Ho letto un bel commento in un giornale, ora non trovo il link... forse molti sono rimasti cosi' colpiti dalla morte di Perry non tanto per l'attore o per la nostalgia di anni forse migliori, ma perche' e' morto per ictus a 52 anni e chi era ragazzino ai tempi di BH90210 comincia ad andare verso i 50 e insomma...ThePiper ha scritto: Boh a me venivano i conati per tutte quelle serie televisive ma a vedere in giro pare che sia morto il papa.
In Memoria
Re: In Memoria
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.
Re: In Memoria
Puo' darsi, ciascuno ama l'epoca in cui aveva vent'anni...NK7 ha scritto:Vada sè che in questo genere di discorsi l'effetto nostalgia gioca un ruolo determinante. Mi immagino i ragazzini di adesso nel 2035, ma che vuoi che ne sappiano quelli di oggi, ah i bei tempi di CR7 alla Juve, ci si scannava su Facebook e Instagram ma finiva tutto lì, ci si dava appuntamento con whatsapp mica come voi ora con 'sti ologrammi e la realtà virtuale!!1!
Pero' un discorso sul fatto che forse negli anni '80 e '90 si vivesse, in Italia, con un po' piu' di leggerezza ed ottimismo si puo' fare anche oggettivamente.
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Re: In Memoria
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Ultima modifica di Monheim il mar mar 05, 2019 4:57 pm, modificato 1 volta in totale.
tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
Villo ha scritto:Questo sport dà una chance a tutti.
Horst Tappert ha scritto:Il mio personaggio piace perché rappresenta l'ordine.
chiaky ha scritto:Sempre meglio il tuo pene su onlyfans che la faccia di Speranza in televisione.
Re: In Memoria
Maradona a USA 94.uglygeek ha scritto:E invece cose positive?Nasty ha scritto: Si è diffuso internet per il pueblo negli anni 90, sono stati inventari gli smartphone.
tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
Villo ha scritto:Questo sport dà una chance a tutti.
Horst Tappert ha scritto:Il mio personaggio piace perché rappresenta l'ordine.
chiaky ha scritto:Sempre meglio il tuo pene su onlyfans che la faccia di Speranza in televisione.
Re: In Memoria
Scusate la pedanteria ma non mi avete risposto nel merito. In tutta la serie Hunter e DeeDee rimangono sempre e solo colleghi o ogni tanto si son concessi qualche extra?
Re: In Memoria
A mia memoria in qualche raro episodio si son concessi qualche extra.
tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
Villo ha scritto:Questo sport dà una chance a tutti.
Horst Tappert ha scritto:Il mio personaggio piace perché rappresenta l'ordine.
chiaky ha scritto:Sempre meglio il tuo pene su onlyfans che la faccia di Speranza in televisione.
Re: In Memoria
Certo. Come si può anche sostenere con buon margine di fondatezza che il campionato italiano fosse più interessante quando giocavano Platini, Maradona, Zico e Rummenigge rispetto ad oggi. O che il cinema di Landis, Coppola e Spielberg qualitativamente valesse più di quello di Cameron e Emmerich.uglygeek ha scritto:Puo' darsi, ciascuno ama l'epoca in cui aveva vent'anni...NK7 ha scritto:Vada sè che in questo genere di discorsi l'effetto nostalgia gioca un ruolo determinante. Mi immagino i ragazzini di adesso nel 2035, ma che vuoi che ne sappiano quelli di oggi, ah i bei tempi di CR7 alla Juve, ci si scannava su Facebook e Instagram ma finiva tutto lì, ci si dava appuntamento con whatsapp mica come voi ora con 'sti ologrammi e la realtà virtuale!!1!
Pero' un discorso sul fatto che forse negli anni '80 e '90 si vivesse, in Italia, con un po' piu' di leggerezza ed ottimismo si puo' fare anche oggettivamente.
In genere però il topos erano anni migliori è molto inflazionato e tendente a idealizzare periodi in cui le cose grossomodo andavano sempre allo stesso modo o persino peggio con l'unica variante della minore età anagrafica di chi osserva.
Ricordo la mia bisnonna parlare con trasporto e sincero entusiasmo di quando non c'era di che da mangiare e si andava nel campo del vicino a rubare le patate cercando di non farsi sparare addosso. O ci si divertiva con quattro giochi banali fatti col gessetto sul cemento, "mica come con tutte quelle diavolerie elettroniche che avete voi oggi"
Ma che in qualche modo si divertisse sono sicuro, solo che non giurerei che la sua sia stata oggettivamente un'infanzia migliore di quella che abbiamo avuto noi.
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Re: In Memoria
Assolutamente, come d'accordo sulla maggiore Ingenuità/innocenza degli 80's in tal senso rispetto alla decade dopo. Al solito in Italia arriva(va) Dopo ciò che altrove era accaduto prima . Nei decenni successivi sarebbero arrivate la Rabbia e la Disillusione verso tutto .NK7 ha scritto:Inevitabile. Per me rimangono anni che ricollego istintivamente al definitivo imporsi della cultura dell'immagine e dell'apparenza sulla sostanza (i cui prodromi si erano già palesati negli '80ies, vero, ma era tutto ammantato da un'ingenuità di fondo che rendeva le cose più umane nella loro vacuità), il tamarrismo nella sua espressione più fastidiosa
No, sul Cinema non sono d'accordo. Alcuni Capolavori ma negli 80' anche tante cazzate, si era ancora nell'epoca in cui si oscillava fra capolavori e film inguardabili, e causa anche i doppiaggi molte pellicole dell'epoca riviste le ho trovate davvero molto datate.Dipende anche da quale profilo artistico si inquadra la questione: il cinema della decade '80-89 per me infinitamente superiore, non penso si possa discuterne. Della musica si sta dicendo.
I 90' beh, Capolavori più o meno in quasi tutti i generi (Pulp Fiction, Il Silenzio degli Innocenti, Quel che Resta del Giorno. LA Confidential, Seven, mi limito a cinque) ,no, per me cinematograficamente scelgo i 90'.
Come nella Musica, globalmente grande e maggiore Varietà, anche se per il Metal ovviamente gli 80' sono qualcosa di Strepitoso
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“Volevo cambiare il mondo. L'ho fatto. L'ho reso peggiore”. -Arthur FinkelsteinNevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
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Re: In Memoria
Io impazzivo per lei.Marco Rodella ha scritto:ThePiper ha scritto:Ma poi Hunter se la faceva con DeeDee o son rimasti solo colleghi?
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Re: In Memoria
Vero, moltissime le pellicole clamorose degli anni 90. Pensavo principalmente al cinema fantastico che negli '80ies ha conosciuto il periodo di massimo splendore imo (Romero, Argento, Carpenter, la saga di Halloween e Venerdi 13) per poi scadere malamente a partire dal 1990 più o meno. Sempre visto come fumo negli occhi i vari Scream, Buffy e soci.Johnny Rex ha scritto:No, sul Cinema non sono d'accordo. Alcuni Capolavori ma negli 80' anche tante cazzate, si era ancora nell'epoca in cui si oscillava fra capolavori e film inguardabili, e causa anche i doppiaggi molte pellicole dell'epoca riviste le ho trovate davvero molto datate.
I 90' beh, Capolavori più o meno in quasi tutti i generi (Pulp Fiction, Il Silenzio degli Innocenti, Quel che Resta del Giorno. LA Confidential, Seven, mi limito a cinque) ,no, per me cinematograficamente scelgo i 90'.
Metal ai massimi livelli dall'80 al 1994, poi crisi profonda fino al 2002 almeno, ritornato prepotentemente alla ribalta da allora. Parlavo con tanti senior (dai 50 in su), tutti concordi nel dire che almeno a livello di riscontro di pubblico il metal stia attraversando in questi ultimi anni un periodo di prosperità senza precedenti. Dischi ai top delle classifiche europee (vedi ultimo Avantasia), decine di festival, tour eterni. Poi per vena artistica probabilmente '80ies ancora irraggiungibili anche per una questione di originalità che forzatamente non può più essere la stessa, ma gruppi e dischi eccellenti in quantità industriale credimi.Johnny rex ha scritto:Come nella Musica, globalmente grande e maggiore Varietà, anche se per il Metal ovviamente gli 80' sono qualcosa di Strepitoso
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Re: In Memoria
Pino Caruso
Re: In Memoria
balbysauro ha scritto:Pino Caruso
Solo l'amare, solo il conoscere conta, non l'aver amato, non l'aver conosciuto.
Dà angoscia il vivere di un consumato amore. L'anima non cresce piu'. (P.P.P.)
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Re: In Memoria
Daniele Nardi e Tom Ballard purtroppo non ce l'hanno fatta a domare il famigerato sperone Mummery.
I due alpinisti ora fanno parte della grande montagna, il Nanga Parbat, che ne ha reclamato le giovani vite.
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Il problema non è l'acqua che beviamo, è l'acqua che mangiamo.
Re: In Memoria
Mi chiedo sempre cosa induca alcune persone a rischiare così tanto in imprese ai confini del realizzabile.
Ok il desiderio di spingere più in là i limiti propri e dell'uomo in quanto tale, ma oltre a un certo punto ne vale proprio la pena? Certo, se 100 anni non avessimo avuto i pionieri del volo a rischiare l'osso del collo su quei trabiccoli improbabili oggi le compagnie aeree non esisterebbero, ma è davvero così fondamentale per l'umanità riuscire a scalare una montagna di 8mila metri?
È una passione, capisco, però boh, l'istinto di sopravvivenza dovrebbe prevalere. O più probabilmente sono io un pavido.
Ok il desiderio di spingere più in là i limiti propri e dell'uomo in quanto tale, ma oltre a un certo punto ne vale proprio la pena? Certo, se 100 anni non avessimo avuto i pionieri del volo a rischiare l'osso del collo su quei trabiccoli improbabili oggi le compagnie aeree non esisterebbero, ma è davvero così fondamentale per l'umanità riuscire a scalare una montagna di 8mila metri?
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Re: In Memoria
Buone osservazioni le tue, intanto.NK7 ha scritto:Mi chiedo sempre cosa induca alcune persone a rischiare così tanto in imprese ai confini del realizzabile.
Ok il desiderio di spingere più in là i limiti propri e dell'uomo in quanto tale, ma oltre a un certo punto ne vale proprio la pena? Certo, se 100 anni non avessimo avuto i pionieri del volo a rischiare l'osso del collo su quei trabiccoli improbabili oggi le compagnie aeree non esisterebbero, ma è davvero così fondamentale per l'umanità riuscire a scalare una montagna di 8mila metri?
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Re: In Memoria
Ho seguito molto la vicenda.
La notizia dell'avvistamento delle sagome mi ha molto colpito e addolorato. Sto pensando molto alle famiglie, al figlio di 6 mesi di Nardi e all'infrangersi tragico di questo sogno.
Però devo fare qualche riflessione.
Massimo rispetto per il sogno di Nardi. Erano anni che tentava di domare il Nanga Parbat. Temo però che fosse diventata quasi una sfida contro la natura. Un qualcosa che valicava i limiti dell'alpinismo e i suoi, pur sempre notevoli rischi. Ho visto molte interviste a Nardi in questi anni e ai suoi colleghi. L'impressione che mi sono fatto è di un ragazzo molto simpatico e preparatissimo, ma mosso quasi da una sfida, se non proprio da una sensazione di rivalsa, anche verso l'ambiente, che lo ha lungamente messo da parte per vari motivi, non ultimo il fatto di essere l'unico alpinista della storia nato ben al di sotto del Po (Nardi era Laziale!) e, credo, anche per la sua spericolata arroganza alpinistica.
Devo aggiungere che l'impresa di scalare la montagna dallo sperone Mummery, se da un lato sarebbe stata indubbiamente storica per l'impresa impossibile, dall'altro non avrebbe aggiunto nulla alla storia tecnica dell'alpinismo, in quanto quella via non richiede particolari abilità alpinistiche (ci sono strade che richiedono abilità tecniche maggiori), ma è semplicemente pericolosissima per il continuo sganciarsi di valanghe di ghiaccio senza alcuna protezione possibile, quindi si tratta non più di alpinismo ma semplicemente di roulette russa, di sfida al destino e se vogliamo di tentativo palese di suicidio.
Questo va detto, pur nel grande dispiacere per i due ragazzi. Ammetto che da quando sono spariti il mio pensiero è andato spesso li e sono molto commosso per questa tragica fine.
Ricordiamo anche Tom Ballard, lo sfortunato compagno di avventura di Nardi, un giovane e bravissimo alpinista che purtroppo ha seguito le sorti della madre, morta sul K2 nel 1995.
La speranza è che questa tragica morte non crei emulazioni di altri alpinisti eroi, ma porti buon senso, evitando di lanciarsi in imprese sostanzialmente impossibili.
Ricordiamo anche che quello sperone è stato percorso nella storia solo dai fratelli Messner nel 1970, ma solo in discesa e per motivi di forza maggiore (fuga rocambolesca), e che comunque Gunther Messner perse la vita in quell'occasione e Reinhold si salvò per miracolo.
La notizia dell'avvistamento delle sagome mi ha molto colpito e addolorato. Sto pensando molto alle famiglie, al figlio di 6 mesi di Nardi e all'infrangersi tragico di questo sogno.
Però devo fare qualche riflessione.
Massimo rispetto per il sogno di Nardi. Erano anni che tentava di domare il Nanga Parbat. Temo però che fosse diventata quasi una sfida contro la natura. Un qualcosa che valicava i limiti dell'alpinismo e i suoi, pur sempre notevoli rischi. Ho visto molte interviste a Nardi in questi anni e ai suoi colleghi. L'impressione che mi sono fatto è di un ragazzo molto simpatico e preparatissimo, ma mosso quasi da una sfida, se non proprio da una sensazione di rivalsa, anche verso l'ambiente, che lo ha lungamente messo da parte per vari motivi, non ultimo il fatto di essere l'unico alpinista della storia nato ben al di sotto del Po (Nardi era Laziale!) e, credo, anche per la sua spericolata arroganza alpinistica.
Devo aggiungere che l'impresa di scalare la montagna dallo sperone Mummery, se da un lato sarebbe stata indubbiamente storica per l'impresa impossibile, dall'altro non avrebbe aggiunto nulla alla storia tecnica dell'alpinismo, in quanto quella via non richiede particolari abilità alpinistiche (ci sono strade che richiedono abilità tecniche maggiori), ma è semplicemente pericolosissima per il continuo sganciarsi di valanghe di ghiaccio senza alcuna protezione possibile, quindi si tratta non più di alpinismo ma semplicemente di roulette russa, di sfida al destino e se vogliamo di tentativo palese di suicidio.
Questo va detto, pur nel grande dispiacere per i due ragazzi. Ammetto che da quando sono spariti il mio pensiero è andato spesso li e sono molto commosso per questa tragica fine.
Ricordiamo anche Tom Ballard, lo sfortunato compagno di avventura di Nardi, un giovane e bravissimo alpinista che purtroppo ha seguito le sorti della madre, morta sul K2 nel 1995.
La speranza è che questa tragica morte non crei emulazioni di altri alpinisti eroi, ma porti buon senso, evitando di lanciarsi in imprese sostanzialmente impossibili.
Ricordiamo anche che quello sperone è stato percorso nella storia solo dai fratelli Messner nel 1970, ma solo in discesa e per motivi di forza maggiore (fuga rocambolesca), e che comunque Gunther Messner perse la vita in quell'occasione e Reinhold si salvò per miracolo.
"Amo Speranza" - alessandro
"Speranza è un grande politico, un grande statista" - alessandro
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Re: In Memoria
E' un pensiero un po' cinico, lo so, ma quando succedono queste cose a me viene subito in mente Alberto Sordi, dal film "I mostri", nell'episodio del Pronto Soccorso:
Io non riesco a giustificare queste imprese nemmeno quando hanno successo, non ho nessuna particolare stima nemmeno per Reinhold Messner, ad esempio. Mi sembra che queste persone ci dicano che la vita umana non e' degna di essere vissuta se non la si mette a rischio per trascenderla compiendo imprese sovraumane. Non e' un pensiero che mi sento di condividere.
https://www.youtube.com/watch?v=GSNfTBsu3_MAh è l'immobilità mio caro, succede. È anche l'umidità. Accadde anche a me molto tempo fà, quando feci il navigatore solitario. Mammà mi diceva sempre: "non me rompere i coglioni, sei uno smidollato, come uomo non esisti, sei un imbriagone". E allora mi sono incazzato e un giorno ho detto: "basta.. guarda.. mi compro una barca e mi faccio il giro del mondo e navigo da solo ecco". E così compii quest'impresa. Feci il navigatore solitario. Giorno e notte, fra cielo e mare, mare e cielo. In questa natura, padrone del mondo. Lei non sa cosa vuol dire il navigatore solitario. Solo, nell'immensità del mare, in assoluta meditazione, a contatto della natura più pura, è allora che capisci... quanto sei stronzo, a compiere queste imprese, che non servono a un cazzo. (Giovan Maria Catalan Belmonte)
Io non riesco a giustificare queste imprese nemmeno quando hanno successo, non ho nessuna particolare stima nemmeno per Reinhold Messner, ad esempio. Mi sembra che queste persone ci dicano che la vita umana non e' degna di essere vissuta se non la si mette a rischio per trascenderla compiendo imprese sovraumane. Non e' un pensiero che mi sento di condividere.
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Re: In Memoria
nei giorni addietro stavo seguendo un po' la situazione delle due spedizioni impegnate sul K2, poi ieri, leggendo della morte dei due alpinisti sul Nanga, ho appreso che anche per quest'anno la seconda montagna della terra è rimasta inviolata in inverno, unica fra i quattordici ottomila.
il Nanga Parbat è stata e rimane un'ossessione per tantissimi alpinisti, come l'Annapurna e il K2 (tra gli ottomila).
l'anno scorso, la bravissima alpinista francese Elisabeth Revol e il suo collega e amico polacco Tom Mackiewicz riuscirono ad arrivare in cima in inverno (non passando per lo sperone), però al ritorno Mackiewicz cominciò a stare male (edema polmonare), e la Revol dovette lasciarlo lì altrimenti non ci sarebbero state chances nemmeno per lei, che intraprese una folle discesa. Fu un'odissea (sola, al gelo, di notte, a circa 7000 metri). La ritrovarono senza uno scarpone (se lo era tolto per via delle allucinazioni, in preda alle quali - come ha raccontato - si era tolta lo scarpone per avere una tazza di tè caldo offerto da un fantasma...o qualcosa del genere), con un piede nero e congelato (non che l'altro stesse tanto meglio) e le mani pure. Non so come sia andata a finire a distanza di un anno, se i medici siano riusciti a scongiurare l'amputazione del piede, e se l'alpinista sia ancora in grado di rimettersi gli scarponi per tentare altre imprese.
il Nanga Parbat è stata e rimane un'ossessione per tantissimi alpinisti, come l'Annapurna e il K2 (tra gli ottomila).
l'anno scorso, la bravissima alpinista francese Elisabeth Revol e il suo collega e amico polacco Tom Mackiewicz riuscirono ad arrivare in cima in inverno (non passando per lo sperone), però al ritorno Mackiewicz cominciò a stare male (edema polmonare), e la Revol dovette lasciarlo lì altrimenti non ci sarebbero state chances nemmeno per lei, che intraprese una folle discesa. Fu un'odissea (sola, al gelo, di notte, a circa 7000 metri). La ritrovarono senza uno scarpone (se lo era tolto per via delle allucinazioni, in preda alle quali - come ha raccontato - si era tolta lo scarpone per avere una tazza di tè caldo offerto da un fantasma...o qualcosa del genere), con un piede nero e congelato (non che l'altro stesse tanto meglio) e le mani pure. Non so come sia andata a finire a distanza di un anno, se i medici siano riusciti a scongiurare l'amputazione del piede, e se l'alpinista sia ancora in grado di rimettersi gli scarponi per tentare altre imprese.
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Re: In Memoria
Queste persone non vogliono dirci niente.uglygeek ha scritto:
Io non riesco a giustificare queste imprese nemmeno quando hanno successo, non ho nessuna particolare stima nemmeno per Reinhold Messner, ad esempio. Mi sembra che queste persone ci dicano che la vita umana non e' degna di essere vissuta se non la si mette a rischio per trascenderla compiendo imprese sovraumane. Non e' un pensiero che mi sento di condividere.
Un alpinista, come un surfista, come chiunque affronti discese ardite e risalite, cerca la realizzazione , il senso della vita, l'appagamento nell'affrontare la neve, le altezze, le onde, le maree, o qualsiasi altro elemento.
E mette in preventivo la possibilità di lasciarci la pelle. Il corollario di notizie, di commenti alle notizie, di commenti ai commenti alle notizie, è irrilevante. E non hanno bisogno nemmeno della stima altrui, confidando nella stima in se stessi.
La vita umana ognuno la può vivere come vuole. Dandole il significato che vuole.
I due alpinisti potevano decidere di vivere la loro vita stando attaccati ad uno smartphone 24 ore al giorno e pensando solo a copulare, mangiare e cagare. E potevano morire cadendo dalla scala mentre cercavano di appendere un quadro. La differenza è che in questo caso nessuno si sarebbe permesso di giudicare la loro morte. Oltre che la loro vita.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
Re: In Memoria
uglygeek ha scritto:Mi sembra che queste persone ci dicano che la vita umana non e' degna di essere vissuta se non la si mette a rischio per trascenderla compiendo imprese sovraumane.
E' appunto quello che ho scritto io.PINDARO ha scritto:Un alpinista, come un surfista, come chiunque affronti discese ardite e risalite, cerca la realizzazione , il senso della vita, l'appagamento nell'affrontare la neve, le altezze, le onde, le maree, o qualsiasi altro elemento.
E mette in preventivo la possibilità di lasciarci la pelle.
Cercare la realizzazione, il senso nella vita, in imprese inutilmente ardite. Perche' non avrebbe senso vivere una vita normale che magari termina banalmente perche' scivoli su uno scalino.
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Re: In Memoria
Tu parti dal presupposto che lo facciano per dirti qualcosa, per dirci qualcosa.
Io da presupposto che lo facciano per se stessi.
Chi vuole affrontare una montagna o una onda, lo fa a prescindere che ci sia un depositario o una platea.
In un'epoca dove c'è chi vuol mettere su instagram anche quando si fa un clistere.
Io da presupposto che lo facciano per se stessi.
Chi vuole affrontare una montagna o una onda, lo fa a prescindere che ci sia un depositario o una platea.
In un'epoca dove c'è chi vuol mettere su instagram anche quando si fa un clistere.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
Re: In Memoria
Certo che quel "ci dicano" e un'espressione metaforica, e' implicito che non vogliano imporre a nessuno di scalare il K2, mi sembrava evidente. E' un modo per dire: "Ci dicono che per loro la vita non ha senso se non viene spesa in questo genere di imprese". E ovviamente, dal loro punto di vista una vita vissuta in maniera piu' banale e tranquilla non merita davvero di essere vissuta.PINDARO ha scritto:Tu parti dal presupposto che lo facciano per dirti qualcosa, per dirci qualcosa.
Io da presupposto che lo facciano per se stessi.
Chi vuole affrontare una montagna o una onda, lo fa a prescindere che ci sia un depositario o una platea.
In un'epoca dove c'è chi vuol mettere su instagram anche quando si fa un clistere.
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Re: In Memoria
NK7 ha scritto:Mi chiedo sempre cosa induca alcune persone a rischiare così tanto in imprese ai confini del realizzabile.
Ok il desiderio di spingere più in là i limiti propri e dell'uomo in quanto tale, ma oltre a un certo punto ne vale proprio la pena? Certo, se 100 anni non avessimo avuto i pionieri del volo a rischiare l'osso del collo su quei trabiccoli improbabili oggi le compagnie aeree non esisterebbero, ma è davvero così fondamentale per l'umanità riuscire a scalare una montagna di 8mila metri?
È una passione, capisco, però boh, l'istinto di sopravvivenza dovrebbe prevalere. O più probabilmente sono io un pavido.
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Re: In Memoria
Bellissimo.uglygeek ha scritto:E' un pensiero un po' cinico, lo so, ma quando succedono queste cose a me viene subito in mente Alberto Sordi, dal film "I mostri", nell'episodio del Pronto Soccorso:
https://www.youtube.com/watch?v=GSNfTBsu3_MAh è l'immobilità mio caro, succede. È anche l'umidità. Accadde anche a me molto tempo fà, quando feci il navigatore solitario. Mammà mi diceva sempre: "non me rompere i coglioni, sei uno smidollato, come uomo non esisti, sei un imbriagone". E allora mi sono incazzato e un giorno ho detto: "basta.. guarda.. mi compro una barca e mi faccio il giro del mondo e navigo da solo ecco". E così compii quest'impresa. Feci il navigatore solitario. Giorno e notte, fra cielo e mare, mare e cielo. In questa natura, padrone del mondo. Lei non sa cosa vuol dire il navigatore solitario. Solo, nell'immensità del mare, in assoluta meditazione, a contatto della natura più pura, è allora che capisci... quanto sei stronzo, a compiere queste imprese, che non servono a un cazzo. (Giovan Maria Catalan Belmonte)
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Re: In Memoria
Anche perché lo scarpone credo sia rimasto in vetta, non credo che lo abbiano recuperatoeddie v. ha scritto: Non so se l'alpinista sia ancora in grado di rimettersi gli scarponi per tentare altre imprese.
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Re: In Memoria
.PINDARO ha scritto:Queste persone non vogliono dirci niente.
Un alpinista, come un surfista, come chiunque affronti discese ardite e risalite, cerca la realizzazione , il senso della vita, l'appagamento nell'affrontare la neve, le altezze, le onde, le maree, o qualsiasi altro elemento.
E mette in preventivo la possibilità di lasciarci la pelle. Il corollario di notizie, di commenti alle notizie, di commenti ai commenti alle notizie, è irrilevante. E non hanno bisogno nemmeno della stima altrui, confidando nella stima in se stessi.
La vita umana ognuno la può vivere come vuole. Dandole il significato che vuole.
I due alpinisti potevano decidere di vivere la loro vita stando attaccati ad uno smartphone 24 ore al giorno e pensando solo a copulare, mangiare e cagare. E potevano morire cadendo dalla scala mentre cercavano di appendere un quadro. La differenza è che in questo caso nessuno si sarebbe permesso di giudicare la loro morte. Oltre che la loro vita.
Re: In Memoria
Sono d'accordo con Pindaro, con due obiezioni di responsabilità:
1. Quando la tua passione può mettere in difficoltà altre persone, bisognerebbe avere la forza (facile dirlo, ovvio) di limitarsi: penso, nel caso degli alpinisti, non tanto ai colleghi disposti a interventi estremi di salvataggio (si tratta di uomini e donne che giocano la stessa partita) quanto a quei poveracci che devono andare loro dietro.
2. Discorso analogo per le persone che amano ed hanno legami con quelli che hanno queste passioni: e se moglie e fidanzati hanno scelto la persona, e quindi conoscono chi vanno a scegliere, dei figli ti capitano.
1. Quando la tua passione può mettere in difficoltà altre persone, bisognerebbe avere la forza (facile dirlo, ovvio) di limitarsi: penso, nel caso degli alpinisti, non tanto ai colleghi disposti a interventi estremi di salvataggio (si tratta di uomini e donne che giocano la stessa partita) quanto a quei poveracci che devono andare loro dietro.
2. Discorso analogo per le persone che amano ed hanno legami con quelli che hanno queste passioni: e se moglie e fidanzati hanno scelto la persona, e quindi conoscono chi vanno a scegliere, dei figli ti capitano.
Re: In Memoria
ciò per cui vale la pena vivere è soggettivo, dipende da quello che una persona ritiene essenziale, in base ai suoi principi.uglygeek ha scritto: E' un modo per dire: "Ci dicono che per loro la vita non ha senso se non viene spesa in questo genere di imprese". E ovviamente, dal loro punto di vista una vita vissuta in maniera piu' banale e tranquilla non merita davvero di essere vissuta.
quindi ciò che ti spinge a sentirti vivo, al di là della routine (quindi la banalità, se vogliamo chiamarla così) che contraddistingue l'esistenza di chiunque (anche di quelli che fanno sport estremi), cambia da persona a persona, o da alcuni gruppi ad altri gruppi di persone. michelangelo, picasso , mozart...per loro probabilmente la vita aveva senso di essere veramente vissuta solo davanti ad un blocco di marmo, una tela o un pianoforte, per gli alpinisti una parete, magari già che ci siamo d'inverno, che è più difficile. ora è vero che stare appesi ad una roccia con un chiodo e una corda ed il vuoto sotto ti espone a rischi maggiori che schiacciare i tasti di un pianoforte, ma il senso di realizzazione personale, evidentemente, è lo stesso. credo.
poi, se uno preferisce l'arte alla montagna (o viceversa), e ritiene l'opera di un artista più significativa (per tutta una serie motivi: culturali, estetici, educativi, ecc) di una scalata, questo è un altro discorso.
Il problema non è l'acqua che beviamo, è l'acqua che mangiamo.
Re: In Memoria
Si esatto. È proprio quello che volevo obiettare al discorso di Pindaro.Gios ha scritto:Sono d'accordo con Pindaro, con due obiezioni di responsabilità:
1. Quando la tua passione può mettere in difficoltà altre persone, bisognerebbe avere la forza (facile dirlo, ovvio) di limitarsi: penso, nel caso degli alpinisti, non tanto ai colleghi disposti a interventi estremi di salvataggio (si tratta di uomini e donne che giocano la stessa partita) quanto a quei poveracci che devono andare loro dietro.
2. Discorso analogo per le persone che amano ed hanno legami con quelli che hanno queste passioni: e se moglie e fidanzati hanno scelto la persona, e quindi conoscono chi vanno a scegliere, dei figli ti capitano.
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Re: In Memoria
Però non mettere su famiglia, allora, altrimenti hai delle responsabilità.madmarat ha scritto:.PINDARO ha scritto:Queste persone non vogliono dirci niente.
Un alpinista, come un surfista, come chiunque affronti discese ardite e risalite, cerca la realizzazione , il senso della vita, l'appagamento nell'affrontare la neve, le altezze, le onde, le maree, o qualsiasi altro elemento.
E mette in preventivo la possibilità di lasciarci la pelle. Il corollario di notizie, di commenti alle notizie, di commenti ai commenti alle notizie, è irrilevante. E non hanno bisogno nemmeno della stima altrui, confidando nella stima in se stessi.
La vita umana ognuno la può vivere come vuole. Dandole il significato che vuole.
I due alpinisti potevano decidere di vivere la loro vita stando attaccati ad uno smartphone 24 ore al giorno e pensando solo a copulare, mangiare e cagare. E potevano morire cadendo dalla scala mentre cercavano di appendere un quadro. La differenza è che in questo caso nessuno si sarebbe permesso di giudicare la loro morte. Oltre che la loro vita.
Re: In Memoria
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Re: In Memoria
Comunque andrà analizzato bene il motivo della morte. Le immagini paiono escludere che i due alpinisti siano stati sorpresi da una valanga. L'ipotesi è che siano morti per il vento e il freddo. In qualche modo questo fa ancora più male.....perché se così fosse, i due ragazzi avrebbero scansato il pericolo principale di quella montagna, cioè le continue valanghe in questa stagione, con veri e propri "grattacieli di ghiaccio" che vengono giù quasi giornalmente, e sarebbero stati sorpresi da stanchezza e gelo. Incredibile. Poveri ragazzi.
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Re: In Memoria
Io non giudico nessuno.
È una libera scelta, un hobby che diventa lavoro se trovi gli sponsor o rimane una passione.
Non giudico, è come essere tirato sotto mentre fai il giro di allenamento in bici.
Mi dispiace per dei bravi ragazzi morti, nessuna critica e nemmeno monumenti.
Monumenti a chi rischia la vita per i salvataggi.
Se si parla di stima (senza andare nei casi specifici che non conosco) frase stimo di più uno che fa due lavori per “campare la famiglia” che non chi compie imprese assurde difficili e pericolose.
Ecco, ho una certa ammirazione irrazionale per chi ha grandi passioni e che riescono a farne il perno della vita.
Credo sia questa una scelta più coraggiosa dell’impresa stessa.
È una libera scelta, un hobby che diventa lavoro se trovi gli sponsor o rimane una passione.
Non giudico, è come essere tirato sotto mentre fai il giro di allenamento in bici.
Mi dispiace per dei bravi ragazzi morti, nessuna critica e nemmeno monumenti.
Monumenti a chi rischia la vita per i salvataggi.
Se si parla di stima (senza andare nei casi specifici che non conosco) frase stimo di più uno che fa due lavori per “campare la famiglia” che non chi compie imprese assurde difficili e pericolose.
Ecco, ho una certa ammirazione irrazionale per chi ha grandi passioni e che riescono a farne il perno della vita.
Credo sia questa una scelta più coraggiosa dell’impresa stessa.
Il primo a postare un messaggio alla nascita di questo forum
Re: In Memoria
Nì, un paragone più pertinente sarebbe dire che è come esser tirati sotto mentre fai il giro di allenamento in bici contromano sulla tangenziale nell'ora di punta.alessandro ha scritto:Io non giudico nessuno.
È una libera scelta, un hobby che diventa lavoro se trovi gli sponsor o rimane una passione.
Non giudico, è come essere tirato sotto mentre fai il giro di allenamento in bici.
Comunque credo che nessuno qui volesse sindacare il sacrosanto diritto di fare della propria vita quel che si ritiene opportuno. Il punto è che come riporta chiaky queste imprese sono spesso al confine del suicidio e quando hai una famiglia forse dovrebbero prevalere altre considerazioni.
Non so, ragiono per assurdo: io se avessi figli e questi mi chiedessero di non andare ai concerti metal perchè, dico per dire eh, è troppo pericoloso, non esiterei un secondo. Lascerei perdere subito per quanto sia una delle passioni su cui ruota la mia esistenza.
Però boh, io ho una mia scala di valori che mi porta ad anteporre gli affetti a qualunque altra cosa e non è detto che sia per forza di cose migliore di quella di Tizio che preferisce, che so, farsi tutte le trasferte a seguire la squadra piuttosto che passare i weekend con i figli.
"Together we will make MyMag Metal again"
Re: In Memoria
Forse non è proprio così...probabilmente fare un giro in bici è molto meno pericoloso.alessandro ha scritto:Io non giudico nessuno.
È una libera scelta, un hobby che diventa lavoro se trovi gli sponsor o rimane una passione.
Non giudico, è come essere tirato sotto mentre fai il giro di allenamento in bici.
Mi dispiace per dei bravi ragazzi morti, nessuna critica e nemmeno monumenti.
Monumenti a chi rischia la vita per i salvataggi.
Se si parla di stima (senza andare nei casi specifici che non conosco) frase stimo di più uno che fa due lavori per “campare la famiglia” che non chi compie imprese assurde difficili e pericolose.
Ecco, ho una certa ammirazione irrazionale per chi ha grandi passioni e che riescono a farne il perno della vita.
Credo sia questa una scelta più coraggiosa dell’impresa stessa.
Gli alpinisti morti nel corso degli ultimi 100 anni sono innumerevoli. Si tratta davvero di sfidare la morte in molti casi. Nel caso specifico dello sperone scelto da Nardi si è parlato di un livello di rischio simile all'andare a 200 all'ora bendati contromano (citazione di altri famosi alpinisti), quindi si tratta di una scelta sostanzialmente suicida in una attività come l'alpinismo, già di suo altamente rischiosa.
Del tutto d'accordo su chi rischia la vita per i salvataggi. Tra l'altro pare che dopo l'abbandono del campo di ieri (si era detto che era impossibile recuperare i corpi in questo momento), invece si cercherà di riportare a casa i corpi alle loro famiglie. Speriamo che ce la facciano e che non debbano a loro volta rischiare la vita.
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Re: In Memoria
Intanto Messner dichiara di aver più volte detto a Nardi di non andare, e pur nel cordoglio afferma che tentare di attraversare quello sperone è "un atto stupido più che eroico".
D'altra parte le ultime interviste a Nardi prima di partire mi avevano colpito perché parevano una sorta di testamento, con tanto di raccomandazioni al figlio per quando sarà grande. Insomma, probabilmente Nardi era ben consapevole di stare sfidando in destino in modo irrazionale ma nonostante questo c'era qualcosa che gli impediva di abbandonare il proposito. Vuoi l'eroismo, vuoi una ragione di vita, vuoi la volontà di entrare nella storia, vuoi il senso di rivalsa, vuoi una semplice fissazione. Non lo sapremo mai davvero.
… E guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere
Se poi è tanto difficile morire ....
D'altra parte le ultime interviste a Nardi prima di partire mi avevano colpito perché parevano una sorta di testamento, con tanto di raccomandazioni al figlio per quando sarà grande. Insomma, probabilmente Nardi era ben consapevole di stare sfidando in destino in modo irrazionale ma nonostante questo c'era qualcosa che gli impediva di abbandonare il proposito. Vuoi l'eroismo, vuoi una ragione di vita, vuoi la volontà di entrare nella storia, vuoi il senso di rivalsa, vuoi una semplice fissazione. Non lo sapremo mai davvero.
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Re: In Memoria
Sono abbastanza in linea con quanto ha scritto Pindaro.
La domanda a cui rispondere è: quanto è realmente rischioso? E la valutazione del rischio è tutto tranne che semplice.
Tempo fa ho visto questo TED di Alex Honnold, primo uomo a scalare El Captain senza imbracatura. Qualche giorno fa poi l'ho visto con un Oscar in mano e ho scoperto che su quella scalata ci hanno fatto un documentario che ha vinto proprio l'Oscar quest'anno.
Al di la di questo mi ha colpito la meticolosità con cui ha preparato quella singola scalata. L'ha scalato molte volte imbracato studiando il percorso, ha memorizzato il percorso e tutti gli appigli/appoggi (scusate ma non so come si dice), ha visualizzato il percorso con tecniche di visualizzazione e - questo è quello che ho trovato più assurdo - per 6 mesi ha fatto uno streatching specifico per riuscire a sollevare la gamba e avere un appoggio saldo in un determinato punto della scalata.
Tutto profondamente diverso da quello che mi aspettavo, non è un irresponsabile o una persona che flirta con il rischio, ma che cerca di controllarlo e minimizzarlo (o addirittura annullarlo).
La domanda a cui rispondere è: quanto è realmente rischioso? E la valutazione del rischio è tutto tranne che semplice.
Tempo fa ho visto questo TED di Alex Honnold, primo uomo a scalare El Captain senza imbracatura. Qualche giorno fa poi l'ho visto con un Oscar in mano e ho scoperto che su quella scalata ci hanno fatto un documentario che ha vinto proprio l'Oscar quest'anno.
Al di la di questo mi ha colpito la meticolosità con cui ha preparato quella singola scalata. L'ha scalato molte volte imbracato studiando il percorso, ha memorizzato il percorso e tutti gli appigli/appoggi (scusate ma non so come si dice), ha visualizzato il percorso con tecniche di visualizzazione e - questo è quello che ho trovato più assurdo - per 6 mesi ha fatto uno streatching specifico per riuscire a sollevare la gamba e avere un appoggio saldo in un determinato punto della scalata.
Tutto profondamente diverso da quello che mi aspettavo, non è un irresponsabile o una persona che flirta con il rischio, ma che cerca di controllarlo e minimizzarlo (o addirittura annullarlo).
balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
Re: In Memoria
Il modo migliore per minimizzare il rischio non sarebbe stato non scalare El Captain senza imbracatura? E nemmeno con l'imbracatura?NNick87 ha scritto: Tutto profondamente diverso da quello che mi aspettavo, non è un irresponsabile o una persona che flirta con il rischio, ma che cerca di controllarlo e minimizzarlo (o addirittura annullarlo).
Poi certo, sono sicuro che fanno le cose con molta professionalita'. Ed e' vero che la valutazione del rischio non e' semplice. Avevo letto una volta un'intervista ad un "avventuriero" inglese, famoso in Gran Bretagna per imprese come traversate del deserto a piedi e cose simili, che diceva che lui amava il pericolo ma non era matto e non sarebbe mai andato in bicicletta a Londra.
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.
Re: In Memoria
La percezione del rischio è del tutto personale. Chiaro.
Però se una cosa è un suicidio è un suicidio e se ne esci vivo è un miracolo. Ecco. Questo direi che è anche abbastanza chiaro.
Però se una cosa è un suicidio è un suicidio e se ne esci vivo è un miracolo. Ecco. Questo direi che è anche abbastanza chiaro.
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Re: In Memoria
Diciamo che tentare imprese del genere con un figlio di un anno...boh. probabilmente le priorità personali sono altre. Rispettabile eh. Non so se lo troverà rispettabile suo figlio in età della ragione.
Lo voglio rivedere, Fabio