NNick87 ha scritto:Ha vinto al terzo con un 4.3 e perso in due da un 4.2.
In alcuni casi la classifica è solo u
n numero.
Maledetto Stalker
L'aggeggio infernale però non ti dice che: con il 4.3 (già passato 4.2, 35enne ex calciatore e boxeur bolognese, ma alla fine l'ho stroncato comunque
) ero 6-3 3-0 e ho avuto 3 palle per il 4-0 sprecandole, poi due per il 4 a 1 poi ho perso il set di schianto 3-6
Certo, scemo io a non chiudere una partita già vinta, ma mi tengo il merito di essermi poi ripreso nel terzo, quando in effetti chiunque, a partire da me stesso, mi avrebbe dato per spacciato. Incornati sul 4 pari abbiamo giocato (sul suo servizio) il game (per distacco) più lungo della mia storia tennistica: 40 minuti abbondanti (totale match: quasi 4 ore
), più di 20 vantaggi, dei quali più di una dozzina mie palle break. Poi, liberatomi di questo incubo ormai divenuto quasi farsa, ho finalmente chiuso in scioltezza (e non era comunque scontato anche se il mio avversario, per ovvie ragioni, si stava ormai sbriciolando).
Insomma: tennis demmerda, ma rognosità agonistica ai massimi livelli.
Il 4.2 è un meledetto ventenne (alla fine anche io mi sono ritrovato nella triste condizione di enunciare la deprimente frase: "hai la metà dei miei anni"
) countepuncher toppatore che nel turno prima ha vinto un match assurdo con un 4.1 forte con gran dritto e servizio, difendendendosi come un gatto attaccato dove sapete voi. Gli mancano 20 punti per 3.5. Ciononostante, lo considero, con buone ragioni, complessivamente scarso: ma io ho giocato un match osceno (doppi falli a go go, addirittura
smash sbagliati ), come spesso mi sta succedendo ormai negli ultimi due mesi, mesi di forma mediocre se non peggio, e ho meritato di perdere indegnamente.
E, se vuoi saperla tutta, con questo caldo africano demmerda fatico a dormire e in campo sono uno straccio: stanco e nervoso come un serpente a sonagli (anche in quest'ultiomo match non ho distrutto la racchetta contro un palo solo perché ormai da qualche anno ho deciso per principio che è cosa da non farsi in nessun caso, e, kantianamente, resto fedele al mio imperativo morale). E QUESTA NON E' UNA SCUSA