Sono un'anima in pena, il pensiero dominante della partitona di domani mi perseguita, mi rende inquieto, facile all'irritazione, scostante nell'umore che passa da momenti di furore esaltato a momenti di disperato, cupo e irrimediabile scoramento.
Nessuno che spenda una parola che possa darmi un centesimo d'illusione e di speranza oppure che m'affossi definitivamente lo spirito.
Chessò, un pronostico di quelli del tutto random di ciccio che, avendo visto due 15 del torneo, probabilmente del torneo dell'anno precedente, se ne venga fuori con un 'Djokovic l'ho visto fortissimo e convintissimo: è evidente, ha ritrovato quell'inclinazione di 48° tra bicipite e avambraccio, vince facile contro chiunque, sicuro', che, visti i precedenti (nadal a Londra, Roger a Parigi) mi farebbe praticamente convinto di un trionfo svizzero.
O una qualche indicazione ultrasensoriale dello psicologo-aruspice Aceman, magari tratta da un'attentissima analisi di cinque secondi della frequenza accelerata del battito del ciglio sinistro di Roger al cambio campo nel suo match di primo turno. Diagnosi: trattasi chiaramente di complesso di inferiorità svizzera nei confronti della Grande Serbia, Nonno spacciato.
Qualcosa, insomma.
Ok, JR ha detto la sua, che io condivido in toto, sul livello di gioco espresso dai due finora nel torneo, ma non basta.
Soffro. E se tutto questo non fosse abbastanza, c'è pure
quello lì in semifinale, dall'altra parte.
Troppo, per chiunque.