fabio86 ha scritto:Che non c'è nessuna spiegazione in quel gesto, nessuna sovra-struttura, ne' suggerimento. E' la prassi far dire le ultime parole ad un condannato a morte. Ci vedo la solita ostentata freddezza e sadismo di fronte ai nemici, suffragati dal comportamento nel resto della puntata e nelle restanti OTTO stagioni.
Ma voi, come tutti gli innamorati, vedete cose belle che aggradano solo voi perchè sì.
Ok, quindi c'è un gesto esplicito che poteva benissimo non esserci, un
body language abbastanza chiaro, ed una anomalia nell'usuale cinismo sardonico di ferocia di Cersei, ma non vuole dire niente, perché hai deciso che non vuol dire niente perché non vuole dire niente.
Basta riguardare la scena con un po' di attenzione, e
ringraziare Lena e Peter Dinklage per la recitazione (faccio presente che parlo in funzione di quello che si vede, eh, è sotto gli occhi di chiunque si approcci con spirito genuino e non prevenuto).
Tyrion si avvicina alle mura, guarda verso Cersei e (muto) dice "no, nemmeno questa volta mi ucciderai a sangue freddo, non l'hai fatto in passato, non lo farai ora", Cersei abbassa la mano ed è quasi sorpresa ed esasperata da questa continua sua tendenza a lasciare in vita Tyrion. Euron, da dietro, la guarda sorpreso: era convinto che avrebbe dato ordine di colpire Tyrion. Cersei ora osserva Tyrion, con impazienza. Tyrion le parla quasi condiscendente, rivelandole quella che in lui è una speranza, ma anche la desunzione da una lunga (e tortuosa) prossimità, figlia di una conoscenza profonda delle azioni e degli atti di Cersei. Cersei ascolta. Tyrion accenna ai figli, Cersei ha un fremito, distoglie lo sguardo verso sinistra, le si inumidiscono gli occhi. Tyrion le prospetta la vita del figlio, Cersei socchiude le labbra increspando lievemente il lato destro del labbra superiore. Poi lo sguardo si alza leggermente, lo distoglie da Tyrion, osserva perduta diritta: sa che Tyrion, in fondo, ha ragione: ma la decisione è presa, il sasso rotola già, non c'è tempo e modo di arrestarlo.
Si avvicina a Missandei, china leggermente il capo, con inusuale delicatezza femminile appoggia il palmo della sinistra nell'incavo del gomito di Missandei, e rimane lì qualche secondo. A denti stretti, le ricorda che il suo tempo è giunto, osservandola da dietro. In quel gesto, in quella premessa, in quel tocco c'è questo significato: "ragazza, questa è la donna che sono diventata, una donna che uccide a sangue freddo una creatura come te; è la figura di Cersei Lannister, che fotte sua fratello, che ha bruciato un tempio pieno di persone, vedova di un uomo che non ha amato, madre di figli assassinati e suicidi, che ha dato ordine che molti venissero torturati e uccisi, godendo di quell'ordine. Eppure, oggi, vorrei non ucciderti, Sono stanca, esasperata, la mia furia si muove per inerzia: ma questa è la mia maschera, e morirai".
Una produzione televisiva (come una produzione teatrale) è un testo scritto da un autore e da uno (o più) sceneggiatori,
e dal lavoro degli attori: posso immaginare come si sia svolta questa scena, con Lena e Dinklage che discutono con produttori, sceneggiatori, con Euron e Missandei. Ogni piccolo gesto, per un grande attore (al di là della sceneggiatura, ed integrandosi con essa) è un mondo intero, perché il grande attore lavora perpetuamente sul suo personaggio, sulla relazione con gli altri, sul suo modo di occupare lo spazio e occupare la scena.
Non ho un solo dubbio che la somma del lavoro di Lena, Dinklage e degli autori volesse dirci quello che ho espresso qui sopra: e sono grato loro per avere fatto un lavoro che, in pochi secondi, mi ha emozionato. La mia riflessione sulla possibilità di una non totale acrimonia di Cersei nei confronti di Dany, è una speculazione, certo, ma è data da una tendenza di Cersei stessa, una sorta di disincanto sospeso, che mi pare di leggere nella interpretazione di Lena Hardley almeno dal momento del suicidio di Tommen.