scooter ha scritto:Ma se allarghi il discorso alle carriere di Nadal e Federer ottieni un plurivincitore su terra con diverse finali a Wimbledon e un plurivincitore su erba con diverse finali a Parigi. E parlo volutamente del "semplice" essere arrivati in finale, perché il punto fondamentale per me è che le superfici sono ancora sufficientemente diverse fra loro da far sì che ciascun giocatore si trovi meglio sull'una o sull'altra, ma non abbastanza da fare vera selezione e insomma alla fine le fasi finali dei tornei sono comunque un monopolio di pochi (cioè un oligopolio? non mi ricordo più...).
Ma non è detto che questo sia/non sia un problema passeggero. E' vero che oggi "non ci sono più gli specialisti" e tutti ottengono gli stessi risultati su tutte le superfici", ma...
.. all'epoca di Tilden (e anche prima, coi Wilding e i Doherty) la cosa era normale. Nel periodo 1927-1930, Tilden ha 2 finali parigine (terra), 1 londinese (erba), 2 a Forest Hills (altro tipo di erba). Negli stessi 4 anni Cochet ha 2 finali a Parigi, 3 a Londra, 1 a New York; Lacoste 3, 1 e 1. Tra le seconde linee Borotra 3 QF a Parigi, 4 a Londra, 1 a New York; Brugnon 3/2/2; Hunter 1/1/3.
Idem negli anni '30: Perry (1933-1936) 2 finali a Parigi, 3 a Londra, 3 a New York; Von Cramm (1934-1937) 2/2/1; Crawford (1933-1936) 2/2/1.
Le differenze tra un torneo e l'altro sono causate più dalle assenze che da problemi con le superfici. Chiaro che poi, a livelli più bassi, le differenze emergono (ti alleni poco, meglio farlo bene su una superficie che male su tutte). Già un Bernard andava bene a Parigi ma faceva schifo a Londra, e Menzel non è che facesse troppo meglio.
La situazione si modifica con l'era di Kramer, e lì emergono notevoli differenze tra una superficie e l'altra anche a livelli alti. Eppure, non è ancora le regola: molti fortissimi (Rosewall, 3 finali a Parigi, 4 a Londra, 4 a New York, Laver 3/6/4) e molti forti (Emerson 3/2/3, Santana 2/1/1, Roche 3/1/2) non hanno problemi nel cambio di superficie. Ci sono anche i Pietrangeli, i Newcombe, gli Ashe, che hanno una superficie preferita, ma la faccenda non è generalizzata.
E' dalla seconda metà degli anni '70 sino alla fine dei '90 che fioriscono gli specialisti, e i "polivalenti" come Agassi diventano eccezioni. E poi si torna alla polivalenza.
Quindi: è così sicuro che l'attuale mancanza di specialisti sia qualcosa di anomalo?
En passant, lo stesso fenomeno si è verificato nello sci, con pochi anni d'anticipo: polivalenza sino a fine anni '60 (Colò, Schranz, KIlly, in parte Thoeni e la Proell tra le donne), poi specializzazione (Gros, Klammer, Stenmark, Tomba, la Schneider, la Figini), po di nuovo polivalenza (Girardelli, Zurbriggen, Aamodt, Raich, Maier, la Vonn, la Reitsch, la Paerson tra le donne); forse si sta ora tornando verso la specializzazione (Hirscher, la Shiffrin), ma solo forse.
"Come possono essere i supertornei della fantasia di nickognito più concreti della realtà?"