Johnny Rex ha scritto:Scanzizzatosi alla grande, Ferrero.
Nel merito, articolo godibile su un mammuth spesso ormai autocaricaturale, fuori luogo i (soliti) riferimenti alla politica, anzitutto da parte dell'ex tennista stesso (gi incredibili commenti sul Cile) ed anche del giornalista stesso.
Sarà così difficile lasciar fuori la politica dallo sport?
Forse che sì, forse che no.
F.F.
Il libro-biografia di Pietrangeli citato nell'articolo e' una lettura interessante. "C'era una volta il tennis" della Pericoli, inizia raccontando le origini della sua famiglia, da parte materna, erede di antica nobilta' russa che ha perso tutto sfuggendo alla rivoluzione di Ottobre. Continua poi raccontando la sua infanzia nelle colonie africane del fascismo, punto questo in comune con la Pericoli stessa.
Non credo che si possa lasciare fuori la politica dallo sport parlando di Pietrangeli perche' dal punto di vista sportivo non c'e' piu' molto da dire da piu' di 30 anni. Ma al di la' dello sport il personaggio Pietrangeli e' interessante in se'.
Non tanto il fatto che politicamente sia a sinistra o a destra (certamente a destra, sarebbe strano che non lo fosse!). Ma e' interessante l'onesta' con cui si vanta di non aver lavorato un giorno in vita sua. E' interessante la visione del mondo che viene fuori dalla biografia. Che e' soprattutto che gli uomini non sono tutti uguali, ci sono persone "belle" e ci sono le "unwashed masses" del popolo, e lo scopo della vita dovrebbe essere quello di circondarsi di bellezza, quindi frenquentare nobili e ricchi (ancora meglio se le due cose coincidono).
Cose che di per se' possono anche avere senso, ma portate un po' agli eccessi rievocano il medioevo. Per cui poi non e' strano che Pietrangeli non provi grande antipatia per Pinochet... i migliori devono comandare, le masse ubbidire.
Interessante per esempio come Pietrangeli descrive Panatta, soprattutto come 'figlio del custode' del circolo in cui lui giocava, un "bambino piccolo e scuro"... manco venisse dall'Eritrea. Pero', almeno, intelligente, voglioso di parlare le lingue, scalare la scala sociale. Non come quei coglioni di Barazzutti e Zugarelli, insomma.
Nelle pagine del libro si nota anche un certo razzismo nei confronti degli africani, mai espresso chiaramente ma evidente sottotraccia, soprattutto da parte della Pericoli, che in Africa ha vissuto di piu'.
Sembrano le parole di una coppia di nonnetti che rimpiangono i tempi in cui c'era il re, se non il duce.
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.