America's Cup 2007

...potete trovare anche un topic sul Cricket!!!

Chi vincerà l'America's Cup?

Alinghi
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New Zealand
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sirol
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VALENCIA (Spa), 23 luglio 2007 - Doccia fredda sull'Italia. Sarà Valencia ad ospitare la 33ª edizione della coppa America, come quest'anno. Si correrà nel 2009. L'accordo tra le autorità locali ed Ernesto Bertarelli (patron di Alinghi, vincitore dell'ultima America's Cup) non è ancora ufficiale, ma la stampa spagnola lo dà praticamente per fatto: El Mundo in particolare. Già domani potrebbe esserci l'annuncio.
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danyolympic
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sirol ha scritto:VALENCIA (Spa), 23 luglio 2007 - Doccia fredda sull'Italia. Sarà Valencia ad ospitare la 33ª edizione della coppa America, come quest'anno. Si correrà nel 2009. L'accordo tra le autorità locali ed Ernesto Bertarelli (patron di Alinghi, vincitore dell'ultima America's Cup) non è ancora ufficiale, ma la stampa spagnola lo dà praticamente per fatto: El Mundo in particolare. Già domani potrebbe esserci l'annuncio.


sembrerebbe anche questa volta che il sogno di ospitare l'america's cup sia svanito ed affinchè si gareggi in Italia tocca che portiamo via la coppa agli svizzeri
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Alga
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Da sporteconomy.it:

Vela - Ufficiale: Valencia ospiterà la 33ima edizione della Coppa America

Ufficializzata nel pomeriggio al "Media Center" del PortAmerica's Cup da Ernesto Bertarelli e AC Management la conferma di Valencia come sede della XXXIII Coppa America. Ciò in base a un "nuovo accordo" con la città, la regione (Comunitat Valenciana) e il governo centrale di Madrid. Nel corso della conferenza stampa il patron di Alinghi ha specificato che la regata si disputerà nel luglio 2009. L'evento sarà preceduto da due pre-regate nel 2008, una nella stessa Valencia nel giugno 2008 e l'altra nell'autunno in una città ancora da specificare, ma senz'altro in Europa. Tali pre-regate saranno disputate con gli attuali ACC versione 5 e potranno, dipendendo dal numero di sfidanti, far parte della qualificazione all'evento principale del 2009. Nel Port America's Cup ci sarà spazio per un massimo di 12 team e saranno usati ancora i percorsi nord della Malvarosa e Sud del Saler. Al momento attuale Alinghi ha ricevuto e accettato le sfide da: Club Nautico Espanol de Vela (ESP), Desafio Español Royal Cape Yacht Club (RSA), Team Shosholoza) Royal Thames Yacht Club (GBR), Team Origin) Royal New Zealand Yacht Squadron (NZL), Emirates Team New Zealand). fonte: www.farevela.net
Forza Aquilotti, riprendiamo a volare!
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paoolino
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America's Cup: in tribunale vince Ellison
La prossima sfida si farà sui trimarani
Fonti vicine ad Alinghi: la Corte di NY deciderà a favore del team Usa. Il defender accetterà il confronto

NEW YORK (USA) - Una sfida a due fra Oracle e Alinghi nel 2008 con trimarani di 30 metri nelle acque della baia di San Francisco. Sembra questo il destino immediato della Coppa America. La sentenza dell'Alta Corte di Stato di New York sulla disputa fra i multimilionari Larry Ellison ed Ernesto Bertarelli non è ancora stata emessa. Tuttavia da Valencia filtrano voci dell'entourage di Alinghi secondo le quali il giudice Herman Cahn, in caricato di dirimere la questione, avrebbe dato ragione al Golden Gate Yacht Club, circolo per il quale il team Oracle di Larry Ellison ha tentato per due volte di conquistare il trofeo, che ha contestato il nuovo protocollo sottoscritto da Alinghi, detentore dell'America's Cup, e dagli spagnoli come primi sfidanti.

IL DUELLO LEGALE - Il team di Ellison, sonoramente battuto da Luna Rossa nella semifinale di Vuitton Cup la scorsa estate, contesta la regolarità della scelta del «Challenger of record» nel circolo (creato ad hoc) che sostiene il team spagnolo Desafio. Inoltre ritiene un indebito vantaggio l'aver dettato le regole della nuova classe di barche, contestando anche altri particolari dell'organizzazione della prossima edizione della Coppa America, che Alinghi voleva disputare nel 2009. Tutto questo è stato considerato come violazione el Deed of gift, l'atto di donazione del 1851 sul quale l'unica corte competente è quella di New York. Larry Ellison ha proposto in alternativa all’evento di Valencia una sfida diversa da tenersi a San Francisco su multiscafi tra Alinghi e BmwOracle. Nei giorni scorsi il patron di Alinghi, Ernesto Bertarelli, aveva affermato che qualora avesse perso la causa avrebbe accettato questa sfida.

TRIMARANO - Per la verità ci sono stati fino a metà novembre tentativi di mediazione, che però non hanno avuto successo. Alla fine ciascuno dei due contendenti ha accusato l'altro di non voler raggiungere un'intesa. Così la parola è passata alla Corte che, pare, sarà favorevole a Ellison. Bertarelli, infatti, pare rassegnato a dover difendere il trofeo con le regole imposte da Ellison, ovvero con un confronto fra trimarani di 30 metri circa. Il milionario americano è certo della vittoria e si è già portato avanti. Secondo quanto svela Cino Ricci, nel prossimo numero di «ItaliaVela», ci sarebbe un accordo segreto intercorso tra Russel Coutts (prima con Bertarelli, poi «esiliato» e ora skipper di Oracle) e il francese Franck Cammas, tra i numeri uno al mondo nel campo dei trimarani (ha appena vinto la Transat Jacques Vabre). Da fine agosto Cammas e il suo team lavorano già per Larry Ellison per realizzare insieme il trimarano con il quale sfidare Alinghi nel caso, sempre più probabile, di una sentenza dell'Alta Corte di New York favorevole ad Oracle. Cammas è stato per 5 volte campione mondiale Orma e detiene con 794 miglia il record sulle 24 ore, il record della traversata dell'Atlantico del Nord in 4 giorni, 3 ore, 57 minuti e 54 secondi, il record della Miami-New York in 1 giorno, 11 ore, 5 minuti e 20 secondi. Con Cammas e il suo team, anche per la fase di progettazione e studio dell'imbarcazione, le possibilità di Alinghi di difendere la Coppa diventano labili. A meno che Bertarelli non segua la stessa strada, ingaggiando un altro skipper (e il suo team) esperto nei multiscafi.

Elio Girompini (corriere.it)

America's Cup: in tribunale vince Ellison
Bertarelli: «Dispiaciuti. Speriamo di salvare la Coppa». Oracle: trattate con noi o sarà sfida con i trimarani

NEW YORK (USA) -La sfida in tribunale è finita e l'ha vinta Larry Ellison. Quella in mare deve essere disputata, ma al momento non si sa ancora come e quando. L'Alta Corte di New York ha finalmente deciso sul ricorso presentato contro il defender Alinghi dal Golden Gate Yacht Club, circolo per il quale il team Oracle di Larry Ellison ha tentato per due volte di conquistare la Coppa America. E ha dato ragione agli americani. Lo yacht club californiano aveva contestato il nuovo protocollo sottoscritto da Alinghi, detentore dell'America's Cup, e dagli spagnoli come primi sfidanti. Il complesso di regole non andava bene ad Oracle e ad altri challenger. Ma la chiave tecnica che ha giocato a favore di Ellison è stata la disinvoltura con la quale è stato creato un circolo velico per sostenere la sfida di Desafio, accettato da Alinghi come Challenger of record, ovvero lo sfidante incaricato di trattare per tutti modi e regole della 33esima Coppa America.

LE REAZIONI - Ernesto Bertarelli, multimilionario come Ellison, inventore e patron di Alinghi e dell'organizzazione dell'evento (Acm), ammette la sconfitta: «Siamo dispiaciuti che un semplice tecnicismo abbia invalidato il Club Nautico Spagnolo di Vela e adesso speriamo di discutere con il Golden Gate Yacht Club per far sì che la Coppa America possa andare avanti». Sulla mancanza di credenziali del circolo si è basato l'attacco vincente di Ellison La Società Nautica di Ginevra, circolo velico di Alinghi, fa sapere che studierà la decisione del giudice e analizzerà le varie opzioni offerte dal Deed of Gift, l'atto di donazione del 1851 sulla base del quale si è pronunciata la Corte di New York, unica competente.

IL FUTURO - Quale sarà lo scenario futuro? Ovvero quando e in che modo si disputerà la prossima Coppa America? Si arriverà davvero alla sfida fra due trimarani di 30 metri come ha provocatoriamente annunciato Ellison?. Al momento, dopo la vittoria in tribunale, Oracle offre al «nemico» una sorta di ultimatum, dichiarando di voler disputare la Coppa America nel 2009 a Valencia ( ma i tempi sono ormai strettissimi), con le nuove barche AC90 (quelle studiate da Alinghi) se Alinghi accetterà il compromesso studiato dal team Usa in nove punti e già oggetto di trattative con i challenger. Se invece il defender non accettasse di sottomettersi alle regole studiate da Oracle e volesse difendere la «sua» visione (e la sua gestione) della Coppa America, allora si andrebbe davvero alla sfida con i multiscafi che richiama alla mente il momeno più basso della storia dell'America's Cup, con la sfida del 1988 fra la Big Boat dei neozelandesi e il catamatano di Dennis Conner.

IL PRECEDENTE - Si trattò di una sfida anomala, anche in quel caso figlia di una disputa legale e di una sentenza della Corte di New York. I tentativo di forzare le regole da parte dei neozelandesi non portò risultati: vinse «Mister Coppa America», che difese il trofeo con successo. Ma l'America's Cup rischiava il naufragio per quanto riguardava prestigio e fascino. Per questo fu deciso di far sedere i tecnici attorno a un tavolo, in modo da definire una nuova classe di barche. Ne uscì quella regola di stazza che dal '92 con il Moro di Venezia, fino a quest'anno, ha garantito spettacolo e competitività. Ora si rischia una situazione simile a quella dell'88. E se Ellison arriva alla «provocazione» dei multiscafi, Bertarelli avrebbe forse dovuto pensarci due volte prima di procedere con tanta decisione nel definire nuove regole e nuove imbarcazioni.Con l'unico risultato che il suo obbiettivo (disputare la Coppa America nel 2009 a Valencia) è già sfumato.

Elio Girompini (corriere.it)
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sirol
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MILANO, 6 dicembre 2007 - Ernesto Bertarelli è un uomo di successo: negli affari e nella vela dove, da debuttante (nel 2003), ha conquistato il trofeo più antico del mondo. È stato anche il primo europeo a difenderlo nel 2007, ma anche il suo fluido magico è finito aspirato dalla coppa America. I coriandoli rossi che svolazzavano sulla vittoria di Alinghi il 3 luglio, dopo il 5-2 su Team New Zealand, si sono trasformati in altrettante (quasi) cause in tribunale o lettere di protesta. L’evento velico più ambito — che solo pochi mesi fa ha generato diversi milioni di euro di utili (divisi fra svizzeri e sfidanti) — adesso va alla deriva, fra litigi e ripicche, poca vela e molti tribunali.
FESTA FINITA - Cercando di riassumere: il giudice dell’Alta corte di New York, dopo aver inutilmente tentato di far accordare le parti, ha offerto due scenari possibili, a seguito di una causa intentata dagli americani di Larry Ellison: Coppa nel 2009 o, in alternativa, una sfida a bordo di multiscafi già l’anno prossimo, fra Alinghi e appunto il sindacato americano. Questa ipotesi non può essere sposata da nessuno come la migliore, almeno ufficialmente, ma allo stato dei fatti è la più probabile. Da una parte Alinghi non ha interesse a forzare la mano per avere una Coppa comunque ristretta (i consorzi iscritti sono 7) e con pochi sponsor. Da parte loro gli americani guidati da Russell Coutts — guarda un po’ il neozelandese che aveva trasferito la Coppa in Svizzera — hanno già fatto sapere che anche se dovessero vincere l’insolita sfida fra mostri marini, per la edizione successiva (nel 2011), gareggerebbero comunque a Valencia, rinunciando alla possibilità di traslocarla a San Francisco, sede naturale visto che corrono per il Golden Gate Yc. E gli altri sfidanti? Continuano (continuerebbero) a lavorare sulle barche che verrebbero introdotte (Ac90, acronimo di America’s Cup, il 90 sta per i piedi della lunghezza, circa 27 metri), ovviamente condividendo poco del pasticcio che si è creato.
LUNA ROSSA - Ma proprio questa pausa di riflessione imposta da cause in tribunale e "questioni di principio" potrebbe convincere Patrizio Bertelli a cambiare idea. In agosto aveva detto: America’s Cup addio, adesso invece ha confermato la base che aveva presso lo yacht di Valencia, ha bloccato la vendita delle vecchie Luna Rossa e ha fermato lo sgombero della base progettata da Renzo Piano. L’altra sera, poi, era fra i 9 consorzi rappresentati all’ennesima riunione dei possibili-probabili consorzi. Non è come lanciare una nuova sfida, ma è già molto per chi — anche poco tempo fa — aveva ribadito di aver chiuso il discorso Coppa. D’altra parte anche Mascalzone Latino (con Vincenzo Onorato) aveva deciso di lanciare la sfida (anche se per ora non è stata accettata) qualche settimana fa, visto che lo scenario si presentava diverso da quello prospettato da Alinghi il giorno dopo il successo sui neozelandesi.
FOLLIA - Insomma in tutto questo c’è un po’ follia: senza voler trovare colpevoli o santi. Chi corre la Coppa, in una maniera o nell’altra finisce in un territorio che ha poco a che fare con la logica. E non è solo questione di soldi — anche se ne corrono tanti —: così quello che era un giardino in cui tutti volevano giocare, con milioni di spettatori, adesso assomiglia all’orto fra le erbacce dietro casa. Aveva senso?
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paoolino
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Dal sito www.nautica.it

Ernesto Bertarelli ha scritto:Da quando Alinghi ha difeso con successo l'America's Cup nel luglio scorso, molte cose sono state dette e scritte. Ora desidero rendere pubblici i miei pensieri sulla realizzazione dell'America's Cup.

Quando ho fondato Alinghi, tutto è stato fatto per creare un team e diffondere la passione della vela attraverso ogni canale possibile verso un pubblico che fosse il più vasto possibile.
Abbiamo provato a utilizzare nuove strade per realizzare le nostre idée e così abbiamo, ad esempio, reso parte della nostra base accessibile al pubblico. Questa è stata ovviamente soltanto una delle tante innovazioni che Alinghi ha portato nell'America's Cup. Sono convinto che l'approccio che abbiamo avuto, è stato uno dei fattori che ha contribuito al nostro successo del 2003 ad Auckland.

Una volta diventati Defender, abbiamo avuto la grande opportunità di trasferire la nostra filosofia a tutto l'evento. Sin dall'inizio abbiamo scelto una strategia trasparente e innovativa per la scelta della località dove disputare l'evento, località nella quale abbiamo realizzato un porto dedicato, l'America's Cup Park e alcuni degli Atti, tutti aspetti che facevano parte della nostra visione per realizzare un evento che fosse fruibile dal maggior numero di persone possibile.

Più di sei milioni di persone hanno fisicamente partecipato all'evento, che per la prima volta in assoluto ha visto la presenza di sindacati provenienti da cinque continenti. La televisione ha raggiunto un'audience totale di più di quattro miliardi di spettatori.

Le critiche mosse agli Atti, alla scelta della località, alla produzione televisiva ecc, sono state numerose e "strillate", ma i fatti hanno provato che la 32a America's Cup ha rappresentato un punto di svolta positivo per questo storico evento.

Nello stesso tempo in cui ho scoperto gli aspetti più affascinanti dell'America's Cup, ho anche cominciato a temere per la sua debolezza. L'incertezza del format dell'evento comportava di fatto che i team - e l'intera comunità dell'America's Cup, non avesse un futuro oltre l'edizione successiva. Ne consegue che i team spesso non sopravvivono oltre un singolo evento e che la Coppa stessa debba reinventarsi ogni tre o cinque anni. Il risultato finale è quello di un sostanziale incremento dei costi che si associa alla difficoltà di garantirsi sponsorizzazioni nel lungo periodo.

Per la 33° edizione, il concetto di base era quello di dare la possibilità agli organizzatori di implementare l'evento con ulteriori innovazioni, senza porre ostacoli più del necessario. La proposta per creare una nuova classe gli AC90 con la regola di far navigare soltanto una barca in un ciclo di due anni, rappresenta la misura più importante nell'ambito della riduzione dei costi.
Utilizzando le strutture esistenti a Valencia avevamo la piattaforma ideale per ripartire da un punto fermo già acquisito e sperimentato. Questo avrebbe consentito all'evento di prosperare e generare ritorni maggiori per gli organizzatori da suddividere poi con i vari team.

I recenti eventi alla corte di New York con il Giudice che ha stabilito la non validità del CNEV, in quanto lo stesso non aveva organizzato la sua regata annuale al momento giusto, dimostra con chiarezza il tallone d'Achille dell'evento e il rischio che possa essere destabilizzato da azioni individuali.
Ancora una volta, come nel 2003, la nostra filosofia ha ricevuto critiche da parte di tutti coloro che sono meno predisposti al cambiamento. In questo senso mi rimetto ad uno dei principi della Coppa: il Fiduciario, insieme al Defender, ha la responsabilità di gestire l'evento e di implementarlo con i cambiamenti necessari per consentirgli di prosperare.

Con uno sguardo al futuro e dopo aver studiato le regole della Coppa, mi sono reso conto che il Deed of Gift non promuove effettivamente la parità tra le squadre partecipanti e, a lungo termine, neanche il futuro dell'evento.

Nell'ottobre di quest'anno sono andato a New York per aprire un dialogo con il New York Yacht Club e capire quale fosse la loro disponibilità a pensare e realizzare un evento più coerente allo scenario del mondo dello sport di oggi. Il Deed of Gift, dopotutto, è stato scritto più di 150 anni fa e non poteva prevedere tutti i cambiamenti che si sarebbero verificati nel mondo. Non mi aspettavo assolutamente di concludere in breve le trattative, però sono rimasto davvero incoraggiato dalle reazioni di Charles Townsend, Commodoro del NYYC e di George W. Carmany III, Chairman del NYYC America's Cup Committee, i quali hanno manifestato le stesse idee.

Si può dire che la 33° America's Cup stia cominciando male e non voglio invece che questo accada. La strada più veloce per raggiungere questo obiettivo sarebbe quella per cui il Golden Gate Yacht Club e la Société Nautique de Genève, insieme al New York Yacht Club, lavorassero alla revisione del Deed of Gift per renderlo più adatto alla realtà odierna, senza peraltro sacrificare le peculiarità dell'America's Cup. Nell'ambito di questo progetto e per il bene dell'evento, sarò felice di rinunciare ad alcuni dei diritti del Defender.

Nello specifico, sollevo le seguenti questioni:
- Il Defender deve continuare ad essere automaticamente qualificato per le regate di finale o viceversa tutti i team devono avere le stesse opportunità?
- La scelta della località non dovrebbe essere annunciata almeno alcune edizioni prima, in modo da consentire la pianificazione e la ricerca sponsor con tempi adeguati?
- La gestione della Coppa non dovrebbe diventare permanente ed essere dunque affidata ad un' entità che rappresenti gli attuali fiduciari e quelli del passato, insieme ai team partecipanti?

Lo scorso fine settimana ho parlato a lungo con Larry Ellison spiegandogli quella che sono le nostre intenzioni e posso affermare con soddisfazione che lui ha concordato sui principi di questa proposta di cambiamento.

Su queste basi, la mia intenzione è quella di impegnarmi per realizzare la miglior America's Cup possibile a Valencia, per regatare con la certezza che l'evento non potrà essere in nessun modo disturbato da richieste o necessità dei singoli, che rappresentino un detrimento per tutti coloro che vogliono e possono veramente partecipare.

Se questa revisione delle regole che attualmente governano l'America's Cup non fosse realizzabile, dovremo accettare la sfida del GGYC come prevista dal Deed of Gift.

Ernesto Bertarelli
Presidente di Alinghi
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America's Cup condannata alla sfida a due

Alinghi perde la causa contro Oracle: i due team di fronte nel luglio 2009 a San Francisco su catamarani

NEW YORK - La Coppa America è stata «condannata» alla sfida a due fra Alinghi, attuale detentore, e Oracle. Sarà messa in palio nel luglio del 2009 tra i due contendenti nella baia di San Francisco e le regate saranno disputate con catamarani di 30 metri. Non ci saranno altri sfidanti, non ci saranno altri team: il confronto sarà soltanto tra loro due. E' il verdetto che deriva dalla sentenza d'appello sulla lunga disputa legale fra il multimilionario Larry Ellison, patron (e anche membro dell'equipaggio) di Bmw Oracle, e Ernesto Bertarelli, patron di Alinghi e pure lui milionario nonchè parte dell'equipaggio del suo team. Dopo il primo verdetto negativo, Alinghi ha infatti perso anche nella sentenza seguita al ricorso, nella quale il giudice Herman J. Cahn conferma che il Golden Gate Yacht Club di San Francisco è il «challenger», ovvero lo sfidante ufficiale.

IL PRECEDENTE - Il trofeo più antico del mondo torna quindi a un passato che sembrava aver cancellato quando, dopo l'assurda sfida tra la Big Boat neozelandese e il veloce catamarano statunitense di Dennis Conner nel 1988, i maggiori protagonisti si riunirono attorno a un tavolo e diedero vita alla classe di barche Iacc e a una serie di edizioni dell'America's Cup, da quella del Moro a quelle di Luna Rossa, avvincenti e sempre più seguite dal pubblico, in particolare in Europa. «Siamo molto soddisfatti di questa decisione - dice Tom Ehman, portavoce del Golden Gate Yacht Club - Il tribunale ha deciso che la nostra sfida rispetta pienamente il Deed of gift e noi ora siamo pronti alla prossima regata». Oracle in un comunicato attribuisce ad Alinghi la responsabilità della situazione: «Dopo la sentenza bisognerà seguire le regole del Deed of gift perché il defender ha chiarito di non voler accettare le offerte del Golden Gate Yacht Club, presentate dopo la decisione della Corte del novembre scorso, che riguardavano una regata convenzionale con regole concordate reciprocamente e che coinvolgesse tutti i team».

LA SFIDA - Il Deed of gift, cioè l'atto di donazione del trofeo al New York Yacht Club dopo il successo della goletta America in acque inglesi, ha ovviamente tutti i limiti della propria età. E pertanto limita le possibilità a una sfida unilaterale, con una barca scelta dallo sfidante (e senza selezione degli sfidanti, che all'epoca non era ovviamente prevista), se (come in questo caso) il detentore e lo sfidante non raggiungano un accordo. Alinghi dal canto suo ha fatto sapere che non presenterà ulteriore appello, in modo da non allungare i tempi, e si è detto pronto a sfidare in acqua il team di Larry Ellison nel luglio 2009. In realtà la data e il fatto se si dovrà o no regatare con catamarani non è stato ancora comunicato, anche se si sa che entrambi si stanno preparando a questa ipotesi sia per gli scafi sia per gli equipaggi, che avranno tra i componenti molti esperti di multiscafi, in particolare francesi, maestri riconosciuti di questo tipo di imbarcazioni a livello agonistico.


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paoolino ha scritto:America's Cup condannata alla sfida a due

Alinghi perde la causa contro Oracle: i due team di fronte nel luglio 2009 a San Francisco su catamarani

NEW YORK - La Coppa America è stata «condannata» alla sfida a due fra Alinghi, attuale detentore, e Oracle. Sarà messa in palio nel luglio del 2009 tra i due contendenti nella baia di San Francisco e le regate saranno disputate con catamarani di 30 metri. Non ci saranno altri sfidanti, non ci saranno altri team: il confronto sarà soltanto tra loro due.


Non è che mi piaccia molto questa cosa...... :-?
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