Johnny Rex ha scritto:balbysauro ha scritto:e alla fine si è anche fatto una bella risata con Nole
i big 3 a inizio carriera, quando perdevano, e non solo prendendo una stesa, uscivano dal campo col fumo che usciva dalle orecchie
Poco da dire, è anche questo che conta.
Wilander quando a 18 anni perse una epica sfida davis contro Mac (oltretutto su sintetico) di 6 ore si fece poi tagliare i capelli per "punirsi" della sconfitta.
Come reagissero Mac e Connors alle sconfitte (ma anche Lendl o il pur pacatisismo Borg) era lì da vedere.
Qui Baci & Abbracci, che Onore avere diviso il campo con te, come te nessuno mai, andiamo di selfie in selfie assieme alla leggenda.
Altro che i famosi Occhi della Tigre, mi accontenterei di quelli di un gatto Selvatico, a sto' punto.
F.F.
e qui tocca il discorso sulla generazione.
Il problema e' che molti appassionati di sport guardano la cosa dal loro strano punto di vista per cui lo sport esula da tutto il resto dell'universo.
Cosa direbbero se, che so, loro figlio, quando viene loro preferito un collega sul lavoro (nel quale, comunque, sono tra i piu' bravi e piu' ricchi al mondo) comunque ci rimangono amici, ci scambiano una battuta, non hanno crisi isteriche, non se la prendono per giorni con la moglie, non sentono crollarsi il mondo addosso ma hanno anche altro nella vita, oltre al successo professionale e non mettono il loro orgoglio al centro dell'universo? Sarebbero cosi' tristi? Li accuserebbero di essere dei falliti? Magari a 22 anni?
Non lo so.
Purtroppo nello sport esiste sempre questa strana etica specifica, per cui un milionario eccellente nel suo lavoro non dovrebbe solo lavorare 8 ore al giorno e impegnarsi, ma dovrebbe disperarsi per le sconfitte, piangere, avere l'ossessione di essere il migliore al mondo e non solo uno dei migliori, odiare i colleghi, magari, rinunciare al tempo libero...
Chi lo fa viene lodato come un grande, chi non lo fa criticato.
Il tipo di educazione che un giovane oggi riceve, dove conta meno essere il primo, dove tutti vincono, anche chi perde, dove tutti sono speciali, dove la vita e' fatta da molti aspetti, e non solo la professione, dove il tempo libero e' importante, ha certo dei rischi e delle controindicazioni, ma ha per me anche dei pregi. Spero non sia Zverev, che mi sta antipatico, ma sarebbe bello avere un n.1 che non se la prende se perde, che non si prende troppo sul serio, magari umile, magari che, solo ogni tanto, a meta' match si distrae pensando al libro che sta leggendo, o alla tipa da vedere dopo. Magari, ogni tanto, dire: 'eh, i giovani di oggi dovrebbero essere come Nastase' e non come Connors e Lendl.
Al di la' di considerazioni morali, e' chiaro che la mancanza di fanatismo professionale e orgoglio e' un difetto, per un giocatore di tennis.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)