"Impariamo a vincere" ,Tattica e mentalita'

Sotto-sezione del forum Area Tecnica dedicata alla tecnica e alla tattica
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oedem
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Messaggio da oedem »

vi pongo un quesito relativo ad un mio problema: non ho pazienza!

quando gioco, durante gli scambi cerco quasi sempre (soprattutto di diritto) il vincente, non riesco a pazientare negli scambi per trovare la palla giusta per attaccare

faccio così spesso per timore che lo scambio vada in favore dell'avversario ma così facendo commetto molti errori gratuiti
oltre la tecnica da perfezionare (non si smette mai di imparare), cosa mi consigliate?
veterano
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Messaggio da veterano »

Praticamente oedem ti sei fatto la domanda e ti sei risposto da solo............(come sono marzulliano) pazienza,ci vuole pazienza,tecnica sufficiente e regolarita',il primo passo e' la regolarita',comunque bisogna vedere se questa "fretta" e conseguente paura di perdere il punto e dovuta a una tecnica non ancora ben sviluppata o e' solo una questione di pazienza.........un saluto
miguel
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Messaggio da miguel »

se tecnicamente sei a posto quello cdi cui hai bisogno , come ha scritto anche vet, é la pazienza.
capita anche a me soprattutto quando a primavera passo dal veloce indoor alla terra all'aperto. le prime settimane continuo a giocare come sul veloce cercando di chiudere il punto in 4/5 scambi con la palla non più alta di mezzo metro sopra la rete.
appena prendo le prime mazzate tiro fuori la pagaia e comincio a remare come un disperato: palla due metri sopra la rete e negli ultimi due metri di campo e solo quando c'é la palla buona cerco il vincente o qualche variante
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oedem
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Messaggio da oedem »

premetto che sarò a breve un n.c. perché mi tessererò per la prima volta dopo 7 anni continuati di corso collettivo, quindi non sono federer ma so buttare la palla oltre la rete :lol:
tecnicamente da fondo sono "abbastanza" (vedesi mio livello) solido, incrociato e lungolinea senza problemi, sia diritto che rovescio (monomano)

sulle voleè sono scarso, soprattutto in quella di diritto. (infatti a rete ci vado poche volte, o per necessità o per sorprendere)
servizio slice senza problemi, in kick in evoluzione mentre nel piatto non riesco ancora a spingere abbastanza

la pazienza...dove si compra? su ebay non la trovo :lol:
Satrapo
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Messaggio da Satrapo »

oedem ha scritto:la pazienza...dove si compra? su ebay non la trovo :lol:


Forse non la trovi perchè cerchi la parola sbagliata: fa rima con pazienza ma si chiama "esperienza"! #100#

Ti basteranno una mezza dozzina di tornei per scoprire sulla tua pelle che una partita non si vince con 10 vincenti sulla riga ma si perde con 10 errori gratuiti.

In bocca al lupo per il tuo esordio, divertiti e tienici informati!
I_Hate_Pete
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Messaggio da I_Hate_Pete »

Satrapo ha scritto:
oedem ha scritto:la pazienza...dove si compra? su ebay non la trovo :lol:

Ti basteranno una mezza dozzina di tornei per scoprire sulla tua pelle che una partita non si vince con 10 vincenti sulla riga ma si perde con 10 errori gratuiti.


Sante parole, urge la lettura della Sacra Bibbia:

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oedem
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Messaggio da oedem »

Satrapo ha scritto:
oedem ha scritto:la pazienza...dove si compra? su ebay non la trovo :lol:


Forse non la trovi perchè cerchi la parola sbagliata: fa rima con pazienza ma si chiama "esperienza"! #100#

Ti basteranno una mezza dozzina di tornei per scoprire sulla tua pelle che una partita non si vince con 10 vincenti sulla riga ma si perde con 10 errori gratuiti.

In bocca al lupo per il tuo esordio, divertiti e tienici informati!

crepi il lupo!

per fortuna sono cosciente che prenderò sonore bastonature inizialmente nei tornei ma li faccio proprio per fare esperienza, devo migliorare molto mentalmente e tatticamente, imho

I_Hate_Pete ha scritto:Sante parole, urge la lettura della Sacra Bibbia:

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infatti lo sto cercando ma non ho ben capito qual è l'ultima versione visto che trovo 2 copertine in commercio e non so qual è l'ultima tra quella da te indicata o questa

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Satrapo
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Messaggio da Satrapo »

oedem ha scritto:per fortuna sono cosciente che prenderò sonore bastonature inizialmente nei tornei ma li faccio proprio per fare esperienza, devo migliorare molto mentalmente e tatticamente, imho


Guarda le mazzate le abbiamo prese tutti all'inizio, è più che normale che accada e il tuo approccio sereno è un ottimo punto di partenza ma riguardo alla seconda parte della tua affermazione anche a rischio di risultare un po' antipatico voglio darti un consiglio: dimentica la mentalità e la tattica almeno fino alla terza categoria.

Tutto ciò che ti occorre realmente è tanta solidità e la solidità è figlia della tecnica, dell'esperienza, dell'allenamento.. mai della "mente" o della "tattica". Se inizi a pensare che il tuo problema possa essere tattico o mentale ritardi solo la comprensione del problema reale: non si sotterra in rete una volè facile e non si spedisce un dritto sui pini per problemi di mente o di tattica fidati.

Un grande Maestro era solito ripeterci: se fate un doppio fallo sul match-point può essere colpa della tensione, se fate tre doppi falli in un game decisivo o meno che sia, per quanto tesi possiate essere la verità è solo che non sapete servire.

Ora la lettura dell'ottimo Gilbert può sicuramente risultare utile a te e più in generale a chiunque ma procediamo per gradi: l'obiettivo attuale è passare i primi turni giusto? Bene l'unica cosa che ti occorre è sbagliare un po' meno del tuo avversario, e non è affatto semplice.

Piccolo OT: Personalmente ritengo Gilbert uno dei migliori Coach in circolazione e se Federer avesse davvero voglia di tentare un ultimo serio assalto a Parigi (perchè 2-3 Slam sul veloce li vincerà anche da solo..) farebbe bene ad ingaggiarlo subito ed iniziare a girare il mondo con accanto una persona che dopo una finale persa tra le lacrime ti tira giù dal letto alle 7 di mattina e ti trascina in campo a lavorare continuando a parlare ininterrottamente fino a tarda sera. Uno così ti allena anche mentre dormi perchè dopo una giornata passata con lui come minimo te lo ritrovi nel peggiore degli incubi! #100#
RenaTheWiz
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Messaggio da RenaTheWiz »

oedem ha scritto:infatti lo sto cercando ma non ho ben capito qual è l'ultima versione visto che trovo 2 copertine in commercio e non so qual è l'ultima tra quella da te indicata o questa

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Io a Natale ho preso questa nella foto su Amazon, da leggere !

ciao :)
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I_Hate_Pete
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Messaggio da I_Hate_Pete »

oedem ha scritto:infatti lo sto cercando ma non ho ben capito qual è l'ultima versione visto che trovo 2 copertine in commercio


Io l'ho preso su Ibs tre anni fa:
http://www.ibs.it/book/9780671884000/gi ... ental.html

L'ultima versione dovrebbe essere proprio questa con il capitolo aggiuntivo scritto da Agassi. (ovviamente e' tutto in inglese)
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PKK
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Messaggio da PKK »

Io l'avevo trovato in versione pdf,pagavi e te lo scaricavi....ma non lo trovo più....voi avete qualche link per versioni digitali?
RenaTheWiz
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Messaggio da RenaTheWiz »

I_Hate_Pete ha scritto:
oedem ha scritto:infatti lo sto cercando ma non ho ben capito qual è l'ultima versione visto che trovo 2 copertine in commercio


Io l'ho preso su Ibs tre anni fa:
http://www.ibs.it/book/9780671884000/gi ... ental.html

L'ultima versione dovrebbe essere proprio questa con il capitolo aggiuntivo scritto da Agassi. (ovviamente e' tutto in inglese)



Quella che ho indicato sopra in foto (che ho anche io) è la versione uscita per il mercato inglese nel 2007, con la prefazione di Murray. Credo sia la più aggiornata ma comunque, introduzioni a parte, non so se il contenuto alla fine cambi in qualche modo.
Oedem ti consiglio di controllare direttamete su amazon.

ciao :)
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oedem
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Messaggio da oedem »

Satrapo ha scritto:Guarda le mazzate le abbiamo prese tutti all'inizio, è più che normale che accada e il tuo approccio sereno è un ottimo punto di partenza ma riguardo alla seconda parte della tua affermazione anche a rischio di risultare un po' antipatico voglio darti un consiglio: dimentica la mentalità e la tattica almeno fino alla terza categoria.

Tutto ciò che ti occorre realmente è tanta solidità e la solidità è figlia della tecnica, dell'esperienza, dell'allenamento.. mai della "mente" o della "tattica". Se inizi a pensare che il tuo problema possa essere tattico o mentale ritardi solo la comprensione del problema reale: non si sotterra in rete una volè facile e non si spedisce un dritto sui pini per problemi di mente o di tattica fidati.

Un grande Maestro era solito ripeterci: se fate un doppio fallo sul match-point può essere colpa della tensione, se fate tre doppi falli in un game decisivo o meno che sia, per quanto tesi possiate essere la verità è solo che non sapete servire.

Ora la lettura dell'ottimo Gilbert può sicuramente risultare utile a te e più in generale a chiunque ma procediamo per gradi: l'obiettivo attuale è passare i primi turni giusto? Bene l'unica cosa che ti occorre è sbagliare un po' meno del tuo avversario, e non è affatto semplice.

innanzitutto non sei risultato antipatico, tu puoi dirmi di tutto :lol:

quando però ho scritto tattica e mentalità intendevo qualcosa di basso livello
per tattica intendevo avere pazienza, capire il punto debole dell'avversario e cercare di sfruttarlo, niente di chissà quanto complesso

per mentalità invece intendo il superare la tensione che puntualmente ho cioè, come si dice in gergo, mi cago sotto :lol:
io sono abbastanza emotivo e la classica persona che sul match point per l'avversario e mio servizio faccio doppio fallo.
questo mi capita ogni volta che gioco con qualche nuovo "avversario" e puntualmente nei tornei sociali mi viene il braccino, sono mentalmente debole.
tu hai scritto "la solidità è figlia della tecnica, dell'esperienza, dell'allenamento": se per la prima e terza ci sto lavorando, per la seconda posso solo migliorarla con i tornei e penso (e spero) che col tempo riuscirò ad abituarmi ad un clima torneo senza andare troppo in paranoia

concordi?

RenaTheWiz ha scritto:
I_Hate_Pete ha scritto:Io l'ho preso su Ibs tre anni fa:
http://www.ibs.it/book/9780671884000/gi ... ental.html

L'ultima versione dovrebbe essere proprio questa con il capitolo aggiuntivo scritto da Agassi. (ovviamente e' tutto in inglese)



Quella che ho indicato sopra in foto (che ho anche io) è la versione uscita per il mercato inglese nel 2007, con la prefazione di Murray. Credo sia la più aggiornata ma comunque, introduzioni a parte, non so se il contenuto alla fine cambi in qualche modo.
Oedem ti consiglio di controllare direttamete su amazon.

ciao :)

http://www.amazon.com/s/ref=nb_ss_b?url ... rt&x=0&y=0

sembra che l'ultima versione sia quella da me indicata (2007 contro il 94 dell'altra e, leggendo l'indice, cambia solo la prefazione (maggiore nell'ultima versione) mentre per il resto i nomi dei capitoli sono gli stessi
I_Hate_Pete
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Messaggio da I_Hate_Pete »

oedem ha scritto:http://www.amazon.com/s/ref=nb_ss_b?url=search-alias%3Dstripbooks&field-keywords=winning+ugly+gilbert&x=0&y=0

sembra che l'ultima versione sia quella da me indicata (2007 contro il 94 dell'altra e, leggendo l'indice, cambia solo la prefazione (maggiore nell'ultima versione) mentre per il resto i nomi dei capitoli sono gli stessi


C'hai ragione, la versione del 2007 c'e' pure su unilibro:
http://www.unilibro.it/find_buy/Scheda/ ... _ugly_.htm
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oedem
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Messaggio da oedem »

I_Hate_Pete ha scritto:
oedem ha scritto:http://www.amazon.com/s/ref=nb_ss_b?url=search-alias%3Dstripbooks&field-keywords=winning+ugly+gilbert&x=0&y=0

sembra che l'ultima versione sia quella da me indicata (2007 contro il 94 dell'altra e, leggendo l'indice, cambia solo la prefazione (maggiore nell'ultima versione) mentre per il resto i nomi dei capitoli sono gli stessi


C'hai ragione, la versione del 2007 c'e' pure su unilibro:
http://www.unilibro.it/find_buy/Scheda/ ... _ugly_.htm

piccolo avviso OT per tutti gli interessari a questo libro

lo potete trovare a 7,99€ con spedizione gratis qui
http://www.play.com/Books/Books/4-/3270 ... ml?cur=258

mi sa che lo prendo subito!

edit: arrivato dopo 8 giorni (dalla nuova zelanda! :o )
Satrapo
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Messaggio da Satrapo »

Prima di affrontare il delicato argomento relativo alla gestione dell'attenzione e del corretto approccio al match con il tanto promesso “lenzuolo”, è doveroso chiarire alcuni punti relativi all'agonismo in se.

Chiunque abbia avuto l'opportunità di ricevere una formazione agonistica da giocatore ha ben chiari simili concetti poiché gli sono stati ripetuti per anni fin da quando era ragazzino e sono diventati parte integrante del suo “patrimonio tennistico”, ma ovviamente non tutti hanno avuto la fortuna di poter iniziare a giocare a tennis sufficientemente presto da poter essere selezionati ed inseriti ancora molto giovani in qualche agonistica competitiva, pertanto è opportuno spendere qualche parola in merito.

IL GRANDE BLUFF

In ormai quasi 30 anni passati sul campo da tennis ho visto cambiare le racchette, le corde, la tecnica alla base dei colpi ma c'è una frase che immutata negli anni sento ripetere da sempre e suona più o meno così:

“in allenamento me la gioco con gente molto forte e in torneo perdo da tutti: soffro il torneo, sono troppo ansioso, mi emoziono all'inverosimile, mi distraggo, sbaglio cose che so fare ad occhi chiusi, non ho la mentalità da gara!”

Se mai avete pronunciato questa frase o se anche l'avete solo pensata rimuovetela radicalmente dalla vostra mente.

Niente è meno indicativo per valutare un tennista di quanto lo siano i risultati ottenuti in allenamento o comunque in partite non ufficiali.

NON VALUTARE MAI LE TUE CAPACITA' IN BASE AI RISULTATI OTTENUTI IN PARTITE AMICHEVOLI O DI ALLENAMENTO. SEI QUELLO CHE FAI IN TORNEO, NIENTE DI PIU', NIENTE DI MENO

Qualsiasi sia il vostro carattere, qualsiasi sia la vostra indole questa non sarà mai un reale ostacolo al vostro rendimento in gara, alcuni potranno trovare prima e più facilmente il giusto equilibrio altri ci metteranno un po' di più ma la storia del tennis ci ha consegnato magnifici campioni dai caratteri più diversi: guerrieri stile Connors, rissosi modello McEnroe, glaciali alla Borg, timidoni alla Mecir, perfezionisti modello Lendl, impeccabili come Federer, lottatori come Nadal e si potrebbe continuare all'infinito.Non esiste un “gene” dell'agonismo, non esiste una vera e propria predisposizione mentale e psicologica che ci consente di affrontare e superare meglio la tensione della gara. Poiche' nessuno vi costringe a far tornei nel momento in cui prendete la decisione di iscrivervi ad una competizione ufficiale avete già superato i vostri timori, la vostra “timidezza” e avete scelto liberamente di confrontarvi. Da questo momento in poi vincere o perdere non DEVE più dipendere dal vostro carattere ma dal vostro tennis.

NESSUNO NASCE AGONISTA, AGONISTI SI DIVENTA
(..e si smette di esserlo..)

E come si diventa agonisti? Superando una visita medica ed ottenendo una tessera con su scritto “Atleta”? Inscrivendosi ad un torneo federale? Ottenendo una classifica FIT? Ovviamente no.

L'AGONISTA E' COLUI CHE SCENDE IN CAMPO SEMPRE CONSAPEVOLE DI QUELLO CHE STA FACENDO E DEL MOTIVO PER IL QUALE HA DECISO DI FARLO

Fin quando avremo un obiettivo e saremo disposti a faticare, sudare, soffrire e sacrificarci per ottenerlo saremo agonisti. Venuto meno l'obiettivo si smette di essere agonisti perchè senza un obiettivo in mente nessuno corre fino allo sfinimento, si impegna al massimo delle proprie capacità, si sacrifica e si allena come un mulo arrivando a dare il meglio di se e anche qualcosa in più.

PRIMA DI ISCRIVERCI AD UN TORNEO FEDERALE DOMANDIAMOCI SEMPRE: PERCHE'?

Giocare tornei FIT per divertimento è una motivazione lecita ma non sufficiente. Questo perchè non è obbligatorio far tornei ufficiali per divertirsi giocando a tennis. Nei circoli quotidianamente migliaia di tennisti si divertono moltissimo incrociando le racchette tra di loro, puntando alla vetta della classifica sociale o rinnovando “epiche” sfide con gli amici di sempre. Io non gioco tornei da più di 10 anni e pur lavorando in campo ogni santo giorno mi capita di passare anche parte del mio tempo libero divertendomi da matto in qualche sfida tra “vecchie volpi” o anche giocando qualche improponibile doppio con amici poco più che principianti assoluti. Mi diverto giocando a tennis senza bisogno di far tornei mentre ad esempio Ciccio che ha speso ancora più anni di me sul campo da tennis ha ancora acceso “il fuoco” che lo spinge a gareggiare. Io ho smesso di essere un agonista, Ciccio ancora lo è ma tutti e due comunque ci divertiamo giocando a tennis.

Quindi quando prendiamo la tessera agonistica e decidiamo di iniziare a far tornei ufficiali il solo divertimento non basta più a giustificare questa scelta: chi si iscrive ad un torneo deve essere consapevole del radicale cambiamento delle sue priorità e dei suoi obiettivi. In una competizione ufficiale che vi piaccia o no sentirlo dire si deve scendere in campo per vincere.

UN AGONISTA SCENDE IN CAMPO SEMPRE PER VINCERE, IN UN TORNEO DI QUARTA COME IN UN OPEN NAZIONALE, NEI FUTURES COME IN UNO SLAM

Ed il divertimento? Attenzione, questo è un punto delicato. Il divertimento riveste sempre un ruolo determinante ma facendo agonismo la prospettiva cambia perchè è nel ricercare la vittoria che l'agonista si diverte, non nella vittoria in se. Per questo posso divertirmi da matti perdendo un match tirato nel quale ho dato il meglio di me impegnando un avversario degno o posso uscire dal campo annoiato dopo aver dato 60 – 61 ad un giocatore mediocre.

Non è la vittoria in se che mi gratifica, ma la costante ricerca di nuove e più importanti vittorie. In questa ottica ha senso allenarsi duramente, faticare, sacrificarsi e sempre in questa ottica le sconfitte non fanno più paura perchè diventano un percorso necessario. E' quando perdo che tocco con mano i miei limiti e le mie lacune, è quando perdo che acquisisco le informazioni corrette su quali siano gli aspetti del mio gioco sui quali lavorare duramente in vista del prossimo match. Per questo se non metto tre palle in campo di seguito e incassato il 6-1 6-2 do la colpa alla “scarsa mentalità da torneo” o all' “emozione” invece di correre a fare un mese di cesto non sarò mai un agonista.

UN AGONISTA PERDENDO OGGI CAPISCE SU COSA DEVE LAVORARE PER VINCERE DOMANI

E' per questo che l'agonista non teme nessuna sconfitta ma riesce a interpretarla correttamente traendone le giuste indicazioni.

Nel momento esatto in cui riuscirete a scendere in campo focalizzati e concentrati sul vostro obiettivo senza temere mai la sconfitta chiunque sia il vostro avversario potrete definirvi con orgoglio agonisti.

Chiarito questo è giunto il momento di fissare il proprio obiettivo con la consapevolezza che per raggiungerlo saranno necessari molti sacrifici. Dopodichè avrà senso parlare ANCHE di gestione dell'attenzione e di approccio corretto al match.

(Prossima puntata: LA GESTIONE DELL'ATTENZIONE)
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klaus
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Messaggio da klaus »

Io sono un grande bluff. :lol:

Non sono in vari gradi d'accordo con alcune delle affermazioni di Satrapo ma su
NESSUNO NASCE AGONISTA, AGONISTI SI DIVENTA
mi sento di dissentire al 100% sulla prima metà e al 50% sulla seconda.
Il primo a postare un messaggio alla Rinascita di questo forum
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BackhandWinner
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Messaggio da BackhandWinner »

#43# #43#

Sia Lode al Maestro.

Stampo subito e attacco sopra il letto: sarà lettura obbligata prima di dormire, tutte le sere da oggi fino all'inizio del mio primo torneo FIT della stagione.

:)
“True terror is to wake up one morning and discover that your high school class is running the country.” (K. Vonnegut)
edberg75
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Messaggio da edberg75 »

Satrapo ha scritto:Prima di affrontare il delicato argomento relativo alla gestione dell'attenzione e del corretto approccio al match con il tanto promesso “lenzuolo”, è doveroso chiarire alcuni punti relativi all'agonismo in se.

Chiunque abbia avuto l'opportunità di ricevere una formazione agonistica da giocatore ha ben chiari simili concetti poiché gli sono stati ripetuti per anni fin da quando era ragazzino e sono diventati parte integrante del suo “patrimonio tennistico”, ma ovviamente non tutti hanno avuto la fortuna di poter iniziare a giocare a tennis sufficientemente presto da poter essere selezionati ed inseriti ancora molto giovani in qualche agonistica competitiva, pertanto è opportuno spendere qualche parola in merito.

IL GRANDE BLUFF

In ormai quasi 30 anni passati sul campo da tennis ho visto cambiare le racchette, le corde, la tecnica alla base dei colpi ma c'è una frase che immutata negli anni sento ripetere da sempre e suona più o meno così:

“in allenamento me la gioco con gente molto forte e in torneo perdo da tutti: soffro il torneo, sono troppo ansioso, mi emoziono all'inverosimile, mi distraggo, sbaglio cose che so fare ad occhi chiusi, non ho la mentalità da gara!”

Se mai avete pronunciato questa frase o se anche l'avete solo pensata rimuovetela radicalmente dalla vostra mente.

Niente è meno indicativo per valutare un tennista di quanto lo siano i risultati ottenuti in allenamento o comunque in partite non ufficiali.

NON VALUTARE MAI LE TUE CAPACITA' IN BASE AI RISULTATI OTTENUTI IN PARTITE AMICHEVOLI O DI ALLENAMENTO. SEI QUELLO CHE FAI IN TORNEO, NIENTE DI PIU', NIENTE DI MENO

Qualsiasi sia il vostro carattere, qualsiasi sia la vostra indole questa non sarà mai un reale ostacolo al vostro rendimento in gara, alcuni potranno trovare prima e più facilmente il giusto equilibrio altri ci metteranno un po' di più ma la storia del tennis ci ha consegnato magnifici campioni dai caratteri più diversi: guerrieri stile Connors, rissosi modello McEnroe, glaciali alla Borg, timidoni alla Mecir, perfezionisti modello Lendl, impeccabili come Federer, lottatori come Nadal e si potrebbe continuare all'infinito.Non esiste un “gene” dell'agonismo, non esiste una vera e propria predisposizione mentale e psicologica che ci consente di affrontare e superare meglio la tensione della gara. Poiche' nessuno vi costringe a far tornei nel momento in cui prendete la decisione di iscrivervi ad una competizione ufficiale avete già superato i vostri timori, la vostra “timidezza” e avete scelto liberamente di confrontarvi. Da questo momento in poi vincere o perdere non DEVE più dipendere dal vostro carattere ma dal vostro tennis.

NESSUNO NASCE AGONISTA, AGONISTI SI DIVENTA
(..e si smette di esserlo..)

E come si diventa agonisti? Superando una visita medica ed ottenendo una tessera con su scritto “Atleta”? Inscrivendosi ad un torneo federale? Ottenendo una classifica FIT? Ovviamente no.

L'AGONISTA E' COLUI CHE SCENDE IN CAMPO SEMPRE CONSAPEVOLE DI QUELLO CHE STA FACENDO E DEL MOTIVO PER IL QUALE HA DECISO DI FARLO

Fin quando avremo un obiettivo e saremo disposti a faticare, sudare, soffrire e sacrificarci per ottenerlo saremo agonisti. Venuto meno l'obiettivo si smette di essere agonisti perchè senza un obiettivo in mente nessuno corre fino allo sfinimento, si impegna al massimo delle proprie capacità, si sacrifica e si allena come un mulo arrivando a dare il meglio di se e anche qualcosa in più.

PRIMA DI ISCRIVERCI AD UN TORNEO FEDERALE DOMANDIAMOCI SEMPRE: PERCHE'?

Giocare tornei FIT per divertimento è una motivazione lecita ma non sufficiente. Questo perchè non è obbligatorio far tornei ufficiali per divertirsi giocando a tennis. Nei circoli quotidianamente migliaia di tennisti si divertono moltissimo incrociando le racchette tra di loro, puntando alla vetta della classifica sociale o rinnovando “epiche” sfide con gli amici di sempre. Io non gioco tornei da più di 10 anni e pur lavorando in campo ogni santo giorno mi capita di passare anche parte del mio tempo libero divertendomi da matto in qualche sfida tra “vecchie volpi” o anche giocando qualche improponibile doppio con amici poco più che principianti assoluti. Mi diverto giocando a tennis senza bisogno di far tornei mentre ad esempio Ciccio che ha speso ancora più anni di me sul campo da tennis ha ancora acceso “il fuoco” che lo spinge a gareggiare. Io ho smesso di essere un agonista, Ciccio ancora lo è ma tutti e due comunque ci divertiamo giocando a tennis.

Quindi quando prendiamo la tessera agonistica e decidiamo di iniziare a far tornei ufficiali il solo divertimento non basta più a giustificare questa scelta: chi si iscrive ad un torneo deve essere consapevole del radicale cambiamento delle sue priorità e dei suoi obiettivi. In una competizione ufficiale che vi piaccia o no sentirlo dire si deve scendere in campo per vincere.

UN AGONISTA SCENDE IN CAMPO SEMPRE PER VINCERE, IN UN TORNEO DI QUARTA COME IN UN OPEN NAZIONALE, NEI FUTURES COME IN UNO SLAM

Ed il divertimento? Attenzione, questo è un punto delicato. Il divertimento riveste sempre un ruolo determinante ma facendo agonismo la prospettiva cambia perchè è nel ricercare la vittoria che l'agonista si diverte, non nella vittoria in se. Per questo posso divertirmi da matti perdendo un match tirato nel quale ho dato il meglio di me impegnando un avversario degno o posso uscire dal campo annoiato dopo aver dato 60 – 61 ad un giocatore mediocre.

Non è la vittoria in se che mi gratifica, ma la costante ricerca di nuove e più importanti vittorie. In questa ottica ha senso allenarsi duramente, faticare, sacrificarsi e sempre in questa ottica le sconfitte non fanno più paura perchè diventano un percorso necessario. E' quando perdo che tocco con mano i miei limiti e le mie lacune, è quando perdo che acquisisco le informazioni corrette su quali siano gli aspetti del mio gioco sui quali lavorare duramente in vista del prossimo match. Per questo se non metto tre palle in campo di seguito e incassato il 6-1 6-2 do la colpa alla “scarsa mentalità da torneo” o all' “emozione” invece di correre a fare un mese di cesto non sarò mai un agonista.

UN AGONISTA PERDENDO OGGI CAPISCE SU COSA DEVE LAVORARE PER VINCERE DOMANI

E' per questo che l'agonista non teme nessuna sconfitta ma riesce a interpretarla correttamente traendone le giuste indicazioni.

Nel momento esatto in cui riuscirete a scendere in campo focalizzati e concentrati sul vostro obiettivo senza temere mai la sconfitta chiunque sia il vostro avversario potrete definirvi con orgoglio agonisti.

Chiarito questo è giunto il momento di fissare il proprio obiettivo con la consapevolezza che per raggiungerlo saranno necessari molti sacrifici. Dopodichè avrà senso parlare ANCHE di gestione dell'attenzione e di approccio corretto al match.

(Prossima puntata: LA GESTIONE DELL'ATTENZIONE)
Perfetto come sempre Satrapo...................io sono a tutti gli effetti un agonista, lo sono senz'altro più che un tennista.

Ho passato i miei primi 30 anni a giocare a calcio ed ho sempre cercato la vittoria in ogni partita in ogni allenamento, adesso che che ho smesso con il calcio e ripreso con il tennis faccio la stessa cosa.

La realtà e che nonostante i 30 anni e come se fossi un 16enne, non ho esperienza su un campo da tennis e non ho mai perfettamente tutto sotto controllo(come invece ero abituato a fare nel calcio)però in un anno sono 4.4(con 5 tornei giocati) ed ho fatto sudare in tornei anche ottimi giocatori.

I tornei li gioco essenzialmente per mettermi alla prova ma sopratutto per vincere....è una senzazione che mi appaga e mi piace da morire.

Da questo punto di vista in effetti credo di aver un buon approccio al gioco, se perdo difficilmente mi abbatto ed in campo non do mai in escadescenze mi manca proprio l'esperienza ma spero di migliorare, ho a disposizione altri 30 anni e poi ricomincio con il calcio :D
Clerici: 'se fossi un po più gay mi farei accarrezzare anch'io dalla volle' di Mc Enroe...e tu Rino?'
Tommasi ' e no... io no'
Clerici 'ma dai sei sicuro?
ciccio
Massimo Carbone
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Località: vagabondo

Messaggio da ciccio »

Satr, io in torneo batto regolarmente quelli con cui in partitella o in allenamento perdo.
Sono un caso clinico ?
approccio concreto e pragmatico, frutto di esperienze, anche pesanti, maturate sul campo in contrapposizione con l'attitudine salottiera di questi utenti, perfettamente in linea con tanto mondo internettiano fatto di presunti esperti da tastiera. (cit.)
I_Hate_Pete
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Messaggio da I_Hate_Pete »

Evvai!
Ho scoperto di non essere un grande bluff ma di essere un agonista...........un agonista scarso.
Satrapo
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Messaggio da Satrapo »

ciccio ha scritto:Satr, io in torneo batto regolarmente quelli con cui in partitella o in allenamento perdo.
Sono un caso clinico ?
Tranquillo capitava a tutti! Ma racconta anche che le partite di allenamento si giocano a gambe spente e braccio in modalità spazzola-righe mentre in partita si passa alla configurazione gambe-a-molla e braccio in modalità incrocio-pure-da-sotto-la-doccia!

#100##100##100##100#

Il significato del "grande bluff" è proprio questo: un giocatore forte o comunque decisamente più forte di noi in allenamento ci fa giocare, è normale che lo faccia perchè se sovrastasse il proprio compagno di partitella non ricaverebbe nulla dal tempo passato in campo.

Se devo comunque passare del tempo in campo non mi metto ad annientare un giocatore nettamente più debole di me.

Tanto per cambiare citerò Picchio come esempio. #100# Se Picchio mi fa una partitella di allenamento contro un buon seconda, diciamo almeno un 2.4 - 2.3 il seconda non si metterà a coprire campo e palla a tutta, non tira il servizio al massimo, non si metterà a martellare sul rovescio pronto a prendere campo e chiudere alla prima occasione.

Questo perchè così facendo con tutto il rispetto il povero Picchio racimolerebbe ben pochi game, e la partita sarebbe simile ad un massacro in cui nessuno si divertirebbe.

Allora accade che il buon seconda cerca di far palleggiare Picchio, serve senza spingere troppo, evita di attaccare qualche seconda un po' troppo soft.. insomma cerca di fare in modo che lo scambio duri quel minimo di tempo per risultare comunque divertente: visto che tanto in campo ci deve stare perchè non scambiare un po'?

Ed è chiaro che Picchio ricevendo una palla bella e regolare inizierebbe a trovarla con facilità e probabilmente giocherebbe il suo miglior tennis, magari cedendo il set con un onorevolissimo 7-5. Ma se Picchio interpretasse questo risultato unito con la sua splendida performance come la prova che giocando al meglio non è poi così distande da un seconda allora cadrebbe vittima del "grande bluff" e inizierebbe a cercare altre cause per spiegarsi le legnate prese in torneo dall'inguardabile pallettaro di turno.

"In allenamento tengo botta ad un seconda e in torneo un pallettarino inguardabile mi fa le scarpe: vuol dire che tecnicamente ci sono e non può che essere un problema di testa!"

Niente di più falso, ma questo Picchio ormai lo ha imparato per bene!

In allenamento i PRO perdono spesso i set contro i loro sparring, gli stessi sparring che non fanno più di un paio di turni nei futures. Eppure in allenamento capita spesso che battano Federer, Nadal..
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klaus
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Messaggio da klaus »

Non so se è solo un problema semantico ma io trovo che Satrapo abbia descritto più che l'agonismo la pratica agonistica.
Per parte mia ho sempre pensato che l'agonismo fosse una qualità imperniata su due elementi:

la vocazione agonistica
l'attitudine agonistica.

La vocazione agonistica è qualcosa che uno si porta in parte nel DNA, in parte riceve dall'imprinting familiare, e dal vissuto sociale.
Abbiamo tutti l'amico, il conoscente o il parente che alla domanda ti va di fare due passi ti propone un "a chi arriva prima", che se stai facendo due passaggi a calcio ti organizza un match a porticine, che insomma trova il piacere o lo spunto solo dalla gara o dalla sfida.
Nei circolini che ho frequentato ho sempre trovato una nutrita schiera di tennisti meno che dilettanti a cui il tennis in se(tecnica, storia, tattica) interessava zero, ma che godevano esclusivamente nel competere (quelli per intendersi che i palleggi di riscaldamento massimo 1 minuto e che durante i palleggi ti segnalano il punto :o ).
Esiste gente, e ne ho incontarata tanta, nata per competere, che vive per competere e che trova lo stimolo solo nella competizione.

L'attitudine agonistica a mio avviso ha sempre una componente caratteriale: esistono persone che nella sfida, nel misurarsi, nel competere trovano uno spunto in più, energie postive a volte esaltazione.
Altre che sentono la tensione e vanno più o meno in difficoltà.

E non dico che entrambe gli aspetti, la vocazione e l'attitudine agonistica, non siano miglirabili (allenabili se vuoi) ma ritengo che negarne una componetente anche importante di tipo caretteriale sia come negare l'esiestenza dell'abilità innata, o dell' agilità innata, o dell' intelligenza innata.(quasi dire siamo tutti uguali e avendo uguali opportunità avremmo lo stesso risultato).

Cercare poi una riprova del fatto che l'agonismo è una dote acquisita fra i professionisti suona un pò come dimostrare che l'altezza si acquisisce giocando a basket ed infatti nell' NBA sono sostanzialmente tutti alti :D
SEI QUELLO CHE FAI IN TORNEO, NIENTE DI PIU', NIENTE DI MENO


assolutamente vero.
Ma attiene solo all'agonismo?
Secono me è una misura della forza tennistica che si compone di capacità tecnica, capacità fisiche e capacità mentali(e qui per me trovi sia l'agonismo, la tattica, la voglia di allenarsi) tutte cose allenabili ma non in dote a tutti in egual misura.

Comunque sono interessatissimo al tema attenzione e aspetto il prossimo post di Satrapo.
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Satrapo
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Messaggio da Satrapo »

klaus ha scritto:Abbiamo tutti l'amico, il conoscente o il parente che alla domanda ti va di fare due passi ti propone un "a chi arriva prima", che se stai facendo due passaggi a calcio ti organizza un match a porticine, che insomma trova il piacere o lo spunto solo dalla gara o dalla sfida.
Nei circolini che ho frequentato ho sempre trovato una nutrita schiera di tennisti meno che dilettanti a cui il tennis in se(tecnica, storia, tattica) interessava zero, ma che godevano esclusivamente nel competere (quelli per intendersi che i palleggi di riscaldamento massimo 1 minuto e che durante i palleggi ti segnalano il punto :o ).
Esiste gente, e ne ho incontarata tanta, nata per competere, che vive per competere e che trova lo stimolo solo nella competizione.
Non confondere però l'amore per la competizione con una predisposizione all'agonismo, ti spiego il perchè.

I tennisti attacca-sfide e zero tecnica che ben hai descritto e che tutti conosciamo così come l'amico sbruffone che ti sfida a qualsiasi cosa non sono mossi da un innato spirito agonistico, perchè se così fosse non accetterebbero di convivere con una tecnica scarsa e approssimativa ma li vedresti allenarsi duramente per migliorarla.

L'unica cosa che un agonista non è disposto ad accettare sono i suoi limiti tecnici e per tutta la sua vita sportiva lotta contro se stesso per spostarli un po' più in la. I professionisti dello sport che hanno raggiunto livelli tecnici elevatissimi per tutta la loro vita sportiva non fanno che allenarsi duramente. Per fare un esempio banale un agonista accetta qualsiasi sconfitta in campo ma non accetta un suo errore gratuito tanto che la prima fase di ogni percorso di formazione agonistica è volta alla drastica riduzione degli errori non provocati.

L'amico che mi sfida a "chi arriva prima" non è uno predisposto all'agonismo perchè se riceve gratificazione dal battere uno che sta peggio di lui, se si accontenta di vincere questa "sfida tra poveri" in nulla somiglia ad un agonista.

L'agonista vuole che i suoi sacrifici e la sua fatica ricevano un "riconoscimento ufficiale", che sia una buona classifica FIT od un titolo prestigioso ed è questo che lo spinge a competere in manifestazioni ufficiali, non l'amore per la competizione in se, perchè la competizione fine a se stessa la trovi ovunque, nel torneo sociale, nella sfida con l'amico e comunque senza bisogno di iscriversi ad un torneo federale. Poi a tutti noi è capitato di accanirsi alla morte in qualche sfida improvvisata nelle discipline più improbabili dal sottomuro alle freccette alla playstation deridendo per settimane gli sconfitti, ma quello non è spirito agonistico, quella è goliardia!! #100#
klaus ha scritto:L'attitudine agonistica a mio avviso ha sempre una componente caratteriale: esistono persone che nella sfida, nel misurarsi, nel competere trovano uno spunto in più, energie postive a volte esaltazione.
Altre che sentono la tensione e vanno più o meno in difficoltà.

E non dico che entrambe gli aspetti, la vocazione e l'attitudine agonistica, non siano miglirabili (allenabili se vuoi) ma ritengo che negarne una componetente anche importante di tipo caretteriale sia come negare l'esiestenza dell'abilità innata, o dell' agilità innata, o dell' intelligenza innata.(quasi dire siamo tutti uguali e avendo uguali opportunità avremmo lo stesso risultato).
No non siamo tutti uguali, questo è un principio fondamentale dello sport: tutti abbiamo dei limiti marcati a fuoco nel nostro DNA conosco gente che anche se si allenasse 10 ore al giorno da Bollettieri non arriverebbe in terza categoria, e ti assicuro che spesso sono proprio quegli individui pronti a sfidare tutti a tutto!

Quello che intendo dire con "agonisti si diventa" è che tutti possiamo avvicinarci ai nostri limiti, tutti possiamo raggiungere il nostro best-ranking genetico che sia 4.1 come top 100.

Ma per farlo bisogna diventare degli "agonisti" e capire che non si ottengono risultati sfidando tutti sempre e comunque ma ponendosi di fronte alle proprie lacune e lavorandoci sopra duramente per migliorarsi.

Se invece continuiamo a giocare tornei sparacchiando tutto vincendo con chi sta peggio di noi e perdendo regolarmente da chi tiene 3 palle in campo di fila tirando in ballo scuse come "la mentalità da gara" "l'attitudine agonistica" invece cha andare a fare 6 mesi di cesto per imparare almento a buttare la palla in campo, difficilmente potremo raggiungre i nostri limiti, che poi potrebbero essere comunque modesti.

Non serve predisposizione caratteriale o genetica per capire che giocare a tennis non è sparare traccianti sui pini. Non serve amore innato per la competizione per mettersi zitti e muti a farsi ore ed ore di cesto imparando almeno a tenere la palla in campo senza regalare il punto al terzo scambio. Per questo serve solo il giusto approccio mentale e quello si può acquisire senza che siano necessari pre-requisiti particolari.

La predisposizione genetica, le doti fisiche e caratteriali che riceviamo in dono fanno la differenza tra un buon seconda ed un top-100 così come tra un top-100 ed un top-10, ma non certo tra un 4.5 e un 4.1

(E con questo non sto dicendo che tutti possano arrivare in seconda categoria eh!! #100#)

Ora è vero che alcuni caratterialmente sono più predisposti a capire questi principi magari per indole o perchè venendo da una famiglia di sportivi li hanno ricevuti in "eredità", ad altri invece bisogna aprirgli la zucca e infilarceli dentro a martellate ma ciò non toglie che tutti possiamo teoricamente diventare agonisti e migliorare i nostri risultati, poi ci sarà comunque chi diventerà un buon seconda e chi rimarrà un onesto quarta.

L'essere agonisti è una condizione mentale che prescinde dai risultati che riusciremo ad ottenere e che si traduce in un metodo di lavoro volto al raggiungimento dei nostri limiti tecnici, qualunque essi siano.

Quindi si, agonisti si diventa e si smette di esserlo quando non si ha più la voglia di sacrificarsi.

(Poi possiamo essere anche in accordo che ci saranno persone che proprio non ce la possono fare ma siamo di fronte a casi molto particolari!)
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picchio000
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Messaggio da picchio000 »

Satrapo ha scritto:
Ed è chiaro che Picchio ricevendo una palla bella e regolare inizierebbe a trovarla con facilità e probabilmente giocherebbe il suo miglior tennis, magari cedendo il set con un onorevolissimo 7-5.
MAGARIIIIIIII....secondo me il seconda anche dormendo mi lascia al massimo 1 game #100#
Satrapo ha scritto:
"In allenamento tengo botta ad un seconda e in torneo un pallettarino inguardabile mi fa le scarpe: vuol dire che tecnicamente ci sono e non può che essere un problema di testa!"

Niente di più falso, ma questo Picchio ormai lo ha imparato per bene!
Puoi giurarci...e diconseguenza ho fatto mio il credo:" Sei quello che rendi in torneo" !!!!!

Bella Sat, aspetto il lenzuolo con ansia!!!! :wink:
WWF : windshield wiper forehand....un colpo da proteggere!!!!!!!! #100#

"ma tu tra una bella partita combattuta vinta al terzo e una nottata con me, cosa sceglieresti?

E io con lo sguardo pensieroso ma con voce ferma risposi: "che turno?"
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klaus
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Messaggio da klaus »

bel post Satrapo.
Adesso ho chiaro che non parlavamo esattamente della stessa cosa.
Per dirla col dizionario

a|go|nì|smo
s.m.
CO
1 Strenuo impegno, volontà di vincere una competizione.Combattività
2 pratica di uno sport a livello agonistico


io dicevo 1 tu dicevi 2.
E nel contesto del 2 non muterei una virgola di quello che hai detto sia nel primo post che nel secondo.
Sono entrambi chiari ed esaustivi.
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gianni67
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Messaggio da gianni67 »

Satrapo ha scritto:.......

Chiarito questo è giunto il momento di fissare il proprio obiettivo con la consapevolezza che per raggiungerlo saranno necessari molti sacrifici. Dopodichè avrà senso parlare ANCHE di gestione dell'attenzione e di approccio corretto al match.

(Prossima puntata: LA GESTIONE DELL'ATTENZIONE)
Magistrale e grandissimo come sempre Sat... non vedo l'ora di leggere lo strapromesso lenzuolo sulla GESTIONE DELL'ATTENZIONE, dopodichè penso veramente che tu ci abbia fornito tutti gli strumenti necessari per raggiungere i Ns obiettivi tennistici... spero!!!!!
Satrapo
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Messaggio da Satrapo »

SIGNORI E SIGNORE, LA GESTIONE DEL MATCH: SOPRAVVIVERE ALLO STRESS E GESTIRE L'ATTENZIONE

Il tennis è uno sport molto particolare con caratteristiche uniche.

Giocare a tennis è estremamente difficile e per questo la concentrazione e l'attenzione rivestono un ruolo fondamentale. La concentrazione può essere assimilata ad una generica condizione psicofisica che ci consente di innalzare al massimo la nostra attenzione migliorando le nostre capacità generali. Se non sono concentrato su quello che sto facendo non riuscirò a farlo con la dovuta attenzione.

LA GESTIONE DELL'ATTENZIONE

Prestare massima attenzione ad ogni esecuzione, ad ogni colpo potrebbe sembrare la soluzione migliore per garantirsi un rendimento elevato. Per fortuna però siamo esseri umani, ed è assolutamente impossibile mantenere al massimo il nostro livello di attenzione per tutta la durata del match. Per questo l'attenzione va gestita a “picchi”, ovvero anche in considerazione del fatto che non tutti i punti a tennis rivestono la stessa importanza bisogna imparare a innalzare al massimo la propria attenzione nelle situazioni chiave del match.

Ma come si impara a gestire l'attenzione? L'attenzione si allena?

LA PREMESSA: CONSAPEVOLEZZA, NON E' UN VIDEOGIOCO.

Potrebbe sembrare ovvio ma non tutti mentre giocano hanno la consapevolezza di quello che stanno facendo, molti non hanno assolutamente chiaro quali potrebbero essere le conseguenze di ogni loro gesto sul campo da tennis. Quando guidiamo in un videogioco ne facciamo di tutti i colori, curve a velocità folle, frenate al limite e via dicendo. Poco importa se nelle varie partite distruggiamo decine e decine di macchine, nessuno le pagherà e nessuno si farà male.
Ovviamente guidando una vera macchina su di una vera strada tutto cambia, e naturalmente prendiamo coscienza delle conseguenze di ogni nostro gesto e pertanto procediamo con la dovuta attenzione. Chiaramente ci saranno momenti in cui dovremo stare più attenti come nell'attraversare un incrocio pericoloso e altri in cui potremo rilassarci un po' come quando siamo fermi ad un semaforo. Quando guidiamo con coscienza gestiamo la nostra attenzione in maniera corretta, innalzandola quando necessario e prendendoci qualche piccola pausa quando la macchina è ferma o comunque quando non ci troviamo in situazioni particolarmente impegnative.

L'incrocio pericoloso è assimilabile ad una palla break o comunque ad un punto molto importante, la sosta al semaforo o il tratto di strada poco impegnativo ad un cambio campo o ad una situazione di punteggio di relativa importanza come può essere un 40-0 e servizio o un game di risposta quando si conduce 5-0.

Purtroppo però molti giocatori preferiscono giocare in torneo come in un videogioco sparacchiando tutto senza curarsi delle conseguenze dei loro errori, come se poi a perdere fosse qualcun'altro.

LA TECNICA ALLA BASE DI TUTTO, PRIMA ASSICURIAMOCI DI SAPER FARE LE COSE PER BENE.

“Se sai fare una cosa molto bene sotto pressione potresti riuscire a farla solo sufficientemente bene. Ma se una cosa la sai fare “sufficientemente bene” sotto pressione potresti finire col farla male.”

Prima di parlare di gestione dell'attenzione e del corretto approccio mentale al match dobbiamo essere onesti con noi stessi. Molto spesso in totale buona fede è possibile che un giocatore abbia una concezione sbagliata del proprio tennis. Spesso si tende a scaricare su concetti come una presunta incapacità di “gestire mentalmente il match” o una scarsa “attitudine alla gara” quelle che in realtà sono lacune tecniche.

Se contro i più innocui “pallettarini” sbagliate sempre voi per primi, se per ogni vincente in campo ne sparate 10 sui pini, se fate 15 doppi falli in un set e a volte 3-4 nello stesso game allora è un po' presto per preoccuparsi di concetti quali la gestione dell'attenzione ed il corretto approccio al match ma bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare sulla propria tecnica di base.

Non sottovalutate questo aspetto perchè affrontare prematuramente e con tecnica ancora approssimativa problematiche ed esercizi volti a curare aspetti complessi come appunto quelli che stiamo per vedere può essere davvero controproducente.

Detto questo, iniziamo a vedere come si possa allenare l'attenzione e come si possa imparare a gestirla correttamente nell'arco di un match.

ALLENAMENTO Vs PARTITA: IL GIORNO E LA NOTTE

“Perchè in allenamnto gioco bene e sono tranquillo, nelle partitelle resto tranquillo e rendo bene ma quando si tratta di torneo tutto cambia e diventa più difficile?”

Quando ci alleniamo siamo consapevoli di quello che stiamo facendo: stiamo lavorando sui nostri colpi per migliorarli, abbiamo imparato che l'allenamento funziona perchè il nostro tennis è migliorato, siamo in una condizione di totale fiducia e controllo. Tutta la nostra attenzione è focalizzata sulla problematica che stiamo affrontando. Se per esempio sto lavorando sul dritto tutta la mia attenzione sarà rivolta all'esecuzione del colpo, dall'apertura allo swing, dagli appoggi al finale. In queste condizioni di totale fiducia e massima attenzione all'esecuzione del colpo i risultati saranno ottimi.

Cosa accade allora in un match ufficiale agli stessi dritti che in allenamento viaggiavano in sicurezza? I dritti sono gli stessi, io sono lo stesso ma lo scenario nei quali mi trovo è totalmente diverso. Per prima cosa c'è un 15 in palio e questo già complica le cose perchè so che se qualcosa dovesse andare storto perderò il punto. Dall'altra parte della rete si trova un avversario che ha il solo scopo di battermi e presumibilmente farà di tutto per riuscirci, e questa presenza non è certo rassicurante come quella del coach o del compagno di allenamento che erano in campo con me solo per farmi migliorare. In palio c'è comunque un risultato, qualche punto FIT, la gioia di una vittoria contro la delusione di una sconfitta.

Insomma mi alleno in uno scenario “rassicurante” ma mi ritrovo a giocare all'inferno, chiunque definirebbe questa situazione decisamente stressante.

Soffrire il match è una condizione normale.

IL GRANDE NEMICO: LO STRESS

Ogni qual volta scenderete in campo per un match ufficiale vi troverete esposti ad una notevole quantità di stress che si manifesterà nei modi più vari. Emozione, rigidità, “terrore”.. le “prime volte” saranno una sorta di incubo. Dopo 5, 10, 50 tornei vivrete il tutto molto meglio ma di nuovo prima di una finale o di un match comunque importante vi tremeranno le gambe. L'esperienza vi aiuterà significativamente ma a volte (e chi ha giocato molto anche a buoni livelli ve lo confermerà) vi capiterà improvvisamente di tornare a soffrire un match anche non particolarmente importante come se fosse il primo della vostra carriera. Non potete far nulla per eliminare lo stress, a volte lo avvertirete di più a volte di meno, a volte vi sembrerà di non sentirlo affatto ed altre volte precipiterete in una sorta di “panico tennistico”. Lo stress in torneo ci sarà sempre.

L'ATTENZIONE PERDUTA

Lo stress vi farà pensare a miliardi di fattori, all'avversario, alle conseguenze di un vostro errore, alle conseguenze di una sconfitta.. lo stress ingigantirà ogni cosa e distribuirà la vostra attenzione su mille problematiche lasciandone ben poca disponibile per l'esecuzione ottimale dei colpi.

E lo stesso dritto che in situazioni ottimali di attenzione e fiducia risultava sicuro e potente inizierà a traballare.

Lo stress ci fa giocare peggio perchè assorbe le nostre risorse mentali. Se la mia tecnica richiedesse un livello di attenzione 10 per produrre un tennis consistente in situazioni di stress potrei non essere in grado di produrre un tale livello di attenzione con conseguenze negative sul mio tennis.

La battaglia per arrivare ad una ottimale gestione mentale del match si combatte quindi su tre fronti:

1) migliorare la propria capacità di sopportare lo “stress da torneo”
2) migliorare la propria capacità di gestire l'attenzione riuscendo a convogliarla nella giusta direzione innalzandola al massimo nei momenti chiave del match.
3) consolidare la propria tecnica in modo che la corretta esecuzione di un colpo risulti più facile e quindi richieda mediamente un minor grado di attenzione

In questa ottica molti sono gli esercizi in grado di allenare la capacità di "muovere" gestire e "innalzare" l'atttenzione. Questi esercizi denominati spesso "CON DISTRATTORE" non sono semplici ma abbiamo già chiarito che tali problematiche si affrontano con giocatori di livello già medio-alto.

Comunque ne vedremo alcuni nella seconda parte del lenzuolo, ora per cominciare qualche consiglio utile per affrontare in maniera ottimale un match ufficiale.

SOPRAVVIRE ALLO STRESS, QUALCHE CONSIGLIO PER NON ENTRARE IN CAMPO GIA' BATTUTI

Lo “stress da gara” non si può riprodurre in allenamento ma ci sono alcuni accorgimenti ed esercizi che possono aiutare a sopportarlo meglio.

Per cominciare studi accurati confermano che atleti meglio preparati fisicamente sopportano quantità maggiori di stress, quindi una buona preparazione fisica limita notevolmente gli effetti negativi della “sindrome da match”.

La corsa prolungata a ritmo blando in particolare sembra essere il miglior modo per predisporre il fisico a digerire meglio lo stress (Forse è per questo che il mio programma di allenamento invernale prevedeva 4 sessioni da 12km a settimana, eppure mi sembrava di accumulare odio nei confronti del mondo in quei 60-70 minuti di corsa! #100#)

A livello tecnico tutti gli esercizi “tecnicamente facili” ma altamente ripetitivi hanno effetti benefici migliorando notevolmente la capacità di eseguire quel particolare gesto sotto pressione.

Per capirci in condizioni di forte stress rende meglio il dritto del giocatore che si è allenato arrivando a mettere in campo 200-300 palle di fila profonde e senza rischi rispetto a quello che si è allenato in modo da riuscire ad abbattere un birillo al primo colpo.

E infatti i giocatori stile "pallettarini muro-di-gomma" sembrano immuni alla sindrome da torneo.

Non sottovalutate l'importanza della capacità di ripetere virtualmente all'infinito un gesto tecnico, avete mai palleggiato arrivando a 500-1000 scambi senza nemmeno sfiorare un errore? Dovete arrivare a dominare la palla nelle esecuzioni facili. Chi domina le palle facili domina il match e acquisisce grande sicurezza.

Anche dal punto di vista psicologico la ripetitività sembra essere un ottimo antidoto allo stress, è sempre consigliabile costruirsi delle personali “routine” che la nostra mente riconosca come familiari e rassicuranti. I tanti palleggi di Nole o le bottigliette di Nadal sono un chiaro esempio di routine anti-stress.

Costruite una vostra routine di battuta e di risposta eseguendo dei movimenti sempre uguali: inizierete ogni scambio servendo o rispondendo per questo è importante dare un significato alla preparazione di questi gesti.

Evitate stranezze eccessive però, basta poco: un gesto, un passetto, una particolare gestualità con la racchetta. Ricordate che è un vostro “linguaggio privato”, dovreste essere in grado di “leggerlo” solo voi.

Un meraviglioso consiglio che mi diede un grande Maestro è quello di “ascoltare il proprio respiro” prima di iniziare lo scambio. Un attimo prima di servire o quando vi mettete giù in posizione per rispondere concentratevi sul vostro respiro tanto da riuscire ad “ascoltarne” il rumore. La sensazione di quiete e di controllo che ne ricaverete è impressionante, e contemporaneamente vi sembrerà di essere belve pronte a scattare per sbranare la palla.

Per quanto riguarda il corretto approccio al match durante le primissime fasi e in particolare durante il palleggio di riscaldamento evitate di iniziare a fantasticare sul vostro avversario e sulle eventuali tattiche per batterlo.

Se conoscete il vostro avversario preparatevi per tempo una strategia, se non lo conoscete prima di azzardare strepitose tecniche fategli giocare qualche game e cercate di capire come fa e come perde i punti.

Nel palleggio di riscaldamento dovete pensare SOLO a voi e ai vostri gioielli (intendo i colpi eh!), quello che fa l'avversario ci interesserà solo a match iniziato, nel riscaldamento dovete assolutamente trovare le giuste sensazioni sulla palla. Se l'avversario vi sposta evitate scatti e acrobazie varie, se la palla è comoda la colpite altrimenti ne mettete in gioco un'altra, il tutto nella massima compostezza e ovviamente senza lamentarvi ma evitate l'errore di fare il tergicristallo per far palleggiare il vostro avversario: se vuole palleggiare dovrà rendervi una palla umana, se vuole sparare a destra e sinistra che lo faccia pure, noi non siamo il suo sparring e non ci sbatteremo certo per farlo scaldare.

Se sbagliate in maniera grossolana un colpo durante il riscaldamento evitate di scusarvi, non è previsto e non è cortesia. Ci si scusa in partita per un nastro o per un colpo fortunoso come una stecca imprendibile o una riga che fa scivolar via la palla ma mai per un proprio errore.

Il palleggio di riscaldamento ideale si esegue senza dire una parola e concentrandosi solo sulle proprie sensazioni. Quello che dovete fare è trovare il più presto possibile il giusto feeling con la palla. Ah e provate tutti i colpi, non dimenticate volè e smash.

Durante il match meno parlate e meglio è, se c'è da discutere si discute ma se non si raggiunge un accordo in breve tempo o se l'avversario alza anche solo leggermente la voce si chiama il giudice arbitro e si fa decidere a lui. Ma se vi viene chiamato un out sospetto sul primo 15 del match a meno che non sia una chiamata scandalosa potete anche lasciar correre.

Ci sono atteggiamenti positivi ed altri negativi, lamentarsi dei propri errori è assolutamente fuori luogo, vi rende ridicoli. Chiaro ogni tanto una parola scappa a tutti ma io mi riferisco a quei giocatori che ad ogni proprio errore si abbandonano sistematicamente a commenti tipo “piegati” “muoviti” “stupido” “stai attento” “tira piano”. Se non ne potete fare a meno continuate a farlo ma sappiate che vi distrae e vi rende ridicoli agli occhi dell'avversario.

Ed ora per finire una cosa che molti forse non capiranno ma che ha i suoi profondi significati agonistici. (Le vecchie volpi sanno invece bene di cosa parlo, vero Ciccio?)

Una palla corta è sempre una “offesa mortale”, quando ve la fanno in qualsiasi situazione di punteggio o di stanchezza si scatta a tutta e la si va a prendere come se fosse l'ultima palla della vita. Mi spiego meglio non è offensivo giocare una palla corta o subirla, non è che vi dovete offendere quando ve la fanno ma dovete sempre scattare a tutta per andarla a prendere o almeno metterci la racchetta.

[FINE PRIMA PARTE]
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Messaggio da picard »

Satrapo ha scritto:...Se contro i più innocui “pallettarini” sbagliate sempre voi per primi, se per ogni vincente in campo ne sparate 10 sui pini, se fate 15 doppi falli in un set e a volte 3-4 nello stesso game allora è un po' presto per preoccuparsi di concetti quali la gestione dell'attenzione ed il corretto approccio al match ma bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare sulla propria tecnica di base...
Ho smesso di leggere qui, in effetti :D
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Messaggio da klaus »

Mi par di capire che il mio mantra: "guarda la palla guarda la palla guarda la palla guarda la palla" non rientra nelle tecniche valide :)

Un altra cosa che mi sembrava funzionare(a volte) era visualizzare me stesso che eseguo bene il colpo...in realtà vrà funzionatop 10 volte in 5 anni :D

Alla fine mi associo a Picard :wink:
Ultima modifica di klaus il gio apr 02, 2009 8:35 am, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da benest »

Satrapo ha scritto:SIGNORI E SIGNORE, LA GESTIONE DEL MATCH: SOPRAVVIVERE ALLO STRESS E GESTIRE L'ATTENZIONE
Grazie Satrapo...è sempre un piacere leggerti, oltre che per la tua sapienza "tecnistica" anche per il tuo stile di scrittira..complimenti davvero.

Hai risposto a regola d'arte a quanto avevo scritto nel thread dei quarta, dopo una bruciante sconfitta con uno che improvvisamente si è trasformato in muro di gomma!

Ho capito (anche se lo sospettavo eh!!) che il problema non è "perchè non ce la faccio ad aggredire le pallettine" ma "perchè non sono capace di aggredire le pallettine"....dunque per quanto possibile.....CESTI!!!

Ne approfitto per farti una domanda forse già fatta...ovviamente ho molte più possibilità (anche economiche!) di giocare a muro..quasi tutti i giorni..in merito alla ripetitività e meccanizzazione del gesto, a tuo parere la cosa può almeno minimamente "sostituire" il cesto col maestro?

Penso che male non faccia, ma all'inizio FA BENE anche eseguire 100 palleggi tranquilli tutti uguali in concentrazione o bisogna inventarsi qualcosa di più impegnativo?

Grazie ancora per la tua passione che trasmetti a tutti noi..

Ciao, Stefano
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Messaggio da picchio000 »

Satrapo ha scritto:SIGNORI E SIGNORE, LA GESTIONE DEL MATCH: SOPRAVVIVERE ALLO STRESS E GESTIRE L'ATTENZIONE
San Satrapo....ORA PRO NOBIS......AMEN!!!!

Scherzi a parte, terrò in mente il consiglio di "ascoltare il respiro" spero che mi aiuti a tenere a bada lo stressssssss da torneo!!!

Per il resto sono sempre più convinto che senza una base tecnica adeguata, non si va da nessuna parte...stress o no stress (calze pompea #100# ).
WWF : windshield wiper forehand....un colpo da proteggere!!!!!!!! #100#

"ma tu tra una bella partita combattuta vinta al terzo e una nottata con me, cosa sceglieresti?

E io con lo sguardo pensieroso ma con voce ferma risposi: "che turno?"
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Messaggio da BackhandWinner »

klaus ha scritto:Mi par di capire che il mio mantra: "guarda la palla guarda la palla guarda la palla guarda la palla" non rientra nelle tecniche valide :)
Vale, vale, Klaus, hai voglia: mi spingo a dire, addirittura, che è fondamentale.

Forse anche nella variante 'estrema' (ma qui i maestri magari mi correggeranno) di restare un secondo in più con gli occhi sulla palla, dopo averla colpita (ho fatto un po' di volte quest'esercizio in allenamento, non ho capito bene a cosa serve, ma mi pare funzioni: superstizione tennistica? #100#).

(però qui andiamo sulla tecnica, il mantra è tale perché serve per l'esecuzione ottimale del gesto tecnico, più che altro)
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Messaggio da BackhandWinner »

picchio000 ha scritto: Scherzi a parte, terrò in mente il consiglio di "ascoltare il respiro" spero che mi aiuti a tenere a bada lo stressssssss da torneo!!!
Io lo farei anche (mi sembra una grande idea); solo che l'ascolto sarebbe spesso disturbato dalla marea montante di imprecazioni e bestemmie a mezza voce che mi escono contemporaneamente dal cervello. :)
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Messaggio da Satrapo »

picchio000 ha scritto:Per il resto sono sempre più convinto che senza una base tecnica adeguata, non si va da nessuna parte...stress o no stress (calze pompea #100# ).
Ovviamente come detto ad inizio lenzuolo la la tecnica prima di tutto, anche perchè lacune tecniche di per se generano una notevole quantità di stress addizionale.

I pro lavorano sulla tecnica per tutta la carriera e in maniera molto più intensa rispetto a noi comuni mortali, e loro di tecnica ne hanno da vendere!
BackhandWinner ha scritto:..restare un secondo in più con gli occhi sulla palla, dopo averla colpita (ho fatto un po' di volte quest'esercizio in allenamento, non ho capito bene a cosa serve, ma mi pare funzioni: superstizione tennistica? ).
Questo è un accorgimento tecnico: la testa pesa molto e per dove è posta costituisce una leva formidabile, per questo cambiare posizione della testa equivale a cambiare tutto il bilanciamento e l'assetto del nostro corpo.
Si insegna a restare fermi un attimo con lo sguardo (e la testa) puntato li dove si è colpito la palla per evitare pericolosi sbilanciamenti in fase di conclusione del colpo.

http://www.youtube.com/watch?v=4CNiWdu4kLw
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Messaggio da gianni67 »

picchio000 ha scritto:
Satrapo ha scritto:SIGNORI E SIGNORE, LA GESTIONE DEL MATCH: SOPRAVVIVERE ALLO STRESS E GESTIRE L'ATTENZIONE
Sat grazie di esistere, maìgistrale come al solito!!
Voglio provare subito ad scoltare il "respiro"... chissà!!
Attendo con ansia la 2^ parte....
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Messaggio da miguel »

gianni67 ha scritto:
picchio000 ha scritto:
Satrapo ha scritto:SIGNORI E SIGNORE, LA GESTIONE DEL MATCH: SOPRAVVIVERE ALLO STRESS E GESTIRE L'ATTENZIONE
Sat grazie di esistere, maìgistrale come al solito!!
Voglio provare subito ad scoltare il "respiro"... chissà!!
Attendo con ansia la 2^ parte....
io alle volte tengo un fiatone tanto che anche non volendo sono comunque costretto ad ascoltare il mio respiro #103# #103# #103#
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Messaggio da BackhandWinner »

Satrapo ha scritto:
BackhandWinner ha scritto:..restare un secondo in più con gli occhi sulla palla, dopo averla colpita (ho fatto un po' di volte quest'esercizio in allenamento, non ho capito bene a cosa serve, ma mi pare funzioni: superstizione tennistica? ).
Questo è un accorgimento tecnico: la testa pesa molto e per dove è posta costituisce una leva formidabile, per questo cambiare posizione della testa equivale a cambiare tutto il bilanciamento e l'assetto del nostro corpo.
Si insegna a restare fermi un attimo con lo sguardo (e la testa) puntato li dove si è colpito la palla per evitare pericolosi sbilanciamenti in fase di conclusione del colpo.

http://www.youtube.com/watch?v=4CNiWdu4kLw
Il bilanciamento del corpo in uscita dal colpo, vero!
Grande Satrapo, grazie per il chiarimento. #82#
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Messaggio da klaus »

miguel ha scritto:io alle volte tengo un fiatone tanto che anche non volendo sono comunque costretto ad ascoltare il mio respiro #103# #103# #103#
si..succede.....è capitato anche che il mio avversario mi abbia chiesto se ero passato al lato oscuro della forza #100#
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Messaggio da picchio000 »

klaus ha scritto:
miguel ha scritto:io alle volte tengo un fiatone tanto che anche non volendo sono comunque costretto ad ascoltare il mio respiro #103# #103# #103#
si..succede.....è capitato anche che il mio avversario mi abbia chiesto se ero passato al lato oscuro della forza #100#
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E io con lo sguardo pensieroso ma con voce ferma risposi: "che turno?"
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