...And Justice For All

Dibattito sulla vita sociale, sui problemi politici e sui microchip nei vaccini
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Rosewall
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da Rosewall »

riporto dal libro di Fiandaca (e Lupo).

Il tempo in cui la magistratura cambiava per poter contrastare terrorismo e mafia è anche quello in cui mutava la natura giuridica delle forze di polizia (smilitarizzazione) e nasceva un servizio segreto civile, il Sisde (1977). In precedenza, esisteva solo il servizio segreto militare, che ha cambiato nome (Sifar, Sid, Sismi) in relazione alle periodiche epurazioni e ristrutturazioni cui è stato sottoposto. I grandi leader democristiani se ne fidavano, ma sino a un certo punto. Di certo non se ne fidavano le forze di sinistra e ancor meno i cittadini orientati a sinistra, consapevoli del fatto che sin dal dopoguerra ne facevano parte elementi dalla forte vocazione anticomunista e che dopo il ’69 la strategia della tensione si era realizzata grazie a loro fosche quanto indefinibili «deviazioni». Dall’81, l’acquisita consapevolezza del diffusissimo inquinamento piduista di entrambe le gerarchie, la civile e la militare, non poté non accrescere questa sfiducia. Nondimeno, proprio in quel momento storico la battaglia contro terrorismo e mafia obbligava un Pci con ambizioni di governo a prendere atto che uno Stato democratico ha bisogno anche di capacità repressive, e di istituzioni a questo deputate.
Mori riconosce che il suo diretto superiore al Sid, generale Gianadelio Maletti, può essersi trovato in «conflitto con gli indirizzi delle autorità politiche italiane», visto che prendeva a modello il regime dittatoriale dei colonnelli greci. Definisce invece « fedele allo Stato, alle sue istituzioni» il suo comandante in capo, generale Vito Miceli38. Noi rileviamo solo che costui fu incriminato nel 1974 (e poi assolto) per complicità nel golpe Borghese, che risultò iscritto nelle liste della P2 e che alla fine, dovendo scegliere da chi farsi candidare in Parlamento, optò per il Movimento sociale. Qualche grave distonia con gli indirizzi di fondo della Repubblica, dunque, c’era. Se ne tenesse conto, Mori potrebbe forse spiegarsi quello che non si spiega: perché «i Servizi segreti in Italia sono sempre così chiacchierati»39.
Lasciato il Sid, Mori entrò nel ’75 nel neo-costituito Nucleo antiterrorismo di Dalla Chiesa. Nel libro-intervista spiega le novità operative introdotte in quell’ambito. Racconta dei metodi di raccolta dati che prevedevano anche l’infiltrazione nelle file nemiche, rievoca lo scioglimento del Nucleo nel ’76 e il danno che ne derivò a causa della «dispersione delle conoscenze» e del personale esperto. Parla della sua ricostruzione nel ’77, dei suoi successi, del suo nuovo scioglimento alla fine del ’7940. Trae anche interessanti conclusioni interpretative da questa vicenda un po’ schizofrenica. Si rese necessaria, dice, la formazione di corpi investigativi ad hoc, sia nella lotta contro il terrorismo sia in quella contro la mafia. Ne derivarono però anche diffidenze, da un lato nel pubblico e dall’altro negli apparati ordinari dello Stato. Si temette che l’innovazione «avrebbe sovvertito pericolosamente l’ordinamento collaudato delle strutture di polizia tradizionali, provocando dualismi, concorrenze potenzialmente disgreganti. [...] Questa è stata la maledizione di tutti i reparti ‘speciali’, da quello del generale Dalla Chiesa, al Ros»41.
Io rileverei il parallelismo tra questi conflitti e i «veleni» interni alla magistratura cui già abbiamo accennato: in entrambi i casi parliamo di stridenti sovrapposizioni tra vecchio e nuovo, tra ordinario e speciale.
Mi viene in mente un caso intrigante, che seguo nella bella ricostruzione di Miguel Gotor. Siamo nell’ottobre 1978, nel covo brigatista di via Monte Nevoso a Milano, dove fanno irruzione i carabinieri rinvenendo documenti elaborati nel periodo del sequestro Moro. Solo alcuni, però, perché altri documenti, altrettanto importanti, saranno rinvenuti solo nel 1990 in quello stesso luogo che, pure, è stato nel frattempo tenuto sotto sequestro. Come mai nessuno se ne era accorto per dodici anni? O magari erano stati trovati, segretamente schedati e poi riposti dov’erano prima? È anche difficile capire a chi siano da addebitarsi le disattenzioni e/o gli intrighi. I reparti dei carabinieri coinvolti sono infatti due: da un lato quello di Dalla Chiesa, che fa irruzione nel covo ed è il primo ad analizzare il materiale; dall’altro il comando competente per via territoriale, il quale protesta rivendicando la propria supremazia. Questo addirittura minaccia di arresto per insubordinazione l’ufficiale alla guida del gruppo «speciale», costringendolo a ritirarsi immediatamente con i suoi uomini. In questo modo resta padrone del covo e della documentazione in esso occultata. Conflitto istituzionale? Conflitto tra fazioni?42
Ma torniamo ai colloqui tra Mori, De Donno e i due Ciancimino, di cui la memoria fornisce un spiegazione che può sembrare minimalista:
Il mio intento [...], in quel drammatico periodo segnato dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, era quello di acquisire il maggior numero di elementi informativi possibili su «cosa nostra», rivolgendomi non ai soliti confidenti da quattro soldi, ma a chi ritenevo in grado di fornirmi indicazioni utili a contestualizzare ciò che stava accadendo43.
Mori nega di aver largheggiato in promesse. Si sarebbe limitato a dire all’ex sindaco: «i vari Riina e Provenzano si presentino e noi tratteremo bene le loro famiglie»44. I pentiti la raccontano diversamente? Dice «scarsamente attendibili le affermazioni degli uomini di mafia quando, invece che di fatti personalmente vissuti, riferiscono eventi appresi da altri», anche perché ogni informazione – quali che siano gli ambiti cui è riferita – viene riportata al «loro criterio di valutazione», al loro «originario ambito mafioso»45. La racconta diversamente Ciancimino jr.? Mori osserva quanto costui si sia squalificato tramando e falsificando documenti – in particolare a danno del prefetto Giovanni De Gennaro. Evidenzia la predisposizione del personaggio ad alimentare polveroni, in particolare quello su un onnisciente «signor Franco», che sarebbe stato l’interfaccia del padre nei Servizi, ma di cui si è rifiutato di precisare l’identità (non si è potuto appurare nemmeno se un tale personaggio sia mai esistito). Quanto al papello, Mori afferma di non averlo mai ricevuto, e ritiene che Ciancimino figlio abbia presentato come tale ai magistrati uno degli appunti presi dal padre in vista della scrittura di un libro46.
Il generale definisce la sua iniziativa di carattere personale, sostiene di non essere stato delegato a trattare da nessuno. Ben difficilmente, spiega, piani organici avrebbero potuto prendere forma in quella fase convulsa, tra il fragore delle bombe e la «gravissima crisi delle istituzioni» derivante da Tangentopoli. Il concetto della Trattativa con la T maiuscola – dice – deriva nei suoi accusatori e nel dibattito pubblico da un meccanismo di razionalizzazione ex post; quanto al resto, nessun Dizionario della Crusca potrà rendere «inequivoci» termini come «contatto, approccio, rapporto», o appunto «trattativa»47.
Nella memoria Mori nega di aver preso iniziative men che legali. Rifiuta anche, con sdegno, l’accusa di aver «perseguito obiettivi di politica criminale»48. Ma bisogna chiarire cosa intendono con quest’espressione i suoi accusatori, e cosa intende lui. In linea generale, noi potremmo pensare che agli investigatori del suo livello spetta proprio di perseguire obiettivi di quella natura. Nel libro-intervista, forse, si sente anche lui più libero di esprimersi: ammette che l’applicazione di metodi tipici dei servizi segreti alle indagini sia sul terrorismo sia sulla mafia implica
aspetti apparentemente discutibili, comportamenti e decisioni borderline. Che potrebbero anche configurare la ‘provocazione’ o l’‘omissione di atti d’ufficio’, e quindi potrebbero trasformare gli uomini impegnati sul campo e i magistrati che li seguivano in autori di reati anche gravi. Ma, come ho spiegato, a volte bisogna lasciar ‘andare via’ qualcuno per arrivare, attraverso di lui, agli altri che non conoscevamo ancora49.
A questa modalità «poco ortodossa» (lasciare integri alcuni fili per ricollegarvi indagini future) l’investigatore riconduce la scelta di non perquisire l’abitazione di Riina, in cui peraltro – così dice – non pensava e non pensa fosse custodito niente di importante50. (Ognuno può valutare le eventuali somiglianze tra questa storia e quella di via Monte Nevoso.) Tra quanti non gradivano queste tattiche eterodosse citiamo Martelli, il quale ha spiegato agli inquirenti di essersi «adirato» alla notizia dei colloqui tra i due ufficiali e Ciancimino sr. Non intravedeva allora il rischio di contaminazioni illecite tra Stato e mafia (il sospetto gli è venuto molti anni dopo). Era convinto piuttosto che la logica autonomistica in cui si muoveva il Ros recasse un danno all’unitarietà (all’efficacia) dell’azione di polizia. «Avevamo appena creato – così spiega le sue perlessità – una struttura unitaria di tutti i segmenti di intelligence dei corpi di polizia [la Dia], e mi chiedevo ma perché diavolo i Ros devono agire per conto loro»51. Siamo ancora alla «maledizione dei reparti speciali» (Mori), effetto-frantumazione e conflitti relativi; nonché al carattere caotico della transizione del ’92-’93.
Scrivono nella sentenza del giugno 1998 i giudici di Firenze: «Non si capisce come sia potuto accadere che lo Stato, in ginocchio nel 1992 – secondo le parole del gen. Mori – si sia potuto presentare a Cosa Nostra per chiederne la resa»52. A me sembra che la contraddizione del generale, se esiste, si spieghi alla luce dell’ambiguità delle transazioni di cui discutiamo. È certo che egli si sentiva rappresentante di uno «Stato» sotto choc, è probabile fosse nel contempo ben consapevole che per la mafia quella dell’escalation terroristica era una strada senza uscita. Più in generale, nell’Italia minacciata dallo stragismo, è possibile che lui o qualcun altro, nel variegato mondo degli organi di polizia e di sicurezza, si sia proposto di sfruttare le contraddizioni della controparte. Qualcuno può avere avviato, più o meno autonomamente, trattative con la leadership dell’organizzazione, o con qualche sua fazione, o con qualche suo satellite; magari (perché no?) col retro-pensiero che le promesse sarebbero state onorate solo in minima parte, si sarebbero ridotte ad agevolazioni ai familiari dei detenuti, a qualche alleggerimento delle condizioni di qualcuno di loro. Il reato di trattativa non esiste, e per fortuna. Infatti, come dice Mori stesso, il campo di applicazione del termine è difficilmente delimitabile – ragione non ultima, forse, del suo successo sullo scenario pubblico.
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
tennisfan82
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da tennisfan82 »

Mimmo Lucano condannato dal tribunale di Locri ad oltre 13 anni di carcere, il doppio di quanto richiesto dai PM.
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uglygeek
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da uglygeek »

tennisfan82 ha scritto:Mimmo Lucano condannato dal tribunale di Locri ad oltre 13 anni di carcere, il doppio di quanto richiesto dai PM.
E' veramente troppo!
Qualche settimana fa ci furono le sentenze dl processo al clan Casamonica e quasi nessuno degli imputati ha preso piu' di dieci anni, e hanno fatto ben altro.

Tra parentesi, la fiction su Lucano non e' poi mai andata in onda.
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da tuborovescio »

https://www.ilfoglio.it/giustizia/2021/ ... o-3047795/

La condanna di Mimmo Lucano è il totale ripudio del buon senso

ADRIANO SOFRI 30 SET 2021

Che sciocchezze si dicono sulle sentenze. “Non si commentano!” – figurarsi. Poi succede davvero che paiano incommentabili, che lascino, a tutta prima, senza parole. Bastonate fra capo e collo, da tramortire. Forse, ci si dice, bisogna smettere con la pretesa di capire. Forse sforzarsi di capire è un cedimento all’assurdo, gli restituisce una razionalità. Eravamo stati sbalorditi dall’oltranza di una pubblica accusa che aveva preteso per Mimmo Lucano una condanna a 7 anni e 11 mesi – 8 anni, insomma, addolciti come i prezzi al mercato: 7 euro e 99 centesimi. Poi il presidente ha letto, prima le singole tariffe, poi il totale: 13 anni e 2 mesi.


Poco dopo era già su YouTube, guardavo l’uomo che leggeva, chissà che la fisionomia, il taglio dei capelli, desse qualche indizio. Guardavo la giudice donna e quello uomo, gli altri due del collegio giudicante, speravo di rintracciare dei sentimenti a latere: si erano trattenuti quattro giorni in camera di consiglio, avranno almeno avuto dissensi, aspri magari, dopotutto avevano alle spalle non solo un’opinione pubblica commossa e turbata ma pronunciamenti giudiziari i più diversi e contrastanti, misure gravi prese e revocate.



Ma i giudici a latere stanno in silenzio alla lettura della sentenza, e hanno la mascherina, così non traspariva almeno dalle loro facce un’amarezza, un disappunto – si trattava della vita di un uomo e delle altre 26 persone giudicate con lui. Mi è balenato un pensiero risolutivo: è una sentenza suicida. Il diritto ha infatti escogitato stratagemmi capaci di capovolgerne l’assurdità. Possibile? No, purtroppo no: dev’essere ancora peggio di così.


Io (e anche voi che non avete termini di paragone strettamente personali) non fatico affatto a capire, a sentire, che cosa abbia provato Mimmo Lucano mentre gli leggevano la sentenza, capo d’imputazione dietro capo d’imputazione (otto ne aveva addosso, un campione di sollevamento pesi: associazione per delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina). Lo capisco Mimmo, lo sento, gli sto a fianco, per quel che vale: un po’ vale. Non è su di lui che mi interrogo, l’ho già fatto da quando questa burrasca si è alzata e l’ha scaraventato giù dal prestigio che si era meritato con la frazione alta del suo paesello, e aveva roso d’invidia e di livore i tanti umani troppo umani dai pomeriggi grigi, offesi dalle classifiche che facevano di Mimmo un eroe in carne e ossa, e di Riace, il giacimento degli eroi di bronzo, il suo regno. Se mi propongo nonostante tutto di provare a capire, è sul giudice che devo interrogarmi, quello che ha letto la sentenza, quello che è stato attento a raddoppiare la richiesta esosa della pubblica accusa, ma non esattamente, che sarebbe stato grossolano, 15 anni e 10 mesi, no: 13 anni e 2 mesi, la piccola asimmetria è condizione di grazia.


Si chiama Fulvio Accurso, e io sono un topo di Google, miniera che non tradisce. Ha 58 anni, è nato a Reggio Calabria, è stato pubblico ministero a Reggio, giudice e poi presidente della sezione penale a Locri, poi presidente facente funzione del tribunale fino a febbraio 2021. Allora, dopo una vacanza di quasi un anno (il precedente era stato promosso a Catanzaro) il Csm vota all’unanimità per il successore: la giudice Gabriella Reillo, del tribunale di Catanzaro. Voci locali si levano a denunciare indignate che non un solo voto sia andato al giudice Accurso, candidato naturale all’incarico che già ricopre di fatto. La nominata Reillo (altra voce locale) “rinuncia all’incarico, dimostrando un’enorme sensibilità per la situazione che si stava venendo a creare, e il Consiglio superiore della magistratura è tornato sui suoi passi chiudendo questa situazione incresciosa nell’unico modo possibile: quello giusto”. A maggio Accurso, con la controfirma di Cartabia, è presidente effettivo del tribunale, nel quale sta guidando da tempo il processo a Lucano Domenico, ex sindaco di Riace. Le cronache nazionali, intermittenti come sempre, segnalano una mossa falsa del pm, Michele Permunian, che denuncia in aula la candidatura di Lucano alle elezioni regionali, a conferma del suo disegno di sfruttare le supposte malversazioni per la propria ambizione elettorale (Mimmo Lucano, fuori dal breve confine di Riace, aveva sempre rifiutato candidature appetitose, compresa quella all’Europarlamento). Qui non si fa politica, si fa un processo, tagliò corto Accurso, e fece ben sperare.


Ma lasciatemi procedere nell’improvvisato bottino di notizie sull’autore primo della sentenza che ieri ha tramortito gli italiani (e gli stranieri) non incattiviti. Nel dicembre 2017 gli studenti del Liceo “Mazzini” di Locri incontrano nel loro auditorium “il dott. Fulvio Accurso, che ci ha fatto emozionare, raccontandoci del progetto ‘I colori della Legalità’”. Accurso li ammonisce a non pensare ai detenuti come a un “noi e voi”, ragazze e ragazzi visiteranno il carcere e pubblicheranno un giornalino, “Oltre le sbarre”. L’antefatto, riferisce un conoscente di Accurso, coach di professione, è che lui “è un uomo di legge, ma anche un artista. Ama dipingere e circondarsi di musica, colori e bellezza. Il giorno in cui si è insediato ha capito che era inaccettabile per lui lavorare in locali fatiscenti e degradati, come le strutture a cui siamo abituati. Nel giro di poche ore Fulvio ha cominciato a far fiorire le sue idee, proponendo un restauro a ‘costo zero’ per lo stato. L’idea è stata accolta con entusiasmo dal presidente del tribunale e hanno aderito con lo stesso fervore il direttore delle carceri di Locri, l’ordine degli avvocati, l’amministrazione comunale, una compagnia di assicurazioni e tutto il personale del tribunale. Un’idea geniale, una colletta tra magistrati, un contributo degli avvocati per i materiali, l’assicurazione che ha coperto i rischi, il tifo del personale del tribunale e l’opera di quattro giovani detenuti, tutti a fine pena e su base volontaria, hanno dato vita al progetto ‘I colori della legalità’. Il tribunale di Locri, a seguito di questo progetto, è stato inserito quale ‘primo tribunale d’Italia tra le best practices del Csm’ per operazioni di tal genere”. Per parte sua, il giudice Accurso testimonia: “Ho chiesto ai quattro uomini: siete felici?”. “Siamo felicissimi dottore!” (e il Csm, poi, avrebbe votato all’unanimità l’altra candidata: com’è ingiusta la vita!).


Sto mettendo in buona luce il giudice Fulvio Accurso? Me ne guardo. E tanto meno sto ripetendo la cantilena della vita che è chiara e scura. Casomai, nel nostro caso, si mostrerebbe bianca e nera. Nerissima è la pagina che il collegio di Locri ha appena firmato sulla pelle del bravo sindaco (e dei coimputati, troppo trascurati dalle cronache: la compagna di Lucano, Lemlem Tesfahun, 4 anni e 10 mesi; Cosimina Ierinò, segretaria dell’associazione Città Futura, 8 anni e 10 mesi; Annamaria Maiolo, presidentessa di Oltre Lampedusa, 6 anni, come Salvatore Romeo e Jerry Tornese, e così via).


La condanna sarebbe stata penosa, salvo che si fosse ridotta al riconoscimento simbolico che, nell’intento di far bene e supplire all’incapacità di accoglienza pubblica, Lucano e la sua gente avevano trasgredito regolamenti e pastoie: come nella vicenda delle cooperative per i rifiuti e i loro favolosi asinelli. Sarebbe suonata odiosa, perché inutilmente crudele ed esemplare, se avesse accolto la richiesta della pubblica accusa. Ma la condanna pressoché raddoppiata non è solo il ripudio del buon senso confrontato con la lettera della legge, né la severità feroce che respinge come intrusa umanità e buon senso: è una bravata. Per far riuscire il calcolo, ha dovuto negare agli imputati, incensurati, le stesse attenuanti generiche, e negare la ovvia continuazione del reato. Perché? Bisognerà che lo spieghi lui, il giudice, e immagino che vorrà tenere per sé la stesura delle motivazioni, dopotutto è la gran festa della sua vita. Ma le motivazioni non basteranno. Dev’esserci qualcosa d’altro in una simile messinscena della giustizia, in una simile rivalsa sul suo pubblico tramonto. Sapete che cos’è una sentenza suicida. E’ una sentenza deliberatamente assurda, e assurdamente motivata, per garantirsi l’annullamento nei gradi successivi. Un inganno vergognoso, di solito perpetrato per rivalersi da giudici togati e soprattutto dai giudici popolari dell’assise che abbiano imposto un’assoluzione non voluta dal presidente. Qui, dove tutto sembra ribaltato, la sentenza sfida l’assurdità a vantaggio dell’oltranza. Fama del piccolo sindaco, popolarità nazionale, classifiche internazionali che lo mettono al secondo posto fra i sindaci del pianeta, al quarantesimo dei cento personaggi più influenti, alla candidatura al Nobel: una carriera che va schiacciata col doppio della tracotanza. Ha creduto di “dominare” Riace (così l’accusa) rendendola extraterritoriale, facendosi la sua propria legge, procurando matrimoni di donne straniere e facendo ripulire il paese coi somari, fottendosene dello stato. E lo stato gli ha dato ripetutamente ragione; un gip (nessun lucro, solo superficialità e malcostume), una volta su due una prefettura (autorità che quando non sapevano dove sbattere la testa gli mandavano migranti cui provvedere con tanto di ringraziamenti ed elogi), una volta la Cassazione (che l’ha fatto tornare a Riace), ma quello è uno stato che periclita. Lo stato sono io, 13 anni e 2 mesi, tredici anni e due mesi. E lui è Mimmo Lucano, piccolo, percosso, attonito. Non ha intascato un solo denaro per sé, in tutta questa vicenda, hanno dovuto ammettere. Ma ha lucrato per la reputazione, per la vanità… Oggi, di sé, dice di sentirsi finito. Finito Mimmo, è il momento malinconico di interrogarsi sulla reputazione, sulla vanità, di un giudice, di un collegio di giudici. E il famoso prepotere delle procure ha avuto anche lui la sua lezione: doppiato, anche lui.


Riace non c’è più. Il successore di Lucano era ineleggibile, restò appena il tempo di cancellare un’intitolazione a Peppino Impastato. “Xenia”, hanno chiamato in procura l’operazione di pulizia etica di Riace. Un fatuo ricordo di Magna Grecia, di Locri Epizefiri. Disambiguazione: c’è una marca di bibite e cracker, una nave, un’auto, dei villaggi anglosassoni, un film, una termoplastica, un nome proprio, un asteroide, una raccolta di epigrammi di Marziale, una di Montale. “Xenia” erano i cibi che si mettevano nelle stanze degli ospiti dopo il primo giorno di accoglienza, perché si sentissero come a casa loro. Pollame, uova, verdura, frutta e altri prodotti della campagna. E dipinti, che ornassero le domuncolae o le dispense degli ospitati. E’ Vitruvio, sembra la descrizione di Riace com’era. Come non sarà più. Fiat iustitia et pereat mundus. Sia fatta giustizia, vada in malora il mondo.
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da Monheim »

Messina Denaro, maxi-blitz in Sicilia: 20 perquisizioni nella valle del Belice per cercare il boss latitante di Cosa Nostra
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/1 ... a/6339052/
tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
Villo ha scritto:Questo sport dà una chance a tutti.
Horst Tappert ha scritto:Il mio personaggio piace perché rappresenta l'ordine.
chiaky ha scritto:Sempre meglio il tuo pene su onlyfans che la faccia di Speranza in televisione.
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da klaus »

ANSA - Tenta di rapire una bimba da un passeggino, arrestato a Torino

Ha tentato di rapire una bambina di nove mesi dal passeggino, ma è stato fermato e arrestato dalla polizia municipale. E' accaduto in un bar di Torino.

In manette, per sequestro di persona, è finito un professore di liceo di 57 anni, con un precedente per tentato omicidio, in cura al Reparto Psichiatrico dell'ospedale Molinette. L'uomo, che ha rischiato di essere linciato dalle persone presenti nel bar, aveva smesso da qualche tempo le terapie consigliate. Sembra che negli ultimi giorni non si fosse più presentato al lavoro.


Non lo trovate un po' inquietante. Io spero sia il solito articolo scritto male....
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da alessandro »

klaus ha scritto:ANSA - Tenta di rapire una bimba da un passeggino, arrestato a Torino

Ha tentato di rapire una bambina di nove mesi dal passeggino, ma è stato fermato e arrestato dalla polizia municipale. E' accaduto in un bar di Torino.

In manette, per sequestro di persona, è finito un professore di liceo di 57 anni, con un precedente per tentato omicidio, in cura al Reparto Psichiatrico dell'ospedale Molinette. L'uomo, che ha rischiato di essere linciato dalle persone presenti nel bar, aveva smesso da qualche tempo le terapie consigliate. Sembra che negli ultimi giorni non si fosse più presentato al lavoro.


Non lo trovate un po' inquietante. Io spero sia il solito articolo scritto male....
soprattutto se per "lavoro" intende insegnare in un liceo.

comunque, a parte questo articolo, ci sono professori completamente fuori di testa e dannosi per la salute mentale e l'autostima sei ragazzi che non li puoi rimuovere nemmeno con le cannonate. non parlo si semplice incapacita' a spiegare o la conoscenza piu' o meno scarsa della propria materia ( che sono aspetti paradossalmente meno importanti) ma proprio capaci di danneggiare gli studenti che sono in fase di formazione soprattutto i primi anni delle superiori.
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da Nickognito »

Per la gestione dei migranti, per questo suo famoso sistema di accoglienza diffusa, un sistema ammirato in tutto il mondo, e su cui è venuto a girare un cortometraggio persino Wim Wenders, qui sono arrivati fino a 3 milioni di euro l'anno. E però, colpisce. Provi a capire come era Riace, ora che è tutto finito, cosa era, cosa non ha funzionato: e non trovi un numero. Quanti abitanti effettivi ha, per esempio, a prescindere dal dato formale dei residenti? Cioè, quale era realmente la proporzione tra italiani e stranieri? E gli italiani, che età hanno, in media? E che reddito? Quanti migranti sono stati qui? Più di 6mila, dicono. Ma che significa? Per quanto tempo? E ora, dove sono? Riace gli è stata utile? Hanno imparato, tipo, un po' di italiano? E queste associazioni a cui era affidato tutto, che bilancio avevano? E quanti dipendenti? Selezionati come? Quante spese organizzative rispetto alle spese sostanziali?
In tutti questi anni, è stato rendicontato poco o niente.
E spesso, in modo solo generico.
L'unico numero certo qui è quello che il 26 maggio, quando è stato eletto il nuovo sindaco, è stato battuto dalle agenzie di stampa di mezzo mondo. 24. I voti per Mimmo Lucano.
Ed è un numero sbagliato.
24 sono i voti che ha avuto la lista di Fratoianni alle Europee.
Eppure, Riace non ha che 2.313 abitanti. La stazione è un binario e basta, senza biglietteria né niente. Poi c'è una farmacia, e di fronte, un bar e un tabaccaio. Fine di Riace Marina. Che è una delle due parti di cui si compone Riace, ed è sostanzialmente una fila di villette strette tra il mare e la statale. 300 metri più su, a sette chilometri, c'è Riace Superiore. Con la piazza del municipio, la chiesa, un bar, una salumeria e un piccolo alimentari, altri due bar e il tabaccaio. Sono collegate da due corriere al giorno. E cioè, dall'autostop.
Il primo che si ferma ha un fuoristrada da oltre 40mila euro. E quando gli dico che sono una giornalista, mi dice subito: L'ho comprato a rate. Fa il muratore.
Sono quasi tutti operai, qui. E, curioso: molti hanno un SUV. Moltissimi.
E hanno tutti lavorato nell'accoglienza.
Tra progetti ordinari e progetti di emergenza, tra SPRAR e CAS, Riace aveva circa 300 posti. Ma a tratti, in base agli sbarchi, in base a guerre e carestie, i migranti erano più del doppio. Gestiti da Città Futura, l'associazione fondata nel 1999 da Mimmo Lucano, e altre sei associazioni minori. Ma capire come, è complicato. Google non ha molte informazioni. E quindi, l'unica è telefonare alle associazioni. Una a una. Inizio dal Girasole. Da Maria Taverniti, la sua presidente. Mi hanno detto che è a casa, vorrei chiederle se posso passare un momento. Ma mi dice: Non sono a Riace. Dico che sto qui tutta la settimana, mi dice: Non so quando torno. Chiedo allora se posso passare in sede. Mi dice che è chiusa. Se posso parlare con uno degli operatori. Mi dice che non c'è più nessuno. Chiedo se c'è un sito web da cui avere un'idea delle attività. Non c'è. Un documento, un volantino, un vecchio articolo di cronaca locale: niente.
Non trovi un pezzo di carta, qui.
In compenso, trovi le intercettazioni della Guardia di Finanza. Che ha indagato su Riace per 18 mesi. Il 2 settembre 2017 Mimmo Lucano è con Cosimina Ierinò, la sua segretaria. Ed è inferocito. Sono arrivati i fondi da Roma, e ha girato al Girasole 95mila euro: ma i fornitori continuano a chiamarlo, perché non sono stati pagati. E anche gli operatori. 95mila euro. E non bastano? "Sono dei ladri matricolati!", dice.
Dal Girasole si difendono, dicono che hanno pagato quello che hanno potuto. Che quella è solo parte dei fondi. Che quando da Roma arriverà il resto, pagheranno il resto. Ma Cosimina Ierinò è lapidaria. "Si sono fregati tutto", dice.
E la Guardia di Finanza ha decine di intercettazioni così.
Secondo la Procura di Locri, guidata tra l'altro da una toga rossa, Luigi D'Alessio, che ha ripetuto più volte alla stampa che su Riace spera davvero di essersi sbagliato, nei tre anni esaminati quasi il 30 percento dei fondi è stato usato per tutto tranne che per i migranti. Per intestarsi case. Per ristrutturare e arredare immobili estranei ai progetti di accoglienza, per concerti e festival vari. E dai conti correnti delle sette associazioni mancano all'appello 2 milioni di euro: prelevati senza giustificazione contabile. Di certo, parte sarà stata spesa per i migranti. E sarà dimostrato in aula. Ma altrettanto di certo, molte delle fatture in archivio sono, diciamo, discutibili. Per una delle case risultano comprati 87 materassi e 131 cuscini, un cartolaio ha venduto mobili. E una Fiat Doblò ha avuto rimborsi benzina per 695 km al giorno.
Il 30 agosto 2016 una 32enne del Ghana ha incassato un assegno di 10.591 euro per due mesi di lavoro. Fa treccine ai capelli.
Il 22 agosto 2017 Tonino Capone, presidente di Città Futura, parla con un amico, e spiega che preferisce spendere i fondi che avanzano, piuttosto che restituirli a Roma a fine anno. "Se si deve trovare qualcosa andiamo, e troviamo un po' di fatture [...] Che so, ci sono 3mila euro, ci sono 10mila euro che devono ritornare indietro. Andate, e vi scegliete una camera per i ragazzi [...] Ma mica gli torno i soldi indietro".
Si sente Mimmo Lucano dire: "Quello che ho scoperto è devastante".
Con altri 26 imputati, è accusato ora di associazione a delinquere per reati contro la pubblica amministrazione. Il processo è iniziato l'11 giugno.
Bahram Acar aveva 32 anni, quando è sbarcato sulla spiaggia di Riace. E ricorda ancora quella notte. In cui al buio, cercava la strada per Roma. Era il 1998. All'epoca, non esistevano SPRAR e CAS, CIE e CARA, e quindi, semplicemente, si è trovato un lavoro. "Negli ultimi tempi", ammette, "Riace non era che un parcheggio. I migranti avevano tutto pagato. Anche le sigarette. E quindi, ciondolavano tutto il giorno", dice. "Ma anche le associazioni. Assumevano amici e parenti, invece di operatori qualificati. Erano in 10 per 10 migranti. Non aveva più senso", dice. Dicendo quello che ti dicono tutti, qui. Ma proprio tutti. Delineando una parabola che inizia nel 1998. Inizia con quel primo peschereccio alla deriva. E per dieci anni, tutto viene gestito in modo artigianale. Ma inappuntabile. Di quei 2.313 residenti, 470 sono stranieri che si sono fermati qui. Di 38 diverse nazionalità. "Poi, però, i numeri sono cambiati", dice Adelina Raschellà, l'edicolante. "Ed è saltato tutto", dice. E per numeri, non intende i numeri dei migranti: intende i fondi. I fondi pubblici. Perché sono aumentati i migranti, sì. Ma il denaro: è quello che ha sfasciato tutto. Qui che così tanto denaro non si era mai visto. Era il 2011. Era la Primavera Araba. "Si era sparsa la voce che a Riace aprivano la porta a tutti, e telefonavano da tutta Italia, magari alle due di notte, chiedendo: possiamo inviarvene altri duecento, domani?", dice. E qui nessuno si tirava indietro. "Perché qui siamo tutti migranti noi per primi", dice.
"Ma è stato un disastro".
Anche perché i fondi, qui come altrove, arrivavano con mesi di ritardo. E quindi Mimmo Lucano ha rimediato con i cosiddetti bonus: i migranti ricevevano delle banconote con Marx e Mandela che i commercianti poi convertivano in euro quando Roma, infine, pagava. "Ma era insostenibile", dice Maria Chillino, della macelleria. "Un conto è se sei la Conad, coperto da una sede centrale. Ma noi intanto dovevamo saldare la merce. Le bollette". Tira fuori scatole e scatole di banconote colorate. Ha ancora 16mila euro di crediti. "E mentre, sostanzialmente, era tutto a nostro carico, per il resto era come non avere un sindaco. I migranti assorbivano ogni energia. Spesso, per esempio, qui manca l'acqua: ma nessuno veniva neppure a domandarci se avevamo bisogno di aiuto. Si limitavano ad affittare case, e stiparci dentro magari dieci ventenni che non avevano mai vissuto prima da soli. E lì, o sei africano, o sei italiano, è uguale: è ovvio che avrai problemi", dice. "Chiamavamo le associazioni, e non rispondevano mai". Giuro, dice. Domanda ai carabinieri. Domanda agli avvocati. Qui protestavano tutti.
I carabinieri, in effetti, hanno ricevuto decine di segnalazioni.
E il Comune, decine di richieste di risarcimento. Entra un cliente. Si chiama Cosimo Romano. Gli pagavano 300 euro al mese per un appartamento di 140 metri quadri. La ristrutturazione gli è costata 15mila euro. I danni superano i 10mila.
"Non abbiamo votato contro i migranti", dice Maria Chillino. "Ma contro chi gestiva i migranti". "Contro chi fingeva di gestirli".
E colpisce. Perché quello che racconta, e che racconta come fosse normale, è drammatico. Tre, quattro volte al giorno entravano in macelleria. E chiedevano un po' di carne, o degli spiccioli per un biglietto di treno. Il significato di un certo documento. Di tutto. "E tu aiutavi il primo, aiutavi il secondo, il terzo. Il quarto. Ma poi, eri costretto a dire no", dice. "E magari era poco più di un bambino. E ti restava lì, fuori dalla porta. Senza sapere dove andare e... e..." - le si spezza la voce. "Giuro. Giuro", dice. "Abbiamo dato più del possibile".
La sconfitta della sinistra è stata tutto, qui, tranne che una vittoria della destra. E non solo perché Claudio Falchi, il segretario della Lega eletto in consiglio comunale, migrante anche lui per 24 anni in Venezuela, è stato eletto con 25 voti: i numeri sono questi, a Riace - più che il partito con cui ti candidi, conta quanti amici hai. Ma soprattutto, perché tutti vogliono indietro i migranti. Ed è anche per questo che hanno scelto la Lega. Perché è al governo: è dalla Lega che ora dipendono i fondi da Roma. Perché per il resto, nessuno ha dubbi, qui: i migranti sono una ricchezza. E l'unica di Riace. Persino il nuovo sindaco, Antonio Trifoli, 49 anni, vigile urbano, uno che tra l'altro, è stato tra i fondatori di Città Futura, non ha che parole belle per Mimmo Lucano. Nessuno, qui, contesta il suo valore. Ha rianimato Riace. Solo che oltre alle parole belle, nel suo nuovo ufficio Antonio Trifoli ha anche faldoni e faldoni di debiti. 3 milioni di euro. "Per anni, il Comune non ha pagato l'acqua, la luce. Ma anche cose minime. Tipo l'impianto di aria condizionata. Nessuno si occupava più dei cittadini", dice. E per cittadini, intende tutti: italiani e stranieri. "Perché alla fine, eravamo tutti senz'acqua", dice.
Riace è stata capofila della battaglia per l'acqua bene pubblico. E gratuito. Per questo l'acquedotto, alla fine, ha ridotto la pressione. Perché il Comune ha 850mila euro di arretrati.
Qui anche la sinistra, dice, ha le sue responsabilità. E lo dice dopo una vita a sinistra. "Non avendo più leader, ha trasformato Mimmo Lucano in un simbolo. E ha finito per chiedere a Riace troppo rispetto a quello che Riace, realisticamente, era".
Perché in questi anni sono venuti tutti, qui. Registi, musicisti, scrittori. Artisti. Ma anche semplici attivisti: che ora, nelle intercettazioni, compaiono qui e lì, mentre chiedono se per caso una delle case per i migranti è libera per un weekend. Erano tutti incantati dai laboratori di artigianato. Dal vetro, le ceramiche. Le stoffe. Senza pensare, come hanno contestato più volte gli ispettori, che se sei un ingegnere iracheno, imparare a usare un telaio ti è completamente inutile. Non ha senso definirla, e soprattutto, finanziarla, come attività di "formazione professionale". Mimmo Lucano ha sempre ribattuto che la Calabria è questa. Che non c'è lavoro, qui. Non c'è niente. Ma allora, evidentemente, bisognava ricalibrare il sistema, gli hanno risposto. E per esempio, inviare qui i migranti appena sbarcati, per poi smistarli altrove. Il dibattito, è ovvio, è aperto. Anche perché in Italia, l'alternativa a Riace sono spesso i campi di pomodori in cui si è pagati 3 euro l'ora per 12 ore al giorno. "Ma alla sinistra non è mai interessato niente di tutto questo", dice Antonio Trifoli. "Ancora oggi, è vietato criticare. Anche se nessuno neppure sa dove siano ora i migranti che sono stati qui. Nessuno gli ha mai chiesto se Riace gli sia stata utile o meno".
E ora, dopo averci usato, ci hanno dimenticato, dice.
Ora stanno tutti sulla Sea Watch. Ora si sono trovati un'altra icona.
Nel momento difficile, sono spariti tutti.
Perché poi, per dieci anni qui ha funzionato tutto. Fino a quando prima lo stato, e poi la destra e la sinistra, non hanno deciso che i migranti erano un problema. Il problema.
E hanno sfasciato tutto.
E se Riace parla, ora, se racconta infine quello che tutti sapevano, ma tutti, per interesse, tacevano, incluso, appunto, lo stato, che poteva inviare qui tutti i migranti che non aveva idea di dove altro inviare, è proprio per difendere Mimmo Lucano. Che non si è intascato un euro, giurano. Mai. Di altri, noti un tenore di vita incompatibile con il reddito. Fuoristrada. Viaggi. Case nuove. Ma Mimmo Lucano no, giurano. Quello che aveva, ha. E cioè, niente. Quando il tribunale, a ottobre, gli ha vietato di stare a Riace, i primi giorni ha dormito in auto. Profugo tra i profughi. Sotto una pioggia a dirotto. Solo. E non è giusto, dicono. Non è giusto che paghi per tutti. E quando spiego che sì, mi ripetono tutti le stesse cose, la stessa storia, e però poi vogliono restare anonimi, e così sono non sono che voci di paese, dico, quando dico che ho bisogno di nomi e cognomi, si avvicina un uomo. "Scrivi", dice. "Mi chiamo Cosimo Nisticò. Lavoravo per la cooperativa L'Aquilone. Busta paga di 1200 euro, effettivi 300". Ora basta, dice. "Non è giusto".
"Non è giusto che paghi per tutti".
Perché la tesi di Mimmo Lucano, è nota. Con il costo della vita di Riace, i famosi 35 euro al giorno a migrante ricevuti dallo stato erano più che sufficienti: e quindi, era possibile investire anche in altro. Senza togliere niente a nessuno. Anzi. Perché aprire, per esempio, botteghe di artigianato, significava rilanciare l'economia. Per tutti. Anche per gli italiani. Il problema è che il laboratorio del cioccolato alla fine non solo non è stato aperto che per l'arrivo di una delegazione dell'ONU: la cui grigliata di carne, in più, è stata pagata con i fondi per i minori non accompagnati - per anni, il sistema ha funzionato, sì: ma poi, complice uno stato che fino a poco tempo fa non imponeva molti obblighi di rendicontazione, né molti vincoli di spesa, questo "altro" coperto dai 35 euro, questo extra, è diventato anche, per dire, tre appartamenti e un frantoio che ora risultano intestati a Città Futura. Comprati con scritture private non registrate. E 360mila euro di fondi pubblici. Come anche Palazzo Pinnarò. La sede di Città Futura. Il 10 luglio 2017, Mimmo Lucano parla con il suo presidente. Ha mezza Riace che gli domanda in che senso un frantoio benefici i migranti, a cosa serva, e ammette: "Non serve a niente".
Ma è tardi, ormai. Il sistema è fuori di ogni controllo.
Perché poi, anche se i presidenti delle associazioni non parlano, è sufficiente parlare con i pochi migranti che sono ancora qui. O meglio: provare a parlarci. Tento prima con un'eritrea, poi con tre nigeriane, altri due nigeriani. Due siriani. E sono qui da mesi, a volte da anni: ma non parlano una parola di italiano.
Che poi è la vera ragione per cui alla fine è saltato tutto. Quando a Riace si è capito che i primi a essere danneggiati, erano i migranti stessi. Perché qui, in realtà, a nessuno importa quello di cui discute la stampa. Le carte di identità rilasciate anche ai clandestini. I profughi ospitati anche a termini scaduti. Sono illeciti che avrebbero compiuto tutti. E per cui sono orgogliosi di Mimmo Lucano. Non sono visti come illeciti: ma come forme di disobbedienza civile. Se gli hanno votato contro, è per tutto il resto. O più esattamente: per tutti gli altri. Domenico Arcadi, il ragioniere del Comune, mi riporta giù a Riace Marina con la sua auto da 540mila chilometri. Sa meglio di chiunque altro come è andata, ma a inchiesta in corso, non può dirmi niente. Mi dice solo, amaro: Però intanto altri, altrove, trattavano con la Libia. "Qui risponderanno di abuso d'ufficio, magari. Di truffa. Ma altrove, di crimini contro l'umanità".
"Che follia", dice. "Sprecare tutto per un SUV. E ora che le indennità di disoccupazione finiranno, come camperanno? I migranti erano il solo modo per non diventare anche noi migranti".
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da Monheim »

alessandro ha scritto:
klaus ha scritto:ANSA - Tenta di rapire una bimba da un passeggino, arrestato a Torino

Ha tentato di rapire una bambina di nove mesi dal passeggino, ma è stato fermato e arrestato dalla polizia municipale. E' accaduto in un bar di Torino.

In manette, per sequestro di persona, è finito un professore di liceo di 57 anni, con un precedente per tentato omicidio, in cura al Reparto Psichiatrico dell'ospedale Molinette. L'uomo, che ha rischiato di essere linciato dalle persone presenti nel bar, aveva smesso da qualche tempo le terapie consigliate. Sembra che negli ultimi giorni non si fosse più presentato al lavoro.


Non lo trovate un po' inquietante. Io spero sia il solito articolo scritto male....
soprattutto se per "lavoro" intende insegnare in un liceo.

comunque, a parte questo articolo, ci sono professori completamente fuori di testa e dannosi per la salute mentale e l'autostima sei ragazzi che non li puoi rimuovere nemmeno con le cannonate. non parlo si semplice incapacita' a spiegare o la conoscenza piu' o meno scarsa della propria materia ( che sono aspetti paradossalmente meno importanti) ma proprio capaci di danneggiare gli studenti che sono in fase di formazione soprattutto i primi anni delle superiori.
Ci sta.

Uno dei miei migliori amici quest'anno si divide il sostegno di tre ragazzi con un leggero ritardo cognitivo con un altro di cui il preside lo/li ha avvertito/i in una riunione avere seri problemi con l'alcol e per giunta è già stato vicino a mettere le mani addosso a un ragazzo.
tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
Villo ha scritto:Questo sport dà una chance a tutti.
Horst Tappert ha scritto:Il mio personaggio piace perché rappresenta l'ordine.
chiaky ha scritto:Sempre meglio il tuo pene su onlyfans che la faccia di Speranza in televisione.
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da Johnny Rex »

Quando la Mannaja sarebbe qualcosa di troppo pietoso

https://www.corriere.it/cronache/21_nov ... 74ac.shtml

F.F.
Nevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da tuborovescio »

Johnny Rex ha scritto:Quando la Mannaja sarebbe qualcosa di troppo pietoso

https://www.corriere.it/cronache/21_nov ... 74ac.shtml

F.F.
boh, in effetti in circostanze come queste vacillano le mie convinzioni contro l'ergastolo
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da klaus »

Johnny Rex ha scritto:Quando la Mannaja sarebbe qualcosa di troppo pietoso

https://www.corriere.it/cronache/21_nov ... 74ac.shtml

F.F.
e invece se starà in prigione 10 anni sarà un mezzo miracolo.
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da uglygeek »

Il caso Nada Cella mi lascia veramente stupefatto. https://www.corriere.it/cronache/21_nov ... 9896.shtml https://www.fanpage.it/attualita/omicid ... ia-cecere/
E' un omicidio che avvenne a Chiavari 25 anni fa, e ovviamente e' rimasto nella memoria di tutti gli allora abitanti di quella cittadina come me.

E' un esempio di come non fare le indagini, in tutti i sensi. Poilzia e magistrati sbagliarono tutto quello che potevano sbagliare, dal contaminare il luogo del delitto al non seguire importanti filoni di indagine. Al punto che ora si pensa che la polizia del luogo fece di tutto per non trovare di proposito il colpevole.

In pratica pare che avessero trovato nella casa della sospettata bottoni uguali a quello rinvenuto sotto il corpo della vittima, che avessero un testimone che aveva vista la sospettata scappare, insanguinata, dal luogo del delitto, che ci sono state telefonate anonime che accusavano in modo dettagliato la sospettata. In piu' pare che sacerdoti del luogo fossero al corrente di come erano andate le cose ma non dissero nulla per rispettare il segreto della confessione, che e' comunque una cosa discutibile.
Risultato: il colpevole l'ha fatta franca per 25 anni e anche se finisse in carcere adesso ha comunque vissuto gran parte della vita in liberta'.

E' una vicenda che piu' si segue piu' desta stupore.
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da Johnny Rex »

uglygeek ha scritto:Il caso Nada Cella mi lascia veramente stupefatto. https://www.corriere.it/cronache/21_nov ... 9896.shtml https://www.fanpage.it/attualita/omicid ... ia-cecere/
E' un omicidio che avvenne a Chiavari 25 anni fa, e ovviamente e' rimasto nella memoria di tutti gli allora abitanti di quella cittadina come me.

E' un esempio di come non fare le indagini, in tutti i sensi. Poilzia e magistrati sbagliarono tutto quello che potevano sbagliare, dal contaminare il luogo del delitto al non seguire importanti filoni di indagine. Al punto che ora si pensa che la polizia del luogo fece di tutto per non trovare di proposito il colpevole.

In pratica pare che avessero trovato nella casa della sospettata bottoni uguali a quello rinvenuto sotto il corpo della vittima, che avessero un testimone che aveva vista la sospettata scappare, insanguinata, dal luogo del delitto, che ci sono state telefonate anonime che accusavano in modo dettagliato la sospettata. In piu' pare che sacerdoti del luogo fossero al corrente di come erano andate le cose ma non dissero nulla per rispettare il segreto della confessione, che e' comunque una cosa discutibile.
Risultato: il colpevole l'ha fatta franca per 25 anni e anche se finisse in carcere adesso ha comunque vissuto gran parte della vita in liberta'.

E' una vicenda che piu' si segue piu' desta stupore.

Andrebbero incriminati per INTRALCIO alla Giustizia.
Vicenda agghiacciante, che porta a pensare a chissà quanti altri casi sepolti per il qujeto vivere siano avvenuti per decenni ,mentre in TV spopolavano i Marescialli Rocca e i Don Matteo

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Nevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da uglygeek »

Non e' la prima volta in cui se un omicida conosce qualcuno di importante in polizia la fa franca, in cui la polizia devia le indagini di proposito per non prenderlo. Ricordo anche il caso Vannini.
Poi a volte capita che le indagini si riaprano per caso o per la testardaggine di qualcuno e la verita' venga fuori. Ma chissa' in quanti casi questo non succede.

E stiamo parlando di omicidio, non di multe cancellate perche' sei amico del questore.
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da tennisfan82 »

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Re: ...And Justice For All

Messaggio da Monheim »

Matteo Messina Denaro, un latitante protetto dallo Stato
https://espresso.repubblica.it/inchiest ... 325797552/
tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da Nickognito »

Negli Usa liberato un innocente accusato di tre omicidi dopo soli 43 anni di prigione...
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da tuborovescio »

Nickognito ha scritto:Negli Usa liberato un innocente accusato di tre omicidi dopo soli 43 anni di prigione...
avrà trovato un giudice in vena di goliardie
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da tennisfan82 »

La peggiore indagine credo nella storia della magistratura italiana

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Re: ...And Justice For All

Messaggio da klaus »

https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2 ... 1f1f9.html


...esiste ancora l'ergastolo a quanto pare. (ma immagino solo in primo grado)
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da Johnny Rex »

Quando è il Destino a fare Giustizia

https://corrieredelveneto.corriere.it/v ... 58a0.shtml

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Nevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da klaus »

Il caso del padre che ha ammazzato il figlio di 7 anni.
Era tipo hai domiciliari per tentato omicidio di un collega 2 mesi fa e con 2 denunce per violenze domestiche.

Davide Paitoni, il 40 enne che il primo gennaio ha ucciso il figlio di 7 anni a Morazzone (Varese) e poi ha accoltellato la moglie, era stato autorizzato dal Gip a vedere il figlio anche se si trovava ai domiciliari con l'accusa di tentato omicidio per aver accoltellato un collega di lavoro il 26 novembre scorso. Lo ha confermato all'ANSA il presidente del Tribunale di Varese Cesare Tacconi. Sono due le denunce per maltrattamenti presentate contro Paitoni dalla moglie che si era trasferita a casa dei genitori a Gazzada Schianno (Varese). Gli stessi genitori lo avevano segnalato, tanto che in Procura a Varese sarebbe stato attivato il "codice rosso". All'uomo, ai domiciliari per aver accoltellato un collega di lavoro il 26 novembre scorso e accusato di tentato omicidio, era stato però concesso di vedere suo figlio. A decretarlo è stato il Gip di Varese che ha convalidato la misura cautelare dei domiciliari, come richiesto dal pm. "L'ordinanza per i domiciliari- ha spiegato il presidente del Tribunale di Varese Cesare Tacconi - è stata firmata il 29 novembre, avvallando la misura richiesta dal magistrato che l'ha motivata con il pericolo di inquinamento probatorio, non con la pericolosità sociale, e il giudice non può aggravare la richiesta del pm". Successivamente, ha proseguito il presidente del Tribunale, "l'avvocato difensore dell'indagato ha chiesto che gli fosse concesso di vedere il figlio e la moglie, dato che secondo ordinanza non avrebbe potuto avere contatti se non con i familiari conviventi, quindi il padre". Il 6 dicembre "il Gip ha autorizzato l'uomo a vedere il figlio". Relativamente alle denunce della donna e il codice rosso, Tacconi ha precisato "non vi sia in Tribunale alcuna pendenza a carico dell'uomo, quindi se le denunce ci sono sono ancora in Procura". Poi ha concluso: "ho svolto tutti gli accertamenti del caso, tra i due non vi era alcuna separazione formale in corso, se mi sarà richiesto formalmente presenterò una relazione".

Sembrano barzellette. Uno che accoltella un collega non è socialmente pericoloso e può accudire il figlio di 7 anni. E se ci sono denunce nemmeno si controlla perché contano solo gli atti arrivati i tribunale.
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da paoolino »

Visto che è un genere che piace, vi segnalo questo podcast su un vecchio caso americano, pena di morte e gestione della giustizia negli USA

Io sono libero
Storia di un condannato a morte


Con Alessandro Milan

"Io sono libero - storia di un condannato a morte" è un viaggio di sei mesi nel caso giudiziario di Derek Rocco Barnabei, giovane italoamericano, condannato a morte in Virginia, nel settembre del 1993, per lo stupro e l'uccisione della sua fidanzata Sarah Wisnosky. Dall'altra parte dell'oceano, sette anni dopo la pronuncia di condanna alla pena capitale inflitta a Barnabei, viene affidato il compito di seguire questa vicenda ad un giovane Alessandro Milan, in quel momento nella redazione dei programmi di Giancarlo Santalmassi a Radio24.
In questo podcast, viene raccontato come il destino di Barnabei e l'appuntamento con il boia siano usciti dai confini della Virginia per diventare un caso internazionale L'Italia è in prima fila a chiedere che le sorti del condannato cambino. Per Barnabei si spendono l'allora governo Amato, Papa Giovanni Paolo II, l'Europarlamento e diversi Paesi.
Con audio e interviste originali dell'epoca, ripercorreremo la vicenda di Barnabei cercando di capire come funziona il sistema della pena capitale ancora in vigore in alcuni Stati.


https://www.radio24.ilsole24ore.com/pod ... ono-libero
"C’è gente che magari sa scrivere, scrive e pubblica sui forum quello che scrive, ma non sa assolutamente leggere..."
(paoolino parafrasando Sciascia)
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Re: ...And Justice For All

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Grazie lo ascolto
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da uglygeek »

Un episodio di cronaca nera che si fa fatica a giudicare: https://www.dailymail.co.uk/news/articl ... t-car.html
In un'area residenziale Londra in pieno giorno un uomo accoltella ripetutamente una donna che conosce. La donna riesce a camminare in mezzo alla strada in cerca di aiuto, dove l'uomo continua ad accoltellarla.
Un giovane al volante di un'automobile vede la scena e per fermare l'uomo lo travolge con la sua auto.
L'accoltellatore muore per le ferite da schiacciamento. La donna muore per le coltellate. Il giovane viene arrestato e portato in prigione. Tecnicamente non e' legittima difesa, ma e' lecito uccidere qualcuno che sta uccidendo un'altra persona per fermarlo?
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da Burano »

Più che altro non sai cos'è successo prima. E se l'accoltellato avesse rapito torturato e ucciso i figli dell'accoltellatore? Esempio estremo eh, non nel senso di se l'era cercata :)
Lo voglio rivedere, Fabio
Nickognito
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da Nickognito »

Per me il giovane ha fatto bene. E' legittima difesa. Mettiamo che andate a prendere vostra figlia a scuola e vedete uno che la sta uccidendo. Non gli andate contro con la macchina perche' non e' legittima difesa perche' non capita a voi?

Se lo fate per vostra figlia allora e' giusto anche per un'altra persona.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
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alessandro
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da alessandro »

uglygeek ha scritto:Un episodio di cronaca nera che si fa fatica a giudicare: https://www.dailymail.co.uk/news/articl ... t-car.html
In un'area residenziale Londra in pieno giorno un uomo accoltella ripetutamente una donna che conosce. La donna riesce a camminare in mezzo alla strada in cerca di aiuto, dove l'uomo continua ad accoltellarla.
Un giovane al volante di un'automobile vede la scena e per fermare l'uomo lo travolge con la sua auto.
L'accoltellatore muore per le ferite da schiacciamento. La donna muore per le coltellate. Il giovane viene arrestato e portato in prigione. Tecnicamente non e' legittima difesa, ma e' lecito uccidere qualcuno che sta uccidendo un'altra persona per fermarlo?
Perché non è legittima difesa?
Dovrei vedere la norma ma sono abbastanza sicuro che almeno in Italia è legittima difesa non solo se stanno uccidendo te ma pure se stanno uccidendo un altro.
Io gli darei una medaglia.
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alessandro
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da alessandro »

In Italia:

Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere(1) un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale(2) di un'offesa ingiusta(3), sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa(4) [55].
Nei casi previsti dall'articolo 614, primo e secondo comma, sussiste sempre il rapporto di proporzione di cui al primo comma del presente articolo se taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un'arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere:
a) la propria o la altrui incolumità:
b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d'aggressione


Quindi si configura come azione per difendere altri da un pericolo attuale con un mezzo idoneo e proporzionale all’offesa.

Poi non so la legge inglese.
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da uglygeek »

Infatti sembrava strano anche a me l'arresto.
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paoolino
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da paoolino »

In inghilterra c'è il common law. Sarà una giuria di suoi pari a decidere in base al contesto.
"C’è gente che magari sa scrivere, scrive e pubblica sui forum quello che scrive, ma non sa assolutamente leggere..."
(paoolino parafrasando Sciascia)
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da Johnny Rex »

Io sarei arrivato giusto a 30, per avere ricordi freschi, di prima mano

https://corrierefiorentino.corriere.it/ ... 5004.shtml

F.F.
Nevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
“Volevo cambiare il mondo. L'ho fatto. L'ho reso peggiore”. -Arthur Finkelstein
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da paoolino »

Johnny Rex ha scritto:Io sarei arrivato giusto a 30, per avere ricordi freschi, di prima mano

https://corrierefiorentino.corriere.it/ ... 5004.shtml

F.F.

Quando c'è di mezzo il Tribunale Militare già un miracolo che si arrivi al processo, francamente.

I tempi lunghi derivano in gran parte dal fatto che nel 1999 le "indagini" si erano chiuse con la valutazione dell'episodio come "Incidente"

e solo nel 2017 si sono riaperte le indagini: certo altri 5 anni per arrivare al processo sono un'altra follia.
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da klaus »

paoolino ha scritto:In inghilterra c'è il common law. Sarà una giuria di suoi pari a decidere in base al contesto.
Fortunatamente non ci sarà bisogno.

Driver who killed London knife attacker to face no charges
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da tennisfan82 »

Consigli sul come votare nei referendum sulla giustizia?

Sinceramente ci ho capito poco
Ti piace il doppio? Preferisco il threesome
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da Alezinho »

tennisfan82 ha scritto:Consigli sul come votare nei referendum sulla giustizia?

Sinceramente ci ho capito poco
Spero possa esserti d'aiuto questo video del canale Breaking Italy:

https://www.youtube.com/watch?v=DdyyZcWrfgc[/youtube]
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da tennisfan82 »

Voterò NO ai primi due e SI agli altri tre
Ti piace il doppio? Preferisco il threesome
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da tennisfan82 »

Ti piace il doppio? Preferisco il threesome
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Re: ...And Justice For All

Messaggio da Monheim »

tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
Villo ha scritto:Questo sport dà una chance a tutti.
Horst Tappert ha scritto:Il mio personaggio piace perché rappresenta l'ordine.
chiaky ha scritto:Sempre meglio il tuo pene su onlyfans che la faccia di Speranza in televisione.
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