10 anni in 9 ore
10 anni in 9 ore
E' stato il viaggio più significante che abbia mai fatto, la foto sull'avatar è stata scattata il giorno dopo.
Ero nella mia centrale operativa a Beira, semidistrutto dal lavoro, avevo 25 cantieri sparsi nella regione, tanta voglia di vederli finiti, ma in realta' il lavoro era "risolvere i casini" causati dalle difficili relazioni istituzioni-ong, in pratica niente tecnica ma diplomazia. L'ultima rogna era saltata fuori a Marromeu, il direttore dell'ospedale minacciava per non ricordo quale ragione di fermare tutto, di solito erano pretesti per chiedere soldi. La notizia mi arrivo' via radio la sera, per cui la mattina dopo si doveva partire. Nove ore di jeep per una pista in terra battuta che era tutto un buco, ma quel cantiere se si fermava sarebbe stato fermo 6 mesi e questo non lo potevo permettere. La mattina l'addetto accendeva la ricetrasmittente alle 6, il tam tam della foresta cominciava a quell'ora, la notizia arrivo' inaspettata, era saltato un camion su una mina sulla pista Beira-Marromeu. Guardai il mio autista che puntuale alle 7 aveva gia' preparato tutto, gli chiesi con uno sguardo se se la sentiva, mi rispose :andiamo lo stesso, e si partì.
Breve realzione sulle mine. Le mine sono quanto di peggio esista sulla faccia della terra, restano lì, a continuare le guerre finite, con tutto cio' che immaginate. Le strade vengono sminate abbastanza in fretta finita la guerra, ma le mine hanno il difetto di spostarsi sotto terra nella stagione delle piogge, per cui, dove prima di sicuro nn c'era ora ci puo' essere, e così boom ci salti sopra e buonanotte.
A pensarci ora mi do' del perfetto incosciente, ma evidentemente, le condizioni che vivevo allora erano differenti da quello che vivo ora, e poi il rischio era tutto sommato calcolato, era saltato un camion, per cui doveva esere una mina antitank, una jeep ci passa sopra indenne di solito, pero' meglio nn sperimentare....
Il viaggio duro' nove ore. Quello che successe in quelle nove ore fu irripetibile, quei fatti unici e irripetibili che nella vita ti capitano una volta sola e anche se avessi ricercato nn avrei piu' trovato. Ero sospeso mio malgrado fra la vita e la morte, una situzione difficile , ma che ti consente di toglierti di dosso tutte le sovrastrutture mentali che hai accumulato in anni di vita. Potevo saltare da lì a poco, nn avevo un ipotetico futuro in cui in quel momento dovevo investire, per cui potevo vedere tutto, ma davvero tutto da una prospettiva di assoluta liberta' interiore. Rividi tutta la mia vita come film, con un serenita' e un'obbiettivita' che nn avrei mai potuto piu' avere. Ogni angolo di me stesso venne esplorato, ogni istante vissuto mi apparve in tutti i suoi piu' reconditi aspetti. Stavo facendo un bilancio, stavo realmente valutando me stesso e cio' che mi circondava. Per nove ore con l'autista nn ci dicemmo una sola parola. Da quel pezzo di strada ne uscii 10 anni piu' vecchio e 100 anni piu' saggio, conoscevo molto meglio me stesso e tutto cio' che mi circondava, ma soprattutto conoscevo molto di piu' me stesso relazionato a questo mondo. Finalmente arrivammo a Marromeu.
Qualche considerazione ora.
Cosa c'era al di la' di quella strada minata, perchè ci andai lo stesso ? L'aiuto per gli altri ? soldi ? amore ? o cos'altro ? No niente di tutto questo, questi erano fatti accidentali, l'unica cosa che in relta' al di la' ci fosse era qualcosa di POSITIVO. Era positvio il fatto che quella cittadina avesse finalmente un'ospedale che funzionasse, che la sanita' riprendesse a funzionare. Il mio apporto era costruttivo, positivo, impediva a un tizio di ricattare egoisticamente tutto e tutto per il suo misero e becero interesse di soldi. Per chi era positivo ? lo era per me, per tutti, era qualcosa che avrebbe reso migliore nel suo piccolo questo mondo. Questo era il succo, positivo nn negativo, evolutivo nn involutivo.
Ne valse la pena ? Si ne valse la pena mille volte, perchè costruire qualcosa di migliore è il vero senso della vita, e quando me la vidi in faccia capii fino in fondo il senso di questa affermazione, vale la pena di viverla tutta e fino in fondo, e sempre dev'essere qualcosa che alla fine ha costruito qualcosa, mai distrutto qualcosa.
Rischi e remore quanto ci condizionano ? Molto, moltissimo. Spesso sono proprio la causa dei non riuscire a vivere questa vita. Non aver paura di sbagliare è un rischio che bisogna correre per superare la distanza fra noi e cio' che crediamo, ma quello in cui crediamo nn dev'essere un qualcosa di rigido, sapersi mettere in discussione, come io mi misi allora, significa soprattutto aggiustare il tiro dei nostri obbiettivi, le sicurezze nn sono tali se lo sono troppo, troppo spesso ti chiudono la strada, le proprie sicurezze devono essere in grado di essere sufficientemente duttili da affrontare le piu' disparate situazioni, sapersi adattare, evolvere, anche mutare, e questo ha un solo modo di svilupparsi, col DIALOGO sincero e aperto con noi stessi e col mondo intero.
Ero nella mia centrale operativa a Beira, semidistrutto dal lavoro, avevo 25 cantieri sparsi nella regione, tanta voglia di vederli finiti, ma in realta' il lavoro era "risolvere i casini" causati dalle difficili relazioni istituzioni-ong, in pratica niente tecnica ma diplomazia. L'ultima rogna era saltata fuori a Marromeu, il direttore dell'ospedale minacciava per non ricordo quale ragione di fermare tutto, di solito erano pretesti per chiedere soldi. La notizia mi arrivo' via radio la sera, per cui la mattina dopo si doveva partire. Nove ore di jeep per una pista in terra battuta che era tutto un buco, ma quel cantiere se si fermava sarebbe stato fermo 6 mesi e questo non lo potevo permettere. La mattina l'addetto accendeva la ricetrasmittente alle 6, il tam tam della foresta cominciava a quell'ora, la notizia arrivo' inaspettata, era saltato un camion su una mina sulla pista Beira-Marromeu. Guardai il mio autista che puntuale alle 7 aveva gia' preparato tutto, gli chiesi con uno sguardo se se la sentiva, mi rispose :andiamo lo stesso, e si partì.
Breve realzione sulle mine. Le mine sono quanto di peggio esista sulla faccia della terra, restano lì, a continuare le guerre finite, con tutto cio' che immaginate. Le strade vengono sminate abbastanza in fretta finita la guerra, ma le mine hanno il difetto di spostarsi sotto terra nella stagione delle piogge, per cui, dove prima di sicuro nn c'era ora ci puo' essere, e così boom ci salti sopra e buonanotte.
A pensarci ora mi do' del perfetto incosciente, ma evidentemente, le condizioni che vivevo allora erano differenti da quello che vivo ora, e poi il rischio era tutto sommato calcolato, era saltato un camion, per cui doveva esere una mina antitank, una jeep ci passa sopra indenne di solito, pero' meglio nn sperimentare....
Il viaggio duro' nove ore. Quello che successe in quelle nove ore fu irripetibile, quei fatti unici e irripetibili che nella vita ti capitano una volta sola e anche se avessi ricercato nn avrei piu' trovato. Ero sospeso mio malgrado fra la vita e la morte, una situzione difficile , ma che ti consente di toglierti di dosso tutte le sovrastrutture mentali che hai accumulato in anni di vita. Potevo saltare da lì a poco, nn avevo un ipotetico futuro in cui in quel momento dovevo investire, per cui potevo vedere tutto, ma davvero tutto da una prospettiva di assoluta liberta' interiore. Rividi tutta la mia vita come film, con un serenita' e un'obbiettivita' che nn avrei mai potuto piu' avere. Ogni angolo di me stesso venne esplorato, ogni istante vissuto mi apparve in tutti i suoi piu' reconditi aspetti. Stavo facendo un bilancio, stavo realmente valutando me stesso e cio' che mi circondava. Per nove ore con l'autista nn ci dicemmo una sola parola. Da quel pezzo di strada ne uscii 10 anni piu' vecchio e 100 anni piu' saggio, conoscevo molto meglio me stesso e tutto cio' che mi circondava, ma soprattutto conoscevo molto di piu' me stesso relazionato a questo mondo. Finalmente arrivammo a Marromeu.
Qualche considerazione ora.
Cosa c'era al di la' di quella strada minata, perchè ci andai lo stesso ? L'aiuto per gli altri ? soldi ? amore ? o cos'altro ? No niente di tutto questo, questi erano fatti accidentali, l'unica cosa che in relta' al di la' ci fosse era qualcosa di POSITIVO. Era positvio il fatto che quella cittadina avesse finalmente un'ospedale che funzionasse, che la sanita' riprendesse a funzionare. Il mio apporto era costruttivo, positivo, impediva a un tizio di ricattare egoisticamente tutto e tutto per il suo misero e becero interesse di soldi. Per chi era positivo ? lo era per me, per tutti, era qualcosa che avrebbe reso migliore nel suo piccolo questo mondo. Questo era il succo, positivo nn negativo, evolutivo nn involutivo.
Ne valse la pena ? Si ne valse la pena mille volte, perchè costruire qualcosa di migliore è il vero senso della vita, e quando me la vidi in faccia capii fino in fondo il senso di questa affermazione, vale la pena di viverla tutta e fino in fondo, e sempre dev'essere qualcosa che alla fine ha costruito qualcosa, mai distrutto qualcosa.
Rischi e remore quanto ci condizionano ? Molto, moltissimo. Spesso sono proprio la causa dei non riuscire a vivere questa vita. Non aver paura di sbagliare è un rischio che bisogna correre per superare la distanza fra noi e cio' che crediamo, ma quello in cui crediamo nn dev'essere un qualcosa di rigido, sapersi mettere in discussione, come io mi misi allora, significa soprattutto aggiustare il tiro dei nostri obbiettivi, le sicurezze nn sono tali se lo sono troppo, troppo spesso ti chiudono la strada, le proprie sicurezze devono essere in grado di essere sufficientemente duttili da affrontare le piu' disparate situazioni, sapersi adattare, evolvere, anche mutare, e questo ha un solo modo di svilupparsi, col DIALOGO sincero e aperto con noi stessi e col mondo intero.
approccio concreto e pragmatico, frutto di esperienze, anche pesanti, maturate sul campo in contrapposizione con l'attitudine salottiera di questi utenti, perfettamente in linea con tanto mondo internettiano fatto di presunti esperti da tastiera. (cit.)
...il dialogo con il mondo.
Parole semplici e sacrosante eppure distanti dalla quotidianità che ci circonda.
...le mine, l'ospedale, la strada per Marromeu.
Ciccio starei qui a leggere (si, anche ora alle 5 e un quarto di mattina con il sonno avanzante) le tue storie di vita per ore (come anche il post sul Mal d'Africa)...nel caso pubblicherai un libro mi prenoto per un autografo in copertina.
Parole semplici e sacrosante eppure distanti dalla quotidianità che ci circonda.
...le mine, l'ospedale, la strada per Marromeu.
Ciccio starei qui a leggere (si, anche ora alle 5 e un quarto di mattina con il sonno avanzante) le tue storie di vita per ore (come anche il post sul Mal d'Africa)...nel caso pubblicherai un libro mi prenoto per un autografo in copertina.
Go Mordecai!
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- FooLminato
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- Iscritto il: dom gen 18, 2004 9:19 pm
- Località: Rochester, NY
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FooL ha scritto:ce ne vorrebbe tant'altra di gente come te al mondo, ciccio.
PS: sei un pazzo fottùto
data la serietà dell'argomento, sottoscrivo e, eccezionalmente, non te l'appoggio (e spingo )
"se ero forte di testa secondo me io ero uno dei migliori difensori degli ultimi trent'anni comunque" (Floyd 10)
Marromeu era distante,
ma non troppo in fin dei conti, quello che la rendeva distante erano le buche. Si prendeva la strada lungo il corridoio di Beira che portava in Zimbabwe e appena usciti una quindicina di chilometri si prendeva la statale 1 che portava a nord verso la Tanzania. Statale che era si stata cominciata prima della guerra, ma era rimasta in terra battuta.
La parte piú bella era quando si passava in mezzo alla foresta, una foresta lussureggiante e ricca di animali. Una volta rimasi bloccato da un branco di Licaoni, cosa molto rara perché ormai vivono quasi solo nei grandi parchi, spesso ti attraversavano la strada antilopi e gazzelle, pericolosissimi gli attraversamenti di bufali e buecavallo, ma quello che piú mi affascinavana era il passaggio degli elefanti.
Passavano sempre fra le quattro e le cinque di mattina, piú o meno nella stessa zona, dove passavano era chiarissimo, facevano tabula rasa di tutto quello che era sul percorso e bisognava stare attentissimi, al contrario della facciotta simpatica che hanno gli elefanti selvatici sono molto aggressivi.
L'arrivo a Marromeu era ben piú complicato, a destra e a sinistra della carreggiata svariati cartellini rossi con disegnato il teschio segnavalano dove era stata rinvenuta una mina da disinnescare, il problema era che la zona coincideva con un pezzo di strada di “matope pesado” un'argilla nera che quando pioveva diventava scivolosa come il sapone, anche in prima ridotta con gomme da fango e la trazione a quattro ruote inserita era impossibile andar dritti e qualsiasi tipo di frenata.
Cos'era Marromeu ?
Un'aberrazione della societá moderna. Un luogo in cúlo al mondo, abbandonato da Dio e dagli uomini, che faceva 100.000 abitanti, tutti in attesa e tutti nullafacenti.
In attesa di che ? E perché non lavoravano ?
Erano in attesa che la piantagione di canna da zucchero piú fertile del mondo, grande come la lombardia riprendesse a funzionare. Era la seconda piantagione piú grande dell'emisfero australe.
Quello che stupiva di Marromeu era la vegetazione lussureggiante, il delta dello Zambesi era uno dei luoghi piú fertili al mondo.
Ma la piantagione era chiusa, un po' per la guerra e un po' perché avrebbe fatto crollare il prezzo mondiale dello zucchero.
Ma era vietato coltivare altra cosa, ovvero i 100.000 abitanti vivevano in uno dei luoghi piú fertili al mondo, da sempre appartenuto a quella gente, lí quella gente c'é nata per immemorabili generazioni, ma morivano di fame.
Bello, edificante, civile ! Soldi
Ma non finisce qui, una parte era stipendiata a salario ridotto in attesa, un'altra era saltuariamente mantenuta da una ong inglese, ovvero soldi del governo inglese per gli aiuti umanitari, ma la proprietá era inglese. Per cui il circolo vizioso era : proprietá multinazionale inglese-terra fertile-non si puó coltivare-aiuti umanitari del governo inglese. Il tutto in un luogo sperduto di questo mondo, in una terra da sempre abitata da quel popolo, ma che era bloccato dai fragili equilibri economici mondiali. Domanda da un milione di dollari, chi ci perde e chi ci guadagna ?
Bello, edificante, civile ! Soldi
Una volta entrai nella fabbrica, era intatta, tenuta pulita fino all'ultimo granello di sabbia, i macchinari erano primi 900, cose in ghisa, bellissime intatte e perfettamente funzionanti. Un museo ! Un tuffo nel passato rimasto per decenni cosí com'era, un'atmosfera da belle epoque, suggestivo, davvero suggestivo. Come suggestiva era la casa dei medici con cui lavoravo e che mi ospitavano, in perfetto stile coloniale portoghese, solo la stanza da bagno sará stata di un cento metri quadri!
E in queste condizioni dovevo lavorarci, immagina com'era la testa di questa gente, lí ad aspettare, lí a non far nulla, lí senza dignitá, lí in quella terra loro per diritto venduta dai coloni portoghesi agli inglesi, e questa aberrazione alle soglie del civile 2000 dc era ancora lí.
Ma quello che piú mi colpí era lí vicino, era Chupanga.
Presa la pseudostatale 1 a un certo punto quasi arrivati allo Zambesi a Inhamitanga si deviava in piena foresta verso la foce, e a metá strada circa c'era Chupanga chiamata anche Lacerdonia. Bisognava chiedere lí a una guida per arrivarci tale era l'intrico della vegetazione, ma sulle rive del fiume in un luogo stupendo e bucolico c'era la ex missione. Altro luogo intatto eccetto per le parti in legno che s'incendiarono e fuori dal tempo. Bellissima, enorme credo del 700 o giú di lí. Un pezzo di storia in mezzo a uno sperduto villaggio del Mozambico. Chissá com'era a quei tempi !!!
E lí la sorpresissima, nel cimitero la tomba della moglie di Livingstone. Morta di malattia tropicale nella spedizione del marito alla ricerca delle foci del Nilo, la data sulla tomba era 1862.
E una settimana dopo ero a Londra, e per sbaglio finii a Westminster dove non sapevo, ma me ne accorsi lí, era sepolto Livingstone. Quando vidi la tomba mi venne un brivido, mi sentii un messaggero d'amore fra lui e sua moglie. Quanti europei fossero finiti a Chupanga in quei tempi erano davvero da contare sulla punta delle dita, ma sicuro nessuno si trovó poco dopo a Westminster, é come se sua moglie mi avesse lasciato un messaggio da portargli.
Ma Livingstone non lasció piú i miei pensieri, un paio d'anni dopo lo ritrovai, in Zambia, esattamente a Chitambo, dove sotto un albero é sepolto il suo cuore.
ma non troppo in fin dei conti, quello che la rendeva distante erano le buche. Si prendeva la strada lungo il corridoio di Beira che portava in Zimbabwe e appena usciti una quindicina di chilometri si prendeva la statale 1 che portava a nord verso la Tanzania. Statale che era si stata cominciata prima della guerra, ma era rimasta in terra battuta.
La parte piú bella era quando si passava in mezzo alla foresta, una foresta lussureggiante e ricca di animali. Una volta rimasi bloccato da un branco di Licaoni, cosa molto rara perché ormai vivono quasi solo nei grandi parchi, spesso ti attraversavano la strada antilopi e gazzelle, pericolosissimi gli attraversamenti di bufali e buecavallo, ma quello che piú mi affascinavana era il passaggio degli elefanti.
Passavano sempre fra le quattro e le cinque di mattina, piú o meno nella stessa zona, dove passavano era chiarissimo, facevano tabula rasa di tutto quello che era sul percorso e bisognava stare attentissimi, al contrario della facciotta simpatica che hanno gli elefanti selvatici sono molto aggressivi.
L'arrivo a Marromeu era ben piú complicato, a destra e a sinistra della carreggiata svariati cartellini rossi con disegnato il teschio segnavalano dove era stata rinvenuta una mina da disinnescare, il problema era che la zona coincideva con un pezzo di strada di “matope pesado” un'argilla nera che quando pioveva diventava scivolosa come il sapone, anche in prima ridotta con gomme da fango e la trazione a quattro ruote inserita era impossibile andar dritti e qualsiasi tipo di frenata.
Cos'era Marromeu ?
Un'aberrazione della societá moderna. Un luogo in cúlo al mondo, abbandonato da Dio e dagli uomini, che faceva 100.000 abitanti, tutti in attesa e tutti nullafacenti.
In attesa di che ? E perché non lavoravano ?
Erano in attesa che la piantagione di canna da zucchero piú fertile del mondo, grande come la lombardia riprendesse a funzionare. Era la seconda piantagione piú grande dell'emisfero australe.
Quello che stupiva di Marromeu era la vegetazione lussureggiante, il delta dello Zambesi era uno dei luoghi piú fertili al mondo.
Ma la piantagione era chiusa, un po' per la guerra e un po' perché avrebbe fatto crollare il prezzo mondiale dello zucchero.
Ma era vietato coltivare altra cosa, ovvero i 100.000 abitanti vivevano in uno dei luoghi piú fertili al mondo, da sempre appartenuto a quella gente, lí quella gente c'é nata per immemorabili generazioni, ma morivano di fame.
Bello, edificante, civile ! Soldi
Ma non finisce qui, una parte era stipendiata a salario ridotto in attesa, un'altra era saltuariamente mantenuta da una ong inglese, ovvero soldi del governo inglese per gli aiuti umanitari, ma la proprietá era inglese. Per cui il circolo vizioso era : proprietá multinazionale inglese-terra fertile-non si puó coltivare-aiuti umanitari del governo inglese. Il tutto in un luogo sperduto di questo mondo, in una terra da sempre abitata da quel popolo, ma che era bloccato dai fragili equilibri economici mondiali. Domanda da un milione di dollari, chi ci perde e chi ci guadagna ?
Bello, edificante, civile ! Soldi
Una volta entrai nella fabbrica, era intatta, tenuta pulita fino all'ultimo granello di sabbia, i macchinari erano primi 900, cose in ghisa, bellissime intatte e perfettamente funzionanti. Un museo ! Un tuffo nel passato rimasto per decenni cosí com'era, un'atmosfera da belle epoque, suggestivo, davvero suggestivo. Come suggestiva era la casa dei medici con cui lavoravo e che mi ospitavano, in perfetto stile coloniale portoghese, solo la stanza da bagno sará stata di un cento metri quadri!
E in queste condizioni dovevo lavorarci, immagina com'era la testa di questa gente, lí ad aspettare, lí a non far nulla, lí senza dignitá, lí in quella terra loro per diritto venduta dai coloni portoghesi agli inglesi, e questa aberrazione alle soglie del civile 2000 dc era ancora lí.
Ma quello che piú mi colpí era lí vicino, era Chupanga.
Presa la pseudostatale 1 a un certo punto quasi arrivati allo Zambesi a Inhamitanga si deviava in piena foresta verso la foce, e a metá strada circa c'era Chupanga chiamata anche Lacerdonia. Bisognava chiedere lí a una guida per arrivarci tale era l'intrico della vegetazione, ma sulle rive del fiume in un luogo stupendo e bucolico c'era la ex missione. Altro luogo intatto eccetto per le parti in legno che s'incendiarono e fuori dal tempo. Bellissima, enorme credo del 700 o giú di lí. Un pezzo di storia in mezzo a uno sperduto villaggio del Mozambico. Chissá com'era a quei tempi !!!
E lí la sorpresissima, nel cimitero la tomba della moglie di Livingstone. Morta di malattia tropicale nella spedizione del marito alla ricerca delle foci del Nilo, la data sulla tomba era 1862.
E una settimana dopo ero a Londra, e per sbaglio finii a Westminster dove non sapevo, ma me ne accorsi lí, era sepolto Livingstone. Quando vidi la tomba mi venne un brivido, mi sentii un messaggero d'amore fra lui e sua moglie. Quanti europei fossero finiti a Chupanga in quei tempi erano davvero da contare sulla punta delle dita, ma sicuro nessuno si trovó poco dopo a Westminster, é come se sua moglie mi avesse lasciato un messaggio da portargli.
Ma Livingstone non lasció piú i miei pensieri, un paio d'anni dopo lo ritrovai, in Zambia, esattamente a Chitambo, dove sotto un albero é sepolto il suo cuore.
approccio concreto e pragmatico, frutto di esperienze, anche pesanti, maturate sul campo in contrapposizione con l'attitudine salottiera di questi utenti, perfettamente in linea con tanto mondo internettiano fatto di presunti esperti da tastiera. (cit.)
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