balbysauro ha scritto:ci sono ultratrentenni che vincono le olimpiadi in gare di velocità, potenza, agilità, ecc.
naturalmente a 20 anni stai meglio che a 30 e certamente hai avuto meno infortuni, ma a 30 sai meglio come allenarti e rendere al 100%
inoltre ci sono sport dove la componente tattica e tecnica è certamente più importante di sport in cui bisogna correre e basta
e a 30 anni tattica e tecnica possono senza dubbio essere migliori che a 20
Sicuramente oggi le frontiere per gli ultratrentenni si sono ampliate rispetto a qualche anno fa.
Ne discutiamo spesso qui.
balbysauro ha scritto:Kipchoge
2:01:39, nuovo record della maratona, abbassato il precedente di 1'18"
l'anno scorso in condizioni particolari (una batteria di lepri, scarpette non omologate e altro) era arrivato a 2:00:25 in una gara all'autodromo di Monza, ma il tempo non era omologabile
il muro delle 2 ore è vicino
Ma lui è uno di quelli sponsorizzati dalla Nike per abbattere il muro delle 2 ore?
balbysauro ha scritto:Kipchoge
2:01:39, nuovo record della maratona, abbassato il precedente di 1'18"
l'anno scorso in condizioni particolari (una batteria di lepri, scarpette non omologate e altro) era arrivato a 2:00:25 in una gara all'autodromo di Monza, ma il tempo non era omologabile
il muro delle 2 ore è vicino
Ma lui è uno di quelli sponsorizzati dalla Nike per abbattere il muro delle 2 ore?
Mettono cmq i tavolini con le spugne per bagnarsi? (sempre che ci siano ancora, sono rimasto a Bordin o al massimo a Baldini come ultima maratorna vista)
maxredo ha scritto:Mettono cmq i tavolini con le spugne per bagnarsi? (sempre che ci siano ancora, sono rimasto a Bordin o al massimo a Baldini come ultima maratorna vista)
A me successe veramente: al 20° km di una mezza corsa interamente sotto una pioggia torrenziale, un addetto al ristoro passò una spugna zuppa d'acqua chiedendomi se ne avevo bisogno. Non ebbi nemmeno la forza di mandarlo a kagare....
Mentre al 17,5 di un'altra mezza, corsa con un caldo infernale, chiesi all'addetto di lanciarmi un po' d'acqua addosso: mi lanciò una secchiata piena, stile "Salitella di Viale De Amicis" della gara ciclistica di Fantozzi. Gli ultimi 3,5 km li corsi con un peso supplementare di 10 kg
Porta l’amante a casa e trova la moglie a letto con due uomini. Tecnicamente è un full.
Ho letto che il mese prossimo potrebbero ufficializzare che sparirà la 50 km maschile di marcia (ultimo avvenimento: olimpiadi del 2020).
Roba da matti...
captain ha scritto:Ho letto che il mese prossimo potrebbero ufficializzare che sparirà la 50 km maschile di marcia (ultimo avvenimento: olimpiadi del 2020).
Roba da matti...
beh, io parlo per me, la marcia credo che sia l'unica disciplina dell'atletica che non guardo quando ci sono mondiali e olimpiadi in televisione. Non mi piace proprio. 50 km mi sembra una distanza esagerata.
questo ovviamente non vuol dire che facciano bene a toglierla, probabilmente hanno deciso di farlo perché è un business su cui ci marciano in troppi...
ma l'idea davvero assurda non riguarda la marcia, bensì il salto in lungo.
pare che vogliano togliere il salto in lungo e il salto triplo, che a me sono sempre piaciuti molto (come tutta l'atletica), per introdurre una via di mezzo: il salto doppio...
Il problema non è l'acqua che beviamo, è l'acqua che mangiamo.
captain ha scritto:Ho letto che il mese prossimo potrebbero ufficializzare che sparirà la 50 km maschile di marcia (ultimo avvenimento: olimpiadi del 2020).
Roba da matti...
beh, io parlo per me, la marcia credo che sia l'unica disciplina dell'atletica che non guardo quando ci sono mondiali e olimpiadi in televisione. Non mi piace proprio. 50 km mi sembra una distanza esagerata.
questo ovviamente non vuol dire che facciano bene a toglierla, probabilmente hanno deciso di farlo perché è un business su cui ci marciano in troppi...
ma l'idea davvero assurda non riguarda la marcia, bensì il salto in lungo.
pare che vogliano togliere il salto in lungo e il salto triplo, che a me sono sempre piaciuti molto (come tutta l'atletica), per introdurre una via di mezzo: il salto doppio...
Non riesco a capire se devo risponderti seriamente oppure no.
Ad ogni modo, la marcia è uno sport di resistenza, 50 Km per gli uomini è proprio l'essenza della marcia.
Vorrebbero accorciarla a 30 Km. Gli uomini avrebbero così una 20 Km ed una 30 Km. In pratica 2 gare simili. Perchè la preparazione per una 20 Km è completamente differente da quella di una 50 Km (nella 20 serve di più la velocità, nella 50 la resistenza), così facendo invece uno che ha caratteristiche per primeggiare nella 20 Km avrebbe le caratteristiche per primeggiare anche nella 30 Km.
Sarà che a me piacciono gli sport di fatica quindi la gare di marcia non me le sono mai perse (quelle poche volte che vengono trasmesse in tv). Poi è anche una disciplina dove l'Italia ha sempre raccolto medaglie importanti.
non c'era pure un discorso dovuto alla troppa discrezionalità delle squalifiche nella 50km, visto che a voler fare i pignoli praticamente si potrebbero squalificare tutti gli atleti (o nessuno, se si chiude un occhio)?
A lot of people say, "Yeah, I like Dennis Rodman," but they don't really mean that. I'm a big Dennis Rodman fan. I've been a Rodman fan since 1998 when he was in all his controversy, so that's never going to change.
eddie v. ha scritto:
beh, io parlo per me, la marcia credo che sia l'unica disciplina dell'atletica che non guardo quando ci sono mondiali e olimpiadi in televisione. Non mi piace proprio. 50 km mi sembra una distanza esagerata.
questo ovviamente non vuol dire che facciano bene a toglierla, probabilmente hanno deciso di farlo perché è un business su cui ci marciano in troppi...
ma l'idea davvero assurda non riguarda la marcia, bensì il salto in lungo.
pare che vogliano togliere il salto in lungo e il salto triplo, che a me sono sempre piaciuti molto (come tutta l'atletica), per introdurre una via di mezzo: il salto doppio...
Capolavoro.
djagermaister ha scritto:Dzumhur è il troll che controlla il ponte tra i challenger e gli Atp.
.
dsdifr ha scritto:Nel primo set della messa lei dichiarerà di voler sposare Istomin, poi piano piano Andreas riguadagnerà' terreno fino al lieto fine.
pocaluce ha scritto:non c'era pure un discorso dovuto alla troppa discrezionalità delle squalifiche nella 50km, visto che a voler fare i pignoli praticamente si potrebbero squalificare tutti gli atleti (o nessuno, se si chiude un occhio)?
Stanno brevettando un sistema di controllo elettronico per valutare la fase di volo.
Doveva essere pronto nel 2019, pare siano in ritardo...
eddie v. ha scritto:
beh, io parlo per me, la marcia credo che sia l'unica disciplina dell'atletica che non guardo quando ci sono mondiali e olimpiadi in televisione. Non mi piace proprio. 50 km mi sembra una distanza esagerata.
questo ovviamente non vuol dire che facciano bene a toglierla, probabilmente hanno deciso di farlo perché è un business su cui ci marciano in troppi...
ma l'idea davvero assurda non riguarda la marcia, bensì il salto in lungo.
pare che vogliano togliere il salto in lungo e il salto triplo, che a me sono sempre piaciuti molto (come tutta l'atletica), per introdurre una via di mezzo: il salto doppio...
Non riesco a capire se devo risponderti seriamente oppure no.
Ad ogni modo, la marcia è uno sport di resistenza, 50 Km per gli uomini è proprio l'essenza della marcia.
Vorrebbero accorciarla a 30 Km. Gli uomini avrebbero così una 20 Km ed una 30 Km. In pratica 2 gare simili. Perchè la preparazione per una 20 Km è completamente differente da quella di una 50 Km (nella 20 serve di più la velocità, nella 50 la resistenza), così facendo invece uno che ha caratteristiche per primeggiare nella 20 Km avrebbe le caratteristiche per primeggiare anche nella 30 Km.
Sarà che a me piacciono gli sport di fatica quindi la gare di marcia non me le sono mai perse (quelle poche volte che vengono trasmesse in tv). Poi è anche una disciplina dove l'Italia ha sempre raccolto medaglie importanti.
la risposta che hai dato a me va benissimo, nulla da eccepire
Il problema non è l'acqua che beviamo, è l'acqua che mangiamo.
Togliere la marcia sarebbe un delitto, a maggior ragione la 50 km
Il discorso del "volo" credo sia stato eliminato dal regolamento (era praticamente impossibile da controllare) e sostituito con il "blocco" del ginocchio.
Che tolgano altri sport o alcune specialità all'interno di altri sport (nella vela ci sono 400 classi, nell'ippica dressage e concorso sono fin troppa roba, nella ginnastica hanno inserito anche il trampolino che facevamo al luna park, ora hanno aggiunto anche karate, arrampicata.....)
Porta l’amante a casa e trova la moglie a letto con due uomini. Tecnicamente è un full.
I passaggi di Bram Som ai 400 e Jordan Williams ai 1000 sono stati all’altezza della aspettative;
l’etiope Yomif Kejelcha (presentatosi a Birmingham fiducioso, in virtù del miglio corso ai Millrose pochi giorni prima, dove aveva mancato di un solo centesimo il primato) si è poi portato in testa poco prima dell’ultimo giro.
A quel punto il connazionale Samuel Tefera ha preso il largo, finendo per chiudere in 3.31.04, con più di due metri su Kejelcha. Per il terzo posto Stewart McSweyn ha preceduto Bethwel Birgen.
El Guerrouj stabilì il primato indoor quando non era ancora al massimo delle sue possibilità, calcolabili – stando all’attività all’aperto – sui 3.29.00.
« Ci vorrebbe un lavoro a parte per star dietro a tutte le balle che si scrivono »
(Albornoz)
el saòn no’l sa gnente, l’inteligente el sa poco, l’ignorante el sa tanto, el mona el sa tuto!
Ormai lontani dai giorni migliori Makhloufi e Iguider, i due etiopi paiono poter essere gli sfidanti più credibili per la force de frappe del Kenya (Manangoi e Cheruiyot su tutti, essendo Kiprop fuori dai giochi come noto).
« Ci vorrebbe un lavoro a parte per star dietro a tutte le balle che si scrivono »
(Albornoz)
el saòn no’l sa gnente, l’inteligente el sa poco, l’ignorante el sa tanto, el mona el sa tuto!
Antibo, l’ultimo dei mohicani: "Battevo gli africani, ora lotto contro l'epilessia"
Il siciliano e le vittorie epiche sui 5 e 10 mila metri: mai battuto dal 1988 al ‘91, poi la finale Mondiale e la comparsa del piccolo male che gli stronca la carriera
Di piccolo c’è solo il male, di grande, anzi di grandissimo c’è Salvatore Antibo. C’è ancora tanta forza in questo siciliano capace di rivoluzionare il mezzofondo, renderlo spettacolare, con strappi, continui cambi passo, accelerazioni e volate batticuore. Vittorie epiche (su tutte l’oro nei 5000 metri agli Europei di Spalato, conquistato dopo essere finito a terra alla partenza), da ultimo dei mohicani, il solo in grado di sconfiggere gli atleti africani, di rimandare di qualche anno il loro regno incontrastato che dura dal 1991, da quando un avversario vigliacco si è infilato nella vita di Totò: gli ha azzannato i polpacci, lo ha trascinato in una sfida infinita. Ma Antibo non è tipo da mollare, nonostante le difficoltà evidenti che non nasconde, perché non c’è niente da vergognarsi. Combatte la battaglia a testa alta, come quando in pista viaggiava più rapido di un Frecciarossa e gli altri potevano solo prendergli il numero di targa. Se nella prima esistenza regalava emozioni a ogni secondo di gara (da questo punto di vista è stato il Pantani dell’atletica), nella seconda commuove per la voglia di restare a galla, di non affogare nel chiuso di una casa tra ricordi e rimpianti. Eccolo, Totò: sulla pista di Palermo dove tutto è iniziato, dove cronometro alla mano c’è ancora il prof Gaspare Polizzi, l’allenatore che lo ha strappato al calcio e lanciato verso l’Olimpo. Eccolo, Totò: segue con tutto l’amore che può avere un papà i primi passi del figlio Gabriele, 14 anni, con la storica divisa del Cus Palermo e tanta voglia di provare a seguire le orme paterne. Eccolo, Totò: trafitto da una crisi epilettica mentre parla con noi, piegato ma non spezzato. L’amore della moglie Stefania lo protegge nei 5’ di "assenza", sguardo perso nel cielo siciliano. Poi, poco alla volta, ritorna a "correre", a osservare Gabriele, a rispondere alle nostre domande, a farci rivivere la sua incredibile storia. "Giocavo a calcio nella squadra del mio paese, ero bravino. Con il compagno d’attacco ci chiamavano i gemelli del gol, come Pulici e Graziani. A 16 anni il destino cambia dopo una corsa campestre".
In che modo?
"Ero al debutto, vinco facile. Allora la prof di educazione fisica mi dice che devo farle un favore: andare a Palermo da un allenatore che conosce. Presa la Terza media, avevo lasciato la scuola, ma la prof era sempre la prof. Quindi vado e chiedo: 'Cerco Polizzi'. Si volta un signore alto: 'Sono io. Dimmi'. Gli spiego chi ero. Mi fa: 'Ti piace l’atletica?'. 'No, gioco a calcio', rispondo. Insomma, mi voleva rimandare indietro. Alla fine si convince a farmi fare il provino: un chilometro. Non sapevo nemmeno cosa fosse".
Come è andata?
"Fermo il cronometro a 3’ e 1’’. Polizzi mi guarda stupito: 'Scusa, non hai neppure l’affanno? Hai corso a questo ritmo, senza riscaldarti, con scarpe da passeggio e non sei stanco?'. Non lo ero, per me era naturale andare così forte. Allora mi chiese di fare un 2000, 5 giri di pista. Accetto con la promessa che poi potevo andarmene. Chiudo in 5’ e 56’’. All’arrivo lui insiste: 'Ragazzino, tu non capisci: sei nato per l’atletica'. Rispondo: 'No, grazie'. E me ne vado".
Per cambiare idea cosa è accaduto?
"Passano 10 giorni, sono in piazza ad Altofonte. Un amico m’avvisa: 'Totò, ti cerca un signore'. Guardo e vedo Polizzi. 'Lei che ci fa qui?', chiedo. 'Ragazzino, tu sei potenzialmente un campione. Non posso perderti. Andiamo dai tuoi genitori'. Tanto ha brigato che li ha convinti".
Lei perché ha accettato?
"L’ambiente trasmetteva energia positiva, ma la cosa determinate è stata quando ho capito che tutto dipendeva da me. Ero padrone del mio destino. Questo aspetto mi piaceva tantissimo".
Madre natura le aveva dato un talento smisurato.
"Ma per arrivare a risultati importanti servono sacrifici e abnegazione. Per anni ho viaggiato in bus senza saltare mai un allenamento. Facendo vita regolare e mangiando le cose che dovevo. Se vuole le racconto qual è stato il mio sforzo maggiore…".
Siamo qui apposta…
"Non le continue ripetute, per quanto mi prosciugassero ogni energia. Neppure i tanti ritiri per preparare al meglio la stagione. No, la cosa più dura era magiare il fegato. Sì, ha capito bene: il fegato. Polizzi mi obbligava quando aumentavamo i carichi di lavoro in altura, al Sestriere. 'Totò, ti serve…'. Mi faceva, anzi mi fa schifo. Però chiudevo gli occhi e ingurgitavo…".
Andava in quota per ossigenarsi?
"Era l’unico modo per contrastare gli africani: vivono sugli altopiani, fin da piccoli percorrono chilometri. E stanno a 2000 metri. Ecco perché sono così resistenti. Noi passavano un mese d’estate al Sestriere e un altro d’inverno in Sudafrica".
Era "l’africano bianco": imbattuto per quasi 3 anni.
"C’era tanto lavoro, dietro. Non aspettavo, l’iniziativa la prendevo io. Ogni gara doveva essere uno spettacolo, il pubblico voleva questo".
Alcune sue vittorie sono indimenticabili, ma l’oro sui 5000 a Spalato...
"La caduta alla partenza l’ha resa unica. Mi sono trovato faccia al tartan per una spinta. Quando ho realizzato il tutto, gli altri erano già a 60 metri da me. D’istinto volevo rientrare subito, forzando. Ma Polizzi a bordo pista mi ha urlato di seguire un ritmo costante. Aveva ragione. Hanno sfruttato male il vantaggio: una volta in gruppo li ho bruciati con facilità, bissando l’oro dei 10 mila".
Altro trionfo storico nel 1989 in Coppa del Mondo: il solo italiano a riuscirci.
"Rappresentavo l’Europa, c’erano i migliori a Barcellona. Ma nel 1989 ero troppo in forma e non potevo fallire".
Arrivò 2° all’Olimpiade di Seul nel 1988, poi perse di nuovo nel 1991 da Skah in una gara memorabile.
"In Corea ho fatto l’errore di non considerare Boutayed, il marocchino. Ero convinto che non reggesse quel ritmo e mi sono concentrato sui keniani Kimeli e Tanui, i favoriti della vigilia. Li ho bruciati all’ultimo giro, ma Boutayed mi ha preceduto di 2’’. Ha fatto la gara della vita. Dopo è sparito, le poche volte che l’ho incontrato ho vinto facile. Con Skah è un’altra storia: Polizzi non voleva che partecipassi a quel meeting di Oslo, avevamo caricato molto in vista del Mondiale in Giappone. Ma l’ingaggio era alto. E sono andato. 'Arriverai quarto o quinto', disse Polizzi. E invece c’è stata quella sfida, spettacolare: tutti la ricordano. Noi due a scattarci in faccia, poi affiancati fino all’ultima curva. Ne aveva più di me, ma senza i carichi…".
Primo k.o. dopo quasi 3 anni, in mezzo solo trionfi e il record del mondo sfiorato a Helsinki nel ‘89.
"Meno di 3’’… Non trovai l’aiuto di nessuno, nel finale sperai che rientrasse Panetta, niente. Ma il record del mondo l’avevo eccome nelle gambe, bastava organizzare una gara con un paio di lepri. Mi chiedo spesso perché a Roma non ci hanno mai pensato. Sarei andato sotto i 27’. E comunque ancora oggi ho i record italiani sui 5000 e 10.000…".
Ha citato Panetta: in quegli anni l’Italia dominava con Cova, Mei, Lambruschini e lei. Poi il buio. Perché?
"Per battere gli africani bisogna dare il massimo e vedo in giro poca voglia di fare sacrifici enormi. E poi ci vogliano motivazioni e una selezione naturale. Lasciai la polizia e un posto sicuro per tornare nel Cus Palermo. Una scelta dettata dal cuore, ma penso che dovrebbero esserci della regole per i corpi militari: se dopo 3 anni non porti dei risultati, esci".
Nel 1991 a Tokyo lei è in testa nella finale mondiale dei 10.000, poi…
"Poi il piccolo male mi manda in tilt. Non ricordo nulla, non ho voluto mai rivederla quella gara. Negli spogliatoi non capivo, pensavo si dovesse ancora gareggiare. Polizzi mi spiegò: 'Sei arrivato ultimo, Totò'. Le visite mediche confermarono: epilessia".
Così all’improvviso?
"A 3 anni avevo sbattuto la testa: forte trauma con ematoma nella parte sinistra. Ma nessuno se ne accorse. Il piccolo male è rimasto in sonno, come un vulcano. Nel ‘90 ho avuto un incidente d’auto mentre ero con la mia ex fidanzata (la maratoneta Rosanna Munerotto, ndr), di nuovo un colpo al cranio. Lì si è risvegliato il piccolo male".
Ha continuato ancora per un paio di stagioni.
"I dottori mi avevano tolto l’idoneità, piansi come un bambino. Li supplicai: decisero di ridarmela a patto che firmassi lo scarico di responsabilità e prendessi le medicine. I farmaci erano una mazzata, mi sentivo fiacco. Senza avrei vinto l’Olimpiade del 1992 a Barcellona e invece sono arrivato 4°, come nel 1984 a Los Angeles. Lì ero uno sprovveduto, corsi la finale coi piedi devastati dalle piaghe perché avevo commesso la fesseria di usare nelle batterie delle scarpe nuove".
Senza l’epilessia sarebbe passato alla maratona?
"Quella era l’idea, avevamo fatto una prova a Milano nel 1991: feci la mezza in un’ora e 1’. Avrei potuto fare la differenza anche sui 42 chilometri".
Cosa fa oggi Antibo?
"Vorrei seguire i ragazzi di Altofonte, da anni hanno promesso di fare una pista, ma niente. C’è il progetto, il terreno, mancano i soldi. Spero che si trovino. Magari può fare qualcosa il Coni, il presidente Malagò è una persona splendida, un galantuomo. Forse può aiutarmi. Non chiedo altro dalla vita: seguire i ragazzi, compreso mio figlio, e dargli qualche consiglio. So bene che il piccolo male mi tallonerà per sempre, ma almeno avrei uno scopo per tentare di staccarlo. Sarebbe la mia vittoria più grande".
Comunque colui che mi ha sempre più impressionato dell'atletica italiana è Mennea: un'abnegazione assolutamente straordinaria.
Un ossessivo puro considerando che ha poi ottenuto pure quattro lauree in un'apparente (?) vita di rigore.
tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
Villo ha scritto:Questo sport dà una chance a tutti.
Horst Tappert ha scritto:Il mio personaggio piace perché rappresenta l'ordine.
chiaky ha scritto:Sempre meglio il tuo pene su onlyfans che la faccia di Speranza in televisione.
Ragusa: aboliti cronometro, gps e cartelli per la Maratona alla Filippide
Si corre il 4 agosto con un regolamento ben preciso: via tutto ciò che è moderno, gli atleti dovranno correre in uno stato di isolamento e pensare solo a raggiungere il traguardo
Una maratona. Semplicemente una maratona. Anzi, una maratona nel modo più semplice che possa esistere.
Questa è ‘La Filippide’, 42,195km che si correrà a sud di Ragusa domenica 4 agosto, nel pieno rispetto dello “Spirito olimpico più puro”, dove ogni podista dovrà correre in condizioni di “momentaneo isolamento spazio-temporale”. Sì esatto, proprio come fece Fidippide 2500 anni fa da Maratona ad Atene dopo la vittoria sui Persiani. Tradotto, per noi runner tecnologici cosa significa?
Che si corre senza cronometro da polso, cardiofrequenzimetri e altri strumenti di rilevamento temporale e seguendo il percorso privo di segnaletica chilometrica, solamente provvisto di linee di partenza ed arrivo e le frecce direzionali per i giusti incroci. Punto. Finito: Si parte, si corre, si arriva.
Partenza della 12esima edizione alle 4.30 del mattino dall’Antica Stazione di Chiaramonte Gulfi – Ragusa, per arrivare sul mare a Casa Montalbano, Punta Secca, sempre provincia di Ragusa.
La Maratona avrà comunque la copertura cronometrici e all’arrivo a Punta Secca ogni Maratoneta potrà venire comunque a conoscenza del reale tempo impiegato. Sarà stilata una classifica ed è garantito l’omologazione del tempo e la presenza nella maxi-classifica dei super maratoneti di riviste varie. La partenza avverrà all’alba dalla Vecchia Stazione di Chiaramonte Gulfi.
Rilevamenti temporali ammessi saranno quindi “l’alba”, “il sole, il tramonto”, e quelli spaziali, “La montagna e il mare”.
L’iniziativa è senza fine di lucro e non vi sarà la presenza di sponsor commerciali: gli unici Enti sostenitori ammessi saranno quelli istituzionali come Comuni, Provincia, C.O.N.I. e similari, mentre è prevista anche la presenza di associazioni di volontariato.