Roberto74 ha scritto:Con tutte le racchette che ho ammazzato, potrei farci un cimitero.
Io l'ho fatto. E' lassù, in soffita, anni di rabbia distruttiva disseminati in pochi metri quadri.
Dalla Pro Kennex in alluminio alla Radical Tour (ultima vittima in ordine di tempo, e piuttosto recente: è una storia triste, un giorno la racconterò), passando per una coppia di Dunlop (qui il dolore è particolarmente acuto, nel rimembrar di loro), una di Slazenger e almeno un'altra Head.
Più un'ulteriore mezza dozzina di altri poveri, innocenti pezzi di grafite, militi ignoti di cui ricordo poco o nulla.
Ma buttarle via, così, senza pietà? Mi piange il cuore.
Insomma, sempre stato un tipo tranquillo in campo.
Chiaramente con il tempo mi sono ammansito. Ora, da qualche anno almeno, mi ritrovo alla fase urlo beckeriano feroce, al quale fa da bordone un florilegio scatologico autoinsultante e blasfemo.
Quest'ultimo particolarmente vivo, ho notato, al momento in cui mi accingo a ricevere.
Più contenuto invece durante i miei turni di servizio (testa da campione, eh?), esplodo immancabilmente in un vortice di follia quando perdo il servizio, soprattutto se ci metto in mezzo qualche doppio fallo o qualche seconda particolarmente pietosa sul quale il mio avversario fa un buco per terra.
Ah, la sola oscena eventualità di sbagliare uno smash, anche se da fondo al rimbalzo mirando sull'incrocio delle righe nell'angolo opposto, mi scuote tremendamente nell'io più profondo. Ho la presunzione di saperlo fare e , data la mia peculiare forma di psicopatologia, questo è il risultato.
Infastidito (è ridicolo, lo so, ma è così) anche dal servizio vincente o, peggio, dall'ace dell'avvertsario, sul quale penso sempre ci sia buona parte di demerito mio per non essermi mosso con sufficiente prontezza (e, al mio livello e sulla terra, non ho nemmeno tutti i torti).