Il sangue di maiale è meglio delle palle di Mozart (e le banane sono meglio della Tosca)

Libri, canzoni, mostre, musei, concerti, fumetti ecc....
Rispondi
Nickognito
Massimo Carbone
Messaggi: 148807
Iscritto il: lun feb 07, 2005 2:31 am
Località: Praha

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da Nickognito »

Forse nemmeno preferiva l'uva passa a Vivaldi :)
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
chiaky
Utente dell' anno 2020
Messaggi: 26191
Iscritto il: dom feb 02, 2003 12:14 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da chiaky »

Nickognito ha scritto:Forse nemmeno preferiva l'uva passa a Vivaldi :)
Non credo proprio. Battiato ama la musica classica. Addirittura ha scritto alcune (brutte) opere liriche.
"Amo Speranza" - alessandro
"Speranza è un grande politico, un grande statista" - alessandro
Nick
Massimo Carbone
Messaggi: 16436
Iscritto il: gio mag 12, 2016 8:32 am
Località: Collo dello Stivale, Terronia

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da Nick »

chiaky ha scritto:
Nickognito ha scritto:Forse nemmeno preferiva l'uva passa a Vivaldi :)
Non credo proprio. Battiato ama la musica classica. Addirittura ha scritto alcune (brutte) opere liriche.
Vabbè quella è evidente che è una provocazione.
Non sopporto i cori russi... è più sottile.
rob
FooLminato
Messaggi: 10571
Iscritto il: lun set 16, 2002 2:00 am
Località: Savona

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da rob »

Ce ne facciamo una ragione di quello che non interessa a Battiato, poco male.
rob
FooLminato
Messaggi: 10571
Iscritto il: lun set 16, 2002 2:00 am
Località: Savona

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da rob »

Nick ha scritto:
rob ha scritto:Pop in senso lato.
La matrice blues è predominante; ci sono influenze fusion (Sotto 'O Sole sembra uscita da un disco di Jarreau magari con la chitarra di Earl Klugh o quella di Benson). Però non suona come la musica di Buddy Guy e Junior Wells e nemmeno come quella di Miles Davis o dei Return To Forever.
Si.
Infatti ho detto quasi fusion, cmq poi suoneranno con lui Corea (Return e Miles) e Shorter (miles e weather).
Ci sono troppe sonorità, e chiari riferimenti, per considerarlo pop come i pooh o baglioni o madonna.
Pop nel senso che è un disco di largo consumo, nato per avere largo successo e che si avvicina ad un pubblico pop.

E la stessa cosa battiato che nelle intenzioni e nel risultato finale è anche più pop, infatti lo definisco pop-rock, ma sotto c'è new-wave anche punk-rock.
Pop inteso come contenitore nel quale vengono convogliati generi e stili differenti, spesso contigui.
Non dimentichiamo che Pino Daniele era stato membro di Napoli Centrale nella cui musica non mancavano elementi ed influenze jazz. Un altro musicista importante che ha lavorato con lui nella carriera solista è stato Gato Barbieri.
Nick
Massimo Carbone
Messaggi: 16436
Iscritto il: gio mag 12, 2016 8:32 am
Località: Collo dello Stivale, Terronia

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da Nick »

A me piace una distinzione tra il pop che spoglia i generi, come madonna, e il pop, nel senso di commerciale e popolare, ma che comunque contiene in maniera profonda, cita, i generi.

Tutti i musicisti vengono dal napolitan power, senese in particolare da Napoli Centrale.

Nella musica più di consumo è la fase, fine 70 primi 80, in cui in Italia finisce il cantautorato classico ed il prog.
Ed appaiono, nella musica di consumo italiano, nuove figure, che sono musicisti, diversi tra loro.
Fossati, Battiato che in maniera diversa fanno pop-rock, e Pino Daniele che non è neanche pop è folk-blues.
Alcuni cantautori alla dalla si adeguano facilmente, anche perchè non è mai stato un cantautore puro, altri alla venditti diventano pop.
Guccini de gregori rimangono più o meno se stessi, De andrè va avanti.
Poi c'è il punk italiano e la new wave.
scooter
Illuminato
Messaggi: 4198
Iscritto il: mar mar 07, 2017 10:01 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da scooter »

chiaky ha scritto:
Nick ha scritto:Alla fine quest'opera, Attila, non è male per essere un'opera minore di Verdi.
Il dramma è ben musicato.
E' che la storia stona un pò troppo con il personaggio Attila.
Poi queste regie moderne non mi piacciono.

Cmq un'altra messa in archivio, visto che sono ancora fermo da qualche giorno al I atto dell'Aida.
Ho visto solo la prima parte perché poi sono dovuto andare a fare la "mia" Traviata.
Per me non esiste un Verdi minore. Verdi è tutto da ascoltare. Musica e dramma sempre al top, magari come dici tu il soggetto era un po' gratuito ma Verdi è Verdi e sinceramente non trovo mai nulla di minore in questo autore.
Cantanti tutti al top, forse un filino al di sotto Ciccio Sartori, comunque abbastanza bravo anche lui.
Lo spettacolo...mah...anche io non amo le regie modernizzate, anzi, penso siano gratuite e distruttive e che andrebbero fermate con ogni mezzo. Questa però mi è abbastanza piaciuta. Era curata, con belle proiezioni e alcuni effetti scenici interessanti. Certo, la mania di trasporre tutto all'epoca dei nazi-fascisti ha veramente rotto le balle.
Orchestra e coro ai massimi livelli possibili, soprattutto il magnifico coro della Scala.
In sostanza grande inaugurazione.

Datti una mossa con sta Aida!!! :D
Per me ottimo spettacolo (con l'unica eccezioni delle immagini legate alla morte del padre di Odabella, inutilmente didascaliche) interpretato da bravi cantanti (Abdrazakov su tutti, e concordo su Sartori un mezzo passo indietro agli altri ma comunque sicuramente meritevole di sufficienza piena), ottima orchestra e coro davvero eccezionale (sempre stato il fiore all'occhiello della Scala, ma comunque in continuo miglioramento dopo gli anni della gestione-Muti sicuramente non all'altezza dei precedenti).

Sul tema più generale della modernizzazione però mi sento di dissentire da entrambi. Vero è che questa tendenza ha certamente partorito (anche) schifezze immonde, ma io francamente sono davvero stufo delle Aide zeffirelliane (ho rivisto pochi giorni fa quella della Scala diretta da Chailly e stavo quasi per sentirmi male...) o di certi Ring con i nibelunghi vestiti di pelliccia ed elmetti con le corna. Per me, e non è certo un pensiero particolarmente originale, uno degli aspetti più affascinanti del teatro (sia esso di prosa o in musica) è l'universalità di certi temi e mi pare che proprio le regie "moderne" possano aiutare a far emergere quei significati che non dipendono unicamente dal contesto storico/sociale in cui le storie sono (sarebbero) ambientate. E questo può avvenire traslando l'azione di qualche secolo (penso per esempio al pazzesco Ring messo in scena da Cherau, in cui l'avvento dell'era degli uomini è trasformato nella rivoluzione industriale) ma anche, all'estremo opposto, rarefacendo e stilizzando (direi quasi annullando) ogni elemento scenografico (tipo il Macbeth "del cubo" di Vick).
scooter
Illuminato
Messaggi: 4198
Iscritto il: mar mar 07, 2017 10:01 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da scooter »

BackhandWinner ha scritto:
balbysauro ha scritto:Tra l'altro da qualche giorno soffro più che mai di insonnia
non avendo nulla da fare sto ascoltando un sacco di musica lirica, che ho sempre trascurato

ho stabilito intanto che trovo in genere più emozionanti le parti da soprano a quelle da tenore, scusa chiaky :)
per ora sto familiarizzando con le arie più note
stanotte mi sono letteralmente commosso a una Regina della notte della Damrau :oops:

Meraviglia delle Meraviglie!
Di certo non esistono interpretazioni contemporanee (diciamo negli ultimi 20 anni) anche solo lontanamente paragonabili alla sua.
Sul passato non so (anzi colgo l'occasione per chiederlo ai più esperti) ma mi permetto di dubitare.
Lei è superumana.
Per l'insieme di intensità dell'interpretazione e capacità esecutiva penso che sul podio debbano starci Lucia Popp (diretta da Klemperer), Christina Deutekom (diretta da Solti) e Luciana Serra (diretta da Davis). Dal punto di vista della sola esecuzione impeccabile di tutte le note (invero buttate lì in modo un po' freddino) è sicuramente notevole anche Sumi Jo (diretta anch'essa da Solti e, se ben ricordo, anche da Ostman).
chiaky
Utente dell' anno 2020
Messaggi: 26191
Iscritto il: dom feb 02, 2003 12:14 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da chiaky »

I problemi delle regie "moderne" sono, a mio avviso, i seguenti:
1) lo stridore tra il libretto e quindi ciò che si sente cantare e ciò che si vede è evidente. Della serie che in scena parlano di Assiri e si presenta uno vestito da Fascista, oppure si invoca la regina e questa arriva agghindata in Jeans e maglietta. Ridicolo. Senza contare del fatto che un linguaggio aulico pronunciato da gente vestita come la mia dirimpettaia a me fa davvero ridere.
2) Attualizzando tutto viene meno la magia del teatro.Se vado a teatro voglio vedere bei costumi e belle scene. Non mi interessa nulla di vedere gente vestita allo stesso modo che se mi sporgo dal balcone. La vedo già per strada. E magari che si muove in un contesto industriale o in una discarica come alcune opere che ho visto recentemente. Se devo vedere un Trovatore con gente in jeans in mezzo a una discarica vado direttamente alla discarica. Non vado a teatro dove vorrei sognare ed essere proiettato in una dimensione magica e meravigliosa. Le brutture della vita di tutti i giorni io al teatro d'Opera non le voglio vedere. Mi basta accendere la tv.
Oltretutto ste regie sono a loro volta vecchie e ripetitive. Sempre prostitute, sempre droga, sempre sesso, sempre nazi-fascisti. Che palle. Siamo al più vecchio del vecchio. Zeffirelli al confronto pare una novità, anzi, si tornasse a Zeffirelli sarebbe davvero una novità a questo punto.
3) Si rischia di cadere nella disinformazione. E' pur vero che il teatro non è necessariamente realtà storica, ma mettere su un Elisir D'amore, che si dovrebbe svolgere nelle campagne con tanto di coretti "bel conforto al mietitore", ambientato in una scuola americana anni 70, con tanto di bulletti, Happy Days, onanisti etc...mi fa credere al pubblico giovane che l'Elisir sia realmente ambientato li.
Al suddetto Elisir ho portato mio nipote e lui crede che sia un'opera americana, che Donizetti l'abbia concepita così. Questo non è acchiappare il pubblico giovane, è disinformarlo e imbrogliarlo.
4) Come dici anche tu spesso cadono nel ridicolo. Da artista impegnato a lavorare coi registi da più di 20 anni ti posso dire che per una buona fetta di loro l'Opera è solo una palestra per mettere in scena le loro turbe e masturbazioni mentali, senza nessun rispetto per libretto e drammaturgia e sovente nemmeno per la musica. Quando ti ritrovi a fare una Traviata dove sei costretto ad uscire in scena con un condom verde in testa e a farti sodomizzare in scena da una serie di comparse seminude con falli finti, tra l'altro parliamo di uno dei registi più famosi, non credo ci siano altre definizioni.
"Amo Speranza" - alessandro
"Speranza è un grande politico, un grande statista" - alessandro
Nick
Massimo Carbone
Messaggi: 16436
Iscritto il: gio mag 12, 2016 8:32 am
Località: Collo dello Stivale, Terronia

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da Nick »

Sono d'accordo con Chaiky in tutto nei primi 3 punti.
Sul quarto non lo so ma immagino che sia come dice lui.

Che poi ogni tanto può avvenire una regia moderna azzeccata.
Ma soprattutto quando asciugano all'osso la scenografia e i costumi originali, rarissimamente quando ambientano in epoche contemporanee.

Ed aggiungerei anche il pubblico con abbigliamento adeguato soprattutto in eventi importanti.
Magari i giovani se vanno al loggione possono permettersi qualche licenza.

Ma l'atmosfera dell'opera quella deve essere, anche nel foyer.
scooter
Illuminato
Messaggi: 4198
Iscritto il: mar mar 07, 2017 10:01 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da scooter »

chiaky ha scritto:I problemi delle regie "moderne" sono, a mio avviso, i seguenti:
1) lo stridore tra il libretto e quindi ciò che si sente cantare e ciò che si vede è evidente. Della serie che in scena parlano di Assiri e si presenta uno vestito da Fascista, oppure si invoca la regina e questa arriva agghindata in Jeans e maglietta. Ridicolo. Senza contare del fatto che un linguaggio aulico pronunciato da gente vestita come la mia dirimpettaia a me fa davvero ridere.
2) Attualizzando tutto viene meno la magia del teatro.Se vado a teatro voglio vedere bei costumi e belle scene. Non mi interessa nulla di vedere gente vestita allo stesso modo che se mi sporgo dal balcone. La vedo già per strada. E magari che si muove in un contesto industriale o in una discarica come alcune opere che ho visto recentemente. Se devo vedere un Trovatore con gente in jeans in mezzo a una discarica vado direttamente alla discarica. Non vado a teatro dove vorrei sognare ed essere proiettato in una dimensione magica e meravigliosa. Le brutture della vita di tutti i giorni io al teatro d'Opera non le voglio vedere. Mi basta accendere la tv.
Oltretutto ste regie sono a loro volta vecchie e ripetitive. Sempre prostitute, sempre droga, sempre sesso, sempre nazi-fascisti. Che palle. Siamo al più vecchio del vecchio. Zeffirelli al confronto pare una novità, anzi, si tornasse a Zeffirelli sarebbe davvero una novità a questo punto.
3) Si rischia di cadere nella disinformazione. E' pur vero che il teatro non è necessariamente realtà storica, ma mettere su un Elisir D'amore, che si dovrebbe svolgere nelle campagne con tanto di coretti "bel conforto al mietitore", ambientato in una scuola americana anni 70, con tanto di bulletti, Happy Days, onanisti etc...mi fa credere al pubblico giovane che l'Elisir sia realmente ambientato li.
Al suddetto Elisir ho portato mio nipote e lui crede che sia un'opera americana, che Donizetti l'abbia concepita così. Questo non è acchiappare il pubblico giovane, è disinformarlo e imbrogliarlo.
4) Come dici anche tu spesso cadono nel ridicolo. Da artista impegnato a lavorare coi registi da più di 20 anni ti posso dire che per una buona fetta di loro l'Opera è solo una palestra per mettere in scena le loro turbe e masturbazioni mentali, senza nessun rispetto per libretto e drammaturgia e sovente nemmeno per la musica. Quando ti ritrovi a fare una Traviata dove sei costretto ad uscire in scena con un condom verde in testa e a farti sodomizzare in scena da una serie di comparse seminude con falli finti, tra l'altro parliamo di uno dei registi più famosi, non credo ci siano altre definizioni.
In realtà sottoscrivo con il sangue tutto quello che dici, ma continuo a dissentire dalla tua conclusione. Perché per me hai spiegato perfettamente la ragione per cui moltissime regie moderne fanno defecare, ma non perché IN LINEA DI PRINCIPIO esse siano da rigettare.
Ma per esempio (e non sto tirando fuori casi limite come il Ring con la regia/coreografia de La Furia del Baus diretta da Mehta, eh...) hai avuto modo di vedere il Don Giovanni diretto a Aix en Provence da Langree con la regia di Tcherniakov?
chiaky
Utente dell' anno 2020
Messaggi: 26191
Iscritto il: dom feb 02, 2003 12:14 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da chiaky »

scooter ha scritto:
chiaky ha scritto:I problemi delle regie "moderne" sono, a mio avviso, i seguenti:
1) lo stridore tra il libretto e quindi ciò che si sente cantare e ciò che si vede è evidente. Della serie che in scena parlano di Assiri e si presenta uno vestito da Fascista, oppure si invoca la regina e questa arriva agghindata in Jeans e maglietta. Ridicolo. Senza contare del fatto che un linguaggio aulico pronunciato da gente vestita come la mia dirimpettaia a me fa davvero ridere.
2) Attualizzando tutto viene meno la magia del teatro.Se vado a teatro voglio vedere bei costumi e belle scene. Non mi interessa nulla di vedere gente vestita allo stesso modo che se mi sporgo dal balcone. La vedo già per strada. E magari che si muove in un contesto industriale o in una discarica come alcune opere che ho visto recentemente. Se devo vedere un Trovatore con gente in jeans in mezzo a una discarica vado direttamente alla discarica. Non vado a teatro dove vorrei sognare ed essere proiettato in una dimensione magica e meravigliosa. Le brutture della vita di tutti i giorni io al teatro d'Opera non le voglio vedere. Mi basta accendere la tv.
Oltretutto ste regie sono a loro volta vecchie e ripetitive. Sempre prostitute, sempre droga, sempre sesso, sempre nazi-fascisti. Che palle. Siamo al più vecchio del vecchio. Zeffirelli al confronto pare una novità, anzi, si tornasse a Zeffirelli sarebbe davvero una novità a questo punto.
3) Si rischia di cadere nella disinformazione. E' pur vero che il teatro non è necessariamente realtà storica, ma mettere su un Elisir D'amore, che si dovrebbe svolgere nelle campagne con tanto di coretti "bel conforto al mietitore", ambientato in una scuola americana anni 70, con tanto di bulletti, Happy Days, onanisti etc...mi fa credere al pubblico giovane che l'Elisir sia realmente ambientato li.
Al suddetto Elisir ho portato mio nipote e lui crede che sia un'opera americana, che Donizetti l'abbia concepita così. Questo non è acchiappare il pubblico giovane, è disinformarlo e imbrogliarlo.
4) Come dici anche tu spesso cadono nel ridicolo. Da artista impegnato a lavorare coi registi da più di 20 anni ti posso dire che per una buona fetta di loro l'Opera è solo una palestra per mettere in scena le loro turbe e masturbazioni mentali, senza nessun rispetto per libretto e drammaturgia e sovente nemmeno per la musica. Quando ti ritrovi a fare una Traviata dove sei costretto ad uscire in scena con un condom verde in testa e a farti sodomizzare in scena da una serie di comparse seminude con falli finti, tra l'altro parliamo di uno dei registi più famosi, non credo ci siano altre definizioni.
In realtà sottoscrivo con il sangue tutto quello che dici, ma continuo a dissentire dalla tua conclusione. Perché per me hai spiegato perfettamente la ragione per cui moltissime regie moderne fanno defecare, ma non perché IN LINEA DI PRINCIPIO esse siano da rigettare.
Ma per esempio (e non sto tirando fuori casi limite come il Ring con la regia/coreografia de La Furia del Baus diretta da Mehta, eh...) hai avuto modo di vedere il Don Giovanni diretto a Aix en Provence da Langree con la regia di Tcherniakov?
La linea di principio, è contenuta dai 4 punti che ho elencato. La regia modernizzata:
Stride con storia e libretto.
Cancella la magia del teatro
Rappresenta un falso storico, è quindi diseducativa.
E' spesso ridicola e ripetitiva nei temi, quasi sempre inutilmente provocatori.

Ne aggiungo un quinto:
Toglie attenzione dalla musica in modo troppo deciso. Se in scena accadono buffonate il pubblico si distrae dalla musica, che giova ricordarlo, è il core business dell'Opera. La scena e regia sono la cornice e tale devono restare.
In questi anni si è invertito l'ordine di importanza dell'Opera. Questo sarebbe
1) il compositore e quindi la musica
2) il Direttore
3) i cantanti (che in passato erano addirittura al primo posto, in modo forse anche troppo protagonistico).
4) il regista

Ora invece è:
1) il regista
2) il compositore, spesso con sommo fastidio del regista.
3) il Direttore (idem)
4) i cantanti (idem idem).

Non ci siamo.
"Amo Speranza" - alessandro
"Speranza è un grande politico, un grande statista" - alessandro
chiaky
Utente dell' anno 2020
Messaggi: 26191
Iscritto il: dom feb 02, 2003 12:14 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da chiaky »

Ad ogni modo il trend è inarrestabile. Attualmente il 99 per cento delle regie sono modernizzate e sarà sempre peggio. Nei paesi di ligua tedesca il trend è iniziato molto prima che da noi e ora siamo arrivati a Nabucchi con coro vestito da ape maia, Balli in maschera con comparse sedute sul vater a braghe calate e Boheme con Mimì che muore tra le braccia di un astronauta, sulla luna (e qui la luna l'abbiamo vicina….), questa l'hanno fatta in Francia a dire il vero. Tra un po' questa roba arriverà anche qui e non c'è niente che si possa fare. Sui siti dedicati e su FB le lamentele sono continue e alcuni si vogliono addirittura organizzare per bloccare gli spettacoli.
Comunque non dico che tutti questi spettacoli sono brutti. Quelli della Fura sono spesso belli, ancorché molto ripetitivi e perseguenti sempre gli stessi stilemi interpretativi. Il recente Attila era un bello spettacolo, molto cinematografico. Il problema è che non c'entrano nulla con quello che vanno a raccontare, la maggior parte delle volte.
"Amo Speranza" - alessandro
"Speranza è un grande politico, un grande statista" - alessandro
Avatar utente
balbysauro
Utente del Decennio 10-20
Messaggi: 75953
Iscritto il: mer nov 28, 2007 6:53 pm
Località: Palermo

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da balbysauro »

basta non andare a vederli, sti spettacoli circensi
scooter
Illuminato
Messaggi: 4198
Iscritto il: mar mar 07, 2017 10:01 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da scooter »

chiaky ha scritto:Stride con storia e libretto.
Cancella la magia del teatro
Rappresenta un falso storico, è quindi diseducativa.
E' spesso ridicola e ripetitiva nei temi, quasi sempre inutilmente provocatori.
D'accordo sull'abbondanza di inutile provocazione, ma per il resto...

Per esempio è un fatto storico che Filippo II fosse un sovrano illuminato (per i suoi tempi, si intende) e che il figlio non fosse un ardente rivoluzionario ma piuttosto uno squilibrato maniaco. Dobbiamo per questo accusare Verdi (o Schiller prima di lui) di falso storico?
Restando in tema verdiano, è così importante che l'Otello si svolga a Cipro? E se il protagonista non fosse moro? Certo si perderebbe il senso dei "foschi baci di quel selvaggio dalle gonfie labbra", ma in fin dei conti i motori dell'azione sono altri: dal lato di Iago l'invidia professionale (molto più che la questione razziale) e dal lato di Otello, suvvia lui crede alla macchinazione "forse perché discendo nella valle degli anni": sa di essere un uomo di mezza età e in fondo non si capacita più di tanto che la giovane Desdemona ami lui piuttosto che il giovane e aitante Cassio.
E soprattutto, cosa cambia davvero al Ballo in maschera se lo ambienti nelle colonie britanniche oppure in una corte svedese?
Oppure prendiamo Shakespeare. C'è qualcosa di intrinsecamente danese in Amleto da impedirne altra ambientazione? Ed è poi letteralmente la storia di uno svitato che parla con il fantasma del padre, o c'è forse un "di più" che è la vera sostanza di quella storia? Il mercante di Venezia è davvero solo la storia di un ebreo avaro e cattivo che oggi vogliamo davvero rappresentare così? O forse i temi principali reggono benissimo anche se, per dire la prima cosa che mi viene in mente, anziché avere in scena l'usuraio ebreo ci mettiamo un Don Corleone che chiede la restituzione di un favore?
E ancora su Wagner. Ma il Ring è solo la storia di divinità nordiche preoccupare per un albero che avvizzisce a causa della scomparsa di un anello? O forse, in generale, saghe e miti non vanno presi alla lettera? Ricordiamo che già Platone giustificava il ricorso al mito perché certe cose sono troppo complesse per essere dette letteralmente, da un lato, e comprese, dall'altro; tanto che, appunto, secondo lui era necessario ricorrere a quelli che chiamava "discorsi probabili" che andassero in qualche modo a solleticare l'inconscio (questa ovviamente è la terminologia moderna, ma è chiaro che puntasse in questa direzione).


sul tema della diseducazione (in particolare dei giovani che si accostano all'opera rischiando di essere fuorviati da certe messe in scena) ci riaggiorniamo al prossimo post, giusto per non appesantire troppo la lettura
scooter
Illuminato
Messaggi: 4198
Iscritto il: mar mar 07, 2017 10:01 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da scooter »

Citavo ieri questo Don Giovanni messo in scena qualche anno fa a Aix en Provence per la regia di Tcherniakov.
Ambientazione unica la casa del Commendatore, in cui si muovono personaggi i cui rapporti sono (orrore! :) ) modificati rispetto a quelli del libretto: Don Giovanni è il marito (ovviamente fedifrago e palesemente alcolizzato) di Donna Elvira, ha (avuto) una vera e propria relazione con Donna Anna da cui è nata la figlia illegittima Zerlina (che non sa di essere figlia di cotanto padre), Leporello non è più un servitore (con buona pace di alcuni singoli versi che inevitabilmente perdono il loro "riferimento fattuale") ma un ospite della casa.

Copio qui di seguito una recensione che mi è capitato di trovare in rete, per la semplice ragione che l'autore (semplice spettatore, non che questo renda di per sé più o meno autorevole la sua opinione rispetto a quella di un critico professionista) ha detto esattamente le stesse cose che mi sono trovato a pensare io mentre assistevo (dal divano di casa, non dal vivo) a questo spettacolo.


Cerniakov ama la cosidetta "decostruzione" narrativa (come Guth).
È un procedimento registico di gran moda, che divide il pubblico in fazioni contrapposte.
Anche in questo caso il pubblico si è diviso, fra entusiasti e scandalizzati; niente di strano, direte voi... è così da decenni.
I registi provocano sempre queste spaccature.
No! E invece c'è qualcosa di diverso. Entusiasti e scandalizzati si sono invertiti i ruoli.

Un tempo (negli anni delle prime temerità registiche) era una minoranza "intellettuale" a difendere a qualsiasi costo i registi e i loro stravolgimenti drammaturgici, che - invece - scandalizzavano il più vasto pubblico tradizionale.
A Aix è successo l'opposto. I vecchi intellettuali sono rimasti spiazzati, mentre il pubblico "incompetente" (giovane, vivace, senza preconcetti) si è divertito da impazzire.

A monte di tutto il lavoro di Cerniakov c'è un problema linguistico.
Non è tanto importante la "storia" che ci racconta: coinvolgente, sì, appassionante, ma non importante... non quanto quella che ci raccontavano Da Ponte e Mozart, quella sì intrisa di problemi eterni, filosofici, sui quali ancora ci si scontra a distanza di secoli... libertà contro morale, materia contro spirito, vita contro morte. È eroe Don Giovanni o semplicemente dissoluto?
È eroe della coerenza? Eroe della solitudine? Eroe dell'onestà interiore, lui il principe dei disonesti?
Questa è una storia importante!!
Quella di Cerniakov non lo è: è una storia misera e persino un po' squallida, fatta di beghe familiari, di silenzi, di segreti che tutti sanno ma che nessuno può dire. Sembra una storia alla Dinasty o alla Beautiful.
Semmai può assumere importanza per chi voglia riflettere - anche usando il Don Giovanni di Mozart - sui linguaggi e sulle potenzialità espressive del presente.
Ed è in questo senso che il lavoro di Cerniakov è trascinante: è un lavoro di smontaggio calibratissimo e di rimontaggio attraverso l'arte e l'immagine di oggi.
Ce n'è bisogno?
Secondo me sì, perché si ha sempre bisogno di spettacoli "belli" e appassionanti e che ti stimolino il cervello a capire, a seguire, a sorprenderti... che ti costringano a DIVERTIRTI a teatro!!
Come ho detto, Cerniakov svelle l'opera non solo dal suo contesto, ma anche dalla sua storia, si reinventa i rapporti fra personaggi, riscrive completamente la vicenda, usando linguaggi visivi tratti dalla contemporaneità televisiva, a metà fra lo sceneggiato a puntate e il giallo alla Poirot

Gli intellettuali ne escono "oltraggiati"... ma non per la violenza operata sulla storia originale (hanno difeso ben altre operazioni in questo senso) quanto per l'immediatezza, la facilità della narrazione, la gustosità "movie style" con cui l'opera viene presentata, senza sovrastrutture filosofiche, senza messaggi criptopolitici o accuse alla società consumistica.
Al contrario (ed è questo che li irrita di più) è proprio il pubblico meno esperto, meno supercilioso a divertirsi come un matto, seguendo col fiato sospeso questa storia di dinastie potenti schiacciate sotto i loro segreti, come in un tabloid.

Il pubblico "semplice", anche oggi come sempre, quello più numeroso e stimolante (e che ormai ha perso memoria dei Dongiovanni in calzamaglia e pose secentesche, né si sogna di invocarne il ritorno) si riconosce perfettamente in questo linguaggio "filmico", in tutti i temi triti messi in campo da Cerniakov, nei contrasti violenti fra membri di una famiglia come tante, dominata dalle vecchie logiche sesso-denaro-immagine.
E si diverte, segue con attenzione, raccoglimento, capisce tutto.

Partiamo dall'inizio.
Il Commendatore è un uomo ricco; tutta la vicenda si svolge nel suo palazzo.
Intorno a lui ruotano grandi interessi (non solo economici); durante l'ouverture egli accoglie a pranzo i suoi parenti, che lo omaggiano come un potente patriarca. Chi non ha visto mille volte la stessa scena alla TV?
I parenti sono la figlia (Donna Anna, una bella e sofisticata signora sui cinquanta) che si presenta col suo più recente compagno (Ottavio) e ...la figlia di primo letto (non si specifica chi è il padre) ossia Zerlina.
Quest'ultima è una tipica adolescente ereditiera, alla Paris Hilton, ossigenata, tutta pepe e piena di amici parassiti, snob e sbevazzoni.
Tra i parenti del commendatore c'è anche Donna Elvira, sua nipote, altra bella signora ma meno "sofisticata" di Anna; più moderna, più solida, vera, pugnace. Essa partecipa alla mensa... con ... SUO MARITO!
Ossia Don Giovanni.
Questo Don Giovanni non è il libertino "filosofo" ed eroico che siamo abituato a vedere. È un uomo di mezz'età, in piena crisi esistenziale, ancora pieno di carisma, affascinante, ma stanco, provato, instabile, con un difficile rapporto con l'alcool.
Si capisce che è stato un grande seduttore, ma oggi avverte soprattutto il vuoto della sua esistenza, la paura dell'età, la consapevolezza di non essere stato per tutta la vita nient'altro che il marito "bello" della ragazza "ricca".
Elvira e Giovanni non hanno figli; il loro rapporto è fra le cose più belle e poetiche della regia.
È un rapporto segnato da anni di tradimenti e di silenzi, sprofondato nella freddezza, nella routine.
Eppure si avverte, nonostante tutto, l'amore grandioso che li aveva uniti e che forse, dietro al cinismo e all'aridità, li unisce ancora, più che mai.
Se il matrimonio fa acqua è soprattutto per l'inquietudine di lui: l'uomo a un passo dalla crisi, che beve, trasforma tutto in una festa disperata, si trascina, respira con pericolosa voluttà il fallimento e la solitudine della propria vita.

C'è un ultimo "parente" di cui dobbiamo parlare: Leporello. Parente... non servo.

Questo Leporello (con la pettinatura curata ma ribelle e una lunga frangia che gli cade sulla destra, l'andatura dinoccolata, i modi sempre stanchi ma anche sprezzanti) è il classico "nulla facente" a carico dello zio Commendatore. Un inutile "delicatus" che i troppi soldi hanno reso pusillanime, rinunciatario, perdente.
Non è affatto stupido, solo fiaccato da una vita senza necessità; uno che ha venduto se stesso per la "pappa quotidiana" e che cerca di darsi un tono assumendo arie da dandy.
In effetti è un infelice: normale che cerchi la compagnia di Giovanni. Giocare con l'altro "in crisi" del gruppo è un modo per non pensare alla propria inutilità.

Apro una parentesi: voi direte... ma da cosa si potevano intuire tutte queste cose?
Potere dell'immagine! Si potevano tutte intuire dalla strepitosa regia di Cerniakov.
Solo per farvi un esempio, all'inizio dell'Opera, Leporello non sta aspettando Don Giovanni: è in salotto di notte, solo.
Come ogni notte non riesce a dormire, e si rintana in salotto a bere e a lamentare la sua condizione di "mantenuto", che butta via la sua vita, che è considerato uno zero da tutti e che non può fare nulla senza chiedere il permesso...
Il suo "notte e giorno faticar, per chi nulla sa capir" e soprattutto "non voglio più servir" non sono rivolti a Don Giovanni, ma al Commendatore stesso! Sono l'espressione di una volontà - chissà da quanto tempo maturata, ma mai messa in pratica - di mollare tutto, di andarsene, di mandare al diavolo il Commendatore! Evidentemente non sa nulla del fatto che Giovanni è nella camera di Anna a fare sesso. Anzi, la successiva fuga di Don Giovanni, inseguito dalla donna in sottoveste, coglie Leporello di sorpresa, tanto che cercherà di nascondersi.
Questo è solo un esempio, ma è così per tutti i personaggi: Cerniakov ci fa capire TUTTO semplicemente con le immagini e facendo leva sulle nostre abitudini di telespettatori odierni.

Torniamo alla "storia".

Come in ogni famiglia ricca, potente, seguita dalla stampa, saltano presto fuori gli altarini.
Uno l'abbiamo già detto. Donna Anna e suo cognato (Don Giovanni) hanno da tempo una relazione (da quanto tempo? si immagina molto, molto tempo).
Ora però Giovanni vuole chiudere la storia; Anna è una pazza snob e ninfomane. E poi lui sta invecchiando: sta cercando di rimettere in sesto le priorità della vita.
Cerca di togliersela di torno, la respinge, tanto che questa urla; dalle grida è richiamato il commendatore, che giunge in vestaglia dalla sua camera da letto; il suo sguardo si posa sulla figlia (in sottoveste) e sul cognato.
Capisce tutto... Si avventa su Giovanni, Anna gli salta al collo per fermarlo; nella colluttazione - a cui Anna assiste - il Commendatore sbatte la testa contro una libreria. Muore...
Anna fissa il padre, inebetita. Giovanni si sdraia vicino al vecchio... è la sua fine, il crollo interiore comincia adesso.

È iniziata l'orribile sequela di segreti, di cose indicibili e devastanti in seno alla famiglia.
Anna assiste all'omicidio di suo padre, ma non può testimoniarlo (significherebbe ammettere la relazione col cognato).
Eppure pare che Don Ottavio sappia bene della relazione fra la sua fidanzata e il cognato... lo intuisce ma non ne parla.
Nessuno ne può parlare: nemmeno Elvira, che pure sa tutto.
Quel che è certo è che fra Anna e Ottavio non c'è attrazione.
Ci provano i poverini: durante l'aria della vendetta, Anna cerca di attrarre il fidanzato su di sè, strappandogli la camicia, simulando un approccio selvaggio, ma poi si stacca disgustata... allora ci prova lui - "dalla sua pace" - con un approccio questa volta dolce e appassionato, ma senza migliori risultati...

Ma la tresca Anna-Giovanni e l'omicidio del Commendatore non sono i due soli segreti di quella casa.
Ce n'è un altro ben più terribile.
Lo capiamo quando Giovanni appare nel bel mezzo di un festino organizzato da Zerlina, la figlia di Donna Anna.
Zerlina è tutta contenta perché ha appena trovato un nuovo "tamarro" da esibire agli amici (un Masetto evidentemente di bassa estrazione sociale, probabilmente una guardia del corpo, ultimo giocattolo della ragazza).
Don Giovanni e Leporello fanno il loro ben noto "piombo" alla festa, ma questa volta le cose suonano in modo assai diverso rispetto alle nostre abitudini.

Don Giovanni è serio, è cupo... e se fa allontanare tutti (specie Masetto), non è perché vuole sedurre la ragazza.
È perché è in pena per lei: non vuole che "si butti via", non si sprechi con un "bifolcaccio vil".
È vero che, pur rimanendo abbacchiato sulla sedia, a opportuna distanza, Giovanni tenta la carta della seduzione, ma solo perché è l'unico modo per farsi voler bene... da quella ragazza, che lui sa... essere sua figlia.

Ecco l'altro segreto immondo che salta fuori.
E salta fuori perché ora, al centro della sua depressione, Giovanni ha bisogno di sentirsi padre, di aggrapparsi alla figlia.
Ma non può farlo apertamente.
Vorrebbe dire ammettere l'antica relazione con Anna e l'aver dato addirittura un figlio alla cognata sarebbe uno scandalo senza precedenti per la famiglia; tra l'altro provocherebbe la fine del suo matrimonio con Elvira e getterebbe nella disperazione la stessa Zerlina, l'unica che a quanto pare "non sa" e che, ingenuamente e inconsapevolmente, è sempre stata attratta dal suo bellissimo "zio"
E Elvira? È a conoscenza lei di questo spaventoso segreto?
Evidentemente sì, ma tace anche lei... finge di non sapere e di non vedere.
Almeno finché non le si apre davanti un'immagine mostruosa.

Chiariamo una cosa: l'Elvira di questa produzione è una di quelle mogli che hanno subito talmente tanti tradimenti da non prestare ad essi più attenzione del giusto. Oramai, sia pure con amarezza, ci ride sopra.
Quando Don Giovanni sente "odor di femmina" sa benissimo di aver di fronte la propria moglie, la quale chiedendosi sarcasticamente "chi mi dice mai quel barbaro dov'è, che per mio scorno amai" e "vo farne orrendo scempio", lo fissa dritto negli occhi... sorridendo.
Quindi non è per "gelosia" che, vedendo Giovanni abbracciato a Zerlina, irrompe nella camera come un'ossessa trascinando via la ragazza. È perché sa (come tutti) che è la figlia naturale di lui.
Infatti nel quartetto successivo Elvira rientra con Zerlina che piange convulsamente (ed è a lei, Zerlina, che gli altri personaggi indirizzano le loro espressioni "Cielo che aspetto nobile"). È evidente che Elvira le ha appena detto tutto.

Il pantano di segreti, mostruosità non dette, vincoli infami tra personaggi sta progressivamente sommergendo tutto.
Non si può più fingere di non vedere; non si può più fingere di essere "altri" (Anna, Elvira e Ottavio si presentano "senza maschere" e guardano ben in faccia Don Giovanni; è lui che - al festino - cerco di mascherarli).
La situazione sta per esplodere. Il carico di umiliazioni e rancori, stretto nella morsa del silenzio, è ormai insostenibile.
Da qualche parte si deve sfogare... ma non nell'ammissione della verità, che farebbe crollare tutti gli equilibri della disastrata famiglia.
No: ci deve essere una vittima, un capro espiatorio.
È come un brufolo immane che bisogna schiacciare.
E così tutto il rancore si concentra su Don Giovanni, non solo perché in fondo è lui al centro di tutti i segreti (la relazione con Anna, la nascita di Zerlina, la morte del Commendatore), ma soprattutto perché è l'anello più debole.
È sempre più ubriaco, più nevrotico, sta lentamente diventando pazzo... balla e parla da solo, si vede intorno lo spettro del Commendatore, e il suo cuore rischia di cedere (più di una volta è costretto a slacciarsi la camicia e stringersi il braccio sinistro). Sta colando a picco...

Altrettanto distrutti moralmente, ma... lucidi psicologicamente, gli altri personaggi decidono di giocare a Giovanni un brutto "scherzo".
Ma non uno scherzo simpatico: al contrario, uno di quegli scherzi mostruosi, terrificanti, fatti apposta per demolire una psicologia fragile, un cuore fragile.
Poiché sanno che Don Giovanni ogni tanto vede nella sua testa lo spettro del commendatore (lo hanno saputo da Leporello, ormai loro complice) essi convocano un anziano signore, lo travestono da Commendatore, e fingono di essere tutti a cena con lui. Hanno trovato il modo di far dire finalmente a qualcuno (un attore che recita in un gioco crudele per far crollare un pazzo) la "verità".

Vi descrivo questo finale spettacolare, uno dei più belli che abbia visto nella mia vita.
Alle urla "finte" di Elvira e Leporello, Don Giovanni - barcollando - esce di scena per vedere chi bussa ed aprire lui stesso.
Ma alla porta non c'è nessuno e quanto rientra in scena se li trova tutti lì (Leporello, Anna, Elvira, Ottavio, Masetto, Zerlina) seduti compunti intorno a un tavolo da pranzo e a capotavola ...il Commendatore (la sua espressione sconvolta, il suo urlo muto, proprio mentre in orchestra scoppia l'accordo che apre il finale).
Don Giovanni - pur essendo ormai fuori di testa - fa di tutto per negare ciò che sta vedendo: ride, indica la barba finta dell'attore, si porta via la sedia e si mette in un angolo, dando le spalle alla scena.
Ma quando il falso commendatore continua a urlargli di pentirsi, lui non riesce più a mantenere il controllo.
Si stringe il braccio e casca a terra, piangente, agonizzante, svuotato, distrutto.
Gli altri personaggi pagano l'attore, poi si alzano, si rivestono e dopo avergli indirizzato sputi e insulti, lo lasciano lì, solo... ancora vivo ma praticamente morto, a scontare l'orrore di quei troppi segreti che tutti loro avevano accumulato.
Nickognito
Massimo Carbone
Messaggi: 148807
Iscritto il: lun feb 07, 2005 2:31 am
Località: Praha

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da Nickognito »



Da 3.30 :)

Al di la' degli scherzi.

La regia serve anche a cambiare ogni tanto qualcosa. Capisco che qui su mymag si sarebbe contenti di vedere Federer-Nadal e Federer-Djokovic per altri 50 anni perche' tanto ogni match e diverso e bellissimo.

Ma tenete conto che al mondo qualcuno ama anche che qualcosa sia piu' vario :)
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
chiaky
Utente dell' anno 2020
Messaggi: 26191
Iscritto il: dom feb 02, 2003 12:14 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da chiaky »

Vabbè, la diatriba tra classicisti e modernisti, nelle regie d'Opera è molto attiva. Ognuno si schieri come vuole.
A me pare che si stia andando oltre, tutto qua.
Comunque, è vero che a teatro ci si può sperimentare di più, ma vorrei vedere se al cinema farebbero un film sui Medici ambientato in epoca nazista o uno sui nazisti ambientato nel rinascimento. Chiaramente no, a parte per eventuali film comici.
A teatro è ormai la regola e non si capisce perché.
"Amo Speranza" - alessandro
"Speranza è un grande politico, un grande statista" - alessandro
chiaky
Utente dell' anno 2020
Messaggi: 26191
Iscritto il: dom feb 02, 2003 12:14 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da chiaky »

"Amo Speranza" - alessandro
"Speranza è un grande politico, un grande statista" - alessandro
chiaky
Utente dell' anno 2020
Messaggi: 26191
Iscritto il: dom feb 02, 2003 12:14 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da chiaky »

scooter ha scritto:Citavo ieri questo Don Giovanni messo in scena qualche anno fa a Aix en Provence per la regia di Tcherniakov.
Ambientazione unica la casa del Commendatore, in cui si muovono personaggi i cui rapporti sono (orrore! :) ) modificati rispetto a quelli del libretto: Don Giovanni è il marito (ovviamente fedifrago e palesemente alcolizzato) di Donna Elvira, ha (avuto) una vera e propria relazione con Donna Anna da cui è nata la figlia illegittima Zerlina (che non sa di essere figlia di cotanto padre), Leporello non è più un servitore (con buona pace di alcuni singoli versi che inevitabilmente perdono il loro "riferimento fattuale") ma un ospite della casa.

Copio qui di seguito una recensione che mi è capitato di trovare in rete, per la semplice ragione che l'autore (semplice spettatore, non che questo renda di per sé più o meno autorevole la sua opinione rispetto a quella di un critico professionista) ha detto esattamente le stesse cose che mi sono trovato a pensare io mentre assistevo (dal divano di casa, non dal vivo) a questo spettacolo.


Cerniakov ama la cosidetta "decostruzione" narrativa (come Guth).
È un procedimento registico di gran moda, che divide il pubblico in fazioni contrapposte.
Anche in questo caso il pubblico si è diviso, fra entusiasti e scandalizzati; niente di strano, direte voi... è così da decenni.
I registi provocano sempre queste spaccature.
No! E invece c'è qualcosa di diverso. Entusiasti e scandalizzati si sono invertiti i ruoli.

Un tempo (negli anni delle prime temerità registiche) era una minoranza "intellettuale" a difendere a qualsiasi costo i registi e i loro stravolgimenti drammaturgici, che - invece - scandalizzavano il più vasto pubblico tradizionale.
A Aix è successo l'opposto. I vecchi intellettuali sono rimasti spiazzati, mentre il pubblico "incompetente" (giovane, vivace, senza preconcetti) si è divertito da impazzire.

A monte di tutto il lavoro di Cerniakov c'è un problema linguistico.
Non è tanto importante la "storia" che ci racconta: coinvolgente, sì, appassionante, ma non importante... non quanto quella che ci raccontavano Da Ponte e Mozart, quella sì intrisa di problemi eterni, filosofici, sui quali ancora ci si scontra a distanza di secoli... libertà contro morale, materia contro spirito, vita contro morte. È eroe Don Giovanni o semplicemente dissoluto?
È eroe della coerenza? Eroe della solitudine? Eroe dell'onestà interiore, lui il principe dei disonesti?
Questa è una storia importante!!
Quella di Cerniakov non lo è: è una storia misera e persino un po' squallida, fatta di beghe familiari, di silenzi, di segreti che tutti sanno ma che nessuno può dire. Sembra una storia alla Dinasty o alla Beautiful.
Semmai può assumere importanza per chi voglia riflettere - anche usando il Don Giovanni di Mozart - sui linguaggi e sulle potenzialità espressive del presente.
Ed è in questo senso che il lavoro di Cerniakov è trascinante: è un lavoro di smontaggio calibratissimo e di rimontaggio attraverso l'arte e l'immagine di oggi.
Ce n'è bisogno?
Secondo me sì, perché si ha sempre bisogno di spettacoli "belli" e appassionanti e che ti stimolino il cervello a capire, a seguire, a sorprenderti... che ti costringano a DIVERTIRTI a teatro!!
Come ho detto, Cerniakov svelle l'opera non solo dal suo contesto, ma anche dalla sua storia, si reinventa i rapporti fra personaggi, riscrive completamente la vicenda, usando linguaggi visivi tratti dalla contemporaneità televisiva, a metà fra lo sceneggiato a puntate e il giallo alla Poirot

Gli intellettuali ne escono "oltraggiati"... ma non per la violenza operata sulla storia originale (hanno difeso ben altre operazioni in questo senso) quanto per l'immediatezza, la facilità della narrazione, la gustosità "movie style" con cui l'opera viene presentata, senza sovrastrutture filosofiche, senza messaggi criptopolitici o accuse alla società consumistica.
Al contrario (ed è questo che li irrita di più) è proprio il pubblico meno esperto, meno supercilioso a divertirsi come un matto, seguendo col fiato sospeso questa storia di dinastie potenti schiacciate sotto i loro segreti, come in un tabloid.

Il pubblico "semplice", anche oggi come sempre, quello più numeroso e stimolante (e che ormai ha perso memoria dei Dongiovanni in calzamaglia e pose secentesche, né si sogna di invocarne il ritorno) si riconosce perfettamente in questo linguaggio "filmico", in tutti i temi triti messi in campo da Cerniakov, nei contrasti violenti fra membri di una famiglia come tante, dominata dalle vecchie logiche sesso-denaro-immagine.
E si diverte, segue con attenzione, raccoglimento, capisce tutto.

Partiamo dall'inizio.
Il Commendatore è un uomo ricco; tutta la vicenda si svolge nel suo palazzo.
Intorno a lui ruotano grandi interessi (non solo economici); durante l'ouverture egli accoglie a pranzo i suoi parenti, che lo omaggiano come un potente patriarca. Chi non ha visto mille volte la stessa scena alla TV?
I parenti sono la figlia (Donna Anna, una bella e sofisticata signora sui cinquanta) che si presenta col suo più recente compagno (Ottavio) e ...la figlia di primo letto (non si specifica chi è il padre) ossia Zerlina.
Quest'ultima è una tipica adolescente ereditiera, alla Paris Hilton, ossigenata, tutta pepe e piena di amici parassiti, snob e sbevazzoni.
Tra i parenti del commendatore c'è anche Donna Elvira, sua nipote, altra bella signora ma meno "sofisticata" di Anna; più moderna, più solida, vera, pugnace. Essa partecipa alla mensa... con ... SUO MARITO!
Ossia Don Giovanni.
Questo Don Giovanni non è il libertino "filosofo" ed eroico che siamo abituato a vedere. È un uomo di mezz'età, in piena crisi esistenziale, ancora pieno di carisma, affascinante, ma stanco, provato, instabile, con un difficile rapporto con l'alcool.
Si capisce che è stato un grande seduttore, ma oggi avverte soprattutto il vuoto della sua esistenza, la paura dell'età, la consapevolezza di non essere stato per tutta la vita nient'altro che il marito "bello" della ragazza "ricca".
Elvira e Giovanni non hanno figli; il loro rapporto è fra le cose più belle e poetiche della regia.
È un rapporto segnato da anni di tradimenti e di silenzi, sprofondato nella freddezza, nella routine.
Eppure si avverte, nonostante tutto, l'amore grandioso che li aveva uniti e che forse, dietro al cinismo e all'aridità, li unisce ancora, più che mai.
Se il matrimonio fa acqua è soprattutto per l'inquietudine di lui: l'uomo a un passo dalla crisi, che beve, trasforma tutto in una festa disperata, si trascina, respira con pericolosa voluttà il fallimento e la solitudine della propria vita.

C'è un ultimo "parente" di cui dobbiamo parlare: Leporello. Parente... non servo.

Questo Leporello (con la pettinatura curata ma ribelle e una lunga frangia che gli cade sulla destra, l'andatura dinoccolata, i modi sempre stanchi ma anche sprezzanti) è il classico "nulla facente" a carico dello zio Commendatore. Un inutile "delicatus" che i troppi soldi hanno reso pusillanime, rinunciatario, perdente.
Non è affatto stupido, solo fiaccato da una vita senza necessità; uno che ha venduto se stesso per la "pappa quotidiana" e che cerca di darsi un tono assumendo arie da dandy.
In effetti è un infelice: normale che cerchi la compagnia di Giovanni. Giocare con l'altro "in crisi" del gruppo è un modo per non pensare alla propria inutilità.

Apro una parentesi: voi direte... ma da cosa si potevano intuire tutte queste cose?
Potere dell'immagine! Si potevano tutte intuire dalla strepitosa regia di Cerniakov.
Solo per farvi un esempio, all'inizio dell'Opera, Leporello non sta aspettando Don Giovanni: è in salotto di notte, solo.
Come ogni notte non riesce a dormire, e si rintana in salotto a bere e a lamentare la sua condizione di "mantenuto", che butta via la sua vita, che è considerato uno zero da tutti e che non può fare nulla senza chiedere il permesso...
Il suo "notte e giorno faticar, per chi nulla sa capir" e soprattutto "non voglio più servir" non sono rivolti a Don Giovanni, ma al Commendatore stesso! Sono l'espressione di una volontà - chissà da quanto tempo maturata, ma mai messa in pratica - di mollare tutto, di andarsene, di mandare al diavolo il Commendatore! Evidentemente non sa nulla del fatto che Giovanni è nella camera di Anna a fare sesso. Anzi, la successiva fuga di Don Giovanni, inseguito dalla donna in sottoveste, coglie Leporello di sorpresa, tanto che cercherà di nascondersi.
Questo è solo un esempio, ma è così per tutti i personaggi: Cerniakov ci fa capire TUTTO semplicemente con le immagini e facendo leva sulle nostre abitudini di telespettatori odierni.

Torniamo alla "storia".

Come in ogni famiglia ricca, potente, seguita dalla stampa, saltano presto fuori gli altarini.
Uno l'abbiamo già detto. Donna Anna e suo cognato (Don Giovanni) hanno da tempo una relazione (da quanto tempo? si immagina molto, molto tempo).
Ora però Giovanni vuole chiudere la storia; Anna è una pazza snob e ninfomane. E poi lui sta invecchiando: sta cercando di rimettere in sesto le priorità della vita.
Cerca di togliersela di torno, la respinge, tanto che questa urla; dalle grida è richiamato il commendatore, che giunge in vestaglia dalla sua camera da letto; il suo sguardo si posa sulla figlia (in sottoveste) e sul cognato.
Capisce tutto... Si avventa su Giovanni, Anna gli salta al collo per fermarlo; nella colluttazione - a cui Anna assiste - il Commendatore sbatte la testa contro una libreria. Muore...
Anna fissa il padre, inebetita. Giovanni si sdraia vicino al vecchio... è la sua fine, il crollo interiore comincia adesso.

È iniziata l'orribile sequela di segreti, di cose indicibili e devastanti in seno alla famiglia.
Anna assiste all'omicidio di suo padre, ma non può testimoniarlo (significherebbe ammettere la relazione col cognato).
Eppure pare che Don Ottavio sappia bene della relazione fra la sua fidanzata e il cognato... lo intuisce ma non ne parla.
Nessuno ne può parlare: nemmeno Elvira, che pure sa tutto.
Quel che è certo è che fra Anna e Ottavio non c'è attrazione.
Ci provano i poverini: durante l'aria della vendetta, Anna cerca di attrarre il fidanzato su di sè, strappandogli la camicia, simulando un approccio selvaggio, ma poi si stacca disgustata... allora ci prova lui - "dalla sua pace" - con un approccio questa volta dolce e appassionato, ma senza migliori risultati...

Ma la tresca Anna-Giovanni e l'omicidio del Commendatore non sono i due soli segreti di quella casa.
Ce n'è un altro ben più terribile.
Lo capiamo quando Giovanni appare nel bel mezzo di un festino organizzato da Zerlina, la figlia di Donna Anna.
Zerlina è tutta contenta perché ha appena trovato un nuovo "tamarro" da esibire agli amici (un Masetto evidentemente di bassa estrazione sociale, probabilmente una guardia del corpo, ultimo giocattolo della ragazza).
Don Giovanni e Leporello fanno il loro ben noto "piombo" alla festa, ma questa volta le cose suonano in modo assai diverso rispetto alle nostre abitudini.

Don Giovanni è serio, è cupo... e se fa allontanare tutti (specie Masetto), non è perché vuole sedurre la ragazza.
È perché è in pena per lei: non vuole che "si butti via", non si sprechi con un "bifolcaccio vil".
È vero che, pur rimanendo abbacchiato sulla sedia, a opportuna distanza, Giovanni tenta la carta della seduzione, ma solo perché è l'unico modo per farsi voler bene... da quella ragazza, che lui sa... essere sua figlia.

Ecco l'altro segreto immondo che salta fuori.
E salta fuori perché ora, al centro della sua depressione, Giovanni ha bisogno di sentirsi padre, di aggrapparsi alla figlia.
Ma non può farlo apertamente.
Vorrebbe dire ammettere l'antica relazione con Anna e l'aver dato addirittura un figlio alla cognata sarebbe uno scandalo senza precedenti per la famiglia; tra l'altro provocherebbe la fine del suo matrimonio con Elvira e getterebbe nella disperazione la stessa Zerlina, l'unica che a quanto pare "non sa" e che, ingenuamente e inconsapevolmente, è sempre stata attratta dal suo bellissimo "zio"
E Elvira? È a conoscenza lei di questo spaventoso segreto?
Evidentemente sì, ma tace anche lei... finge di non sapere e di non vedere.
Almeno finché non le si apre davanti un'immagine mostruosa.

Chiariamo una cosa: l'Elvira di questa produzione è una di quelle mogli che hanno subito talmente tanti tradimenti da non prestare ad essi più attenzione del giusto. Oramai, sia pure con amarezza, ci ride sopra.
Quando Don Giovanni sente "odor di femmina" sa benissimo di aver di fronte la propria moglie, la quale chiedendosi sarcasticamente "chi mi dice mai quel barbaro dov'è, che per mio scorno amai" e "vo farne orrendo scempio", lo fissa dritto negli occhi... sorridendo.
Quindi non è per "gelosia" che, vedendo Giovanni abbracciato a Zerlina, irrompe nella camera come un'ossessa trascinando via la ragazza. È perché sa (come tutti) che è la figlia naturale di lui.
Infatti nel quartetto successivo Elvira rientra con Zerlina che piange convulsamente (ed è a lei, Zerlina, che gli altri personaggi indirizzano le loro espressioni "Cielo che aspetto nobile"). È evidente che Elvira le ha appena detto tutto.

Il pantano di segreti, mostruosità non dette, vincoli infami tra personaggi sta progressivamente sommergendo tutto.
Non si può più fingere di non vedere; non si può più fingere di essere "altri" (Anna, Elvira e Ottavio si presentano "senza maschere" e guardano ben in faccia Don Giovanni; è lui che - al festino - cerco di mascherarli).
La situazione sta per esplodere. Il carico di umiliazioni e rancori, stretto nella morsa del silenzio, è ormai insostenibile.
Da qualche parte si deve sfogare... ma non nell'ammissione della verità, che farebbe crollare tutti gli equilibri della disastrata famiglia.
No: ci deve essere una vittima, un capro espiatorio.
È come un brufolo immane che bisogna schiacciare.
E così tutto il rancore si concentra su Don Giovanni, non solo perché in fondo è lui al centro di tutti i segreti (la relazione con Anna, la nascita di Zerlina, la morte del Commendatore), ma soprattutto perché è l'anello più debole.
È sempre più ubriaco, più nevrotico, sta lentamente diventando pazzo... balla e parla da solo, si vede intorno lo spettro del Commendatore, e il suo cuore rischia di cedere (più di una volta è costretto a slacciarsi la camicia e stringersi il braccio sinistro). Sta colando a picco...

Altrettanto distrutti moralmente, ma... lucidi psicologicamente, gli altri personaggi decidono di giocare a Giovanni un brutto "scherzo".
Ma non uno scherzo simpatico: al contrario, uno di quegli scherzi mostruosi, terrificanti, fatti apposta per demolire una psicologia fragile, un cuore fragile.
Poiché sanno che Don Giovanni ogni tanto vede nella sua testa lo spettro del commendatore (lo hanno saputo da Leporello, ormai loro complice) essi convocano un anziano signore, lo travestono da Commendatore, e fingono di essere tutti a cena con lui. Hanno trovato il modo di far dire finalmente a qualcuno (un attore che recita in un gioco crudele per far crollare un pazzo) la "verità".

Vi descrivo questo finale spettacolare, uno dei più belli che abbia visto nella mia vita.
Alle urla "finte" di Elvira e Leporello, Don Giovanni - barcollando - esce di scena per vedere chi bussa ed aprire lui stesso.
Ma alla porta non c'è nessuno e quanto rientra in scena se li trova tutti lì (Leporello, Anna, Elvira, Ottavio, Masetto, Zerlina) seduti compunti intorno a un tavolo da pranzo e a capotavola ...il Commendatore (la sua espressione sconvolta, il suo urlo muto, proprio mentre in orchestra scoppia l'accordo che apre il finale).
Don Giovanni - pur essendo ormai fuori di testa - fa di tutto per negare ciò che sta vedendo: ride, indica la barba finta dell'attore, si porta via la sedia e si mette in un angolo, dando le spalle alla scena.
Ma quando il falso commendatore continua a urlargli di pentirsi, lui non riesce più a mantenere il controllo.
Si stringe il braccio e casca a terra, piangente, agonizzante, svuotato, distrutto.
Gli altri personaggi pagano l'attore, poi si alzano, si rivestono e dopo avergli indirizzato sputi e insulti, lo lasciano lì, solo... ancora vivo ma praticamente morto, a scontare l'orrore di quei troppi segreti che tutti loro avevano accumulato.
Ok ok, ma a parte che la critica ormai è tutta schierata pro regie moderne, perché devono pur continuare a lavorare anche loro, ma comunque nelle opere buffe e comunque brillanti ci sta. Dove non ci sta assolutamente è in opere ben contestualizzate e nella maggior parte delle opere romantiche e veriste. Insomma, io un Rossini o Mozart aggiornato ce lo vedo, un Verdi o un Puccini no.
"Amo Speranza" - alessandro
"Speranza è un grande politico, un grande statista" - alessandro
scooter
Illuminato
Messaggi: 4198
Iscritto il: mar mar 07, 2017 10:01 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da scooter »

chiaky ha scritto:un Verdi o un Puccini no.
Però non è che Verdi riempisse le sue opere di cori di esuli che sognano la patria perduta perché aveva tanto a cuore gli ebrei prigionieri a Babilonia o i "figli" di Duncan dispersi nei boschi....
chiaky
Utente dell' anno 2020
Messaggi: 26191
Iscritto il: dom feb 02, 2003 12:14 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da chiaky »

E cmq ti pare possibile che si parli x pagine intere dello spettacolo nelle recensioni e nei dibattiti tra appassionati senza mai parlare della musica? Questo è quello a cui si è arrivati oggi E non va bene.
"Amo Speranza" - alessandro
"Speranza è un grande politico, un grande statista" - alessandro
Nickognito
Massimo Carbone
Messaggi: 148807
Iscritto il: lun feb 07, 2005 2:31 am
Località: Praha

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da Nickognito »

chiaky ha scritto:Vabbè, la diatriba tra classicisti e modernisti, nelle regie d'Opera è molto attiva. Ognuno si schieri come vuole.
A me pare che si stia andando oltre, tutto qua.
Comunque, è vero che a teatro ci si può sperimentare di più, ma vorrei vedere se al cinema farebbero un film sui Medici ambientato in epoca nazista o uno sui nazisti ambientato nel rinascimento. Chiaramente no, a parte per eventuali film comici.
A teatro è ormai la regola e non si capisce perché.
ma come non si capisce perche'? Al cinema la maggioranza dei film si basa su una sceneggiatura nuova. Non sono mica tutti remake. A teatro piu' della meta' sono remake. Nella lirica quasi la totalita'.

L'equivalente e' avere, che so, "Casablanca", rifatto con scene identiche, tutto il film, e solo con attori diversi. Attori bravissimi che ripetono le stesse scene esatte, 50 film diversi in sala l'anno, tutti cosi', a far Casablanca. Attori con espressivita' diverse, si intende.

Ti stupiresti che un regista volesse aggiungere qualcosa di nuovo? Io francamente no.

Chiaro, poi saranno tutti piu' brutti, magari.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
scooter
Illuminato
Messaggi: 4198
Iscritto il: mar mar 07, 2017 10:01 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da scooter »

Ah, su questo con me sfondi una porta aperta (uniche lodevoli eccezioni che mi vengono in mente sui due piedi il comunque incomprensibile, e per quanto mi riguarda anche scarsamente condivisibile le poche volte che lo capisco, Isotta sul Corriere e Mattioli sulla Stampa). Temo che la ragione molto banale sia che è più "facile" parlare dello spettacolo (che in fondo non ci vuole molto per dire se era bello o brutto) che non della musica, che certamente richiede maggiore preparazione specifica allo scrivente.


PS: ma consentimi la provocazione, se le intenzioni dell'autore messe nero su bianco sono sacre come la mettiamo con il do di petto della Pira? Meglio Muti che tarpa le ali di Licitra o von Karajan che lascia campo aperto a Corelli?
scooter
Illuminato
Messaggi: 4198
Iscritto il: mar mar 07, 2017 10:01 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da scooter »

Nickognito ha scritto: L'equivalente e' avere, che so, "Casablanca", rifatto con scene identiche, tutto il film, e solo con attori diversi
Immagine
Nickognito
Massimo Carbone
Messaggi: 148807
Iscritto il: lun feb 07, 2005 2:31 am
Località: Praha

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da Nickognito »

:lol:
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
chiaky
Utente dell' anno 2020
Messaggi: 26191
Iscritto il: dom feb 02, 2003 12:14 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da chiaky »

scooter ha scritto:Ah, su questo con me sfondi una porta aperta (uniche lodevoli eccezioni che mi vengono in mente sui due piedi il comunque incomprensibile, e per quanto mi riguarda anche scarsamente condivisibile le poche volte che lo capisco, Isotta sul Corriere e Mattioli sulla Stampa). Temo che la ragione molto banale sia che è più "facile" parlare dello spettacolo (che in fondo non ci vuole molto per dire se era bello o brutto) che non della musica, che certamente richiede maggiore preparazione specifica allo scrivente.


PS: ma consentimi la provocazione, se le intenzioni dell'autore messe nero su bianco sono sacre come la mettiamo con il do di petto della Pira? Meglio Muti che tarpa le ali di Licitra o von Karajan che lascia campo aperto a Corelli?
Io lascerei libertà musicali consistenti . Ma cmq n9n capisco perché scenicamente si possa fare quello che si vuole mentre musicalmente no. In passato invece facevano quello che volevano musicalmente ma le scene non si potevano cambiare. Mai che le 2 cose vadano di pari passo :D decidiamoci. O troiaio di scena e musica o filologia di scena e musica.
"Amo Speranza" - alessandro
"Speranza è un grande politico, un grande statista" - alessandro
rob
FooLminato
Messaggi: 10571
Iscritto il: lun set 16, 2002 2:00 am
Località: Savona

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da rob »

Non capisco una cosa, perché questa attenzione così spiccata per la regia, quando l'elemento che dovrebbe risaltare è l'interpretazione dei protagonisti, cantanti in primo luogo.
Secondo me è il cantato ciò che al melomane importa di più. Un cattivo allestimento è superato in qualche modo da una grande interpretazione anzitutto vocale; presumo che un buon allestimento e un cantato un po' incerto o discutibile sia fonte di maggiore insoddisfazione.
Pindaro
Bibliofilo onnisciente
Messaggi: 68915
Iscritto il: sab dic 18, 2004 3:43 pm
Località: Iperuranio

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da Pindaro »

rob ha scritto:Non capisco una cosa, perché questa attenzione così spiccata per la regia, quando l'elemento che dovrebbe risaltare è l'interpretazione dei protagonisti, cantanti in primo luogo.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
Nick
Massimo Carbone
Messaggi: 16436
Iscritto il: gio mag 12, 2016 8:32 am
Località: Collo dello Stivale, Terronia

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da Nick »

Io non sono un melomane.

Ma un melomane a cui piace l'opera non va a sentire l'acuto e le arie e basta.
Gli piace ascoltare e vedere tutta l'opera.
Come a uno che gli piace il cinema, non guarda solo le scene madri, guarda tutto il film.
E' uno a cui piace il teatro e va a vedere Amleto non ascolta solo il monologo Essere o non essere.

E se la regia e la scenografia stonano con la storia che stanno raccontando, alla fine dà fastidio.

Continuo a ripetere che una cosa è sentire le arie, è una cosa è sentirsi e vedere interamente un'opera con una storia dietro che ti fa arrivare al climax delle arie.

All'Opera non si sta ad occhi chiusi.
Non è un concerto di musica classica dove infatti non c'è regia scenografia.
Regia e scenografia sono parte importante dell'opera.
Ultima modifica di Nick il mer dic 12, 2018 2:11 pm, modificato 1 volta in totale.
chiaky
Utente dell' anno 2020
Messaggi: 26191
Iscritto il: dom feb 02, 2003 12:14 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da chiaky »

PINDARO ha scritto:
rob ha scritto:Non capisco una cosa, perché questa attenzione così spiccata per la regia, quando l'elemento che dovrebbe risaltare è l'interpretazione dei protagonisti, cantanti in primo luogo.
E' quello che dico anche io. Ma comunque posso tentare delle spiegazioni.

Intanto, come già si diceva, opere nuove se ne fanno diverse, ma brutte e atonali. Da qui si è probabilmente posto il problema di come rinnovare le opere di repertorio, visto che le nuove vengono rappresentate una volta e mai più. La risposta è stata quella, deleteria (per me) di trasporre le opere classiche in epoche e costumi moderni, con l'intento di adattarle ai tempi correnti, con la scusa che le opere trattano temi sempre attuali (che è vero, intendiamoci) e quindi sia cosa buona e giusta per attirare nuovo pubblico il trasportare tutto nell'oggi, o al limite in uno ieri distopico.

Questo, oltre a non attirare particolarmente i giovani a mio avviso, ha portato spesso a tradire lo spirito stesso delle opere rappresentate, e, appunto, a far parlare moltissimo, troppo, delle regie a scapito della parte musicale.

Se ora entrate in una qualsiasi pagina FB dedicata all'Opera vi trovate quasi esclusivamente diatribe tra chi ama le regie moderne (pochi a dire il vero) e chi le detesta. Non si parla d'altro che delle regie. La musica è relegata a poche righe, ma questo accade ormai anche nelle recensioni ufficiali. Ormai si va a teatro a vedere cosa si è inventato il regista di turno.
I registi, investiti di questo arbitrario compito di "svecchiare" i grandi classici stanno debordando, mettendo in scena non l'autore ma loro stessi e le loro problematiche personali. E questo debordare dell'aspetto scenico (che può essere anche minimal, ma spesso ugualmente provocatorio) toglie attenzione sulla musica in modo drammatico. A teatro ormai facciamo, per ogni nuova produzione, tipo 10 prove di regia e 2 di assieme musicali. E' inaccettabile!
A concorrere a tutto questo c'è, certo, anche un calo evidente di qualità dei cantanti solisti. Intendiamoci, ci fosse gente come la Callas o Del Monaco con quel carisma, quel carattere e quella importanza, i registi farebbero un passo indietro, e lo stesso dicasi dei Direttori, ormai sempre più proni ai dictat registici. Il caso di Chailly un paio di anni fa alla Giovanna D'arco e la sua diatriba in diretta con la coppia di registi, dopo che il direttore si era rifiutato di accettare una scena, è un esempio di, finalmente sacrosanta dimostrazione di attributi da parte di un Direttore.
http://m.dagospia.com/dietro-gli-insult ... era-114678

Muti ha più volte dichiarato di non voler più fare opera in forma scenica per non avere a che fare con i registi di oggi:

http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura ... cfb66.html

D'altra parte il regista Denis Krief ha dichiarato in radio che è per lui motivo di orgoglio essere buato e fischiato furiosamente dopo le opere da lui messe in scena. Se non viene buato si chiede dove ha sbagliato, queste le sue dichiarazioni. E' chiaro che in un simile scenario è anche difficile capire come andare avanti.

Per chi fosse interessato dovrebbe essere ospite a "La Barcaccia", storico programma operistico di radio tre, venerdì alle 13, il regista Davide Livermore, regista del recente Attila scaligero, proprio per parlare di questo tema.
"Amo Speranza" - alessandro
"Speranza è un grande politico, un grande statista" - alessandro
scooter
Illuminato
Messaggi: 4198
Iscritto il: mar mar 07, 2017 10:01 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da scooter »

rob ha scritto:Non capisco una cosa, perché questa attenzione così spiccata per la regia, quando l'elemento che dovrebbe risaltare è l'interpretazione dei protagonisti, cantanti in primo luogo.
Secondo me è il cantato ciò che al melomane importa di più. Un cattivo allestimento è superato in qualche modo da una grande interpretazione anzitutto vocale; presumo che un buon allestimento e un cantato un po' incerto o discutibile sia fonte di maggiore insoddisfazione.
Mah, se proprio dobbiamo tagliare con l'accetta il mondo in due direi che probabilmente hai ragione. Ma poi nella pratica reale ovviamente le cose sono un pochino più sfumate. E di sicuro è più che possibile che uno spettacolo di buon livello ti porti a chiudere un occhio (meglio, un orecchio) su prestazioni vocali/orchestrali non di prim'ordine. Ammesso ovviamente che non si sfoci in vere e proprie tragedie musicali.

Ah, per "spettacolo" non intendo solo regia/scenografia/costumi ma anche (se non "soprattutto") le capacità attoriali dei cantanti. I quali sì, certamente, sono lì per cantare ma accidenti quanta differenza fa la loro anche minima capacità di stare e muoversi sul palco, unita magari a un minimo di espressività del volto.
Recentemente guardavo il video della Carmen fatta una decina di anni fa al Covent Garden (diretta da Antonio Pappano, regia di Francesca Zambello). Lo spettacolo, nonostante una scenografia ridotta al minimo, appartiene certamente al filone tradizionale ma qui appunto mi interessa parlare della recitazione. Nel cast c'è un Kaufmann di ottimo livello (ma sarà poi meglio in studio con Rattle) come Don José, Ildebrando D'Arcangelo (in forma non eccezionale) come Escamillo e soprattutto Anna Caterina Antonacci nel ruolo di Carmen. Ora, la Antonacci canta bene ma di sicuro non sta manco nella top 5 (e chissà se almeno ce la fa per la top 10) delle interpreti di questa parte. Ma è una donna molto bella e (nonostante i quasi 50 anni) assolutamente credibile nel ruolo, che interpreta (bravissima lei, e giustissime le indicazioni della regista) sprigionando una carica erotica davvero fenomenale. E allora ben vengano le Callas, le Price e financo le Berganza (e le De los Angeles, le Bumbry, le Horne e blablabla...) ma se non ci fermiamo alla sola interpretazione vocale e badiamo a quella a 360° (che in fin dei conti stiamo pur sempre parlando di TEATRO in musica, e non di semplice musica cantata) allora se questa non è la miglior Carmen di sempre poco ci manca.
Di sicuro, se io fossi Don José quella è la Carmen che vorrei incontrare nella vita...
Ultima modifica di scooter il mer dic 12, 2018 2:27 pm, modificato 1 volta in totale.
scooter
Illuminato
Messaggi: 4198
Iscritto il: mar mar 07, 2017 10:01 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da scooter »

Poi per me è assurda (non da parte di Chiaky, eh, lui riferisce correttamente) la posizione "regia moderna per attirare nuovo pubblico", perché insomma il pubblico lo attrai se fai spettacoli belli anche se non necessariamente nuovi.
Epperò, tocca ribadire che in molti casi le ambientazioni storiche sono anche il frutto (esplicito o implicito) di aggirare la (e/o sottostare alla) censura vigente all'epoca della composizione. Già detto di Verdi, ma questo avveniva anche in letteratura: tanto per dire, Manzoni racconta una storia ambientata (nero su bianco) durante la dominazione spagnola ma in realtà ci sta parlando degli austriaci.
chiaky
Utente dell' anno 2020
Messaggi: 26191
Iscritto il: dom feb 02, 2003 12:14 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da chiaky »

scooter ha scritto:Poi per me è assurda (non da parte di Chiaky, eh, lui riferisce correttamente) la posizione "regia moderna per attirare nuovo pubblico", perché insomma il pubblico lo attrai se fai spettacoli belli anche se non necessariamente nuovi.
Epperò, tocca ribadire che in molti casi le ambientazioni storiche sono anche il frutto (esplicito o implicito) di aggirare la (e/o sottostare alla) censura vigente all'epoca della composizione. Già detto di Verdi, ma questo avveniva anche in letteratura: tanto per dire, Manzoni racconta una storia ambientata (nero su bianco) durante la dominazione spagnola ma in realtà ci sta parlando degli austriaci.
Verissimo, ma insomma, in ogni caso non sta parlando di Nazisti e di extraterrestri ecco….quindi non vedo cosa c'entrino…. :D
Ogni tanto ci starebbe anche una operazione del genere, ma ormai è la regola.
Tra l'altro nazisti in scena a Roma in questo momento in Rigoletto e nazi-fascisti mascherati da distopia in scena alla Scala in Attila, dopo almeno 20 anni di regie più o meno su questa riga (oltre alle onnipresenti prostitute, onanisti, droga...non in questo Attila eh,che è comunque di gran buon gusto quanto meno, parlo in generale). Che palle. Se proprio devono stravolgere almeno non ripetiamo sempre le stesse cose, sennò richiamiamo Zeffirelli (che sta presentando una nuova regia di Rigoletto per l'Opera di Muscat, dove ho avuto il piacere di cantare recentemente) che almeno ci fa vedere scene sontuose.
"Amo Speranza" - alessandro
"Speranza è un grande politico, un grande statista" - alessandro
Nickognito
Massimo Carbone
Messaggi: 148807
Iscritto il: lun feb 07, 2005 2:31 am
Località: Praha

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da Nickognito »

Io penso che si faccia un po' di confusione. Non c'e' un collegamento tra voler cambiare la regia e personalizzarla e il fare schifezze in modo bizzoso. Semplicemente in generale ci sono un sacco di artisti, oggi, che sono bizzosi e fanno schifezze, pur di fare cose nuove. Nella lirica, dove di nuovo non c'e' quasi nulla, e' pure normale che succeda come altrove.

Ed e' anche normale si parli di quello. Ma li' ormai mi sembra una battaglia persa con chiaky, che pero' mi deve ancora spiegare in quali altre discipline l'interpretazione di un qualcosa di vecchio faccia cosi' tanto notizia.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
chiaky
Utente dell' anno 2020
Messaggi: 26191
Iscritto il: dom feb 02, 2003 12:14 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da chiaky »

Nickognito ha scritto:Io penso che si faccia un po' di confusione. Non c'e' un collegamento tra voler cambiare la regia e personalizzarla e il fare schifezze in modo bizzoso. Semplicemente in generale ci sono un sacco di artisti, oggi, che sono bizzosi e fanno schifezze, pur di fare cose nuove. Nella lirica, dove di nuovo non c'e' quasi nulla, e' pure normale che succeda come altrove.

Ed e' anche normale si parli di quello. Ma li' ormai mi sembra una battaglia persa con chiaky, che pero' mi deve ancora spiegare in quali altre discipline l'interpretazione di un qualcosa di vecchio faccia cosi' tanto notizia.
Beh, quando cominceranno a mettere le cornici stroboscopiche alla Primavera di Botticelli e magari a disegnargli sopra dei falli enormi se ne parlerà parecchio :D
"Amo Speranza" - alessandro
"Speranza è un grande politico, un grande statista" - alessandro
Nickognito
Massimo Carbone
Messaggi: 148807
Iscritto il: lun feb 07, 2005 2:31 am
Località: Praha

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da Nickognito »

chiaky ha scritto:
Beh, quando cominceranno a mettere le cornici stroboscopiche alla Primavera di Botticelli e magari a disegnargli sopra dei falli enormi se ne parlerà parecchio :D
ma appunto, non si parla mica della Primavera sui giornali. La Primavera e' li', chi vuole la va a vedere, si spende giusto per conservarla.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
rob
FooLminato
Messaggi: 10571
Iscritto il: lun set 16, 2002 2:00 am
Località: Savona

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da rob »

scooter ha scritto:
rob ha scritto:Non capisco una cosa, perché questa attenzione così spiccata per la regia, quando l'elemento che dovrebbe risaltare è l'interpretazione dei protagonisti, cantanti in primo luogo.
Secondo me è il cantato ciò che al melomane importa di più. Un cattivo allestimento è superato in qualche modo da una grande interpretazione anzitutto vocale; presumo che un buon allestimento e un cantato un po' incerto o discutibile sia fonte di maggiore insoddisfazione.
Mah, se proprio dobbiamo tagliare con l'accetta il mondo in due direi che probabilmente hai ragione. Ma poi nella pratica reale ovviamente le cose sono un pochino più sfumate. E di sicuro è più che possibile che uno spettacolo di buon livello ti porti a chiudere un occhio (meglio, un orecchio) su prestazioni vocali/orchestrali non di prim'ordine. Ammesso ovviamente che non si sfoci in vere e proprie tragedie musicali.

Ah, per "spettacolo" non intendo solo regia/scenografia/costumi ma anche (se non "soprattutto") le capacità attoriali dei cantanti. I quali sì, certamente, sono lì per cantare ma accidenti quanta differenza fa la loro anche minima capacità di stare e muoversi sul palco, unita magari a un minimo di espressività del volto.
Recentemente guardavo il video della Carmen fatta una decina di anni fa al Covent Garden (diretta da Antonio Pappano, regia di Francesca Zambello). Lo spettacolo, nonostante una scenografia ridotta al minimo, appartiene certamente al filone tradizionale ma qui appunto mi interessa parlare della recitazione. Nel cast c'è un Kaufmann di ottimo livello (ma sarà poi meglio in studio con Rattle) come Don José, Ildebrando D'Arcangelo (in forma non eccezionale) come Escamillo e soprattutto Anna Caterina Antonacci nel ruolo di Carmen. Ora, la Antonacci canta bene ma di sicuro non sta manco nella top 5 (e chissà se almeno ce la fa per la top 10) delle interpreti di questa parte. Ma è una donna molto bella e (nonostante i quasi 50 anni) assolutamente credibile nel ruolo, che interpreta (bravissima lei, e giustissime le indicazioni della regista) sprigionando una carica erotica davvero fenomenale. E allora ben vengano le Callas, le Price e financo le Berganza (e le De los Angeles, le Bumbry, le Horne e blablabla...) ma se non ci fermiamo alla sola interpretazione vocale e badiamo a quella a 360° (che in fin dei conti stiamo pur sempre parlando di TEATRO in musica, e non di semplice musica cantata) allora se questa non è la miglior Carmen di sempre poco ci manca.
Di sicuro, se io fossi Don José quella è la Carmen che vorrei incontrare nella vita...
Ho usato l'avverbio anzitutto nel senso di principalmente, primariamente. Perciò non nego il profilo attoriale ed espressivo tanto più nell'opera lirica. Peraltro anche quando un soprano canta i "Trois Poèmes de Stephane Mallarmé" di Ravel non si limita ad un mero esercizio di stile di natura virtuosistica.
Prendo spunto anche dal riferimento alla "Barcaccia" che pur mantenendo un profilo divulgativo e quindi comprensibile ad un uditorio potenzialmente non avvezzo alla lirica, non trascura di certo analisi mirate a partire dalla vocalità per toccare gli altri profili più teatrali pur concentrandosi per limiti di tempo ad una particolare aria della partitura.
rob
FooLminato
Messaggi: 10571
Iscritto il: lun set 16, 2002 2:00 am
Località: Savona

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da rob »

Se a qualcuno può far piacere, suggerisco di leggere gli interventi dell'utente Pinkerton sul forum di musica classica dedicato all'opera lirica.
Il forum è un concentrato di snob, però Pinkerton si legge piacevolmente. E, come è facile riscontrare, la sua attenzione è diretta soprattutto all'esegesi tecnico estetica dei cantanti.
chiaky
Utente dell' anno 2020
Messaggi: 26191
Iscritto il: dom feb 02, 2003 12:14 am

Re: Biagio Antonacci vale Mozart? I Nirvana meglio di Bach? Passato e presente si possono paragonare?

Messaggio da chiaky »

rob ha scritto:Se a qualcuno può far piacere, suggerisco di leggere gli interventi dell'utente Pinkerton sul forum di musica classica dedicato all'opera lirica.
Il forum è un concentrato di snob, però Pinkerton si legge piacevolmente. E, come è facile riscontrare, la sua attenzione è diretta soprattutto all'esegesi tecnico estetica dei cantanti.
Cosa intendi per snob? Così per avere una idea.
"Amo Speranza" - alessandro
"Speranza è un grande politico, un grande statista" - alessandro
Rispondi