E lui, indimenticabile, con una storia alle spalle che potrebbe essere un film:
Tiberio Murgia
Nato da una famiglia povera, inizia a lavorare fin da giovanissimo come manovale.
A venti anni è venditore ambulante de l'Unità, l'organo di stampa del Partito Comunista Italiano. I dirigenti della locale sezione del partito intravedono in lui particolari doti politiche e lo inviano a Frattocchie, in provincia di Roma, dove ha sede la scuola nazionale per i dirigenti del partito. Al suo rientro, sei mesi dopo, diviene segretario dei Giovani Comunisti e si sposa.
Dopo qualche tempo però inizia ad intrattenere una relazione con una compagna di partito, a seguito della quale, per lo scandalo destato, viene espulso dal PCI.
Emigra quindi a Marcinelle, il grande centro minerario belga che vede impegnati come minatori diverse migliaia di lavoratori italiani. Stabilisce una relazione sentimentale con la moglie di un collega belga e scampa rocambolescamente alla morte la notte nella quale, fintosi malato per poter amoreggiare con la donna, un'esplosione di gas uccide tutti i minatori del suo turno, compreso il marito della signora.
Rientra quindi nella sua città natale ma è costretto ad emigrare a Roma per sfuggire all'ira dei familiari di una giovane donna che corteggia nonostante sia già sposato. Nella capitale inizia a lavorare come lavapiatti in una trattoria del centro (Il re degli amici) fin quando viene notato da un'assistente del regista Mario Monicelli che lo invita in studio per un provino.
Il regista toscano gli affida il ruolo di Ferribotte (dal traghetto, o ferry boat, che unisce la Sicilia al continente), il gelosissimo e possessivo immigrato siciliano, nella banda di inesperti e pasticcioni malavitosi romani che, nel capolavoro della commedia all'italiana del 1958, I soliti ignoti, tenta di assaltare senza successo la cassaforte del Monte dei Pegni.
Murgia rimarrà fedele al personaggio e allo stereotipo caricaturale del siciliano per gran parte delle sue apparizioni cinematografiche che si articoleranno, con una certa regolarità, per tutti i 40 anni successivi, attraversando i principali generi popolari del nostro cinema recente. Essendo sardo, viene ovviamente doppiato, con cadenza sicula, da attori quali Renato Cominetti, Ignazio Balsamo e Michele Gammino. Il grande pubblico lo ricorderà certamente per la sua mimica facciale, gli occhi spesso socchiusi e le sopracciglia perennemente arcuate e folte, il capo leggermente rivolto all'indietro nella rappresentazione satirica di un siciliano diffidente e ostinato.
Lo stesso stereotipo sarà anche sfruttato in pubblicità: Tiberio Murgia infatti sarà per molti anni testimonial di una nota marca di caffè nei caroselli televisivi.
Sempre nei panni di Ferribotte prende parte al sequel de I soliti ignoti (Audace colpo dei soliti ignoti) diretto da Nanni Loy nel 1960 e, sempre al fianco di Marcello Mastroianni e Vittorio Gassman, conclude la saga nel 1987 con il film di Amanzio Todini, I soliti ignoti vent'anni dopo.
Sempre per la regia di Mario Monicelli prende parte, nel ruolo secondario del soldato Nicotra, ne La grande guerra del 1959 e, al fianco di Monica Vitti, ne La ragazza con la pistola del 1968.
Gli anni Sessanta lo vedono partecipare, sempre in ruoli di comprimario, in molte produzioni a carattere parodistico e alle commedie leggere tipiche del cinema italiano di quel periodo. Per la regia di Sergio Corbucci è al fianco di Totò ne Il giorno più corto del 1962 mentre nel 1961 aveva recitato a fianco di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia nel film L'onorata società.
Nel 1966, per la regia di Vittorio De Sica, veste i panni di un detective ne Caccia alla volpe mentre nei primi anni settanta compare in diverse produzioni appartenenti al genere decamerotico, sotto la regia di Mariano Laurenti.
Tiberio Murgia è attivo anche per gran parte degli anni Ottanta e compare in diverse delle commedie interpretate da Adriano Celentano per la direzione di Franco Castellano e Giuseppe Moccia, sodalizio artistico di sceneggiatori meglio conosciuto come Castellano e Pipolo, nonché in diversi film diretti da Nando Cicero e appartenenti a quel genere di commedia minore e scollacciata che attingendo soprattutto al vasto repertorio di barzellette popolari, vive in quegli anni un momento di breve ma intensa produzione.
Nel 2001, al fianco di Nino Manfredi, Murgia interpreta un ruolo secondario nel film di Diego Febbraro, Una milanese a Roma, nella deliziosa commedia di Vincenzo Terracciano, Ribelli per caso, con Antonio Catania.
Nel 2008 interpreta una piccola parte nel film Chi nasce tondo di Alessandro Valori con Valerio Mastandrea.