alessandro ha scritto:Per l’erasmus in atenei distanti ma italiani, è vero che già adesso i peggiori del nord cercano scampo al sud e i migliori del sud vanno a milano e Torino ma un flusso anche di migliori del nord al sud, un rimescolamento non sarebbe male.
Poi ci sarebbero le difficoltà logistiche, per un napoletano, fare 6 mesi a milano avrebbe un costo non indifferente senza poi avere la laurea milanese.
In Italia non ci sono gli alloggi universitari come in altre parti del mondo.
Ma anche l’ironica battuta di Totò è significativa. Quanto hanno avuto il militare come prima e spesso unica esperienza per venire a contatto con luoghi e persone estranei al proprio ambiente?
Poi, certo i laureati sono in Italia una élite, differenti dal pastore sardo o dal contadino delle valli trentine che un tempo vedevano per la prima volta una città e dovevano parlare in italiano.
Ma si' ma cosa ci va a fare un friulano all'universita' di Bari, va ad imparare la lingua pugliese? Se e' un'universita' peggiore della sua che senso ha andarci? In vacanza a Gallipoli se vuole gia' ci va, non c'e' bisogno dell'universita'.
Siamo nel 2020, in Italia guardiamo gli stessi programmi in tv, leggiamo gli stessi giornali, parliamo la stessa lingua, ascoltiamo la stessa musica (a parte nel napoletano che hanno i neomelodici); se dici "Fiorello" o "Jerry Scotti" tutti sanno chi sono da Brunico a Pantelleria, e' a Barcellona che non li conoscono. Voglio dire, gli scopi principali dell'Erasmus sono imparare le lingue e fare scambi culturali, e nello stesso paese hanno ben poco senso. (Il terzo scopo e' un altro, ma anche per quello e' meglio andare all'estero...
)
Ma soprattutto imparare le lingue, ma quelle straniere, non il napoletano o il friulano. Perche' si', capire Gomorra senza sottotitoli a me fa anche piacere ma non e' cosi' importante, meglio studiare il tedesco o l'inglese.
La trovo veramente un'idea sconcertante. Poi insomma, molti giovani oggi viaggiano, non stanno sempre nel loro paesino, e gia' andare all'universita' anche nella tua citta' ti fa incontrare persone diverse e "cambiare ambiente", non c'e' bisogno di arruolarsi nella legione straniera. Ovvio che un secolo fa le cose fossero molto diverse, nella prima guerra mondiale i soldati italiani provenienti da diverse zone d'Italia neanche avevano una lingua comune per parlarsi.
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.