rieccomi con le previsioni dell'ultimo DEF su quanto aumenti il futuro debito pubblico (in % del PIL) in caso di minore produttività totale dei fattori, minore indice di fertilità, e minore immigrazione (gli scenari di base sono giá utopistici):
Consiglio di scaricare l'agile e scorrevole saggio di Andrea Graziosi, che non parla solo di demografia, ma anche (a margine: il tema per cui A.G. va però tenuto prezioso riferimento è quello della storia ucraina e russa, di cui è esperto, a differenza di altri storici medievisti):
In sintesi, il problema demografico, dovuto al benessere che avrebbe portato a sempre meno figli, era già chiaro nei lontani anni trenta.
Keynes prevede futuri e continui aumenti di spesa pubblica principalmente per gestire l'invecchiamento della popolazione. Infatti, più la popolazione è anziana e maggiore è la propensione al risparmio, ovvero gli investimenti pubblici diventano sempre più inefficaci nello stimolare i consumi e dunque l'economia (come da modello keynesiano), per cui - pensavano Keynes ed eredi - servirà sempre più spesa pubblica per "risultati" sempre minori.
Nel dopoguerra, queste preoccupazioni vengono momentaneamente messe da parte per varie ragioni:
1) il baby boom
2) il fatto che le politiche (e la retorica) nataliste siano associate a regimi caduti in disgrazia: nazismo, fascismo, ma pure stalinismo
3) al contrario, le classi dirigenti dei vincitori anglosassoni sono (razzisticamente) preoccupate che mentre i bianchi figliano meno altre minoranze etniche in virtù di un tasso di fecondità maggiore finiscano per prendere il sopravvento
4) se la natalità in occidente (baby boom a parte) è in calo, però quella nel mondo cresce, da cui il timore malthusiano di diventare troppi in rapporto alle risorse disponibili.
Da notare come tutti questi punti (a parte il primo) dominino tuttora il dibattito pubblico occidentale. Ma sono quattro cazzate.
1) il baby boom fu tale solo in USA (il tasso di fertilità arrivò a 3,5), Canada, Nuova Zelanda, Australia, mentre in Europa fu di portata assai più contenuta (nella percezione comune, si sovrappose al maggior numero di neonati l'aumento dell'aspettativa di vita). E comunque terminò ovunque.
2) argomento solo retorico
3) meno male che ci sono gruppi etnici che tirano su la media
4) gli esseri umani sono uguali in tutto il mondo. Se da qualche parte figliano di più è perché in quel momento le condizioni di contorno sono diverse. Come arriva il benessere figliano di meno. La popolazione mondiale cresce ormai poco più dell'1%, la Cina ha smesso, l'India poi smetterà l'India. Poi continuerà ad aumentare l'Africa, che però dopo un pò si allineerà agli altri.
In tutto questo gli USA hanno seguito un'altra strada rispetto all'Europa in virtù della loro riforma sull'immigrazione del 1965. Aprendosi all'immigrazione extra-europea hanno abbassato la loro età media e aggiustato il loro tasso di fecondità (che è rimasto sopra la soglia di riproduzione fino al 2010).
Quello che è accaduto in Europa è che per un pò si è messo una toppa ad una tendenza già manifesta prima della guerra. Toppa fornita, prima e più del baby boomlet, dal fenomeno di cui tanto si (pre)occupò Pasolini: il passaggio dei contadini dalla campagna alla città (soprattutto del nord). Il mondo contadino fu una grande riserva a cui attinse il sistema produttivo (fra l'altro i contadini inurbati portavano con sè anche capacità imprenditoriali/aziendali), riserva che dopo di allora non esiste più, ovviamente.
Il risultato sulla composizione anagrafica è questo:
Graziosi accenna alle cause. A parte l'emancipazione della donna, diritti, contraccettivi (che sono un dato di fatto), e le difficoltà di conciliare lavoro e figli (che si possono mitigare solo facilitando la vita lavorativa ad una madre o potenziale tale; mentre all'opposto molti discorsi da destra tendono a voler porre una scelta fra lavoro e maternità), e i matrimoni/convivenze ritardati, e l'individualismo, e "l'illusione di eternità", altre motivazioni rimandano al cambio di paradigma fra società contadina (i figli non sono un sacrificio ma un investimento che ripaga nel giro di pochi anni) e urbana (i figli sono un bene per la collettività ma un sacrificio per i singoli individui). Con lo sviluppo del sistema previdenziale e dell'assistenza sanitaria, col benessere e il risparmio, il figlio perde l'utilità materiale anche sul lungo periodo (o almeno, cosí può essere portato a supporre più o meno inconsciamente un trenta-quarantenne).
La conseguenza è una società influenzata da molti anziani, soli (essendoci molti figli unici), reazionari, rivolti al passato. Coi giovani che pesando sempre meno ed avendo sempre meno risorse sono anch'essi sensibili ai richiami più populisti.