uglygeek ha scritto:
Riguardo Gaza, nessuno dice che i palestinesi vivano una bella situazione o che gli israeliani non abbiano colpe, anzi. Mi chiedo quale potrebbe essere l'alternativa, visto che non ci sara' nessuna possibilita' di pace finche' Israele esiste. Ammettiamo pure che nel 1948 sia stata fatta una gigantesca cazzata. Ora 70 anni dopo che si fa? Si smantella Israele e si organizza un'altra diaspora? O magari un suicidio di massa tipo Jonestown?.
Su questo concordo, in generale, riguardo a Gaza in particolare direi che qualcosa potrebbe cambiare un pochino in meglio, ecco.
Quello che si potrebbe fare e' seminare. Seminare nel mondo l'idea che sentirsi parte di un popolo e di una nazione porta a questo, anche. E promuovere il cosmopolitismo.
Quando al mondo e' successo, a volte, che milioni di individui vivano piu' o meno in pace fra di loro. Mentre non e' mai successo che molte decine di nazioni o popoli vivessero tutti piu' o meno in pace fra di loro.
Sugli stereotipi, non si capisce come tu dica che esageri, e che il mondo e' vario, se io non ho specificato una percentuale di persone che ritengo stereotipate.
Pero' rifiuto qualunque contraddittorio, al riguardo, che non rispetti due requisiti:
- avere a che fare con centinaia di persone, minimo, di quel gruppo, e non amiche
- non averci vissuto insieme.
Chi vive in un paese cerca necessariamente cio' che e' vario e quasi nemmeno nota quello stereotipo, a meno che non lo danneggi personalmente. Soprattutto mentre ci vive. Chi frequenta poche persone e magari amici e' ovvio che noti altre cose e magari abbia scelto quelle persone per altri e diversi motivi. Anche andarci in vacanza e' un contesto differente. Pero' e' gia' qualcosa, si'.
Il lavoro e' abbastanza ideale, invece, anche se ovviamente consente di generalizzare dei comportamenti, ma solo in gruppi e contesti specifici. (che so, se lavori nel turismo consideri solo chi viaggia, che puo' essere completamente diverso da chi non viaggia).
Per dire, nel lavoro di ora io posso opinare prevalentemente su come la gente parli, per esperienza diretta (e non credo che sia un mistero per nessuno che un indiano medio non parli come a Oxford e che il tedesco perfetto si parli meglio in Germania che in Svizzera). Pero' devo dire che usare gli stereotipi e' necessario per altri motivi. Ad esempio, sappiamo che se dall' India ci arrivano dei report, probabilmente sono fatti bene, ma chi li fa non sa perche' lo stia facendo e non e' flessibile nel modificarli. Come sappiamo che e' molto piu' facile portare entusiasmo in Malesia facendo complimenti ai dipendenti in modo ufficiale, mentre nel centroeuropa molti si offendono addirittura se lo fai. Sono stereotipi necessari, perche' se devo implementare un sistema di riconiscimento del personale, perche' funzioni, devo tener conto del paese in cui lo faccio, e non posso fare una ricerca scientifica a riguardo, devo usare stereotipi.
Sono convinto che sia cosi' in ogni lavoro.
Poi che il mondo sia vario e ognuno sia diverso e, quando lo conosci personalmente, lo conosci senza pregiudizi e per come e' singolarmente, e di dove sia non te ne puo' fregar di meno, quello e' ovvio.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)