Libia: la resa dei conti

Dibattito sulla vita sociale, sui problemi politici e sui microchip nei vaccini
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klaus
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da klaus »

A me l'eclatante intervento di Mentana è apparso trito nella contestazione semantica (più che ovviamente giusta e più che ovviamente inutile) dei tremini con cui si descrive un intervento armato, internet-conspiracy style nella negazione dei bombardamenti del regime sui civili, cerchiobottista quando ha richiamato in causa per la 120esima volta l'intervento armato nella ex Jugoslavia.
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parca85
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da parca85 »

Anche oggi 22 morti in Siria. Ma nessuno se li fila di striscio.

Uno schifo.
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parca85
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da parca85 »

12 morti. E tutto tace.
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parca85
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da parca85 »

OGGI l'Unione Europa ha disposto sanzioni e l'embargo sulla fornitura di armi nei confronti della Siria.

Nessuno invoca interventi militari, nessuno caca di striscio la situazione: tutti presi a commentare il matrimonio di William e Kate o a inventare possibile trame fantascientifiche sulla fine di Bin Laden (porchè no, non si può accettare che gli americani ne abbiano fatta una giusta). Benvenuti in Italia
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wiper
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da wiper »

Immigrazione, la Danimarca sospende il trattato di Schengen

La Danimarca ha sosopeso il trattato di Schengen e ha reintrodotto i controlli di frontiera con i vicini Germania e Svezia. Lo ha annunciato il ministro delle finanze Claus Hjort Frederiksen.
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parca85
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da parca85 »

Oggi 13 morti in Siria, uccisi a colpi di carro armato. A quanto ammonta il numero di vittime richiesto per scatenare il vostro sdegno e richiedere l'inizio di una nuova guerra?

Sottolineo poi il colpo di classe di Frattini: "Diciamolo francamente", ha proseguito il titolare della Farnesina: "Assad, il presidente siriano, non è Gheddafi"
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Pindaro
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da Pindaro »

parca85 ha scritto: "Assad, il presidente siriano, non è Berlusconi"
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Rosewall
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da Rosewall »

Rasmussen: per Gheddafi è «game over»

Aggiorniamo:
il 23-2 Abdel Moneim al-Honi ha scritto:Muammar Gheddafi crollerà in pochi giorni.
il 28-2 Abdel Hafiz Ghoga ha scritto:Vinceremo in pochi giorni.
il 2-3 Frattini ha scritto:Gheddafi cadrà, ma potrebbe volerci qualche settimana.
[quote="il 10-5 Berniq, "sito di opposizione","]Tripoli è in rivolta, ribelli pronti a marciare sulla capitale[/quote]
il 16-5 Frattini ha scritto:Gheddafi ha le ore contate.
il 30-5 Rasmussen ha scritto:Il regno del terrore di Gheddafi è alla fine. Stiamo raggiungendo tutti i nostri obiettivi.
il 9-6 Hillary Clinton ha scritto:Gheddafi ha i giorni contati.
il 14-6 Farhat Bengdara ha scritto:Muammar Gheddafi ha i giorni contati perche' il regime non ha piu' liquidita'
il 23-6 David Cameron ha scritto:Gheddafi è solo, ha le ore contate
il 6-7 Rasmussen ha scritto:Per Gheddafi è game over.
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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alessandro
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da alessandro »

parca85 ha scritto:Oggi 13 morti in Siria, uccisi a colpi di carro armato. A quanto ammonta il numero di vittime richiesto per scatenare il vostro sdegno e richiedere l'inizio di una nuova guerra?

Sottolineo poi il colpo di classe di Frattini: "Diciamolo francamente", ha proseguito il titolare della Farnesina: "Assad, il presidente siriano, non è Gheddafi"
sarebbe da intervenire subito.
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Albornoz
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da Albornoz »

Star_Ace ha scritto:Con Gheddafi qualcuno ha giocato per un pò (amazzoni, accampamenti, orge coraniche, amicizie) e altri hanno lasciato fare. Ora il tempo dei giochi è finito. La Francia progetta dalla ormai lontana Guerra delle Toyota di eliminare il regime, le altre super potenze occidentali hanno gravi conti in sospeso.

No fly zone e forze schierate sul campo a circondare la Libia. Risoluzione dell'ONU con richiesta inaccettabile per Gheddafi (richiesta al Rais di lasciarsi ammazzare dai ribelli senza sparare un proiettile).
Molta confusione.

Una polveriera e noi nel mezzo.
Backhandwinner+Disdifr ha scritto:15.44 Al Jazeera: Da summit Parigi via libera ad attacco militare.

Gheddafi, un pazzo criminale con i giorni contati, si spera.
Star_Ace ha scritto:La situazione si delinea.
Gli US bombardano con 110 tomahawk, l'UK ha dato il via a operazioni militari. E' guerra aperta.

Operazione "Odyssey Down"
Coalizione: UK, US, Francia, Italia e Canada.

First phase of a multiphase operation

Ci saranno operazioni di terra
Star_Ace ha scritto:Il nostro Premier sta immolando se stesso (e purtroppo tutta l'Italia) per difendere un dittatore sanguinario.
E' chiaro che questa posizione non verrà tollerata da GB, Francia e USA.
Attenzione che a questo giro RISCHIA E, PURTROPPO, RISCHIAMO GROSSO
PINDARO ha scritto:Chi vuole la guerra.
Io volevo solo fosse preso Gheddafi e impalato in qualche piazza.
L'intervento è tardivo.
Chi vuole la guerra? L'intervento è tardivo!
Rosewall ha scritto:Rasmussen: per Gheddafi è «game over»

Aggiorniamo:
il 23-2 Abdel Moneim al-Honi ha scritto:Muammar Gheddafi crollerà in pochi giorni.
il 28-2 Abdel Hafiz Ghoga ha scritto:Vinceremo in pochi giorni.
il 2-3 Frattini ha scritto:Gheddafi cadrà, ma potrebbe volerci qualche settimana.
[quote="il 10-5 Berniq, "sito di opposizione","]Tripoli è in rivolta, ribelli pronti a marciare sulla capitale
il 16-5 Frattini ha scritto:Gheddafi ha le ore contate.
il 30-5 Rasmussen ha scritto:Il regno del terrore di Gheddafi è alla fine. Stiamo raggiungendo tutti i nostri obiettivi.
il 9-6 Hillary Clinton ha scritto:Gheddafi ha i giorni contati.
il 14-6 Farhat Bengdara ha scritto:Muammar Gheddafi ha i giorni contati perche' il regime non ha piu' liquidita'
il 23-6 David Cameron ha scritto:Gheddafi è solo, ha le ore contate
[/quote]

Rosewall, te l'ho già detto e secondo me tu hai anche capito.
Intorno a marzo c'è stata molta eccitazione risorgimentale, Benigni sul cavallo, ecitazione bunga bunga pure, ed inconsciamente la gente voleva un po' di sangue, naturalmente in Libia, sennò magari è pericoloso.

Adesso prima o poi, con calma, la situazione Gheddafi si sistema, o almeno così dicono tutte le "superpotenze occidentali" :D, e poi si vedrà che fare per la Libia.

In realtà tutta questa storia è stata, nei fatti: Gheddafi e le superpotenze che di notte giocano a Buny il coniglio, lui si nasconde e loro cercano il buco.
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Rosewall
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da Rosewall »

Può rimanere, ma solo se esce di scena dalla vita politica della Libia. E' la proposta che il ministro degli Esteri francesi Alain Juppè ha lanciato a Muammar Gheddafi

ahahahahahahahahahahaahahah
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
Albornoz
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da Albornoz »

Sito Corriere

Le forze anti-regime dimostrano di non essere in grado di controllare il Paese

L'assassinio di Younes, segno della debolezza dei ribelli
Vittima di un regolamento di conti interno o di sicari di Gheddafi. In ogni caso resta il problema politico

Libia, ucciso il generale dei ribelli
Le forze anti-regime dimostrano di non essere in grado di controllare il Paese


L’assassinio del generale Abdel Fattah Younes costituisce l’ennesimo, gravissimo segnale delle debolezze dei ribelli libici. Quasi certamente Younes è stato vittima di un regolamento di conti interno. E se anche fosse stato ucciso da un sicario del regime ciò sarebbe il segno di quante carte Gheddafi ha ancora in mano.

Sospettato da tempo di continuare a collaborare segretamente con Gheddafi (la sua abitazione era stata vandalizzata e bruciata dalla folla durante le rivolte di febbraio a Bengasi), l’ex ministro della Difesa e degli Interni della dittatura era una figura estremamente controversa nel ruolo di responsabile delle forze militari tra i rivoltosi. Una delle accuse più note era che la terza settimana di febbraio avesse lasciato fuggire a Tripoli i massimi dirigenti della repressione contro la rivoluzione prima di passare decisamente dalla parte dei ribelli.


Anche la sua evidente incapacità di coordinamento con la Nato, tanto da causare alcuni sanguinosi incidenti con vittime tra le sue truppe per «fuoco amico», era giudicata con crescente sospetto. Ma il problema ora diventa più politico che militare. I ribelli non sono palesemente in grado di defenestrare il regime di Gheddafi con le loro forze. Necessitano della Nato, che non è disposta a fare la rivoluzione al loro posto. In più i ribelli sono divisi, frazionati. La tribù di Younes ora chiederà giustizia. Cresce la possibilità di sanguinose vendette interne. La loro economia è in ginocchio. Non riescono neppure ad avanzare da Ajdabya sulla raffineria di Brega, un centinaio di chilometri che permetterebbe loro di cominciare a pensare seriamente a produrre e vendere petrolio.

Tra pochi giorni inizierà il Ramadan e con esso un mese di rallentamento delle attività militari. Lo stallo diventerà status quo. Ma il tempo ora non gioca più dalla parte dei ribelli. Il loro rifiuto a trattare con Gheddafi è frutto dell’ombrello offerto dalla Nato, che non durerà all’infinito. Settembre è alle porte. In Libia i giochi restano del tutto aperti.
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Karelias
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da Karelias »

parca85 ha scritto:Anche oggi 22 morti in Siria. Ma nessuno se li fila di striscio.

Uno schifo.
Anche oggi l'esercito spara sulla folla. 100 morti nella più totale indifferenza dei politicanti occidentali.
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alessandro
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da alessandro »

Karelias ha scritto:
parca85 ha scritto:Anche oggi 22 morti in Siria. Ma nessuno se li fila di striscio.

Uno schifo.
Anche oggi l'esercito spara sulla folla. 100 morti nella più totale indifferenza dei politicanti occidentali.
Cannonate sulla folla: massacro in Siria
A Damasco bombe sui manifestanti
ma cosa aspettano a fare qualcosa??

ONU, EU, NATO, qualcuno.
deve passare il concetto che questo non puo' essere piu' accettato.
( a parte russia e cina, li non ci si puo' fare nulla)
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da laplaz »

Karelias ha scritto:Anche oggi l'esercito spara sulla folla. 100 morti nella più totale indifferenza dei politicanti occidentali.
Siria amica, Libia nemica.
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Rosewall
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da Rosewall »

durissima la reazione della comunità internazionale: non si fa.
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da Roda »

Siria : vedi che a volte essere senza petrolio può anche essere una botta di cùlo (x Assad) o di sfiga (x gli oppositori)
Porta l’amante a casa e trova la moglie a letto con due uomini. Tecnicamente è un full.
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da gianlu »

Rosewall ha scritto:durissima la reazione della comunità internazionale: non si fa.
Perlomeno il terzo polo chiede che l'ambasciatore torni per consultazioni :D
Scherzi a parte, il regime non cadrà finché Damasco sarà in mano loro.
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da Mp1 »

Nazioni Unite, USA ed UE abominevoli.
Okefenokee ha scritto:Senza curiosità, cultura, educazione civica e civile, voglia di informarsi, di capire, di studiare, non si va da nessuna parte.
Pitone ha scritto:Non serve schifare, basta evitare.
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da Nickognito »

so che sono ripetitivo, ma che vuoi che faccia un governo votato da un popolo che se ne frega della politica estera? La gente non vota per la politica estera, se ne frega totalmente, e questi sono i risultati. Se ne frega se vince la sinistra, o la destra, se aumenta le tasse o fa stare un po´meglio gli operari, se uno e´un po´piu´ateo o un po´piu´bigotto.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da alessandro »

a nessuno in nessuna parte del mondo frega della politica estera.
cioe', al limite frega del rapporto tra il proprio stato e un altro stato, ma delle vicessitudini di altri stati, frega poco o nulla, e' moda, (qualcuno sa piu' nulla della Birmania? ), ci sara' poi una elite che si interessa, si indigna e via cosi', ma vuoi mettere la crisi Siriana con "Un milione di posti di lavoro" ??
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da Albornoz »

Rosewall ha scritto:durissima la reazione della comunità internazionale: non si fa
Secondo me con un governo adeguato 5 milioni di baionette volontarie l'Italia le trova, e in Siria può fare anche tutto da sola, senza aspettare sempre gli Usa-Gb (ovviamente non con l'unilateralismo puro ma col supporto della nostra sfera di influenza, Albania-Transilvania).

Perchè se è giusto è giusto.

O almeno un qualsiasi partito che chieda al governo di farsi promotore di un'azione militare internazionale in Siria, quindi anche contro Hezbollah col quale qualche tempo fa, ai tempi di D'Alema, si andava a braccetto.

Tralaltro magari se Assad cade Hezbollah sposta i missili dalla Siria al Libano, ed a questo punto la forza d'interposizione, a norma di mandato, dovrebbe intervenire sul serio.

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Notizie dalla Libia, tanto per non cambiare troppo discorso: i ribelli festeggiano l'inizio del Ramadan sparandosi fra di loro.
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da BackhandWinner »

Albornoz ha scritto:
Rosewall ha scritto:durissima la reazione della comunità internazionale: non si fa
Secondo me con un governo adeguato 5 milioni di baionette volontarie l'Italia le trova, e in Siria può fare anche tutto da sola, senza aspettare sempre gli Usa-Gb (ovviamente non con l'unilateralismo puro ma col supporto della nostra sfera di influenza, Albania-Transilvania).

Perchè se è giusto è giusto.

O almeno un qualsiasi partito che chieda al governo di farsi promotore di un'azione militare internazionale in Siria, quindi anche contro Hezbollah col quale qualche tempo fa, ai tempi di D'Alema, si andava a braccetto.

Tralaltro magari se Assad cade Hezbollah sposta i missili dalla Siria al Libano, ed a questo punto la forza d'interposizione, a norma di mandato, dovrebbe intervenire sul serio.

------------------------------

Notizie dalla Libia, tanto per non cambiare troppo discorso: i ribelli festeggiano l'inizio del Ramadan sparandosi fra di loro.
Ah (a parte quel simpatico 's'andava a braccetto con Hezbollah').
E quindi?
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da Albornoz »

BackhandWinner ha scritto: E quindi?
E quindi, Assad "ha le ore contate" (si spera)" (cit.) :D

Immagino che ogni problema pratico relativo ad un possibile intervento in Siria (di questi tempi) sia già stato ampiamente considerato (quanto meno nel vostro videogame).

--------------------

Tanto per non cambiare troppo discorso, Gb e Francia (le famose "superpotenze occidentali" :D) tirano avanti il Libia con i costosissimi rifornimenti di uno stato con prospettive di defalut, e i bombardieri della Garibaldi han finito le bombe.
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da klaus »

Albornoz ha scritto:
Rosewall ha scritto:durissima la reazione della comunità internazionale: non si fa
Perchè se è giusto è giusto.
laplaz ha scritto:Siria amica, Libia nemica.

...mi perdo..ma dove si deve esattamente intervenire e quando...(in presenza di petrolio o meno)...?? :roll:
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da Albornoz »

klaus ha scritto:...mi perdo..ma dove si deve esattamente intervenire e quando...(in presenza di petrolio o meno)...??
Credo che considerare l'ipotesi drammatica di un intervento militare (tanto più con diversi altri in atto ed il particolare momento economico) imponga pur sempre qualche considerazione preliminare, del tipo: boots on the ground o solo aereo - quali basi (ossia quali paesi disposti a fornirle) - partecipanti - risorse -capacità di resistenza del nemico - perdite prospettabili - implicazioni politiche e geopolitiche - obiettivi - gestione post intervento ...

Poi magari "è giusto" prende forma condizionale, e le ragioni di un mancato intervento divengono un po' più comprensibili.

Quel che è sigolare è che ora come ora sembra bisogni giustificare il perchè non si fa la guerra.
Sembra che da qualche anno sul pianeta (metti novembre 2008, dai) sia spuntato un gran bel mazzolin di guerre giuste, da farsi senz'altro a tutti i costi.
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da alessandro »

Ribelli a Tripoli, cade il regime. Scontri vicino al bunker di Gheddafi
Il Colonnello ancora a Tripoli
«In ambasciata venezuelana»
I ribelli: «Pronti allo stop
del fuoco se va via. Sacche
di resistenza in città»

Aperte l escommesse: Vivo o morto ?

sulle dichiarazioni di domani di Berlusconi nessuna scommessa.
"io sono sempre stato contro il regime di Gheddafi e ho sempr eappoggiato i ribelli, scusate... i combattenti per la liberta' "
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da laplaz »

klaus ha scritto:
Albornoz ha scritto:
Rosewall ha scritto:durissima la reazione della comunità internazionale: non si fa
Perchè se è giusto è giusto.
laplaz ha scritto:Siria amica, Libia nemica.

...mi perdo..ma dove si deve esattamente intervenire e quando...(in presenza di petrolio o meno)...?? :roll:
Dove conviene politicamente di più, a quanto pare.
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da alessandro »

cosa sia giusto e' una cosa, cosa convenga e' un'altra.

per dire, con la soluzione della crisi libica, diciamo:
Petrolio in calo a Londra con situazione Libia Prezzo del petrolio in calo in Asia. Il costo del barile e' sceso di 1,13 dollari a 81,13
e questo puo' valere qualche soldo in armi di contrabbando per i ribelli e un appoggio aereo e navale.
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da gianlu »

Per tornare alla produzione pre-guerra serviranno anni (almeno tre secondo l'Aie).

Difficile anche ritenere che si possano mantenere le vecchie quote fra acquirenti (Italia 32%, Francia e Cina 10% entrambe, Spagna 9% ecc) visto che ora saranno pesantemente della partita pure i colossi americani (fino ad ora la sola ConocoPhillips era presente in forze nella produzione di barili).
La Cina è rimasta ufficialmente fuori dalle ostilità, ma può comunque incassare un "dividendo" grazie alla disponibilità di capitali umani e finanziari ed al tradizionale disimpegno circa le questioni politiche locali (il che risulterà senza dubbio gradito al Cnt).
Ultima modifica di gianlu il gio ago 25, 2011 1:56 pm, modificato 1 volta in totale.
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da bogix »

Chi estrae può anche cambiare, ma chi compra bene o male rimarrà uguale....per motivi logistici lo sbocco del petrolio Libico è principalmente l'europa mediterranea
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da Mp1 »

Questione petrolifera a parte, sarà decisivo vedere come sarà la struttura politica dei paesi post-rivoluzioni arabe (Tunisia, Egitto, Libia, si spera Siria, si sogna in futuro Iran), perché mi pare evidente, basti guardare alla Libia, quante divisioni vi siano fra le fazioni dell'(ex) opposizione. E come sia complesso ripartire con una democrazia molto precaria e traballante, vedi Egitto. Non so nulla invece della Tunisia, apparte che il sig. Ben Ali si diverte non poco nella sua villa da pappone in Arabia Saudita.
Okefenokee ha scritto:Senza curiosità, cultura, educazione civica e civile, voglia di informarsi, di capire, di studiare, non si va da nessuna parte.
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da rob »

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplR ... icolo=9136



28/8/2011

Il bluff umanitario di Sarkozy


ENZO BETTIZA

Quello che più colpisce delle «primavere arabe», così chiamate soltanto dagli occidentali, è il loro autunno grigio e insondabile in Tunisia, trasformistico e immobilistico in Egitto, blindato e disperato in Siria. Infine, caotico e incerto in una Libia dove, scomparso Gheddafi, la scena che vediamo non è certo delle più rassicuranti. Tripoli, in parte liberata, ma in gran parte anche devastata e saccheggiata; l’aeroporto bombardato da gheddafiani estremi e vendicativi; fiumane di detenuti d’ogni sorta in libera uscita dalle prigioni; bande di ribelli tribali, non tutti in sintonia fra loro, spesso infiltrate dai voltagabbana dell’ultima ora; cecchini sui tetti e sacche di fedelissini lealisti in azione fra gli squarci delle rovine. Sarebbe un errore sottovalutare la popolarità di cui la figura sconfitta del Colonnello, per noi satrapica, gode tuttora fra i membri del suo clan e della sua Sirte natale. Intanto nelle gracili istituzioni di Bengasi, capitale improvvisata di un governo in cerca di se stesso, che da mesi «transita» e non coagula mai, si affollano molti ex ministri e funzionari del regime rapidamente riciclati. Del presidente di un cosiddetto «consiglio di transizione», Abdul Jalil, si sa che è legato essenzialmente a logiche tribali, sorde ad ogni richiamo democratico, mentre il premier Mahmud Jibril è persona rispettabile, però modesta e incolore. Quanto sia ancora precaria la situazione lo si è capito, nella notte tra venerdì e sabato, allorché importanti esponenti del «consiglio» si sono riuniti in un albergo di Tripoli sotto il tiro di cecchini lealisti appostati in un edificio vicino.

Se saranno questi i futuri reggitori di un governo consolidato e meno fantomatico, se diverranno essi gli interlocutori accreditati presso l’Occidente e il mondo arabo, possiamo essere sicuri che avranno un occhio di riguardo speciale per due Paesi. La Francia anzitutto, che li ha legittimati sul piano internazionale, poi l’emirato del Qatar, ispiratore anti-Gheddafi della Lega araba, il quale ha sostenuto la «rivoluzione» con denaro, invio di armi e la formidabile copertura mediatica di al Jazeera. Per l’Italia, radicata con i suoi interessi petroliferi da mezzo secolo in Libia, quindi esitante ai margini di un intervento «esterno», idealistico soprattutto a parole, il discorso proprio per quest’insieme di fattori delicati si farà più difficile. Difficile su due fronti: da un lato con l’ostile e insidioso alleato francese, dall’altro con i diffidenti neogovernanti libici che all’Italia, a prescindere dalle basi concesse alla Nato, non perdonano e non perdoneranno facilmente la prudenza e la quasi totale astinenza operativa a fianco dei bombardieri di Parigi e di Londra. La dice già lunga il comportamento riservato dal premier Jibril al capo del governo italiano, incontrato di corsa nella prefettura di Milano, dopo il prioritario e caloroso abbraccio all'Eliseo col presidente Sarkozy. Neppure lo sblocco dei fondi libici, congelati presso il sistema bancario italiano, con una prima tranche decretata da Berlusconi di 350 milioni di euro, ha suscitato eccessivo entusiasmo a Bengasi. Non si può escludere che venga al pettine anche qualche incognita sul gasdotto Greenstream, poderoso cordone metanifero che lega la Tripolitania alla Sicilia e che l’Eni giustamente, in questi giorni opachi di svolta e di ricatti, tiene a definire «strutturalmente italiano». Vale a dire intoccabile.

Il caso libico, ancora lontano da un esito chiaro, che potrebbe riservarci sorprese poco gradevoli, merita perciò da parte della diplomazia e dell’informazione italiane una disamina sobria e scrupolosa. Certo va preso in debita considerazione l’impeto vitale benché disordinato delle masse, prive di una leadership omogenea, contro la quarantennale e teatrale tirannia paranoica del raiss di Sirte: il quale, forte pure lui di un suo sostegno di massa, ha continuato fino all’ultimo a disprezzare la resa davanti ai colpi sul terreno degli insorti indigeni e sotto le bombe degli aerei francobritannici che lo inseguivano dal cielo. Ma sarebbe eccessivo far passare questa composita matassa di eventi bifidi, talora indecifrabili, spesso esaltati con devianti entusiasmi umanitaristici, come una classica lotta di liberazione. La chiave di quanto è successo e succede andrebbe cercata, piuttosto, nella combinazione o giustapposizione, su una spontanea esplosione di rivolta popolare, dei calcoli ambiziosi di un leader in difficoltà come Sarkozy: un leader ossessionato dalla rielezione e dall’urgenza di ridare quindi ai connazionali, con le proprie mani, l’immagine di una grandeur francese ritrovata per mezzo di una guerra pulita, democratica e vittoriosa.

La durata frustrante e i molti errori dell’intervento, da cui il poco convinto Obama si è ritirato quasi subito, non gli sono stati comunque del tutto favorevoli. Neanche l’appoggio incondizionato del satellite Cameron, che ha il fiato corto in patria, gli è stato di grande aiuto, mentre la neutralità netta della cancelliera Merkel gli ha fatto mancare la copertura del più rispettato e solido Paese europeo. Una discutibile guerra aerea, imposta senza corrette consultazioni da Parigi a mezza Europa, alla Nato, alle Nazioni Unite, si è prolungata affannosamente per sei mesi e alla fine si è quasi ridotta, come in un surreale gioco da playstation, alla caccia ripetitiva e puntigliosa di un mostro invisibile.

È a questo punto, anche se per ora non possiamo evocare Pirro, che il bluff umanitario di Sarkozy inizia a mostrare l’occulta corda colonialista. Stanno venendo alla luce i fini materiali della sua impresa che rivela i tratti cosmetici di un postgollismo di riporto: protezioni indulgenti e oscillanti concesse, dopo il colonialismo storico, ora ai dittatori miliardari ora ai popoli derelitti del Terzo mondo. Indubbiamente Sarkozy esce dal caos libico con lo scudo dell’unico vincitore; ma è per l’appunto unico perché isolato, abbandonato dagli americani preoccupati soltanto dagli arsenali chimici di Gheddafi, inascoltato dai tedeschi che non vogliono più esportare guerre e investimenti privi di garanzie adeguate. Il solo alleato sicuro sul quale Sarkozy potrà contare sarà, come abbiamo visto, l’appartato ma influentissimo Mida del Golfo, lo sceicco del Qatar, che trasforma in oro ogni granello di sabbia estratto dal deserto. Quello che oggi resta al centro del Grande Gioco nordafricano (termine maiuscolato dagli storici delle rivalità coloniali) è l’instabilità di una Libia devastata eppur in possesso di un’immensa eredità energetica e di un patrimonio di vincoli economici con diversi Paesi ricchi del mondo. Praticamente, un grande mercato di risorse aperto, anzi più che mai aperto fra cumuli di macerie, all’offerente e protettore insieme più scaltro e più deciso. Qui Sarkozy reciterà la parte del leone rivoluzionario dopo aver fatto una magra figura in Tunisia, dove, prima di scaricarlo, aveva dato manforte al corrotto Ben Ali nella repressione dei giovani rivoltosi. Qui, dopo una guerra spesso cruenta per le popolazioni libiche, ma anemica per i francesi che non vi hanno perduto una goccia di sangue, egli cercherà di vincere la pace contro il solo semiperdente rimasto vivo e ammaccato in piedi: l’Italia.

Non più stormi di Mirage, di Rafale, di portaerei nucleari come la Charles De Gaulle. Ma ingegneri, tecnici, geologi, manager, in caccia di greggio nei deserti e in guerra fredda per impedire alle imprese italiane il recupero delle loro posizioni prioritarie nella rete dei pozzi curata e attrezzata dai discendenti di Mattei. Non si dimentichi che la «partita Libia» valeva per l’Italia almeno 12 miliardi l’anno di giro d’affari. Il conflitto dei francesi con il Colonnello, per molti aspetti demagogico e pretestuoso, si trasformerà, come ha scritto venerdì Paolo Baroni, «in un conflitto di tutt’altro tipo»? Probabilmente sì. La continuazione, con altri mezzi, di una guerra in parte incompiuta si estenderà insomma ai campi di battaglia dell’economia? L’infame nemico Gheddafi sarà rimpiazzato come avversario, agli occhi di Parigi, dall’indebolito ed elusivo alleato Berlusconi o chi per lui? L’attivismo della nuova grandeur si scaricherà sulla sponda settentrionale del Mediterraneo? Sono domande che aspettano una risposta, magari una smentita, oppure, al peggio, una conferma allarmante.
Albornoz
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Re: Libia: la resa dei conti

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Sito Corriere

L'ALTRA FACCIA DELLA RIBELLIONE VITTORIOSA

Africani, i reietti della nuova Libia
Caccia agli immigrati africani voluti da Gheddafi:
donne stuprate, fame, razzismo e abusi


Dal nostro inviato LORENZO CREMONESI

SAYAD (Libia)_ «Cinque giorni fa sono stata violentata. Per mezz’ora, contro una barca. Da due uomini armati di mitra. Si davano il cambio. Prima si sono messi il preservativo. Poi mi hanno spinto al riparo delle imbarcazioni da pesca sulla banchina e costretta ad aprire le gambe con le braccia in alto, le mani appoggiate alla fiancata. Mi hanno presa da dietro. Non faceva troppo male. Ma li ho odiati. Mi sono sentita sporca, umiliata, abusata. Non potevo fare nulla, solo subire e piangere». Parla quasi con un sussurro Cinzia Swizzy, vent’anni, nigeriana, immigrata a Tripoli nel 2009. Sino a due mesi fa lavorava come aiuto-estetista nel cuore della citta’ vecchia. Ma la guerra ha sconvolto la sua esistenza, come quella di altre centinaia di migliaia (forse oltre un milione) di africani ai quali la politica delle «porte aperte» al continente sub-sahariano voluta da Muammar Gheddafi aveva permesso di venire in Libia.

BRACCATI - Da ospiti di riguardo, occasionalmente utilizzati dalla dittatura come «carne da cannone» per ricattare l’Italia e l’Europa sul rischio immigrazione illegale, a massa di diseredati, braccati dalle forze della rivoluzione, che al peggio li considera mercenari pagati dal Colonnello per reprimere le opposizioni, e al meglio come presenze sgradite, da espellere il prima possibile. Cinzia e’ una di loro. Ma particolarmente debole. Ha l’aria da ragazzina, molto fragile nel suo vestitino a fiori strappato che le arriva alle ginocchia, lasciandole scoperte le gambe magre, segnate da graffi freschi. Accetta di parlare solo dopo lunghe insistenze. Rivela il nome. Ma non vuole assolutamente essere fotografata. «Quella sera siamo state violentate in cinque. Ci hanno prese a caso, tra i gruppi di rifugiati che bivaccano qui tra i barconi da pesca tirati in secco. Io parlo con un giornalista solo perché magari potrà servire che vengano fermate le violenze contro le donne africane in Libia», dice seduta su di una stuoia. Attorno la ascoltano appena. Sono talmente abituati agli abusi, che un racconto in più non fa impressione. Colpisce molto di più che la ragazza parli con un occidentale. «Queste cose vanno tenute tra noi», osserva rabbioso un marcantonio con un bastone in mano. Ma poi si allontana.

MIRAGGIO EUROPA - L’abbiamo incontrata nel campo profughi di fortuna a Sayad, una trentina di chilometri a ovest della capitale. Una volta era noto come centro di addestramento del terrorismo internazionale. Secondo il piccolo contingente di ribelli armati, che ora monta di guardia ai cancelli sfondati, qui ci venivano i palestinesi di Fatah negli anni Settanta, i militanti dell’Ira, dell’Eta, Abu Nidal, gli estremisti islamici filippini legati ad Abu Sayaf, persino le Brigate Rosse e quelli della Baader Meinhof. Nel 1986 la base venne bombardata dagli americani, che colpirono tra l’altro anche le casematte del vecchio fortino italiano costruito negli anni Trenta. Da allora e’ diventata il punto di partenza piu’ importante delle «carrette del mare» che portano i clandestini verso Lampedusa. Da circa un mese e mezzo proprio tra le imbarcazioni arrugginite sono raggruppati un migliaio di africani. Quasi tutti si sono liberati dei passaporti. «Non vogliamo tornare a casa. Mandateci in Europa», recitano in coro. Tutti giovani o giovanissimi, arrivati da Sudan, Nigeria, Mali, Ciad, Costa d’Avorio, Togo, Camerun. Il campo non ha un vero ordine. In generale gli anglofoni stanno da una parte e i francofoni dall’altra.

NOTTI DI PAURA - Tutti ovviamente negano di essere mai stati mercenari di Gheddafi. Anche se un paio di ragazzi del Camerun ammettono che «purtroppo qualche soldato africano volontario nell’esercito del Colonello potrebbe nascondersi tra noi». Per lo piu’ si dicono vittime del «razzismo antiafricano delle nuove forze che comandano in Libia». Mancano di tutto. Per una settimana si sono ridotti a bere acqua di mare e mangiare un intruglio di farina sporca, olio di semi ed erbe raccolte nei prati e cotto su fuochi all’aperto. Ogni tanto gli attivisti di Medecins Sans Frontieres portano camion carichi di bottiglie d’acqua e si scatena il finimondo. La notte per loro e’ un incubo che si consuma nella paura in attesa dell’alba. «Ci riuniamo in piccoli gruppi. Le donne in mezzo per difenderle dai ribelli libici che ci vorrebbero violentare - racconta ancora Cinzia -. Aspettiamo. Ma non sappiamo bene cosa. Non credo ci sia piu’ posto per noi nella nuova Libia del dopo Gheddafi. Io vorrei scappare, partire, sparire».
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Re: Libia: la resa dei conti

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Ansa:Gheddafi catturato e gambizzato

Solo gambizzato?
Speriamo sia tutto vero.
Chissà il suo amico Italiano come sarà in pena.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Libia: la resa dei conti

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Perchè l'hanno gambizzato?
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Re: Libia: la resa dei conti

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Tv libica: Gheddafi catturato, nelle mani del Cnt 5 –
Secondo la tv libica, citata da Al Jazeera, il colonnello Gheddafi sarebbe stato catturato durante l'attacco a Sirte e ora sarebbe sotto la custodia di uomini del Cnt
"...il vero scopo di un viaggiatore dovrebbe essere quello di migliorare gli uomini di renderli più saggi e di temprarne gli animi con esempi buoni e cattivi, tratti dalla descrizione di terre lontane"
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da Pindaro »

Nasty ha scritto:Perchè l'hanno gambizzato?
Perchè non sono riusciti a catturarlo con una escort.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Libia: la resa dei conti

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PINDARO ha scritto:Ansa:Gheddafi catturato e gambizzato

Solo gambizzato?
Speriamo sia tutto vero.
Chissà il suo amico Italiano come sarà in pena.
Per ora non ha telefonato per non disturbare :)
A ridateme er mi vecchio nick :cry: Sono ferribotte
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Nasty
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Re: Libia: la resa dei conti

Messaggio da Nasty »

PINDARO ha scritto:
Nasty ha scritto:Perchè l'hanno gambizzato?
Perchè non sono riusciti a catturarlo con una escort.
Come supponevo, si dice l'abbiano ammazzatoCome può un uomo sottrarsi al gusto di ucciderlo con le proprie mani, personalmente. Io, fossi stato libico, non avrei potto esimermi dal farlo, e infatti, sembra....
Siamo tutti testimoni "Perchè ti chiamano Pilone?"
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