata molto più semplice anche molto più economico guardare ai vantaggi sicuri che altri paesi possono offrire", Marchionne ha osservato: "La verità è che la Fiat è l'unica azienda disposta a mettere 20 miliardi di euro in Italia, una cifra che equivale quasi alla finanziaria di cui stiamo discutendo in questi giorni".
''Abbiamo solo bisogno di chiarezza, o sì o no'', ha aggiunto. ''Qualunque sia la risposta, Fiat è disposta a gestire entrambe le scelte, chiediamo solo certezze e se si sceglie la strada del sì deve essere definitivo e convinto. Se la maggioranza decide di andare avanti su un progetto non ci possono essere ostacoli ogni giorno. Se si firma un accordo con la maggioranza delle organizzazioni sindacali l'accordo deve poi essere rispettato da tutti senza distinzioni''.
"Non abbiamo alcun preconcetto su come rendere praticabile l'accordo di Pomigliano", ha detto ancora Marchionne. Più in generale l'amministratore delegato della Fiat avrebbe sottolineato: "Non si fanno gli interessi dei lavoratori usandoli per interessi politici".
"Siamo l'unica impresa che ha deciso di investire in questo Paese in modo strutturale. La sola cosa che abbiamo chiesto è di avere più affidabilità e più normalità in fabbrica", ha aggiunto. "Da qualcuno - ha proseguito l'ad del Lingotto - ci siamo sentiti rispondere che stiamo ricattando i lavoratori violando la legge o addirittura la Costituzione, una assurdità che non voglio più commentare. Se questo è un gioco politico la Fiat non può e non vuole farne parte" perché "non stiamo agendo come soggetto politico e non abbiamo nessuna intenzione di farci coinvolgere".
Quanto alla possibilità che la Fiat decida la disdetta dalla Confindustria e quindi dal contratto dei metalmeccanici alla sua scadenza, Marchionne ha affermato: "Sono tutte strade praticabili di cui si discuterà domani al nuovo tavolo convocato con il sindacato nazionale". "Se necessario siamo disposti anche a seguire queste strade, ma non è questa la sede per entrare nei dettagli. Per noi la cosa importante è raggiungere il risultato e avere la certezza di gestire gli impianti. Produrre a singhiozzo, con livelli ingiustificati di assenteismo o vedere le linee bloccate per giorni interi è un rischio che non possiamo accollarci", ha concluso.
Alla riunione hanno partecipato tutti quelli che erano annunciati: oltre a Sergio Marchionne, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, i leader di Cgil, Cisl e Uil, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, i segretari generali di Fiom, Fim, Uilm, Fismic e Ugl. Presenti anche i rappresentanti delle istituzioni locali, il presidente della Regione Roberto Cota, della Provincia Antonio Saitta e il sindaco di Torino Sergio Chiamparino.
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Re: Come la FIAT ha rovinato l'Italia
Quella faccia di mèrda sta provando in tutti i modi a far tornare la "moda" delle P38 in questo paese.
Lo voglio rivedere, Fabio
Re: Come la FIAT ha rovinato l'Italia
Roma, 30 lug. (Apcom) - "Storico è un termine che uso raramente. Diciamo che dà uno scossone salutare a un sistema anchilosato". Così l'ex leader della Cisl e ex presidente del Senato, Franco Marini, commenta le vicende Fiat.
In un'intervista al 'Corriere della Sera', Marini sottolinea che "Pomigliano costituisce un caso di scuola", un po' "come nell'84 sulla scala mobile". Tuttavia "di Marchionne - prosegue - non mi piacciono certe espressioni ultimative, ma riconosco che ha toccato un tema vero".
Marini si rivolge inoltre al segretario generale della Cisl. "Vorrei dire una cosa al mio amico Bonanni - lui sa che l'avvio di questa ristrutturazione delle relazioni industriali darà più spazio al livello aziendale e questo è un bene. Ma qui si apre una questione importante che riguarda la forza contrattuale del sindacato nelle imprese, che è maggiore se il sindacato è unito. La divisione è un limite che va superato".
In un'intervista al 'Corriere della Sera', Marini sottolinea che "Pomigliano costituisce un caso di scuola", un po' "come nell'84 sulla scala mobile". Tuttavia "di Marchionne - prosegue - non mi piacciono certe espressioni ultimative, ma riconosco che ha toccato un tema vero".
Marini si rivolge inoltre al segretario generale della Cisl. "Vorrei dire una cosa al mio amico Bonanni - lui sa che l'avvio di questa ristrutturazione delle relazioni industriali darà più spazio al livello aziendale e questo è un bene. Ma qui si apre una questione importante che riguarda la forza contrattuale del sindacato nelle imprese, che è maggiore se il sindacato è unito. La divisione è un limite che va superato".
Re: Come la FIAT ha rovinato l'Italia
http://www.corriere.it/economia/11_otto ... 417b.shtml
Fiat, fuori da Confindustria (3 ottobre 2011)
Lettera di Sergio Marchionne a Emma Marcegaglia
La missiva inviata dall’ad di Fiat S.p.A. e presidente di Fiat Industrial alla presidente di Confindustria
Cara Emma, negli ultimi mesi, dopo anni di immobilismo, nel nostro Paese sono state prese due importanti decisioni con l’obiettivo di creare le condizioni per il rilancio del sistema economico. Mi riferisco all’accordo interconfederale del 28 giugno, di cui Confindustria è stata promotrice, ma soprattutto all’approvazione da parte del Parlamento dell’Articolo 8 che prevede importanti strumenti di flessibilità oltre all’estensione della validità dell’accordo interconfederale ad intese raggiunte prima del 28 giugno.
La Fiat fin dal primo momento ha dichiarato a Governo, Confindustria e Organizzazioni sindacali il pieno apprezzamento per i due provvedimenti che avrebbero risolto molti punti nodali nei rapporti sindacali garantendo le certezze necessarie per lo sviluppo economico del nostro Paese.
Questo nuovo quadro di riferimento, in un momento di particolare difficoltà dell’economia mondiale, avrebbe permesso a tutte le imprese italiane di affrontare la competizione internazionale in condizioni meno sfavorevoli rispetto a quelle dei concorrenti. Ma con la firma dell’accordo interconfederale del 21 settembre è iniziato un acceso dibattito che, con prese di posizione contraddittorie e addirittura con dichiarazioni di volontà di evitare l’applicazione degli accordi nella prassi quotidiana, ha fortemente ridimensionato le aspettative sull’efficacia dell’Articolo 8. Si rischia quindi di snaturare l’impianto previsto dalla nuova legge e di limitare fortemente la flessibilità gestionale.
Fiat, che è impegnata nella costruzione di un grande gruppo internazionale con 181 stabilimenti in 30 paesi, non può permettersi di operare in Italia in un quadro di incertezze che la allontanano dalle condizioni esistenti in tutto il mondo industrializzato. Per queste ragioni, che non sono politiche e che non hanno nessun collegamento con i nostri futuri piani di investimento, ti confermo che, come preannunciato nella lettera del 30 giugno scorso, Fiat e Fiat Industrial hanno deciso di uscire da Confindustria con effetto dal 1 gennaio 2012. Stiamo valutando la possibilità di collaborare, in forme da concordare, con alcune organizzazioni territoriali di Confindustria e in particolare con l’Unione Industriale di Torino. Da parte nostra, utilizzeremo la libertà di azione applicando in modo rigoroso le nuove disposizioni legislative. I rapporti con i nostri dipendenti e con le Organizzazioni sindacali saranno gestiti senza toccare alcun diritto dei lavoratori, nel pieno rispetto dei reciproci ruoli, come previsto dalle intese già raggiunte per Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco. E’ una decisione importante, che abbiamo valutato con grande serietà e attenzione, alla quale non possiamo sottrarci perché non intendiamo rinunciare a essere protagonisti nello sviluppo industriale del nostro Paese.
Con i miei migliori saluti.
Sergio Marchionne
03 ottobre 2011 08:55
Fiat, fuori da Confindustria (3 ottobre 2011)
Lettera di Sergio Marchionne a Emma Marcegaglia
La missiva inviata dall’ad di Fiat S.p.A. e presidente di Fiat Industrial alla presidente di Confindustria
Cara Emma, negli ultimi mesi, dopo anni di immobilismo, nel nostro Paese sono state prese due importanti decisioni con l’obiettivo di creare le condizioni per il rilancio del sistema economico. Mi riferisco all’accordo interconfederale del 28 giugno, di cui Confindustria è stata promotrice, ma soprattutto all’approvazione da parte del Parlamento dell’Articolo 8 che prevede importanti strumenti di flessibilità oltre all’estensione della validità dell’accordo interconfederale ad intese raggiunte prima del 28 giugno.
La Fiat fin dal primo momento ha dichiarato a Governo, Confindustria e Organizzazioni sindacali il pieno apprezzamento per i due provvedimenti che avrebbero risolto molti punti nodali nei rapporti sindacali garantendo le certezze necessarie per lo sviluppo economico del nostro Paese.
Questo nuovo quadro di riferimento, in un momento di particolare difficoltà dell’economia mondiale, avrebbe permesso a tutte le imprese italiane di affrontare la competizione internazionale in condizioni meno sfavorevoli rispetto a quelle dei concorrenti. Ma con la firma dell’accordo interconfederale del 21 settembre è iniziato un acceso dibattito che, con prese di posizione contraddittorie e addirittura con dichiarazioni di volontà di evitare l’applicazione degli accordi nella prassi quotidiana, ha fortemente ridimensionato le aspettative sull’efficacia dell’Articolo 8. Si rischia quindi di snaturare l’impianto previsto dalla nuova legge e di limitare fortemente la flessibilità gestionale.
Fiat, che è impegnata nella costruzione di un grande gruppo internazionale con 181 stabilimenti in 30 paesi, non può permettersi di operare in Italia in un quadro di incertezze che la allontanano dalle condizioni esistenti in tutto il mondo industrializzato. Per queste ragioni, che non sono politiche e che non hanno nessun collegamento con i nostri futuri piani di investimento, ti confermo che, come preannunciato nella lettera del 30 giugno scorso, Fiat e Fiat Industrial hanno deciso di uscire da Confindustria con effetto dal 1 gennaio 2012. Stiamo valutando la possibilità di collaborare, in forme da concordare, con alcune organizzazioni territoriali di Confindustria e in particolare con l’Unione Industriale di Torino. Da parte nostra, utilizzeremo la libertà di azione applicando in modo rigoroso le nuove disposizioni legislative. I rapporti con i nostri dipendenti e con le Organizzazioni sindacali saranno gestiti senza toccare alcun diritto dei lavoratori, nel pieno rispetto dei reciproci ruoli, come previsto dalle intese già raggiunte per Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco. E’ una decisione importante, che abbiamo valutato con grande serietà e attenzione, alla quale non possiamo sottrarci perché non intendiamo rinunciare a essere protagonisti nello sviluppo industriale del nostro Paese.
Con i miei migliori saluti.
Sergio Marchionne
03 ottobre 2011 08:55
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Re: Come la FIAT ha rovinato l'Italia
Gallino: Articolo 8 agghiacciante. Fiat sta lasciando l'Italia.
Intervista al professor Luciano Gallino su articolo 8 e sull'uscita di Fiat da Confindustria
L'insistenza sul modello Marchionne "è un pretesto, Fiat sta lasciando l'Italia". Queste le parole del professor Luciano Gallino, intervistato per parlare dell'uscita di Fiat da confindustria e sull'articolo 8 da egli definito "agghiacciante".
L'articolo 8 contenuto nella legge finanziaria è per il professore "agghiacciante", perché "permette di derogare a tutte le leggi sul lavoro, l'intero diritto del lavoro" può essere superato. Tutte le norme che regolano il lavoro, i contratti, gli orari, le condizioni lavorative, le pause, le modalità eccetera sono ora derogabili se l'azienda si accorda con "l'associazioni rappresentative dei lavoratori locali". Attenzione -"siano esse espressioni locali dei grandi sindacati, ma anche piccole e locali formazioni sindacali".
Fiat lascia l'Italia, colpa del sindacato e delle leggi troppo rigide? Il professore smentisce questa possibilità - "sembra difficile sostenere che Fiat lasci l'Italia per questi motivi - spiega - perché qui c'è la stessa organizzazione del lavoro che c'è in Polonia, Usa e altrove, non sono certo i 10 minuti di pausa in più o in meno che fanno la differenza". Sulle relazioni sindacali il professore smentisce la visione riformista che vuole il contratto aziendale come una innovazione rispetto alla contrattazione nazionale: "Marchionne vorrebbe importare qui il modello americano che è molto arretrato rispetto al modello dell'Europa occidentale". Tuttavia, chiarisce Gallino: "E' sembrato a lungo che questa offensiva sulle relazioni industriali (da parte della dirigenza Fiat n.d.r) avesse come scopo l'avere mano libera negli stabilimenti italiani, però gli stabilimenti italiani lavorano si e no una settimana al mese, in questi ultimi 6 mesi l'utilizzo degli impianti è inferiore al 50%". Quindi, per il professore è ingiustificata la e conclude: "la Fiat se ne sta andando". E dire che per evitare che la più grande e importante azienda privata se ne andasse dal Paese, i sindacati hanno firmato accordi condivisi che prevedono l'introduzione della contrattazione aziendale e il governo, prontamente, ha inserito nella legge finanziaria l'articolo 8, che altro non è che la dottrina Marchionne fatta legge. Luciano Gallino non smentisce questa interpretazione e anzi rilancia con parole dure: "non c'è più la protezione del contratto nazionale ma neanche la protezione della legge, perché l'articolo 8 prevede che a seguito di un accordo tra le associazioni dei lavoratori - locali - e la proprietà, si possa derogare a tutto. E' agghiacciante l'elenco delle cose a cui si può derogare con un accordo locale". Il professore mette infine in risalto anche la questione della forza del sindacato locale, necessariamente e logicamente inferiore rispetto a quella della confederazione nazionale, a tutto vantaggio degli imprenditori che potranno così strappare accordi e contratti a loro più vantaggiosi.
Intervista al professor Luciano Gallino su articolo 8 e sull'uscita di Fiat da Confindustria
L'insistenza sul modello Marchionne "è un pretesto, Fiat sta lasciando l'Italia". Queste le parole del professor Luciano Gallino, intervistato per parlare dell'uscita di Fiat da confindustria e sull'articolo 8 da egli definito "agghiacciante".
L'articolo 8 contenuto nella legge finanziaria è per il professore "agghiacciante", perché "permette di derogare a tutte le leggi sul lavoro, l'intero diritto del lavoro" può essere superato. Tutte le norme che regolano il lavoro, i contratti, gli orari, le condizioni lavorative, le pause, le modalità eccetera sono ora derogabili se l'azienda si accorda con "l'associazioni rappresentative dei lavoratori locali". Attenzione -"siano esse espressioni locali dei grandi sindacati, ma anche piccole e locali formazioni sindacali".
Fiat lascia l'Italia, colpa del sindacato e delle leggi troppo rigide? Il professore smentisce questa possibilità - "sembra difficile sostenere che Fiat lasci l'Italia per questi motivi - spiega - perché qui c'è la stessa organizzazione del lavoro che c'è in Polonia, Usa e altrove, non sono certo i 10 minuti di pausa in più o in meno che fanno la differenza". Sulle relazioni sindacali il professore smentisce la visione riformista che vuole il contratto aziendale come una innovazione rispetto alla contrattazione nazionale: "Marchionne vorrebbe importare qui il modello americano che è molto arretrato rispetto al modello dell'Europa occidentale". Tuttavia, chiarisce Gallino: "E' sembrato a lungo che questa offensiva sulle relazioni industriali (da parte della dirigenza Fiat n.d.r) avesse come scopo l'avere mano libera negli stabilimenti italiani, però gli stabilimenti italiani lavorano si e no una settimana al mese, in questi ultimi 6 mesi l'utilizzo degli impianti è inferiore al 50%". Quindi, per il professore è ingiustificata la e conclude: "la Fiat se ne sta andando". E dire che per evitare che la più grande e importante azienda privata se ne andasse dal Paese, i sindacati hanno firmato accordi condivisi che prevedono l'introduzione della contrattazione aziendale e il governo, prontamente, ha inserito nella legge finanziaria l'articolo 8, che altro non è che la dottrina Marchionne fatta legge. Luciano Gallino non smentisce questa interpretazione e anzi rilancia con parole dure: "non c'è più la protezione del contratto nazionale ma neanche la protezione della legge, perché l'articolo 8 prevede che a seguito di un accordo tra le associazioni dei lavoratori - locali - e la proprietà, si possa derogare a tutto. E' agghiacciante l'elenco delle cose a cui si può derogare con un accordo locale". Il professore mette infine in risalto anche la questione della forza del sindacato locale, necessariamente e logicamente inferiore rispetto a quella della confederazione nazionale, a tutto vantaggio degli imprenditori che potranno così strappare accordi e contratti a loro più vantaggiosi.
Re: Come la FIAT ha rovinato l'Italia
Questa però è un'interpretazione di sto professore....perchè a Mirafiori per esempio la Fiat produce la Mito, Musa, Idea e non so cos'altro. Ma Musa e Idea oltre a vendere poco già di loro sono pure a fine "carriera". Gli accordi sono stati chiesti da Fiat prima di investire per produrre altri modelli, quindi la produzione attuale poco è relazionata con la produzione futura.Tuttavia, chiarisce Gallino: "E' sembrato a lungo che questa offensiva sulle relazioni industriali (da parte della dirigenza Fiat n.d.r) avesse come scopo l'avere mano libera negli stabilimenti italiani, però gli stabilimenti italiani lavorano si e no una settimana al mese, in questi ultimi 6 mesi l'utilizzo degli impianti è inferiore al 50%". Quindi, per il professore è ingiustificata la e conclude: "la Fiat se ne sta andando"
Re:
Sede fiscale e legale già in via di trasferimento.alcol ha scritto:non ci sono ricette di Landini o di drazenpetrovic che tengano, ormai, con la definitiva uscita di Fiat dall'Italia (massimo 2016/2017) e le continue chiusure di ogni genere di piccola attività, non ci tiriamo più fuori, questa generazione di 35-55 enni sta campando con i soldi dei genitori, la prossima (i nascituri attuali) farà la guerra civile.
« Ci vorrebbe un lavoro a parte per star dietro a tutte le balle che si scrivono »
(Albornoz)
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Re: Come la FIAT ha rovinato l'Italia
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Partito anti-poltronati
Qui siamo uno step più avanti
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Re: Come la FIAT ha rovinato l'Italia
Il Venaria rimane, puoi esultare!
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