I soliti sospetti
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I soliti sospetti
Scusa White ma l'ho visto solo ieri
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Re: I soliti sospetti
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Re: I soliti sospetti
Eh?Jürgen ha scritto:Bellino.
Capolavoro assoluto... culto assoluto.
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Re: I soliti sospetti
A me mi è parso un buon film, ma niente di eccezzionale.Apollo_Creed. ha scritto:Eh?Jürgen ha scritto:Bellino.
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Re: I soliti sospetti
Quoto!Jürgen ha scritto:A me mi è parso un buon film, ma niente di eccezzionale.Apollo_Creed. ha scritto:Eh?Jürgen ha scritto:Bellino.
Capolavoro assoluto... culto assoluto.
[Bhw mode/on] Uno dei film più sopravvalutati degli anni '90, soprattutto per via del "presunto" colpo di scena geniale nel finale. In definitiva, un onesto thriller, ma non questo capolavoro tanto decantato ed, a mio avviso, neanche la migliore interpretazione di Spacey. [Bhw mode/off]
Ecco, ora crocifiggetemi, così vediamo che si prova
Re: I soliti sospetti
Devo rivederlo, perché quando lo vidi - per l'unica volta - avevo un mal di testa clamoroso e non me l'ero goduto.
Però così ad occhio e croce mi colloco un po' nel mezzo. Film molto molto bello, non un capolavoro assoluto forse, ma definirlo bellino credo sia decisamente ingeneroso.
Però così ad occhio e croce mi colloco un po' nel mezzo. Film molto molto bello, non un capolavoro assoluto forse, ma definirlo bellino credo sia decisamente ingeneroso.
alcol ha scritto: floyd l'ubriaco dall'occhio bigio?
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Re: I soliti sospetti
Non è un film di attori, per quanto Palminteri,Spacey, e sopratutto Byrne siano bene calati nei rispettivi ruoli.
E'un film di sceneggiatura, di sostanza, di dialoghi, con una parentesi meta-Filmica (l'episodio degli Ungheresi) che rieccheggia quella che poi si vedrà in Memento, per capirci.
Nè Singer nè McQuarrie (lo sceneggiatore) si sono più ripetuti.
F.F.
E'un film di sceneggiatura, di sostanza, di dialoghi, con una parentesi meta-Filmica (l'episodio degli Ungheresi) che rieccheggia quella che poi si vedrà in Memento, per capirci.
Nè Singer nè McQuarrie (lo sceneggiatore) si sono più ripetuti.
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“Volevo cambiare il mondo. L'ho fatto. L'ho reso peggiore”. -Arthur FinkelsteinNevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
Re: I soliti sospetti
E no, Fabio.. Mi dispiace, ma siamo anni luce dal Maestro.fabio86 ha scritto:
[Bhw mode/on] Uno dei film più sopravvalutati degli anni '90, soprattutto per via del "presunto" colpo di scena geniale nel finale. In definitiva, un onesto thriller, ma non questo capolavoro tanto decantato ed, a mio avviso, neanche la migliore interpretazione di Spacey. [Bhw mode/off]
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Re: I soliti sospetti
Lyndon79 ha scritto:E no, Fabio.. Mi dispiace, ma siamo anni luce dal Maestro.fabio86 ha scritto:
[Bhw mode/on] Uno dei film più sopravvalutati degli anni '90, soprattutto per via del "presunto" colpo di scena geniale nel finale. In definitiva, un onesto thriller, ma non questo capolavoro tanto decantato ed, a mio avviso, neanche la migliore interpretazione di Spacey. [Bhw mode/off]
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Re: I soliti sospetti
Meglio tardi che mai, no?Huggy_Bear ha scritto:Scusa White ma l'ho visto solo ieri
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Re: I soliti sospetti
ho diversi amici e parenti che mi dicevano che non potevo parlare di cinema se non vedevo sto film capolavoroSarina ha scritto:Meglio tardi che mai, no?Huggy_Bear ha scritto:Scusa White ma l'ho visto solo ieri
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Re: I soliti sospetti
E va beh, ora smontiamo anche i soliti sospetti.
Sembra la moda del momento in mymag.
Aspetto il vate che apre un thread apposito per smontare, con risibili argomenti ovviamente, il cinema di Lynch e Burton.
Sembra la moda del momento in mymag.
Aspetto il vate che apre un thread apposito per smontare, con risibili argomenti ovviamente, il cinema di Lynch e Burton.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
Re: I soliti sospetti
fabio86 ha scritto:
[Bhw mode/on] Uno dei film più sopravvalutati degli anni '90, soprattutto per via del "presunto" colpo di scena geniale nel finale. In definitiva, un onesto thriller, ma non questo capolavoro tanto decantato ed, a mio avviso, neanche la migliore interpretazione di Spacey. [Bhw mode/off]
Ecco, ora crocifiggetemi, così vediamo che si prova
Sono daccordo.
Re: I soliti sospetti
BackhandWinner ha scritto:Lyndon79 ha scritto:E no, Fabio.. Mi dispiace, ma siamo anni luce dal Maestro.fabio86 ha scritto:
[Bhw mode/on] Uno dei film più sopravvalutati degli anni '90, soprattutto per via del "presunto" colpo di scena geniale nel finale. In definitiva, un onesto thriller, ma non questo capolavoro tanto decantato ed, a mio avviso, neanche la migliore interpretazione di Spacey. [Bhw mode/off]
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Tu qui mi hai argomentato, non vale,
Molto bella, come al solito, l'analisi di JR però questa volta dissento dal mio omonimo
X Pindaro: paragonare Singer a Lynch e Burton è da galera
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Re: I soliti sospetti
fabio86 ha scritto: X Pindaro: paragonare Singer a Lynch e Burton è da galera
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Re: I soliti sospetti
Non ho fatto un paragone, caro il mio diversamente backandloser.fabio86 ha scritto:
X Pindaro: paragonare Singer a Lynch e Burton è da galera
Rimane il fatto, che il film in questione, sia uno dei pochissimi per il quale l'aggettivo CAPOLAVORO ha un senso.
Tutto il resto è algidità.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
Re: I soliti sospetti
Ok, ma l''italiano, a differenza del film, non è un opinione.PINDARO ha scritto:Rimane il fatto, che il film in questione, sia uno dei pochissimi per il quale l'aggettivo CAPOLAVORO ha un senso.
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Re: I soliti sospetti
perchè ho aperto io il topicJürgen ha scritto:Ok, ma l''italiano, a differenza del film, non è un opinione.PINDARO ha scritto:Rimane il fatto, che il film in questione, sia uno dei pochissimi per il quale l'aggettivo CAPOLAVORO ha un senso.
Re: I soliti sospetti
Huggy_Bear ha scritto:perchè ho aperto io il topicJürgen ha scritto:Ok, ma l''italiano, a differenza del film, non è un opinione.PINDARO ha scritto:Rimane il fatto, che il film in questione, sia uno dei pochissimi per il quale l'aggettivo CAPOLAVORO ha un senso.
(Ribadisco: Huggy DI GRAN LUNGA il miglior battutista di mymag)
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Re: I soliti sospetti
davanti a tutti no te pregoGios ha scritto:(Ribadisco: Huggy DI GRAN LUNGA il miglior battutista di mymag)
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Re: I soliti sospetti
anche Jurgen in ignore, via.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: I soliti sospetti
Ti piacerebbe esser crocifisso, eh?Gios ha scritto:fabio86 ha scritto:Ecco, ora crocifiggetemi, così vediamo che si prova
Sono daccordo.
Ultima modifica di balbysauro il gio nov 05, 2009 12:18 am, modificato 1 volta in totale.
Re: I soliti sospetti
balbysauro ha scritto:Ti piacerebbe esser crocifisso, eh?Gios ha scritto:fabio86 ha scritto:
Sono daccordo.
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Re: I soliti sospetti
maledetti quote sbagliati
Re: I soliti sospetti
balbysauro ha scritto:Ti piacerebbe esser crocifisso, eh?Gios ha scritto:fabio86 ha scritto:Ecco, ora crocifiggetemi, così vediamo che si prova
Sono daccordo.
Buona
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Re: I soliti sospetti
balbysauro ha scritto:Ti piacerebbe esser crocifisso, eh?Gios ha scritto:fabio86 ha scritto:Ecco, ora crocifiggetemi, così vediamo che si prova
Sono daccordo.
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Re: I soliti sospetti
Laura Cocciolo per il sito www.offscreen.it
I soliti sospetti è una truffa, un inganno, un artificio. Portato all'estremo, è questo il carattere della partita in cui il regista e lo sceneggiatore coinvolgono lo spettatore. In tutti i film sono in gioco i rapporti di sapere fra narratore, personaggi e spettatore. Ma la partita de I soliti sospetti è molto particolare: pur non discostandosi dai temi classici del noir-poliziesco, lo spettatore è trattato in modo decisamente sfrontato. Gli si chiede di giocare e gli si fa credere che può arrivare alla soluzione, ma in realtà lo si inganna per tutto il tempo. Può vincere solo se accetta di barare, come il film fa con lui. Quasi tutto I soliti sospetti è infatti occupato da un flashback falso: il racconto che Verbal fa a Kujan degli eventi delle sei settimane precedenti, durante l'interrogatorio in un ufficio della polizia di San Pedro. È un esempio di unreliable narration, artificio nel cui sfruttamento Singer trova un illustre predecessore in Hitchcock, che nel 1950 fece scalpore con la sua invenzione in Stage Fright (Sipario strappato). Nonostante la fama del precedente (che i cinefili non avranno certo mancato di riconoscere) si può ancor oggi continuare a osservare che la fiducia assoluta dello spettatore nel narratore è un fenomeno duro a morire. Quali sono i fattori che portano in maniera pressoché spontanea ad attribuire pari legittimità e credibilità sia all'entità astratta dell'autore sia al narratore all'interno del film? C'è la percezione (motivata dall'iscrizione nel testo) di un tacito mandato del primo al secondo, di un certo dominio che questo esercita sulla situazione, della somiglianza dei comportamenti, di una sanzione finale. Il narratore, essendo sostituto ed equivalente dell'autore, sarà anche altrettanto fededegno. A ciò si aggiunga il fatto che tra Verbal e Kujan, il testimone e il poliziotto, si instaura la classica dialettica tra narratore e destinatario, che all'interno del film rappresentano l'autore e lo spettatore. Verbal (con l'autore) racconta, Kujan (con noi) ascolta. Quello che Verbal racconta è visto da Kujan e da noi attraverso le immagini. Ma in questo caso mostrare e raccontare non coincidono; la fiducia tra spettatore e narratore viene rotta. Singer si spinge ancora più in là rispetto a Hitchcock: se questi spostava la competenza e il sapere dalla parte del destinatario del racconto, che diveniva capace di scoprire l'inganno e risolvere l'enigma, meritando così la sanzione positiva alla fine del film (mentre il bugiardo è punito con la morte), qui colui che riceve la narrazione (polo che comprende anche lo spettatore) è tratto in inganno fino all'ultimo, e scopre che tutte la sue deduzioni erano errate solo quando è ormai troppo tardi per riacciuffare l'imprendibile Keyser Soze. Grazie al lavoro di montaggio tra primissimi piani alternati a sguardi soggettivi, con largo uso di falsi raccordi, gli sguardi attentissimi ed evasivi che Verbal lancia all'ambiente e agli oggetti che lo circondano sembrano smarriti e quasi impauriti: non sono certo interpretabili come indizi che possano aiutare a comprendere la verità, ma rientrano nei tanti piccoli trucchi di questo film individuabili solo a posteriori. Ecco allora che, per lo spettatore, il piacere della visione non sta nell'accompagnare passo dopo passo il poliziotto nella scoperta della verità, ma proprio nel lasciarsi ingannare da un gioco sleale.
L'immagine e la logica
Sono molto numerosi i momenti in cui il lavoro dell'istanza narrante viene messo in luce, e nel testo filmico si rivela l'intenzionalità di una volontà che organizza gli eventi secondo una certa logica e un certo fine. Particolarmente significativa a proposito risulta una analisi del prologo (esecuzione di Keaton e incendio della nave). È possibile individuare in questa sequenza un regime di enunciazione allo stesso tempo oggettivo e marcato. Alcune immagini non neutre manifestano in modo deciso un intervento che seleziona l'informazione disponibile e ne dà una certa interpretazione: l'insistenza sui dettagli dell'accendisigari, dell'orologio d'oro e dei piedi; le inquadrature che lasciano sempre fuori campo il volto dell'uomo che spara a Keaton; l'illuminazione fortemente contrastata che lo lascia costantemente in ombra; il rumore off degli spari {l'immagine stacca su inquadrature della nave immediatamente prima che partano i colpi); il ralenty della sigaretta che, lasciata cadere, provocherà l'esplosione; il montaggio che costruisce lo spazio della nave in modo frammentato attraverso inquadrature parziali che non ce ne mostrano mai la globalità; il dettaglio ripetuto del groviglio di corde, correlativo oggettivo del groviglio degli eventi del film. Questi fatti accadono una sola volta, ma nel corso del racconto vengono reiterati per ben tre volte, ognuna secondo un differente punto di vista. Dopo la narrazione quasi oggettiva della sequenza iniziale, è nella seconda reiterazione che si colloca la menzogna del film {o almeno la più evidente - a posteriori): l'assassinio di Keaton visto in soggettiva attraverso il racconto di Verbal. Prevalgono soggettive che recano in sè il marchio della visione, in quanto la visuale di Verbal è parzialmente ostacolata da alcuni oggetti posti sul molo davanti a lui, alternate a inquadrature frontali del suo volto angosciato. Ma è appunto un falso: Verbal non si trovava affatto sul molo, e quelle immagini non raffigurano altro che la sua invenzione. Nella sequenza immediatamente successiva, le immagini rappresentano la visualizzazione delle congetture e deduzioni di Kujan, cioè che l'uomo misterioso che spara sia proprio Keaton (intanto Verbal ribatte: "Ho visto Keaton morire", e in un certo senso è la verità...). Infine, nella sequenza conclusiva del film, le immagini rappresentano ancora ciò che c'è nella mente di Kujan, che è finalmente arrivato alla verità. Tante messe in scena per tante verità diverse, dunque. L 'istanza dell'enunciazione si rivolge su se stessa. E ci mostra anche ciò che Verbal non dovrebbe poter vedere: ad esempio, ciò che si svolge all'interno della nave. Pensiamo all'assassinio di Marquez: le immagini che lo mostrano si trovano all'interno della raffigurazione visiva del racconto di Verbal, ma per ovvie ragioni non possono farne parte.
Più esattamente, non possono far parte di ciò che lui dice con le parole. Queste immagini sono destinate allo spettatore direttamente dall'istanza autoriale. Non è certo il risultato di un errore nella sceneggiatura, ne tantomeno del ben noto artificio narrativo per cui, nel flashback, l'enunciatore si serve del personaggio come narratore, conferendogli la propria onniscienza. È bensì il risultato di una precisa strategia testuale: una deliberata confusione tra ciò che l'istanza narrante mostra e ciò che si presume il personaggio veda. E qui, anche tra i personaggi che vedono. Nelle ultime sequenze è estremamente difficile distinguere tra quello che "vedono" Verbal o Kujan e quello che ci è mostrato "direttamente" dall'istanza dell'enunciazione. Il culmine di questa incertezza è raggiunto quando, attraverso un montaggio serrato e rapido, l'istanza dell'enunciazione mostra le immagini di Keaton nei panni di Keyser Soze come rappresentazioni mentali sia di Kujan che di Verbal: le alterna a primissimi piani di Kujan determinato nell'esporre le sue conclusioni e di Verbal dall'espressione incredula e angosciata.
Verità e rappresentazione
E come il paradosso del mentitore fa crollare tutta la logica classica, così il flashback falso mette in questione la possibilità di rappresentare la verità. La verità non è altro che un percorso di lettura, il frutto di una transazione e di una interpretazione, il risultato di un preciso lavoro all'interno del testo. La verità è un discorso. E il racconto che cerchi di sottrarsi al totalitarismo del verosimile è costretto a produrre una rigorosa strategia. Una menzogna di questo tipo è in rapporto con l'uso di certi procedimenti testuali: è frutto di uno "scarto tra due mosse, l'una che consente di eleggere un porta-parola di chi guida il film, l'altra che porta a rompere un tale rapporto fiduciario" (Francesco Casetti). Ed ecco che Hitchcock, nelle celebri interviste rilasciate a Truffaut, dice: "Non abbiamo nulla da ridire se uno fa un racconto menzognero. ..allora perché non potremmo anche raccontare una menzogna in un flashback?" Il fatto è che il personaggio mente a parole, mentre le immagini sono "necessariamente" interpretate come vere. Ma tutto ciò è espressione di un pregiudizio ingenuo che pensa che le immagini siano di per sé espressione di una verità. A noi, in questa sede, basta sottolineare che il fatto che il film ci sia, funzioni, e che il narratore bugiardo venga premiato, significa proprio che con le immagini si può mentire.
L'illusione convince
In realtà questo l'abbiamo sempre saputo: non è altro che il principio del cinema di finzione. Ecco allora che il trucco di Singer assurge a metafora e celebrazione dell'illusione cinematografica. Verbal non è altro che la figurativizzazione del potere creativo e diabolico (e Keyser Soze è il diavolo) del grand imagier. Il film è ricco di momenti metacinematografici: basti ricordare la scena del confronto all'americana, un classico del noir, ma anche un incorniciamento dei personaggi in uno schermo, nel quale ciascuno recita una battuta. O il racconto nel racconto della mitica storia di Keyser Soze, classico film nel film. La straordinaria performance di improvvisazione retorica di Verbal è frutto di una perfetta operazione di montaggio connotativo di inquadrature autonome e arbitrariamente scelte cui egli dà un senso ("È un disordine sistematico: non ci capisci niente a vederlo così, devi guardarlo a una certa distanza", dice a Kujan il collega nel cui ufficio si svolge l'interrogatorio). Fa credere a Kujan che il racconto si dispieghi da solo grazie alla sua attività di spettatore-ascoltatore, facendogli dimenticare che l'origine dell'enunciazione è proprio in lui stesso ("Scoprirò quello che voglio sapere. Dimmi ogni dettaglio. Convincimi." dice Kujan. E Verbal lo asseconda). A questo punto si può giungere a una conseguenza estrema: il flashback falso è anche un falso flashback: fabula e intreccio non potrebbero essere più lontani. La Storia de I soliti sospetti è quella di un criminale che viene interrogato, inventa una balla e riesce così a togliersi dai guai. Il Discorso de I soliti sospetti è il racconto, reso possibile dalla menzogna cinematografica, di questa invenzione.
I soliti sospetti è una truffa, un inganno, un artificio. Portato all'estremo, è questo il carattere della partita in cui il regista e lo sceneggiatore coinvolgono lo spettatore. In tutti i film sono in gioco i rapporti di sapere fra narratore, personaggi e spettatore. Ma la partita de I soliti sospetti è molto particolare: pur non discostandosi dai temi classici del noir-poliziesco, lo spettatore è trattato in modo decisamente sfrontato. Gli si chiede di giocare e gli si fa credere che può arrivare alla soluzione, ma in realtà lo si inganna per tutto il tempo. Può vincere solo se accetta di barare, come il film fa con lui. Quasi tutto I soliti sospetti è infatti occupato da un flashback falso: il racconto che Verbal fa a Kujan degli eventi delle sei settimane precedenti, durante l'interrogatorio in un ufficio della polizia di San Pedro. È un esempio di unreliable narration, artificio nel cui sfruttamento Singer trova un illustre predecessore in Hitchcock, che nel 1950 fece scalpore con la sua invenzione in Stage Fright (Sipario strappato). Nonostante la fama del precedente (che i cinefili non avranno certo mancato di riconoscere) si può ancor oggi continuare a osservare che la fiducia assoluta dello spettatore nel narratore è un fenomeno duro a morire. Quali sono i fattori che portano in maniera pressoché spontanea ad attribuire pari legittimità e credibilità sia all'entità astratta dell'autore sia al narratore all'interno del film? C'è la percezione (motivata dall'iscrizione nel testo) di un tacito mandato del primo al secondo, di un certo dominio che questo esercita sulla situazione, della somiglianza dei comportamenti, di una sanzione finale. Il narratore, essendo sostituto ed equivalente dell'autore, sarà anche altrettanto fededegno. A ciò si aggiunga il fatto che tra Verbal e Kujan, il testimone e il poliziotto, si instaura la classica dialettica tra narratore e destinatario, che all'interno del film rappresentano l'autore e lo spettatore. Verbal (con l'autore) racconta, Kujan (con noi) ascolta. Quello che Verbal racconta è visto da Kujan e da noi attraverso le immagini. Ma in questo caso mostrare e raccontare non coincidono; la fiducia tra spettatore e narratore viene rotta. Singer si spinge ancora più in là rispetto a Hitchcock: se questi spostava la competenza e il sapere dalla parte del destinatario del racconto, che diveniva capace di scoprire l'inganno e risolvere l'enigma, meritando così la sanzione positiva alla fine del film (mentre il bugiardo è punito con la morte), qui colui che riceve la narrazione (polo che comprende anche lo spettatore) è tratto in inganno fino all'ultimo, e scopre che tutte la sue deduzioni erano errate solo quando è ormai troppo tardi per riacciuffare l'imprendibile Keyser Soze. Grazie al lavoro di montaggio tra primissimi piani alternati a sguardi soggettivi, con largo uso di falsi raccordi, gli sguardi attentissimi ed evasivi che Verbal lancia all'ambiente e agli oggetti che lo circondano sembrano smarriti e quasi impauriti: non sono certo interpretabili come indizi che possano aiutare a comprendere la verità, ma rientrano nei tanti piccoli trucchi di questo film individuabili solo a posteriori. Ecco allora che, per lo spettatore, il piacere della visione non sta nell'accompagnare passo dopo passo il poliziotto nella scoperta della verità, ma proprio nel lasciarsi ingannare da un gioco sleale.
L'immagine e la logica
Sono molto numerosi i momenti in cui il lavoro dell'istanza narrante viene messo in luce, e nel testo filmico si rivela l'intenzionalità di una volontà che organizza gli eventi secondo una certa logica e un certo fine. Particolarmente significativa a proposito risulta una analisi del prologo (esecuzione di Keaton e incendio della nave). È possibile individuare in questa sequenza un regime di enunciazione allo stesso tempo oggettivo e marcato. Alcune immagini non neutre manifestano in modo deciso un intervento che seleziona l'informazione disponibile e ne dà una certa interpretazione: l'insistenza sui dettagli dell'accendisigari, dell'orologio d'oro e dei piedi; le inquadrature che lasciano sempre fuori campo il volto dell'uomo che spara a Keaton; l'illuminazione fortemente contrastata che lo lascia costantemente in ombra; il rumore off degli spari {l'immagine stacca su inquadrature della nave immediatamente prima che partano i colpi); il ralenty della sigaretta che, lasciata cadere, provocherà l'esplosione; il montaggio che costruisce lo spazio della nave in modo frammentato attraverso inquadrature parziali che non ce ne mostrano mai la globalità; il dettaglio ripetuto del groviglio di corde, correlativo oggettivo del groviglio degli eventi del film. Questi fatti accadono una sola volta, ma nel corso del racconto vengono reiterati per ben tre volte, ognuna secondo un differente punto di vista. Dopo la narrazione quasi oggettiva della sequenza iniziale, è nella seconda reiterazione che si colloca la menzogna del film {o almeno la più evidente - a posteriori): l'assassinio di Keaton visto in soggettiva attraverso il racconto di Verbal. Prevalgono soggettive che recano in sè il marchio della visione, in quanto la visuale di Verbal è parzialmente ostacolata da alcuni oggetti posti sul molo davanti a lui, alternate a inquadrature frontali del suo volto angosciato. Ma è appunto un falso: Verbal non si trovava affatto sul molo, e quelle immagini non raffigurano altro che la sua invenzione. Nella sequenza immediatamente successiva, le immagini rappresentano la visualizzazione delle congetture e deduzioni di Kujan, cioè che l'uomo misterioso che spara sia proprio Keaton (intanto Verbal ribatte: "Ho visto Keaton morire", e in un certo senso è la verità...). Infine, nella sequenza conclusiva del film, le immagini rappresentano ancora ciò che c'è nella mente di Kujan, che è finalmente arrivato alla verità. Tante messe in scena per tante verità diverse, dunque. L 'istanza dell'enunciazione si rivolge su se stessa. E ci mostra anche ciò che Verbal non dovrebbe poter vedere: ad esempio, ciò che si svolge all'interno della nave. Pensiamo all'assassinio di Marquez: le immagini che lo mostrano si trovano all'interno della raffigurazione visiva del racconto di Verbal, ma per ovvie ragioni non possono farne parte.
Più esattamente, non possono far parte di ciò che lui dice con le parole. Queste immagini sono destinate allo spettatore direttamente dall'istanza autoriale. Non è certo il risultato di un errore nella sceneggiatura, ne tantomeno del ben noto artificio narrativo per cui, nel flashback, l'enunciatore si serve del personaggio come narratore, conferendogli la propria onniscienza. È bensì il risultato di una precisa strategia testuale: una deliberata confusione tra ciò che l'istanza narrante mostra e ciò che si presume il personaggio veda. E qui, anche tra i personaggi che vedono. Nelle ultime sequenze è estremamente difficile distinguere tra quello che "vedono" Verbal o Kujan e quello che ci è mostrato "direttamente" dall'istanza dell'enunciazione. Il culmine di questa incertezza è raggiunto quando, attraverso un montaggio serrato e rapido, l'istanza dell'enunciazione mostra le immagini di Keaton nei panni di Keyser Soze come rappresentazioni mentali sia di Kujan che di Verbal: le alterna a primissimi piani di Kujan determinato nell'esporre le sue conclusioni e di Verbal dall'espressione incredula e angosciata.
Verità e rappresentazione
E come il paradosso del mentitore fa crollare tutta la logica classica, così il flashback falso mette in questione la possibilità di rappresentare la verità. La verità non è altro che un percorso di lettura, il frutto di una transazione e di una interpretazione, il risultato di un preciso lavoro all'interno del testo. La verità è un discorso. E il racconto che cerchi di sottrarsi al totalitarismo del verosimile è costretto a produrre una rigorosa strategia. Una menzogna di questo tipo è in rapporto con l'uso di certi procedimenti testuali: è frutto di uno "scarto tra due mosse, l'una che consente di eleggere un porta-parola di chi guida il film, l'altra che porta a rompere un tale rapporto fiduciario" (Francesco Casetti). Ed ecco che Hitchcock, nelle celebri interviste rilasciate a Truffaut, dice: "Non abbiamo nulla da ridire se uno fa un racconto menzognero. ..allora perché non potremmo anche raccontare una menzogna in un flashback?" Il fatto è che il personaggio mente a parole, mentre le immagini sono "necessariamente" interpretate come vere. Ma tutto ciò è espressione di un pregiudizio ingenuo che pensa che le immagini siano di per sé espressione di una verità. A noi, in questa sede, basta sottolineare che il fatto che il film ci sia, funzioni, e che il narratore bugiardo venga premiato, significa proprio che con le immagini si può mentire.
L'illusione convince
In realtà questo l'abbiamo sempre saputo: non è altro che il principio del cinema di finzione. Ecco allora che il trucco di Singer assurge a metafora e celebrazione dell'illusione cinematografica. Verbal non è altro che la figurativizzazione del potere creativo e diabolico (e Keyser Soze è il diavolo) del grand imagier. Il film è ricco di momenti metacinematografici: basti ricordare la scena del confronto all'americana, un classico del noir, ma anche un incorniciamento dei personaggi in uno schermo, nel quale ciascuno recita una battuta. O il racconto nel racconto della mitica storia di Keyser Soze, classico film nel film. La straordinaria performance di improvvisazione retorica di Verbal è frutto di una perfetta operazione di montaggio connotativo di inquadrature autonome e arbitrariamente scelte cui egli dà un senso ("È un disordine sistematico: non ci capisci niente a vederlo così, devi guardarlo a una certa distanza", dice a Kujan il collega nel cui ufficio si svolge l'interrogatorio). Fa credere a Kujan che il racconto si dispieghi da solo grazie alla sua attività di spettatore-ascoltatore, facendogli dimenticare che l'origine dell'enunciazione è proprio in lui stesso ("Scoprirò quello che voglio sapere. Dimmi ogni dettaglio. Convincimi." dice Kujan. E Verbal lo asseconda). A questo punto si può giungere a una conseguenza estrema: il flashback falso è anche un falso flashback: fabula e intreccio non potrebbero essere più lontani. La Storia de I soliti sospetti è quella di un criminale che viene interrogato, inventa una balla e riesce così a togliersi dai guai. Il Discorso de I soliti sospetti è il racconto, reso possibile dalla menzogna cinematografica, di questa invenzione.
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Re: I soliti sospetti
eh, di gente che bara con lo spettatore od il lettore ve ne è parecchia.
De Palma, per dirne uno. O in scrittura Deaver, che non a caso a medio/lungo andare stanca.
F.F.
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“Volevo cambiare il mondo. L'ho fatto. L'ho reso peggiore”. -Arthur FinkelsteinNevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
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Re: I soliti sospetti
quando una nuova conoscenza mi chiede qual è il mio film preferito, di solito rispondo I Soliti Sospetti.
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Re: I soliti sospetti
Uhm.dsdifr ha scritto:quando una nuova conoscenza mi chiede qual è il mio film preferito, di solito rispondo I Soliti Sospetti.
Disfrì, puoi fare di meglio, molto meglio.
Impegnati un po', su.
“True terror is to wake up one morning and discover that your high school class is running the country.” (K. Vonnegut)
Re: I soliti sospetti
Ma infatti. Tutta 'sta originalità nel processo narrativo di questo film non la vedo.Johnny Rex ha scritto:eh, di gente che bara con lo spettatore od il lettore ve ne è parecchia.
De Palma, per dirne uno. O in scrittura Deaver, che non a caso a medio/lungo andare stanca.
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Un altro a cui piace prendere per i fondelli lo spettatore, pur in modo più dilettantesco, raffazzonato e monotematico, è naturalmente Shyamalan.
Re: I soliti sospetti
E quando è una vecchia conoscenza?dsdifr ha scritto:quando una nuova conoscenza mi chiede qual è il mio film preferito, di solito rispondo I Soliti Sospetti.
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Re: I soliti sospetti
Capito, meglio se non entro più in questo topic.
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Re: I soliti sospetti
Quoto.whiterussian ha scritto:Capito, meglio se non entro più in questo topic.
Siamo a un tanto così dal topic o dal post "la mmèrda è bona, la carbonara fa schifo"...
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Re: I soliti sospetti
Vero. Finendo con l'essere preso per Caz.zaro lui Himself.fabio86 ha scritto:Ma infatti. Tutta 'sta originalità nel processo narrativo di questo film non la vedo.Johnny Rex ha scritto:eh, di gente che bara con lo spettatore od il lettore ve ne è parecchia.
De Palma, per dirne uno. O in scrittura Deaver, che non a caso a medio/lungo andare stanca.
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Un altro a cui piace prendere per i fondelli lo spettatore, pur in modo più dilettantesco, raffazzonato e monotematico, è naturalmente Shyamalan.
Ah, non mi pare che qui qualcuno definisca il Film Brutto.
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