Oppure per qualcosa che si pone esattamente in mezzo tra l'una e l'altro.Albornoz ha scritto:Gios ripassa solo in caso di apocalisse o naufragio.
Mi è venuta la curiosità di sapere che ne pensate della vostra morte.
Non della morte di quello che compie un atto tremendo, oppure si mette una brillantina di marca, oppure esterna ad una seducente giornalista un qualcosa che poi viene riportato su Testate Serissime, a cui si augura una morte dolorosa. Neppure della morte delle persone care, o di cui si ha stima. Ma propria della vostra morte, la morte di quelle creaturine bipedi che siete. Ho motivo di pensare infatti che la maggior parte degli utenti di mymag abbia forma umana.
Potrà sembrare una eccentricità, oppure una bizzaria, ma mi trovo a pensare alla mia morte con più dispendio di intelletto e gusto di quanto non faccia per il governo Monti: tema questo che, come è giusto, lo dico senza ironia, occupa buono spazio nei ragionamenti di tutte le persone che tengono famiglia, o che non la tengono.
Tuttavia non posso non constatare come la morte sia un evento estremamente comune, e per quanto riguarda la mia, di morte, trovo che sia un fatto perfino estremamente probabile. Un governo è un evento significativo e accidentale: eppure la morte è un avvento definitivo e strutturale. Per cui credo mi si possa perdonare questa particolarità di pensare con una certa intensità alla morte, tutto sommato (senza esserne certo ossessionato).
Nel topic su sanremo ho scritto citando alessando
Gios ha scritto:Interessante. La maggior parte delle persone che intende la morte come la fine di ogni cosa, senza magari pensarci troppo, al più si immagina un buio indefinito, molto lungo, ma a cui non riesce a dare i contorni dell'infinito. Qualcuno riesce, con sforzo, ad estendere questa fantasticheria nel tempo. I più fantasiosi riescono ad uscire da questa idea d'un sonno permanente, e si rendono conto della loro disgregazione: la perdità della personalità. Ma a me appare chiaro che nessuno di questi ha ancora visto in volto il vero Orrore.Sarà un momento solo quello in cui sarete consapevoli dell'Orrore; forse già la morte clinica vi avrà preso. Perché la fine d'ogni cosa non è il buio eterno: quel buio eterno richiede un essere agente che lo pensi. In quel buio rimane pur sempre una traccia dell'Io, che perdura e, prosaicamente, vive uno stato di noia inconsapevole, e più propriamente "galleggia". Ebbene, non è così: quel buio non avrà nulla che lo penserà. L'universo non sarà più, perché voi non sarete più. Nemmeno la più inutile delle galassie avrà ragione d'essere, nemmeno il trifoglio sarà per voi mai esistito, e mai esisterà. Non ci sarà più nemmeno il nero, ogni cosa di voi perderà memoria, intelletto e coscienza. Se solo poteste avere indietro il freddo eterno! Il ricco Epulone avrebbe desiderato tanto anche solo una goccia d'acqua: ma voi desiderete avere indietro le fiamme. Anche quelle fiamme sarebbero un conforto. Ma non ci sarà fuoco o gelo, perché non ci sarete più voi, le parole "fuoco" e "gelo" non avranno più significato, perché non le penserete più. E non sperateci: tutto questo non avrà i contorni della pace e del riposo.alessandro ha scritto:per l aprima volta in anni, scrivo qualcosa di serio:
ho visto 30 secondi di Celentano, mi e' venuto alla mente ora.
ha detto un acosa banale, tipo: siamo qua' per caso, e'un miracolo che siamo nati, qualcosa del genere.
cioe' che il fatto che siamo nati e' un caso o un miracolo... ( non ricordo)
poi ci ho pensato.
ci ho pensato e e' veramente un caso.
un caso su milardi. se non fossimo nati non sarebbe cambiato nulla per nessuno. ci siamo, ma non ha importanza. non e' fondamentale.
poi, per l a prima volta ho avuto, per un attimo, qualche decina di secondi, la chiara coscienza della morte e del nulla.
non e' una cosa facile, cioe', lo sanno tutti che si muore SICURAMENTE. ma non si ha la coscienza piena del nulla. di andare nel nulla. anzi di non andare, di annichilirsi. di dissolversi, dissolvere la memoria e l'essere e la memoria della memoria e di quello ceh si era.
anzi, qualcosa di piu', nemmeno un NON essere senza memoria ( che sarebbe gia' qualcosa) ma IL nulla.
sono stati pochi secondi ma tremendi. credo simili a quelli vissuti da chi ha inventato le religioni o h a aderito alle religini inventate da altri.
( che poi che dio esista o meno e' un particolare, perche' potrebbe esistere e nessuno ci crede o non esistere e tutti ci credono, solo il fatto che miliardi di persone credano in qualche Dio e' un sintomo dell'impossibilita' di accettare di vivere una vita intera come quegli spaventosi secondi dell'altra sera).
perche' e' oltre la paura el buio, del tuono e dell'ignoto che avevano gli antichi, gli uomini pre-storici. Altrimenti le religioni si sarebbero dissolte con la medicina, l'astronomia, la psicologia e l'elettricita'.
e' un post un po' alla nikognito, non so se a altri e' capitata questa cosa. un po' oltre alla consapevolezza razionale o a un lutto vicino a noi.
e' simile al pensiero dell'infinito, una cosa a cui si puo' arrivare solo per pochi istanti. pensare che l'universo sia infinito e' assurdo quanto pensare che abbia un termine, e oltre che cosa c'e' ?
direi ceh potendo credere, una messa ogni tanto e' poca cosa per mettersi al riparo dal nulla.
In quell'attimo l'uomo guarderà il volto dell'Orrore: e capirà perché la vera condanna dello Stige si chiama Oblio.
Vi sentite pronti?
Ecco, a seconda di quello in cui credete, o non credete, come ve lo vedete, quello che accade alla vostra morte?