Bolelli ha scritto:ciccio ha scritto:Bolelli ha scritto:maestri avrei una domanda... come si fa a migliorare il timing sulla palla e la posizione da questa? ultimamente mi trovo un pò in difficoltà soprattutto con il dritto mentre il rovesci mi sta venendo alquanto bene. grazie in anticipo
Mamma che domanda
, questa è roba da lenzuolo anche perchè timing e distanza di palla sono agli antipodi come concetto tennistico, il primo è molto innato, il secondo è molto costruito, il tutto ammesso e non concesso che la tecnica di base sia corretta.
Satr, te per scrivere i lenzuoli hai più attitudine del sottoscritto, ti passo la patata bollente
allora aspettiamo satrapo sperando che mi illumini.
Periodo di magra per i lenzuoli, ma qualcosa diciamola!
Allora la distanza dalla palla è un fattore tecnico che rientra nella più generale ricerca della palla: ovvero ci si lavora e si costruisce la capacità del giocatore di cercare la palla correttamente in modo da trovarsi rispetto ad esse in una posizione quanto più possibile ottimale per colpirla.
Ovviamente affinchè il giocatore trovi la giusta distanza dalla palla in fase di impatto oltre al lavoro di ricerca a livello di piedi si presuppone uno swing sostanzialmente corretto: se sono in grado di posizionarmi alla giusta distanza dalla palla e poi quando sbraccio mando la racchetta a farfalle nemmeno i piedi di Davydenko mi garantiranno un impatto "in the zone" come dicono da Bollettieri!
Quindi footwork efficacie + swing corretto = giusta distanza dalla palla. Ci si lavora in molti modi, il fatto che di rovescio si trovi meglio la distanza dalla palla è normale perchè lo swing di rovescio ha un possibile punto di impatto molto meno variabile rispetto al dritto, quindi in linea di massima se i piedi lavorano in maniera anche solo decente la distanza dalla palla risulterà anchessa almeno "decente". Per il dritto invece lo swing è molto più complesso e anche partendo da una posizione degli appoggi corretta in termini di distanza dalla palla si può tranquillamente andare fuori zona eseguendo uno swing approssimativo.
Se invece lo swing è a posto e sono i piedi ad essere pigri si organizzano sedute di tortura obbligando il giocatore a lunghe serie di spostamenti su percorsi opportunamente predisposti, o sottoponendolo al famoso catch the ball. (Afferrare una pallina con la mano destra, con il gomito destro opportunamente fissato al busto in modo da bloccare la capacità del braccio di allungarsi per afferrare una palla che i piedi pigri non hanno cercato sufficientemente)
Quindi per costruire la capacità di trovare la palla alla giusta distanza bisogna migliorare il footwork e rendere il proprio swing il più possibile omogeneo e sempre uguale, eliminando qualsiasi differenza tra esecuzione ed esecuzione. Ovviamente devo isolare le due tipologie di lavoro: quando curo lo swing farò cesti su cesti praticamente da fermo curando piegamento, posizione del compasso, apertura, swing, finale, uscita dal colpo e recupero della posizione neutra a livello degli appoggi possibilmente a settore fisso e OBBLIGATORIAMENTE a fallosità ZERO.
Ora il discorso timing è mooooooolto più delicato. Se la distanza dalla palla equivale al dove posizionarsi per colpire il timing rappresenta il quando colpire.
Purtroppo però si può insegnare a un giocatore quale sia il momento ottimale per impattare la palla, ma il punto è che (semplificando all'osso) all'impatto ci si arriva dopo una apertura e una parte di swing che devono essere eseguite PRIMA, ovvero quando ancora la palla non sarà arrivata in questo punto ideale di impatto. Il timing è appunto la capacità di anticipare in maniera esatta le dinamiche di attacco della palla in modo da far arrivare la racchette all'appuntamento con la palla proprio nel momento esatto in cui questa si verrà a trovare nella zona di impatto ottimale. Quindi non si tratta della capacità di riconoscere quale sia il momento ideale per colpire, ma della molto più delicata e complessa abilità di valutare correttamente i tempi di esecuzione per arrivare all'impatto nel momento ottimale.
Quindi il semplice sapere quando va colpita una palla non basta a garantirmi un timing corretto, perchè il tutto si gioca PRIMA, ovvero nella capacità del giocatore di valutare quando si dovrà lanciare lo swing per arrivare A tempo sulla palla. Per questo motivo ad esempio un timing alla Agassi o alla Federer non si costruisce, ci si nasce, ma ovviamente parliamo di punte di rendimento massime nel senso che comunque tutti devono lavorare sul timing per svilupparlo. Anche Agassi e Federer hanno lavorato sul timing, solo che nel loro caso il lavoro ha prodotto risultati stupefacienti per l'incredibile talento innato di questi campioni, dei veri e propri mostri quando si tratta di prendere il tempo alla palla.
Detto questo Agassi si nasce ma in generale lavorando bene tutti possono arrivare a trovare un timing decente sulla palla nell'ambito della velocità di gioco che sono in grado di sostenere. Mi spiego, dire che tutti possono con l'allenamento arrivare ad ottenere un timing perfetto sulla palla non sarebbe corretto. E' corretto dire che ognuno di noi in base alle proprie capacità tecniche è in grado di sostenere una velocità di palla entro la quale può aspirare a costruirsi un timing ottimale. Migliorando la tecnica aumenta la velocità di palla sostenibile ma arriverà per tutti un limite personale oltre il quale non riusciremo ad andare, una sorta di soglia prestazionale che è scritta nel nostro DNA e su questo davvero non si può lavorare, possiamo solo dare la colpa alle nostre mamme se sono state "avare" nella sezione timing!
In sostanza ci sarà per ognuno una velocità di palla superata la quale, anche trovandomi correttamente posizionato e pronto a colpire, anche facendo tutte le cose in maniera ottimale, comunque non sarò più in grado di trovare il corretto timing sulla palla e non riuscirò a controllare il colpo. Per un PRO questa soglia sarà molto alta, per il socio doppista della domenica presumibilmente sensibilmente più bassa ma ciò non toglie che tutti e due debbano lavorare duro se aspirano a giocare al meglio entro i loro limiti fisiologici.
Ma abbiamo detto che nei limiti del possibile sul timing si lavora, e si lavora cercando di eliminare le "zavorre", ovvero quegli errori tecnici che compromettono la capacità di trovare un buon timing sulla palla anche in presenza di una buona capacità di valutazione. Il tutto può essere sintetizzato con un detto molto in voga nelle agonistiche di tutto il mondo: "non è mai troppo presto per aprire!" (Chiunque ha fatto o agonistica o si è trovato nelle vicinanze di un campo con agonisti in allenamento conosce gli ossessivi ululati rabbiosi dei tecnici che vanno avanti anche per ore ad urlare "APRIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!"
)
L'apertura è la migliore premessa per un timing corretto, la prima cosa che si deve padroneggiare è la capacità di anticipare l'apertura svincolandola dalla ricerca della palla. Il principiante parte, cerca la palla ed arriva su di essa dovendo ancora cominciare l'apertura. Ovviamente questo impedirà un corretto timing sulla palla, infatti tutti i principianti colpiscono in ritardo tentando di recuperare in parte entrando direttamente sulla palla con aperture striminzite e quasi inesistenti. I professionisti invece hanno aperture molto ampie, inspiegabili se si tiene conto della velocità siderale alla quale viaggia la palla nei loro scambi. Il paradosso del timing è dunque che il principiante deve fronteggiare una palla lentissima e la colpirà in ritardo con aperture cortissime che gli precluderanno potenza e controllo mentre il professionista che deve fare i conti con palle che viaggiano velocissime nei pochi istanti che gli sono concessi dalle bordate dell'avversario riuscirà ad impostare swing molto ampi riuscendo comunque ad anticipare la palla con timing perfetto.
Quindi la chiave del timing rimane la capacità di anticipare la preparazione dei colpi valutando correttamente il momento in cui andare ad attaccare la palla. Una delle tecniche più utili per migliorare il timing è quella definita dell'interruttore mentale, ovvero associare una chiamata, un immagine, una sorta di interruttore da attivare al momento in cui si decide di mandare via il braccio, per dare consapevolezza al processo con il quale si deve valutare se sia giunto il momento di iniziare lo swing. Questo perchè il principiante-amatore tende a svolgere una valutazione passiva del corretto momento di attacco, ovvero gironzola nei pressi della palla e ad un certo punto la colpisce ma senza domandarsi più di tanto se era proprio quello il momento giusto per colpire. La chiamata mentale che può essere un banale "caricare..... FUOCO!" obbliga il giocatore ad una valutazione consapevole che viene fatta a partire dal momento in cui "carica" (apertura) a quello in cui effettua la chiamata mentale del "FUOCO!" (partenza dello swing).
Ovviamente parliamo di chiamate mentali eh, non andate in giro per il campo a gridare caricareeeee.. fuoco! che vi ricoverano!