laplaz ha scritto:Nickognito ha scritto:Ma chi se ne importa, non e' che se io spendo 8 milioni e 20 anni
per ricercare fossili di felci in mozambico, allora devo guadagnare piu di un chirurgo... Un servizio non rende mica in base al costo di produzione... Se non conviene, fai altro...
Mi sì che importa, appunto, ai giocatori che sentono l'esigenza. E' esattamente di questo che si parla. Djokovic dice proprio che in relazione a quello che il tennis "produce" come introito la redistribuzione ai giocatori non è per nulla adeguata. Non lo so se il dato sia veritiero, ma diciamo che ci fidiamo.
Io puntualizzavo semplicemente, in aggiunta, che rispetto ad altri sport "globali" il tennis è indubbiamente quello in cui il rapporto spesa/ritorno economico è inferiore. Non c'è proprio paragone rispetto a calcio, basket, golf, mentre nella pallavolo per esempio i guadagni non sono altissimi (ma almeno l'investimento del giocatore professionista è nullo, sia nella crescita tecnica fin da piccolo ad arrivare al mantenimento della carriera ad alto livello). Poi ci sono i casi prettamente americani, tipo football, baseball, hockey, dove girano super miliardi come nell'NBA, ma è un mondo a sè, non li considero sport globali.
In realta' nel football americano il giocatore medio guadagna relativamente poco, considerando che le carriere durano spesso meno di cinque anni e che i team hanno roster molto grandi, con una cinquantina di giocatori. Comunque si guadagna molto meno che nell'NBA.
Tornando al tennis, si' e' vero, sarebbe bello come dice maxredo se ci fosse meno disparita', se il primo del mondo guadagnasse la meta' e il numero 300 guadagnasse abbastanza per vivere bene di quel lavoro. "Basterebbe" aumentare la dimensione dei tabelloni, disputare tutti tornei ATP a 128 o 96 giocatori invece che 48 o 32 o 28 o gia' i soldi si distribuirebbero di piu'. Volendo.
Ma il mondo non funziona cosi', lo sport non funziona cosi', alla fine il tennis e' solo un business. La gente vuol vedere giocare una decina di giocatori, non di piu', poi ogni nazione ha i suoi favoriti che hanno seguito per nazionalismo anche se non sono tra i piu' bravi. Poi ci sono giovani promesse che suscitano interesse, vecchi campioni che suscitano nostalgia... ma alla fine e' comunque un numero limitato, non c'e' niente da fare. Gli sport di squadra sono diversi. Il golf e' un'eccezione, ma anche perche' c'e' molto piu' equilibrio.
Come dice nickognito, dipende molto da sport a sport. Ci sono sport dove gia' il numero 20 va in perdita. Ad esempio, ho visto di recente il film su Tonya Harding, la pattinatrice famosa per aver (forse) fatto ferire una avversaria e raccontava come dopo le Olimpiadi di Albertville, siccome era arrivata quarta e non aveva vinto una medaglia, si era ritrovata fuori dal giro del pattinaggio e sopravviveva facendo la cameriera. Che va bene, il pattinaggio artistico non e' uno sport professionistico, ma comunque lei era allora la terza pattinatrice americana, la quarta del mondo, e ancora non bastava per vivere di quello. Niente medaglie, niente sponsorizzazioni. Non e' giusto, ma e' cosi'.
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.