Un buon libro...
Ma questo non vuole dire: Dickens e Collins e Dumas e una legione d'altri scrivevano romanzetti per tirare su qualche soldino, lo stesso Dostoes lo faceva per non finire in Siberia: non c'è nulla di male nel ricercare un successo di pubblico e di critica (in ventanni la Commedia divenne uno dei testi più copiati in quel guazzabuglio che era l'Italia ), specie se si riesce a coniugare entertainment e qualità, cosa che uno scrittore di talento arriva a fare in ogni occasione, più o meno. Samuel Johnson riteneva che il pubblico fosse il supremo giudice di un'opera, mentre nel tempo lo è il canone che il pubblico stesso crea: e con questo intendo che tra vent'anni non sentiremo parlare di Moccia, ma forse resterà qualcosa di Baricco.
Insomma, Baricco ha tutta la mia simpatia, ma se uno mi dice "consigliamo un libro", non mi passa nemmeno per la testa di consigliare Baricco.
Insomma, Baricco ha tutta la mia simpatia, ma se uno mi dice "consigliamo un libro", non mi passa nemmeno per la testa di consigliare Baricco.
Quale tra questi mi metto a leggere come prossimo? Cosa consigliate?
Antologia di Spoon River di Lee Masters
Padri e figli di Turgenev
La resa dei conti di Bellow
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Stevenson
Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij
Il circolo Pickwick di Dickens
L'uomo che ride di Hugo
La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo di Sterne
Opere. 1 (Le anime morte e racconti) di Gogol
L'uomo senza qualità di Musil
Antologia di Spoon River di Lee Masters
Padri e figli di Turgenev
La resa dei conti di Bellow
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Stevenson
Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij
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Opere. 1 (Le anime morte e racconti) di Gogol
L'uomo senza qualità di Musil
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Jürgen ha scritto:Quale tra questi mi metto a leggere come prossimo? Cosa consigliate?
Antologia di Spoon River di Lee Masters ---> No
Padri e figli di Turgenev ---> Sì
La resa dei conti di Bellow ---> Nì più verso il no (Bellow ci azzecca poco, con gli altri, anche coi peggiori degli altri)
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Stevenson ---> Sìììììììììììììììììì
Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij ---> Meglio di no
Il circolo Pickwick di Dickens ---> Sì
L'uomo che ride di Hugo ---> CATEGORICAMENTE Sì
La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo di Sterne ---> Bah
Opere. 1 (Le anime morte e racconti) di Gogol ---> Non lo so
L'uomo senza qualità di Musil ---> Noooooooo
Ciao!
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Jürgen ha scritto::D
Ridi per il NO all'antologia di Spoon River?
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Jürgen ha scritto:Quale tra questi mi metto a leggere come prossimo? Cosa consigliate?
Antologia di Spoon River di Lee Masters
Padri e figli di Turgenev
La resa dei conti di Bellow
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Stevenson
Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij
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L'uomo che ride di Hugo
La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo di Sterne
Opere. 1 (Le anime morte e racconti) di Gogol
L'uomo senza qualità di Musil
I veri capolavori qui mi pare siano tre: Turgenev, Gogol e soprattutto Musil. Poi un classico come Tristam Shandy è sempre una gioia ma io l'ho letto solo a spizzichi e bocconi in una antologia di letteratura inglese: intero è un bel boccone in originale!
Non conosco quello di Bellow, autore che in generale ho letto appena (ed è male, molto male, dato che è il padre letterario del mio contemporaneo preferito, Philip Roth: ma vedrò di rimediare al più presto).
Di certo Lee Masters è completamente fuori categoria in mezzo a questi giganti.
“True terror is to wake up one morning and discover that your high school class is running the country.” (K. Vonnegut)
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Gios ha scritto:Jürgen ha scritto:Quale tra questi mi metto a leggere come prossimo? Cosa consigliate?
Antologia di Spoon River di Lee Masters ---> No
Padri e figli di Turgenev ---> Sì
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Hai tirato i dadi?
n = 1: nooooo; n = 2 o 3: No; n=6: sìììììììììì.
Altrimenti non si spiega.
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BackhandWinner ha scritto:Gios ha scritto:Jürgen ha scritto:Quale tra questi mi metto a leggere come prossimo? Cosa consigliate?
Antologia di Spoon River di Lee Masters ---> No
Padri e figli di Turgenev ---> Sì
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Ha chiesto dei consigli, no, mica delle recensioni. Sìììììììììììì è molto più consigliabile di sì e meno consigliabile di CATEGORICAMENTE Sì.
Hugo, Dickens e Stevenson (io addirittura prendere più che lo strano caso prenderei direttamente l'isola del tesoro che ogni anima buona ama oppure il formidabile, per davvero, le nuove mille e una notte) scrivono solo capolavori, Musil è imperdonabilmente noioso e fiacco (ti pare possa piacermi un libro del genere?), Gogol non so che racconti siano, Tristam Shady pure io ho letto solo una manciata di cose qui e lì, e il "bah" è proprio per le dimensioni, Il Sottosuolo (non l'avevo scritto poco sopra? non mi va di controllare) è il libro che ti consigliano quelli che vogliono fare i fichi con Dostoes mentre è una lagna non da poco (non è meglio l'Idiota, col nome più bello della letteratura russa, Aglaja, senti che musica, o Karamazov?) Bellow non c'entra niente, e Spoon River è noioso, poi sono poesie, anche queste c'azzeccano poco, Turgenev va bene per la prosa asciutta, ordinata, regolare.
Gios ha scritto:BackhandWinner ha scritto:Gios ha scritto:Jürgen ha scritto:Quale tra questi mi metto a leggere come prossimo? Cosa consigliate?
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Ha chiesto dei consigli, no, mica delle recensioni. Sìììììììììììì è molto più consigliabile di sì e meno consigliabile di CATEGORICAMENTE Sì.
Hugo, Dickens e Stevenson (io addirittura prendere più che lo strano caso prenderei direttamente l'isola del tesoro che ogni anima buona ama oppure il formidabile, per davvero, le nuove mille e una notte) scrivono solo capolavori, Musil è imperdonabilmente noioso e fiacco (ti pare possa piacermi un libro del genere?), Gogol non so che racconti siano, Tristam Shady pure io ho letto solo una manciata di cose qui e lì, e il "bah" è proprio per le dimensioni, Il Sottosuolo (non l'avevo scritto poco sopra? non mi va di controllare) è il libro che ti consigliano quelli che vogliono fare i fichi con Dostoes mentre è una lagna non da poco (non è meglio l'Idiota, col nome più bello della letteratura russa, Aglaja, senti che musica, o Karamazov?) Bellow non c'entra niente, e Spoon River è noioso, poi sono poesie, anche queste c'azzeccano poco, Turgenev va bene per la prosa asciutta, ordinata, regolare.
Ma ora stiamo facendo i pavoni, per nulla peraltro ("per stupire mezzora basta un litro di storia", De André su Lee Masters ) alimentando discorsi che sono grossomodo càzzate: jurgen, non ascoltare gli altri minchìoni, fidati di me, e leggiti la delicata storia di Bea e Gwinplayne dell'Uomo che ride (anche se proprio Stevenson diceva che dalla scena iniziale del naufragio si capiva come "Hugo non è neanche mai salito su una barca" ).
Oppure, occhio, è uscito pochi giorni fa, posticipato di mesi da quesi disgraziati di Bompiani (che però si devono ringraziare per questa bella edizione) Il genio del Cristianesimo di François-René de Chateaubriand, una lettura che fa bene a tutti i cuori buoni.
Fine del jingle pubblicitario.
(L'uomo senza qualità, santiddio, il buon jurgen vuole divertirsi un po' leggendo, non rompersi le palle per millecinquecento pagine con uno che ce ne mette quaranta solo per attraversare la strada)
Fine del jingle pubblicitario.
(L'uomo senza qualità, santiddio, il buon jurgen vuole divertirsi un po' leggendo, non rompersi le palle per millecinquecento pagine con uno che ce ne mette quaranta solo per attraversare la strada)
Gios ha scritto:Oppure, occhio, è uscito pochi giorni fa, posticipato di mesi da quesi disgraziati di Bompiani (che però si devono ringraziare per questa bella edizione) Il genio del Cristianesimo di François-René de Chateaubriand, una lettura che fa bene a tutti i cuori buoni.
Fine del jingle pubblicitario.
(L'uomo senza qualità, santiddio, il buon jurgen vuole divertirsi un po' leggendo, non rompersi le palle per millecinquecento pagine con uno che ce ne mette quaranta solo per attraversare la strada)
Jürgen ha scritto:Mi state confondendo ragazzi!
Comunque quello che ho letto di Dostoevskij e Tolstoj mi piace da morire.
Mi piaciono le lagne, penso che amerò Musil, Gogol e Turgenev!
Ecco, questa è sfìga, neanche Augias sarebbe stato capace di una tale contemporaneità.
Bah, fa quel che ti pare, leggiti Proust, a sto punto, l'opera che secondo un imbecille (non mi ricordo che fosse, se no lo citerei, eh), "più di tutte si avvicina alla Commedia".
Jürgen ha scritto:Dostoevskij è il mio autore preferito, ti pare che mi voglia divertire leggendo, gios?
Santiddio, Dostoes è divertentissimo, e può dare molto ore appaganti, cosiccome Tolstoj (se si escludono quelle sue fastidiose tendenza a interpretare malamente la figura di Cristo. Dostoes almeno ce l'aveva coi gesuiti e coi cattolici in generale, ma mica scriveva stupidate sull'argomento), Turgenev e in parte Checov, e soprattutto Puskin (di cui però, per forza di cosa si trova pochino), tanto per tirare in ballo un paio di russi.
Ma Musil no, Musil no, Musil no: l'ho letto quando ero molto giovane e convinto che " quello che si dice un capolavoro s'ha da leggere" (con quella scusa sono riuscito pure a finire due volumi della Recherce e perfino i Buddenbrook), ora sono diventato un ometto e sono sicuro che avrei fatto meglio ad impiegare quelle mezzore a corteggiare una signorina (mentre non sono sicuro che scambierei le mezzore della lettura di Kipling, per fare un esempio, nemmeno per una cena con una bella signorina).
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D'accordo con l'altro minchione su Dostoevskij : meglio andare dritto al cuore, allora: L'idiota e i Karamazov.
D'altronde capisco (eccome!) anche la monomania: se ti guida la passione, che Opera Omnia sia.
Musil è il genio della Mitteleuropa anni '20, (a quanto si sappia) il punto più alto raggiunto dalla civiltà, insieme con l'Atene IV sec. A.C. (già discusso di questo altrove, e anche l'atro minchione è d'accordo ).
Lee Masters sì, non c'entra niente, appunto: dai almeno una certezza te l'abbiamo data, almeno puoi cominciare ad andare per esclusione.
Non so bene invece perché Bellow non c'entrerebbe: forse semplicemente perché è il '900 americano in mezzo ai classici sette-ottocenteschi europei, ma insomma. Il '900 americano è quasi altrettanto grandioso!
Vabbè, smetto qui il mio minchioneggiamento pseudoletterario.
D'altronde capisco (eccome!) anche la monomania: se ti guida la passione, che Opera Omnia sia.
Musil è il genio della Mitteleuropa anni '20, (a quanto si sappia) il punto più alto raggiunto dalla civiltà, insieme con l'Atene IV sec. A.C. (già discusso di questo altrove, e anche l'atro minchione è d'accordo ).
Lee Masters sì, non c'entra niente, appunto: dai almeno una certezza te l'abbiamo data, almeno puoi cominciare ad andare per esclusione.
Non so bene invece perché Bellow non c'entrerebbe: forse semplicemente perché è il '900 americano in mezzo ai classici sette-ottocenteschi europei, ma insomma. Il '900 americano è quasi altrettanto grandioso!
Vabbè, smetto qui il mio minchioneggiamento pseudoletterario.
“True terror is to wake up one morning and discover that your high school class is running the country.” (K. Vonnegut)
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Delle conseguenze delle cattive letture:
Il mio medico, una brava persona, ritiene che scrivere possa alleviare le mie pene, o, per parlare alla sua maniera “la vostra patologia”. Io ritengo che così non possa essere, e farei a meno di dovere impugnare questo lapis spuntato (niente punte per i pazienti!), ma non vedo il motivo per cui non dovrei farlo, e così ho deciso di esaudire il mio medico.
Immagino di dovere partire dagli inizi: fui un giovane beneducato, i miei genitori, pur non amandomi, mi accontentavano e probabilmente avevano sviluppato per me un affetto sincero. Frequentai le scuole, mi divertivo col giocare a palla e non ebbi mai proplemi con i miei compagni. A sette anni mi fidanzai con una bambina che portava nastri rossi fra i capelli, e il suo nome era Louise. Crescendo, si sviluppò in me l’interesse per le arti, senza però eccedere in vera passione: non direi di essere mai stato pigro, ma forse indolente. Apprezzavo Kandisky, da giovanissimo avevo preso una sbandata per Zola e Petronio, e poi, cresciuto, per Musil e Proust, e per alcune cose di Joyce. Mi laureai presto, non sono mai stato stupido, trovai un piccolo appartamento in centro e un buon lavoro. La mia vita scorreva senza scossoni, avevo pochi amici, ma molti conoscenti, attirati dal mio talento per la discussione.
Poi, un giorno, senza che ce ne fosse un particolare motivo apparente, accadde. Uscii dal mio appartamento, e fui frustato da un brivido, che partì dal calcagno della gamba sinistra, e arrivò alla base del cranio. Mi diressi alla fermata dell’autobus, dove da qualche mese a farmi silenziosa compagnia era una ragazza sui venticinque anni, forse un’impiegata, che allora avrei distrattamente detto bella, e che forse poteva avere un certo interesse per me. Arrivato che ero ad una trentina di metri da lei, ecco di nuovo quel brivido, accompagnato da una scarica; pensai con un mezzo sorriso alla mia ipofisi (avevo letto una volta che i fantasmi non dovrebbero avere sentimenti perché sprovvisti di ghiandole) e d’un tratto mi bloccai. Le mie gambe erano marmo, inibite al movimento. Capii subito che qualcosa in me rifiutava d’avvicinarsi oltre alla fermata dell’autobus, e compresi istantaneamente che il motivo di questo era la ragazza. Guardai la sua figura, e davanti a me si disvelò un’orrida verità: la verità, dico, della sua figura.
Pur consapevole di essere costruito alla stessa maniera, rimasi allibito della struttura del corpo, un tronco alle cui estremità sporgevano quattro appendici oblunghe, snodabili, articolate, terminanti in sproporzionate raggiere d’ossa, quelle superiori, e compatte basi, quelle inferiori, per fortuna celate da una lunga gonna grigia. Mi chiesi come quell’essere potesse camminare, come potesse prendere in mano un oggetto, o semplicemente, come faceva la ragazza, spostare il peso da una lato, tenendo in mano un gomito con una mano, senza sfaldarsi, senza crollare per il peso di quell'ammasso di carne strenuamente abbarbicata a delle ossa.
Mi soffermai poi sul viso, e sui suoi particolari: quale orrore, come avevo potuto fino a quel momento non notarlo! Vidi per prima cosa il suo naso, un grumo cartilagineo nel mezzo del volto, con due immonde condotti per il passaggio dell’aria; scorsi il moto della respirazione, e le froge espandersi e poi comprimersi, ed espandersi e poi compremersi, aspirare aria pulita, ed espirare aria filtrata dal passaggio nei polmoni, aria pesante, aria scura; le orecchie, due ridicole protuberanze a forma di conchiglia, elastiche, i lobi allungati dall’uso di pendagli; la bocca, cloaca di carne morta, uno scarico bagnato di saliva, piena di denti terribili per troncare, frantumare e rendere poltiglia i cibi, incorniciata da labbra rosse come i bordi di una ferita. L’ipotesi che all’interno della bocca vi fosse una lingua, per poco non mi tramortì. Vidi i capelli, quella massa setosa e lucida che arrivava fin oltre le spalle, pensai all’idiozia che aveva portato a porre sulla cima di un corpo fatto di pelle una copertura di quel tipo, così inestinguibile, come se non fosse una volontà di natura, ma un capriccio di un demiurgo malvagio con l'intento di ridicolizzare le sue creature.
Ma più di tutto, furono gli occhi, gli occhi ciò li dimenticherò mai. La ragazza si rese conto del mio stato, dovevo infatti apparire stravolto, e diresse il suo sguardo su di me, e la sensazione dei suoi occhi mi investì come un pugno. Globi semoventi, che si torcevano a scatti come una cane circondato da lupi, come un piccolo meccanisimo diabolico, vidi la pupilla decontrarsi per accogliere maggiore luce, acquosi, li immaginai nudi, fuori da quella trappola che era il cranio, come li avevo visti a volte in alcuni volumi di anatomia, il bianco del’umor vitreo, le venature sottili che rubavano e bramavano il sangue. Ma non vidi solo quello: vidi l’inquisizione dentro quelli occhi, vidi il sentimento di curiosità, vidi come le nostre sensualità determinino le notre interiorità, ne rimasi disgustato. Cominciai a tremare, e mi resi conto alla fine del suo viso nell’insieme. Che pazzo ero stato a definirla “bella”! Tutte quelle incongruenze, in un’area così piccola come quella del volto, quella forma sopra cui erano state poste un’accozzaglia di altre forme, alla rinfusa, solo perché la biologia aveva stabilito che quello era l’ordine più adeguato e più economico!
Fece un passo verso di me, ma a quel punto più che il disgusto, fu la paura, le gambe si mossero, e tornai correndo verso il mio appartamento.
Quello che accadde dopo, lo si può immaginare: chiamai un ospedale (notai con allarme che anche le geometria della cornetta iniziavano ad accendere in me repulsione), vennero a prendermi degli uomini, ma non potevo, non potevo! lasciarli avvicinare, gridai, gridai e ancora gridai loro di stare lontano, di coprirsi, di nascondere i loro volti, i loro arti. Aspettarono. Dopo molte ore, mi prese la stanchezza e un sonno agitato. Mi risveglia dove mi trovo ora, in una piccola stanza, che il mio medico, una brava persona, ha suggerito essere il più semplice possibile: ma a volte, guardando gli otto spigoli formati dall'incastro dei sei semipiani che costituiscono la stanza, il mio respiro diventa affannato. Non ci sono specchi, naturalmente, e sono vestito di una lunga tunica che nasconde il mio corpo. Le mie braccia sono calzate da guanti che mi permettono di impugnare il lapis, ma non di scorgere le mie mani, il cui solo ricordo, quello di un moncherino con cinque impossibili tentacoli mobili, mi fa crescere il desiderio di strappar via le dita.
La mia stanza è luminosa, e si vede il cielo. Tre volte al giorno si apre uno spioncino, e mi vengono passate delle uova. Quando il mio medico viene a farmi visita, è coperto da una tuta che ricorda quella di coloro che lavorano nelle fornaci. Non mi sono mai chiesto se il mio medico sia una donna o un uomo.
Ho paura di morire, perché alcuni dicono che morendo si vede Lui, di cui noi siamo immagine.
Il mio medico, una brava persona, ritiene che scrivere possa alleviare le mie pene, o, per parlare alla sua maniera “la vostra patologia”. Io ritengo che così non possa essere, e farei a meno di dovere impugnare questo lapis spuntato (niente punte per i pazienti!), ma non vedo il motivo per cui non dovrei farlo, e così ho deciso di esaudire il mio medico.
Immagino di dovere partire dagli inizi: fui un giovane beneducato, i miei genitori, pur non amandomi, mi accontentavano e probabilmente avevano sviluppato per me un affetto sincero. Frequentai le scuole, mi divertivo col giocare a palla e non ebbi mai proplemi con i miei compagni. A sette anni mi fidanzai con una bambina che portava nastri rossi fra i capelli, e il suo nome era Louise. Crescendo, si sviluppò in me l’interesse per le arti, senza però eccedere in vera passione: non direi di essere mai stato pigro, ma forse indolente. Apprezzavo Kandisky, da giovanissimo avevo preso una sbandata per Zola e Petronio, e poi, cresciuto, per Musil e Proust, e per alcune cose di Joyce. Mi laureai presto, non sono mai stato stupido, trovai un piccolo appartamento in centro e un buon lavoro. La mia vita scorreva senza scossoni, avevo pochi amici, ma molti conoscenti, attirati dal mio talento per la discussione.
Poi, un giorno, senza che ce ne fosse un particolare motivo apparente, accadde. Uscii dal mio appartamento, e fui frustato da un brivido, che partì dal calcagno della gamba sinistra, e arrivò alla base del cranio. Mi diressi alla fermata dell’autobus, dove da qualche mese a farmi silenziosa compagnia era una ragazza sui venticinque anni, forse un’impiegata, che allora avrei distrattamente detto bella, e che forse poteva avere un certo interesse per me. Arrivato che ero ad una trentina di metri da lei, ecco di nuovo quel brivido, accompagnato da una scarica; pensai con un mezzo sorriso alla mia ipofisi (avevo letto una volta che i fantasmi non dovrebbero avere sentimenti perché sprovvisti di ghiandole) e d’un tratto mi bloccai. Le mie gambe erano marmo, inibite al movimento. Capii subito che qualcosa in me rifiutava d’avvicinarsi oltre alla fermata dell’autobus, e compresi istantaneamente che il motivo di questo era la ragazza. Guardai la sua figura, e davanti a me si disvelò un’orrida verità: la verità, dico, della sua figura.
Pur consapevole di essere costruito alla stessa maniera, rimasi allibito della struttura del corpo, un tronco alle cui estremità sporgevano quattro appendici oblunghe, snodabili, articolate, terminanti in sproporzionate raggiere d’ossa, quelle superiori, e compatte basi, quelle inferiori, per fortuna celate da una lunga gonna grigia. Mi chiesi come quell’essere potesse camminare, come potesse prendere in mano un oggetto, o semplicemente, come faceva la ragazza, spostare il peso da una lato, tenendo in mano un gomito con una mano, senza sfaldarsi, senza crollare per il peso di quell'ammasso di carne strenuamente abbarbicata a delle ossa.
Mi soffermai poi sul viso, e sui suoi particolari: quale orrore, come avevo potuto fino a quel momento non notarlo! Vidi per prima cosa il suo naso, un grumo cartilagineo nel mezzo del volto, con due immonde condotti per il passaggio dell’aria; scorsi il moto della respirazione, e le froge espandersi e poi comprimersi, ed espandersi e poi compremersi, aspirare aria pulita, ed espirare aria filtrata dal passaggio nei polmoni, aria pesante, aria scura; le orecchie, due ridicole protuberanze a forma di conchiglia, elastiche, i lobi allungati dall’uso di pendagli; la bocca, cloaca di carne morta, uno scarico bagnato di saliva, piena di denti terribili per troncare, frantumare e rendere poltiglia i cibi, incorniciata da labbra rosse come i bordi di una ferita. L’ipotesi che all’interno della bocca vi fosse una lingua, per poco non mi tramortì. Vidi i capelli, quella massa setosa e lucida che arrivava fin oltre le spalle, pensai all’idiozia che aveva portato a porre sulla cima di un corpo fatto di pelle una copertura di quel tipo, così inestinguibile, come se non fosse una volontà di natura, ma un capriccio di un demiurgo malvagio con l'intento di ridicolizzare le sue creature.
Ma più di tutto, furono gli occhi, gli occhi ciò li dimenticherò mai. La ragazza si rese conto del mio stato, dovevo infatti apparire stravolto, e diresse il suo sguardo su di me, e la sensazione dei suoi occhi mi investì come un pugno. Globi semoventi, che si torcevano a scatti come una cane circondato da lupi, come un piccolo meccanisimo diabolico, vidi la pupilla decontrarsi per accogliere maggiore luce, acquosi, li immaginai nudi, fuori da quella trappola che era il cranio, come li avevo visti a volte in alcuni volumi di anatomia, il bianco del’umor vitreo, le venature sottili che rubavano e bramavano il sangue. Ma non vidi solo quello: vidi l’inquisizione dentro quelli occhi, vidi il sentimento di curiosità, vidi come le nostre sensualità determinino le notre interiorità, ne rimasi disgustato. Cominciai a tremare, e mi resi conto alla fine del suo viso nell’insieme. Che pazzo ero stato a definirla “bella”! Tutte quelle incongruenze, in un’area così piccola come quella del volto, quella forma sopra cui erano state poste un’accozzaglia di altre forme, alla rinfusa, solo perché la biologia aveva stabilito che quello era l’ordine più adeguato e più economico!
Fece un passo verso di me, ma a quel punto più che il disgusto, fu la paura, le gambe si mossero, e tornai correndo verso il mio appartamento.
Quello che accadde dopo, lo si può immaginare: chiamai un ospedale (notai con allarme che anche le geometria della cornetta iniziavano ad accendere in me repulsione), vennero a prendermi degli uomini, ma non potevo, non potevo! lasciarli avvicinare, gridai, gridai e ancora gridai loro di stare lontano, di coprirsi, di nascondere i loro volti, i loro arti. Aspettarono. Dopo molte ore, mi prese la stanchezza e un sonno agitato. Mi risveglia dove mi trovo ora, in una piccola stanza, che il mio medico, una brava persona, ha suggerito essere il più semplice possibile: ma a volte, guardando gli otto spigoli formati dall'incastro dei sei semipiani che costituiscono la stanza, il mio respiro diventa affannato. Non ci sono specchi, naturalmente, e sono vestito di una lunga tunica che nasconde il mio corpo. Le mie braccia sono calzate da guanti che mi permettono di impugnare il lapis, ma non di scorgere le mie mani, il cui solo ricordo, quello di un moncherino con cinque impossibili tentacoli mobili, mi fa crescere il desiderio di strappar via le dita.
La mia stanza è luminosa, e si vede il cielo. Tre volte al giorno si apre uno spioncino, e mi vengono passate delle uova. Quando il mio medico viene a farmi visita, è coperto da una tuta che ricorda quella di coloro che lavorano nelle fornaci. Non mi sono mai chiesto se il mio medico sia una donna o un uomo.
Ho paura di morire, perché alcuni dicono che morendo si vede Lui, di cui noi siamo immagine.
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Ultima modifica di Jürgen il ven dic 05, 2008 5:39 pm, modificato 2 volte in totale.
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STEVE CEMENTO SOTTO LA CURVA!!!fraki ha scritto:ne approfitto per ringraziare con molto ritardo Pocaluce
grazie alla sua venerazione per il collettivo WuMing tempo fa avevo comprato 54, poi letto quest'estate... CLAMOROSO!
Steve Concrete uber alles
A lot of people say, "Yeah, I like Dennis Rodman," but they don't really mean that. I'm a big Dennis Rodman fan. I've been a Rodman fan since 1998 when he was in all his controversy, so that's never going to change.
Invece ho iniziato "Memorie dal sottosuolo".Jürgen ha scritto:Padri e Figli mi è piaciuto molto.
Stasera mi sa che inizio "I fratelli Karamazov"!
Ultima modifica di Jürgen il gio feb 05, 2009 7:43 pm, modificato 2 volte in totale.
"Life is great...without it...you'd be dead!" -Gummo
Sto leggendo un romanzo giallo di Margaret Doody, protagonista è lo stagirita Aristotele che risolve i casi gestendoli con "filosofia". Davvero bello, oltre ad essere scorrevole e piacevole il libro offre sullo sfondo ricostruzioni storiche accurate...beccare poi l'assassino seguendo la logica aristotelica non ha prezzo!
Go Mordecai!
- pocaluce
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sullo stesso stampo, insomma neanche troppo perché non è proprio un giallo, piuttosto una gangster-story sui generis, ti consiglio "la gang del pensiero" di tibor fischer, in cui si racconta di un filosofo diventato criminale con eccellente ritmo narrativo e personaggi secondari decisamente azzeccati.RaphaEl ha scritto:Sto leggendo un romanzo giallo di Margaret Doody, protagonista è lo stagirita Aristotele che risolve i casi gestendoli con "filosofia". Davvero bello, oltre ad essere scorrevole e piacevole il libro offre sullo sfondo ricostruzioni storiche accurate...beccare poi l'assassino seguendo la logica aristotelica non ha prezzo!
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Segnalo due libri: Uomini che odiano le donne e La ragazza che giocava con il fuoco di Stieg Larsson. Due bei gialli, in particolare il primo. Forse un pò troppo corposi, ma la storia (è una trilogia, se vi appassionate a gennaio esce il terzo ed ultimo capitolo n.d.r.) c'è tutta. Scorrevoli, si lasciano leggere. Uomini che odiano le donne è più thriller, forse più appassionante; La ragazza che giocava con il fuoco è il trionfo di Lisbeth Salander, vero personaggio indimenticabile della trilogia Millenium. Se mai sarà un film (cosa più che probabile) mi ci vedo già un bel duello Knightley-Portman per quel ruolo .
Delusione invece per Andrea Camilleri "Il Tailleur grigio" ... fa il verso a Simenon, ma proprio non ci siamo. Molto più a suo agio con la "saga" Montalbano. Sconsiglio invece "Firmino" di Savage. Se proprio si sente la necessità di un libro che ci spieghi perchè la lettura non è un dovere, ma un piacere assoluto allora tutta la vita Pennac "Come un romanzo".
Delusione invece per Andrea Camilleri "Il Tailleur grigio" ... fa il verso a Simenon, ma proprio non ci siamo. Molto più a suo agio con la "saga" Montalbano. Sconsiglio invece "Firmino" di Savage. Se proprio si sente la necessità di un libro che ci spieghi perchè la lettura non è un dovere, ma un piacere assoluto allora tutta la vita Pennac "Come un romanzo".
15/11/10 Rafa1-Memorino numeri 1 della Race di Doppio