Economia e finanza

Dibattito sulla vita sociale, sui problemi politici e sui microchip nei vaccini
Rispondi
Avatar utente
uglygeek
Massimo Carbone
Messaggi: 26687
Iscritto il: mer feb 06, 2002 1:00 am
Località: Catalogna

Re: Economia e finanza

Messaggio da uglygeek »

gianlu ha scritto:Le bolle più famose appartengono ai mercati azionari (es. negli USA quella esauritasi nel 1929, in Giappone quella esauritasi nel 1989); tuttavia ne sono esistite e ne esistono altre (secondo molti una bolla di dimensioni gigantesche si sta ora sviluppando in Cina)
Pare improbabile. Si puo' guardare ad una bolla come ad un fenomeno economico in cui troppa gente fa troppo soldi troppo a lungo SENZA LAVORARE. In Cina semmai succede il contrario, considerando tutto quello che producono dovrebbero essere molto piu' ricchi.
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.
gianlu
Saggio
Messaggi: 8115
Iscritto il: ven nov 17, 2006 5:01 pm

Re: Economia e finanza

Messaggio da gianlu »

Il punto è che il loro incremento nel pil è basato molto più sulle esportazioni che sulla domanda interna.
Pertanto per poterne mantenere la crescita sugli standard degli ultimi anni hanno bisogno di non fare apprezzare la loro valuta.
A tal fine dovranno incrementare ulteriormente le riserve, alimentando di conseguenza la bolla sia dell'immobiliare che dell'azionario.
Lo scoppio di questa bolla non avverrà di certo nel 2010, e nemmeno nel 2011, ma non è poi così distante.

Questo scenario potrà essere evitato solo da un loro precedente intervento politico con l'obiettivo di una decisa rivalutazione valutaria; il che però comporterebbe - vista l'impossibilità di far leva sulla domanda interna - un inevitabile rallentamento della crescita, che rischierebbe di dare luogo a guai sociali, disoccupazione ecc. molto più consistenti che in occidente data l'assenza quasi totale di welfare in Cina.
E' noto che le autorità sottopongono con frequenza annuale a stress-test i loro maggiori esportatori al fine di verificare quanto i loro fatturati risentirebbero di un apprezzamento valutario; gli esiti non devono essere particolarmente incoraggianti vista la tenacia con cui il cross attuale viene difeso, dopo l'apprezzamento del 2008.
Andy
Massimo Carbone
Messaggi: 33143
Iscritto il: mar ago 14, 2001 2:00 am
Località: Roma, Vilnius
Contatta:

Re: Economia e finanza

Messaggio da Andy »

Gli attori del Reykjavik City Theatre danno inizio oggi a una maratona
di lettura dei risultati dell'indagine sul crac bancario del 2008, della durata di 5 giorni

UNA MARATONA di oltre 100 ore per comprendere le cause della crisi, per scoprire come un Paese florido possa essere diventato "l'equivalente di un gigantesco hedge fund", fino ad arrivare al disastro economico. Il Reykjavik City Theatre mette in scena a partire da oggi il rapporto sulla crisi redatto dalla commissione parlamentare, e pubblicato stamane dopo 15 mesi di indagini. Un lavoro monumentale, di 2000 pagine, suddivise in nove volumi, la cui lettura integrale richiederà cinque giorni. Il rapporto mette sotto accusa, per "estrema negligenza", l'ex premier islandese Geir Haarde, l'ex governatore della banca centrale David Oddsson e altri ex esponenti governativi.

Sarà una lettura inespressiva, hanno annunciato gli organizzatori del reading, dal momento che, spiegano al Financial Times, "i dettagli di come uno dei Paesi più ricchi del mondo si sia trasformato praticamente dall'oggi al domani in un'area di disastro economico non richiede alcun tipo di infiorettatura".

Inaugurato nel 1989, il Reykjavik City Theatre è diventato in pochi anni il più popolare teatro islandese, grazie al gran numero di nuove produzioni, che vanno da Shakespeare a Dario Fo (il suo Non si paga, non si paga!, scritto negli anni '70 ma sorprendentemente attuale rispetto alla crisi, è andato in scena nel maggio dell'anno scorso).

Il rapporto sulla crisi bancaria islandese è stato redatto da una commissione conoscitiva nominata poco dopo il crac bancario del 2008 e che comprende, tra gli altri, un giudice della Corte Suprema, l'Ombudsman parlamentare e un economista islandese dell'Università di Yale. Oggi, giorno di apertura del Parlamento dopo le vacanze di Pasqua, la pubblicazione. A parte, è ancora in corso un'indagine diretta a trovare invece eventuali responsabilità penali della crisi.

"La commissione speciale d'inchiesta pensa che il primo ministro Geir Haarde, l'ex ministro delle Finanze Arni Mathiessen e l'ex ministro delle Banche Bjorgvin Sigurdsson abbiamo mostrato un'estrema negligenza nella caduta delle tre banche dell'ottobre 2008", si legge nel rapporto, che muove lo stesso rilievo anche ai tre maggiori ex dirigenti della banca centrale e a Jonas Jonsson, direttore dell'autorità di sorveglianza finanziaria nazionale.

Nonostante l'impegno dimostrato dalla commissione, gli islandesi temono che tutto si risolva in una bolla di sapone. Ed è proprio per questo che il Reykjavik City Theatre ha assunto questa originale iniziativa: perché neppure una parola dell'indagine vada perduta, e dalla scoperta delle cause si passi all'individuazione dei veri colpevoli, siano essi banchieri, rappresentanti politici o delle istituzioni alle quali spetta di regolamentare il mercato.

L'Islanda è ancora in una situazione molto difficile per le conseguenze del crac bancario del 2008, tant'è che pochi giorni fa ha subito l'ennesimo taglio del rating da parte dell'agenzia Moody's, che ha rivisto l'outlook sul rating Baa3 del Paese da stabile a negativo.

Un po' di respiro può arrivare però dall'accordo appena concluso con il Fondo Monetario internazionale, per sbloccare 159 milioni di dollari del prestito di assistenza disposto a favore del Paese. L'erogazione della somma è stata approvata dal board del Fondo il 9 aprile. E il ministero degli Affari economici islandese ha spiegato in una nota che la lettera d'intenti con l'Fmi "descrive il progresso finora fatto per contenere l'impatto della crisi e per fissare le tappe di una ripresa sostenibile".

I 159 milioni rappresentano la terza tranche di un prestito il cui importo complessivo è stato fissato, nel novembre 2008, a 2,2 miliardi di dollari e di cui è stata versata soltanto la metà in due erogazioni, l'ultima a ottobre scorso. Sulla terza tranche si erano registrate pesanti divergenze. Se il prestito residuale del Fondo fosse rimasto bloccato, hanno spiegato le autorità islandesi, la recessione nel Paese sarebbe stata ancora più pesante quest'anno.
"...il vero scopo di un viaggiatore dovrebbe essere quello di migliorare gli uomini di renderli più saggi e di temprarne gli animi con esempi buoni e cattivi, tratti dalla descrizione di terre lontane"
fraki
Illuminato
Messaggi: 4680
Iscritto il: gio feb 01, 2001 1:00 am
Località: Roma
Contatta:

Re: Economia e finanza

Messaggio da fraki »

Goldman accused of subprime fraud

come dicono a via del muro: er segreto de pulcinella!
jiri novak uber alles
Avatar utente
laplaz
Massimo Carbone
Messaggi: 28882
Iscritto il: lun set 05, 2005 10:37 am

Re: Economia e finanza

Messaggio da laplaz »

Ho visto domenica la puntata di Report imperniata sul sistema pensionistico. Per la prima volta mi è parso che un servizio di Report risultasse alquanto approssimativo e privo di un filo logico, non avete avuto la stessa impressione?
Avatar utente
parca85
FooLminato
Messaggi: 10290
Iscritto il: sab ago 27, 2005 4:18 pm

Re: Economia e finanza

Messaggio da parca85 »

laplaz ha scritto:Ho visto domenica la puntata di Report imperniata sul sistema pensionistico. Per la prima volta mi è parso che un servizio di Report risultasse alquanto approssimativo e privo di un filo logico, non avete avuto la stessa impressione?
Accidenti l'ho perso. Cosa si diceva (in breve, ovviamente)?
Quando c'era Lele i treni arrivavano in orario
Zonker
Saggio
Messaggi: 8438
Iscritto il: mer ago 28, 2002 2:00 am
Località: Siena, New Zealand

Re: Economia e finanza

Messaggio da Zonker »

parca85 ha scritto:
laplaz ha scritto:Ho visto domenica la puntata di Report imperniata sul sistema pensionistico. Per la prima volta mi è parso che un servizio di Report risultasse alquanto approssimativo e privo di un filo logico, non avete avuto la stessa impressione?
Accidenti l'ho perso. Cosa si diceva (in breve, ovviamente)?
Che in breve e in breve!

http://www.report.rai.it/R2_popup_artic ... 48,00.html
Avatar utente
paoolino
Massimo Carbone
Messaggi: 17006
Iscritto il: gio set 12, 2002 2:00 am
Località: Sleepin' in Wonderland

Re: Economia e finanza

Messaggio da paoolino »

Nella trasmissione di Oscar Giannino su Radio24, sia ieri che oggi si è parlato del problema Grecia

http://www.radio24.ilsole24ore.com/popu ... npunto.mp3
http://www.radio24.ilsole24ore.com/popu ... npunto.mp3

La mia considerazione è che in una situazione come questa sta emergendo il grosso, grossissimo limite dell'Unione Europea: la mancanza di una Unione politica affianco a quella economica.
Intanto, probabilmente un' unione politica avrebbe, secondo me, limitato le possibilità della Grecia di truccare i propri conti. L'Europa così com'è infatti ha dimostrato che i suoi meccanismi di controllo sono abbastanza facilmente eludibili dagli stati membri.
Poi, anche il dibattito su cosa fare della Grecia risente troppo della mancanza di una forte entità politica centrale, che si prenda delle responsabilità di fronte a tutta l'unione. Ci troviamo con la Germania che deve decidere se lasciare la Grecia al proprio destino (che forse include l'uscita dall'Euro) o se aiutarla. L'opinione pubblica tedesca è per la prima ipotesi e la signora Merkel, che si trova vicina ad un'importante scadenza elettorale, tenderebbe ad assecondarne le pulsioni.
Insomma, appare evidente che il sistema europeo, così come è strutturato e cioé con 16 Governatori che hanno su per giù pari poteri e che decidono spesso in ottica del consenso all'interno della loro singola nazione e non in senso di Europa, non può più funzionare.
Qui, a mio avviso, è giunta l'ora di fare un passo avanti, sennò ci si ritroverà divisi: ora si abbandona la Grecia, domani il Portogallo e l'Irlanda, dopodomani la Spagna e l'Italia.
Ce lo possiamo permettere?
"C’è gente che magari sa scrivere, scrive e pubblica sui forum quello che scrive, ma non sa assolutamente leggere..."
(paoolino parafrasando Sciascia)
Nickognito
Massimo Carbone
Messaggi: 148854
Iscritto il: lun feb 07, 2005 2:31 am
Località: Praha

Re: Economia e finanza

Messaggio da Nickognito »

limite chiaro dellUnione Europea, per me ben piu` importante delle nostre beghe su Berlusconi, Fini, Ds e quant`altro.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
Avatar utente
uglygeek
Massimo Carbone
Messaggi: 26687
Iscritto il: mer feb 06, 2002 1:00 am
Località: Catalogna

Re: Economia e finanza

Messaggio da uglygeek »

paoolino ha scritto:La mia considerazione è che in una situazione come questa sta emergendo il grosso, grossissimo limite dell'Unione Europea: la mancanza di una Unione politica affianco a quella economica.
Intanto, probabilmente un' unione politica avrebbe, secondo me, limitato le possibilità della Grecia di truccare i propri conti. L'Europa così com'è infatti ha dimostrato che i suoi meccanismi di controllo sono abbastanza facilmente eludibili dagli stati membri.
[...]
Qui, a mio avviso, è giunta l'ora di fare un passo avanti, sennò ci si ritroverà divisi: ora si abbandona la Grecia, domani il Portogallo e l'Irlanda, dopodomani la Spagna e l'Italia.
Ce lo possiamo permettere?
E' vero, la mancanza di integrazione politica e' un limite. Ma se consideri che buona parte degli abitanti dell'Italia del nord vorrebbe tagliare l'integrazione politica con il sud, come si puo' pensare di unire davvero l'Europa?
Gli inglesi l'unione politica la prenderebbero anche in considerazione, a patto ovviamente che arrivasse nella forma di un nuovo loro impero.
Francesi e tedeschi, rispettivamente con Napoleone e Hitler l'unione politica l'hanno anche quasi realizzata, a modo loro :-)
Ma tu pensi davvero che un cittadino tedesco accetterebbe di rispettare leggi fatte da italiani?
O che paesi come Italia e Grecia, con una economia basata sulla corruzione, accetterebbero di far decidere le loro leggi finanziarie e controllare SUL SERIO i loro bilanci da un'autorita' centrale europea?
Se c'e' il debito pubblico in certi paesi piu' che in altri c'e' una ragione. In Italia, ad esempio, la crisi economica e sociale degli anni 70 e' stata risolta dando soldi che non c'erano. Ora perche' dovrebbero rimetterci i tedeschi se gli italiani e i greci hanno vissuto e vivono al di sopra delle loro possibilita'?
Leggevo di recente che un appartamento nel centro di Milano costa il doppio o il triplo che nel centro di una grande citta' tedesca. Solo perche' in Italia (come in Irlanda, in Spagna) c'e' stato una bolla edilizia... ma fondata su cosa, se non sul debito, che' l'Italia sono anni che non produce piu' una minchia e Irlanda e Spagna non hanno prodotto niente mai? E allora e' chiaro che non puo' durare cosi' per sempre.
Ma visto che a stare uniti per davvero fanno fatica gli americani e per gli europei e' impensabile, l'unica vera alternativa sara' dividersi anche dal punto di vista monetario.
Ultima modifica di uglygeek il mer apr 28, 2010 7:20 pm, modificato 1 volta in totale.
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.
Avatar utente
BackhandWinner
Massimo Carbone
Messaggi: 33605
Iscritto il: lun mar 12, 2007 3:13 am
Località: Adriazia Centrale

Re: Economia e finanza

Messaggio da BackhandWinner »

paoolino ha scritto:Nella trasmissione di Oscar Giannino su Radio24...
Un mattino, qualche tempo fa, armato di tutte le migliori intenzioni ero deciso ad ascoltarlo, nonostante l'insopportabilità del tono e, qualche volta, dei contenuti (per altro, sul Messaggero invece è ben leggibile, i siuoi editoriali tra le poche cose leggibili in quel pezzo di carta straccia).
Poi ha annunciato che, per una volta, avrebbe dedicato la puntata a qualcosa di diverso, ad una sua passione musicale.

Uhm, bene, sentiamo un po'.

...

...

Uno sottovalutato, ha detto.
E che invece è fondamentale.
Il faro musicale e nume tutelare di una generazione.

...

...

Baglioni

:x #104#

A' Giannino: sì, di una generazione di strònzi. Ma vai a farti fòttere, vah, che è meglio.
Prontamente viraii su Radio3, dove c'era Pagina3, per fortuna.

Morale (scusate l'OT): mi pare che questo episodio, per quanto marginale, rispecchi il cattivo gusto che domina nella classe imprenditoriale italiota. Non so bene altri paesi, in effetti, ché il mondo del business è, in genere, tendenzialmente (per sua natura forse?) predisposto al Brutto; di certo in Italia la cosa è palese e, secondo me, è un problema perché è un problema di livello culturale più generale.
Va bene che per produrre macchine per tagliare il legno o imballaggi di plastica o sedie per sagre all'aperto o preservativi non è detto che si debba ascoltare le Suite per VIoloncello solo di Bach al mattino. Però, cristo.
“True terror is to wake up one morning and discover that your high school class is running the country.” (K. Vonnegut)
Avatar utente
paoolino
Massimo Carbone
Messaggi: 17006
Iscritto il: gio set 12, 2002 2:00 am
Località: Sleepin' in Wonderland

Re: Economia e finanza

Messaggio da paoolino »

Vedi ugly, io la cosa che sopporto di meno è che l'Europa, così com'è, è un ibrido e un'incompiuta.
Alcune scelte economiche non possono prescidere da corrispondenti responsabilità politiche. Il punto è che non si sa bene chi fa le scelte, chi ne ha la responsabilità e, soprattutto davanti a chi. Tutto si muove nell'ambiguità ma così non si può andare avanti. Dunque, i fatti sono due: o torniamo ai singoli stati sovrani a casa loro (che di qui a qualche anno potranno reggere la concorrenza di Cina-india-Brasile ?) o si va avanti facendo uno scatto in più nell'integrazione europea. Io preferirei la seconda soluzione. Temo però che gli ostacoli ad un'integrazione completa, cioé duemilacinquecento anni di guerre, culture differenti, gelosie e invidie mai sopite e, soprattutto, le diverse lingue ed idiomi del nostro continente, siano quasi insormontabili.
Però che si decida: o tutti per uno e uno per tutti, o ognun per se e Dio per tutti.
"C’è gente che magari sa scrivere, scrive e pubblica sui forum quello che scrive, ma non sa assolutamente leggere..."
(paoolino parafrasando Sciascia)
Avatar utente
BackhandWinner
Massimo Carbone
Messaggi: 33605
Iscritto il: lun mar 12, 2007 3:13 am
Località: Adriazia Centrale

Re: Economia e finanza

Messaggio da BackhandWinner »

paoolino ha scritto:Vedi ugly, io la cosa che sopporto di meno è che l'Europa, così com'è, è un ibrido e un'incompiuta.
Alcune scelte economiche non possono prescidere da corrispondenti responsabilità politiche. Il punto è che non si sa bene chi fa le scelte, chi ne ha la responsabilità e, soprattutto davanti a chi. Tutto si muove nell'ambiguità ma così non si può andare avanti. Dunque, i fatti sono due: o torniamo ai singoli stati sovrani a casa loro (che di qui a qualche anno potranno reggere la concorrenza di Cina-india-Brasile ?) o si va avanti facendo uno scatto in più nell'integrazione europea. Io preferirei la seconda soluzione. Temo però che gli ostacoli ad un'integrazione completa, cioé duemilacinquecento anni di guerre, culture differenti, gelosie e invidie mai sopite e, soprattutto, le diverse lingue ed idiomi del nostro continente, siano quasi insormontabili.
Però che si decida: o tutti per uno e uno per tutti, o ognun per se e Dio per tutti.
Bah, mi sembrate un po' troppo pessimisti.
La via è ovviamente la seconda, ed è (più o meno) obbligata.
Persino un leghista lo capirebbe, forse. Separarsi dall'Italia, sì; ma magari accettando di collocarsi in una 'Macroregione' all'interno dello Stato Europeo ( :roll: ).
Fantapolitica? Bah, non so, l'equilibrio, così com'è, è un equilibrio instabile e non può continuare a lungo. E non sempre e non per forza deve trionfare sempre il peggio, nella storia (o forse invece sì? :))
“True terror is to wake up one morning and discover that your high school class is running the country.” (K. Vonnegut)
Avatar utente
laplaz
Massimo Carbone
Messaggi: 28882
Iscritto il: lun set 05, 2005 10:37 am

Re: Economia e finanza

Messaggio da laplaz »

L'UE è nata male per diversi motivi, e si porterà dietro questo fardello per sempre. Impossibile tornare indietro, difficile aggiustare il tiro.
La Grecia economicamente non conta nulla e "ci si può permettere" che fallisca. Ma se capitasse con altri paesi più importanti?
Sinceramente non intravedo soluzioni valide di breve-medio termine.
Avatar utente
paoolino
Massimo Carbone
Messaggi: 17006
Iscritto il: gio set 12, 2002 2:00 am
Località: Sleepin' in Wonderland

Re: Economia e finanza

Messaggio da paoolino »

BackhandWinner ha scritto:
paoolino ha scritto:Nella trasmissione di Oscar Giannino su Radio24...
Un mattino, qualche tempo fa, armato di tutte le migliori intenzioni ero deciso ad ascoltarlo, nonostante l'insopportabilità del tono e, qualche volta, dei contenuti (per altro, sul Messaggero invece è ben leggibile, i siuoi editoriali tra le poche cose leggibili in quel pezzo di carta straccia).
Poi ha annunciato che, per una volta, avrebbe dedicato la puntata a qualcosa di diverso, ad una sua passione musicale.

Uhm, bene, sentiamo un po'.

...

...

Uno sottovalutato, ha detto.
E che invece è fondamentale.
Il faro musicale e nume tutelare di una generazione.

...

...

Baglioni

(...)
Risposta all'OT.

Quello stesso mattino, sentito tutto il popò di presentazione da parte di Giannino, dato che questo Baglioni non lo avevo mai sentito suonare, mi sono detto: "sia mai il nuovo Segovia? sentiamo..." ...Dopo 45 secondi di uno strimpellio banalino e noiosetto ho spento la radio.
"C’è gente che magari sa scrivere, scrive e pubblica sui forum quello che scrive, ma non sa assolutamente leggere..."
(paoolino parafrasando Sciascia)
gianlu
Saggio
Messaggi: 8115
Iscritto il: ven nov 17, 2006 5:01 pm

Re: Economia e finanza

Messaggio da gianlu »

Il limite dell'euro sta nell'essere una valuta multinazionale, quindi senza unità politica e fiscale.
Per ovviare a ciò il trattato di Maastricht aveva fissato paletti che quasi nessuno - altro punto a sfavore della valuta - ha rispettato.
Il dollaro non ha di queste incongruenze: uno - o più - dei 50 stati dell'unione può essere soccorso trasferendovi fondi federali più agevolmente che nell'eurozona.

I tentennamenti della Merkel possono essere spia della sua inettitudine politica. O più probabilmente fanno parte di una strategia: un ulteriore ribasso del cross euro/dollaro (es. 1,15)
darebbe slancio all'export dell'intera europa. E porterebbe con sé un'altra conseguenza: l'aumento degli spread sul bund, il che farebbe senz'altro affluire capitali in Germania molto più che ora, a scapito dei pigs.
Una volta giunti a quello stadio, la Germania avrebbe la forza politico/economica per imporre il proprio sogno inconfessato: i pigs verrebbero esclusi e fatti confluire in una nuova valuta, da ancorare all'euro - dopo una svalutazione il più abbondante possibile - per mezzo di un sistema di cambi fissi.
Avatar utente
laplaz
Massimo Carbone
Messaggi: 28882
Iscritto il: lun set 05, 2005 10:37 am

Re: Economia e finanza

Messaggio da laplaz »

gianlu ha scritto:Una volta giunti a quello stadio, la Germania avrebbe la forza politico/economica per imporre il proprio sogno inconfessato: i pigs verrebbero esclusi e fatti confluire in una nuova valuta, da ancorare all'euro - dopo una svalutazione il più abbondante possibile - per mezzo di un sistema di cambi fissi.
Allo stato delle cose è assoluta fantapoliticaeconomica :)
gianlu
Saggio
Messaggi: 8115
Iscritto il: ven nov 17, 2006 5:01 pm

Re: Economia e finanza

Messaggio da gianlu »

laplaz ha scritto:
gianlu ha scritto:Una volta giunti a quello stadio, la Germania avrebbe la forza politico/economica per imporre il proprio sogno inconfessato: i pigs verrebbero esclusi e fatti confluire in una nuova valuta, da ancorare all'euro - dopo una svalutazione il più abbondante possibile - per mezzo di un sistema di cambi fissi.
Allo stato delle cose è assoluta fantapoliticaeconomica :)
Oggi, ma domani? :wink:
Avatar utente
uglygeek
Massimo Carbone
Messaggi: 26687
Iscritto il: mer feb 06, 2002 1:00 am
Località: Catalogna

Re: Economia e finanza

Messaggio da uglygeek »

gianlu ha scritto:
laplaz ha scritto:
gianlu ha scritto:Una volta giunti a quello stadio, la Germania avrebbe la forza politico/economica per imporre il proprio sogno inconfessato: i pigs verrebbero esclusi e fatti confluire in una nuova valuta, da ancorare all'euro - dopo una svalutazione il più abbondante possibile - per mezzo di un sistema di cambi fissi.
Allo stato delle cose è assoluta fantapoliticaeconomica :)
Oggi, ma domani? :wink:
Egoisticamente non so se augurarmelo visto che dal mese prossimo lo stipendio sara' in franchi svizzeri ;-)
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.
gianlu
Saggio
Messaggi: 8115
Iscritto il: ven nov 17, 2006 5:01 pm

Re: Economia e finanza

Messaggio da gianlu »

[quote="uglygeek]franchi svizzeri ;-)[/quote]

Safe haven.
Nickognito
Massimo Carbone
Messaggi: 148854
Iscritto il: lun feb 07, 2005 2:31 am
Località: Praha

Re: Economia e finanza

Messaggio da Nickognito »

`La Grecia confida comunque nella ripresa: “Lo Stato non raggiungerà mai la bancarotta” ha dichiarato Zenone.`


:P :P :P
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
_Kafelnikov_
Massimo Carbone
Messaggi: 18583
Iscritto il: lun apr 24, 2006 11:54 am

Re: Economia e finanza

Messaggio da _Kafelnikov_ »

non si parla del caso polacco.. almeno non vedo 3d. io sono distratto e superficiale vero. però non ne vedo.
motivi economici?
_Kafelnikov_
Massimo Carbone
Messaggi: 18583
Iscritto il: lun apr 24, 2006 11:54 am

Re: Economia e finanza

Messaggio da _Kafelnikov_ »

mi hanno detto che su italia uno hanno trattato il tema tabù del signoraggio.
spiegato bene..
http://www.youtube.com/watch?v=2wHWy8J6kgc
rob
FooLminato
Messaggi: 10596
Iscritto il: lun set 16, 2002 2:00 am
Località: Savona

Re: Economia e finanza

Messaggio da rob »

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplR ... =&sezione=

La spallata del cipputi cinese

MARIO DEAGLIO



Come si dice Cipputi in cinese? L'operaio metalmeccanico, reso celebre dalle vignette di Francesco Tullio Altan, è in agitazione: non più nelle fabbriche dell'Italia Settentrionale, ma a Shanghai, Canton, Guangzhou e in decine di altri centri nevralgici che fanno della Cina la più dinamica economia del mondo.

A differenza del Cipputi italiano che ormai ha superato la mezza età e guarda alla pensione, il Cipputi cinese è giovane, relativamente istruito, con molte ambizioni e una vita di lavoro davanti a sé. Il Cipputi italiano ha probabilmente una piccola auto, un po’ vecchiotta, che gli serve spesso per andare a lavorare e qualche volta per andare al mare, il Cipputi cinese ha un telefonino - ce ne sono in Cina circa 700 milioni - che gli serve, tra l'altro, per organizzare scioperi e manifestazioni.

Le sue vertenze non riguardano, come a Pomigliano, la conservazione di stabilimenti e posti di lavoro ma la più classica delle rivendicazioni sindacali: più soldi, molti soldi in più nella busta paga rispetto agli attuali 120-140 euro al mese e meno ore, molte ore di lavoro in meno, rispetto alle dodici al giorno, comuni in Cina anche nelle fabbriche tecnologicamente avanzate, come quelle che producono componenti essenziali dell'iPhone e dell'iPad, le nuove meraviglie tecnologiche attorno alle quali si cerca di far rinascere l’appetito per i consumi. E queste rivendicazioni, rivolte prevalentemente - almeno per ora - ad aziende straniere insediate in Cina possono far traballare ancora di più la già poco solida economia globale.

L'insoddisfazione dei circa 200 milioni di Cipputi cinesi trova sfogo in agitazioni sindacali e aumenti salariali che complicano, aumentandone l'instabilità, una situazione economica mondiale già complessivamente traballante. Le complicazioni derivano dal fatto che, contrariamente a quanto spesso si crede, ormai la Cina non esporta principalmente magliette, scarpe e giocattoli a buon mercato e spesso di mediocre fattura: le sue vendite all'estero di materiale elettronico sono circa il doppio di quelle degli Stati Uniti, la sua industria meccanica acquista un peso sempre maggiore a livello mondiale, la componentistica cinese ha contribuito a tener bassi i costi di un grandissimo numero di prodotti industriali dei Paesi ricchi. Con il trasferimento all'estero di intere fasi di lavorazione da parte delle grandi società multinazionali americane, giapponesi ed europee, spesso non c'è alternativa all'uso di componenti elettronici e meccanici di fabbricazione cinese indispensabili per fabbricare gran parte dei nostri beni di consumo durevoli.

Sarebbe quindi impossibile trovare fornitori alternativi, almeno in tempi brevi. Per conseguenza, un aumento generalizzato dei salari industriali cinesi si rifletterebbe in una spinta generalizzata e sensibile ai costi di produzione americani ed europei e quindi in una pressione inflazionistica di entità incerta e non trascurabile. Non è facile opporsi a una simile evoluzione: l'esperienza italiana degli Anni Sessanta indica chiaramente che gli aumenti salariali legati all'arrivo di nuove generazioni sono molto difficili da affrontare. Il giovane Cipputi italiano di quegli anni voleva fortemente la televisione, l'utilitaria e i fine settimana liberi per andare al mare. Il giovane Cipputi cinese di oggi vuole fortemente entrare nell'era digitale e livelli di consumi e di tempo libero da moltissimo tempo considerati normali nei nostri Paesi.

Se la Cina dovesse rivalutare la sua moneta, come forse si appresta a fare, anche per le pressioni dei Paesi ricchi, l'aumento dei prezzi dovuto al cambio più elevato si sommerebbe all'aumento dei prezzi generato dalle rivendicazioni del Cipputi cinese: la spinta inflazionistica sui Paesi avanzati sarebbe certa e generalizzata, mentre ci sarebbe una certa compensazione per i nostri settori industriali (soprattutto quelli italiani) in diretta e difficile concorrenza con gli analoghi settori cinesi.

Uno dei pochi elementi rassicuranti della situazione economica mondiale, ossia l'attuale relativa irrilevanza delle spinte inflazionistiche, verrebbe così meno. Del resto, perché mai centinaia di milioni di lavoratori del mondo non ricco dovrebbero accettare indefinitamente di lavorare per circa un decimo di quando percepiscono i loro colleghi occidentali che fanno lo stesso lavoro con un divario di produttività che si sta rapidamente riducendo?

Tutto ciò porta a concludere che dalla crisi non si esce con semplici marchingegni monetari o fiscali, sui quali si colloca tutta l'attenzione dei cittadini e dei mezzi di informazione in queste settimane, o con la ricetta «magica» di qualche economista o qualche ministro dell'economia: per ottenere una crescita stabile e sostenibile occorre disegnare una struttura di redditi che lasci spazio alla crescita dei più poveri e che per i Paesi avanzati implicherà una riduzione dei divari a loro favore.
gianlu
Saggio
Messaggi: 8115
Iscritto il: ven nov 17, 2006 5:01 pm

Re: Economia e finanza

Messaggio da gianlu »

rob ha scritto: Se la Cina dovesse rivalutare la sua moneta, come forse si appresta a fare
Vedere per credere :D
rob
FooLminato
Messaggi: 10596
Iscritto il: lun set 16, 2002 2:00 am
Località: Savona

Re: Economia e finanza

Messaggio da rob »

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplR ... =&sezione=

Londra condannata ai sacrifici

MARIO DEAGLIO

Paragonata al pesante schiaffone che il nuovo governo inglese ha somministrato al proprio paese per cercare di raddrizzare il deficit di bilancio, la «manovra» italiana sembra lieve come una carezza. A confronto del Cancelliere dello Scacchiere George Osborne, Giulio Tremonti fa la figura dell’agnellino; e Berlusconi potrebbe perfino sembrare il protettore dei contribuenti se confrontato con il suo collega inglese David Cameron.

Nel somministrare lo schiaffone, però, il governo inglese ha avuto il coraggio di guardare dritto negli occhi l’elettore che l’ha votato poche settimane fa e di non fare sconti nella sua visione grigio-scura del futuro. Nella manovra presentata al Parlamento di Westminster (che, secondo le normali procedure britanniche, non dovrebbe essere soggetta ad alcun emendamento) c’è quasi tutto il campionario degli strumenti di tortura fiscale: aumenti dell’Iva di 2,5 punti percentuali, blocco per due anni dei salari pubblici, di molti assegni della sicurezza sociale e persino dell’appannaggio della Regina, pesante imposta sulle banche. Il governo italiano punta invece soprattutto sui tagli agli enti locali e cerca di scaricare il peso politico dell’impopolarità su governatori regionali, presidenti provinciali e sindaci; il governo inglese la sua dose di impopolarità se la prende tutta.

Ma perché gli inglesi sono così duramente colpiti, perché è necessario affondare il bisturi fiscale più profondamente a Londra che a Roma? Sostanzialmente per due motivi: il primo è che in Gran Bretagna all’indebitamento pubblico si somma un fortissimo indebitamento privato mentre in Italia esiste un cospicuo risparmio privato e le famiglie sono, nel complesso, poco indebitate per mutui, carte di credito e simili. Incoraggiati da una pubblicità sorridente, gli inglesi sono stati, in questi anni, secondi solo agli americani nello spendere con poco ritegno e si trovano di colpo a contemplare un deficit pubblico che sta crescendo al di là di ogni controllo. A questa situazione gli inglesi sono arrivati - ed è questo il secondo motivo - soprattutto perché hanno puntato tutto sulla finanza che, tra un segmento e l’altro, occupa in Gran Bretagna poco meno di due milioni di persone e ridotto fortemente la loro industria. All’insegna della finanziarizzazione hanno venduto a compratori esteri ogni tipo di gioielli di famiglia, dagli aeroporti alle società dell’acqua potabile e persino alle squadre di calcio.

Per un breve periodo Londra è diventata il vero centro finanziario della globalizzazione, con capitali di ogni tipo e di ogni provenienza che volentieri si affidavano alla maestria dei maghi della City. La crisi finanziaria ha quindi colpito con particolare durezza questo sistema economico-sociale così indebolito e, pur essendo il debito pubblico ancora molto inferiore a quello italiano, la sua velocità di crescita pone oggi la Gran Bretagna forse ancora di più nel mirino di quanto non succeda all’Italia.

Si può ammirare la decisione britannica di tagliare con l’accetta anziché con le forbici ma al tempo stesso è impossibile non restare interdetti. Perché mai la Gran Bretagna deve affrontare una durissima quanto sicura disoccupazione per rimettere a posto le sue finanze in cinque anni? Perché non in sette o in dieci? Perché alla Grecia sono stati concessi soltanto tre anni? La risposta non è affatto chiara, o forse si può ipotizzare che «il mercato» lo esige, che lo esige la salvaguardia del valore dei debiti pubblici.

Per salvaguardare questi debiti (e quindi per mettere al primo posto la lotta all’inflazione e la riduzione della spesa) in ogni parte del mondo ricco si stanno varando misure che soffocano le già stentate prospettive di crescita e sacrificano un numero molto grande di posti di lavoro (le prime stime per la Gran Bretagna parlano di un milione a seguito di questa manovra). Con il pericolo di un contraccolpo politico-sociale tale da creare un’instabilità difficile da controllare. Alla vigilia di una riunione del G-20 che si preannuncia nervosa e difficile, il dilemma tra l’accettazione di un aumento dell’inflazione pur di salvare posti di lavoro e l’accettazione di un aumento della disoccupazione pur di salvare il valore dei titoli di stato si fa più duro. E senza facili soluzioni.
Andy
Massimo Carbone
Messaggi: 33143
Iscritto il: mar ago 14, 2001 2:00 am
Località: Roma, Vilnius
Contatta:

Re: Economia e finanza

Messaggio da Andy »

Tremonti, attacco al Mezzogiorno
"Basta cialtroneria di chi prende solo soldi"

ROMA - "Per colpa della cialtroneria di chi prende soldi e non li spende", al Sud sono stati spesi solo 3,6 miliardi di risorse comunitarie a fronte di una cifra pari a 44 miliardi per il periodo 2007-2013. Così il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che nel suo intervento all'assemblea nazionale di Coldiretti ha aggiunto: "Nei prossimi anni i soldi per il Mezzogiorno saranno di più e non di meno, quindi non si può continuare con questa gente che sa protestare e non sa dare servizi per i cittadini".

Le regioni del Sud hanno posto in essere "uno scandaloso percorso" nella gestione dei fondi comunitari, ha sottolineato Tremonti nel corso dell'assemblea di Coldiretti. "Dei fondi comunitari sul programma 2007-2013 questi signori ne hanno spesi solo 3,6 miliardi mentre cresceva la protesta contro i tagli subiti, aumentavano i capitali non usati. Più il Sud declinava, più i fondi salivano - ha evidenziato il ministro - Questa cosa è di una gravità inaccettabile". Secondo il ministro "la colpa non è dell'Ue né dei governi nazionali di destra o sinistra. La colpa è della cialtroneria di chi prende i soldi e non li usa".

Bocca mia taci...
"...il vero scopo di un viaggiatore dovrebbe essere quello di migliorare gli uomini di renderli più saggi e di temprarne gli animi con esempi buoni e cattivi, tratti dalla descrizione di terre lontane"
Avatar utente
alessandro
Massimo Carbone
Messaggi: 29087
Iscritto il: gio gen 01, 2009 1:00 am
Località: desenzano
Contatta:

Re: Economia e finanza

Messaggio da alessandro »

Commenta (182) Condividi Stampa Ingrandisci il testo Rimpicciolisci il testo

Digitale terrestre: lo Stato non incasserà 4 miliardi di euro. Per tutelare Mediaset e Rai
Tenetevi forte. Quello che leggerete può avere serie controindicazioni sul vostro stato di salute. Soprattutto se siete insegnanti e nei prossimi tre anni vi sarà bloccato l’aumento automatico delle retribuzioni. Oppure medici precari a cui presto non sarà rinnovato il contratto. I circa 900 milioni di euro che Tremonti conta di recuperare con i tagli al personale della sanità e il miliardo scarso che si dovrebbe ottenere dal blocco delle carriere nella scuola potevano arrivare nelle casse dello stato con un’operazione semplice e già collaudata da paesi come Stati Uniti, Germania e perfino India: un’asta pubblica per l’attribuzione delle frequenze televisive liberate dalla tecnologia digitale. Un procedimento semplice, che l’Italia ha però scelto di non seguire. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire di che cosa si tratta.
L’innovazione tecnologica ha rapidamente cambiato il modo in cui si trasmettono i segnali televisivi. Dalla tecnologia analogica si sta passando a quella digitale, che permette di comprimere i dati, riducendo la banda di frequenze utilizzate per la trasmissione. In pratica si liberano spazi, che possono essere occupati da altri segnali. Tutti i paesi europei si stanno organizzando per gestire quello che si chiama switchover, il passaggio da analogico a digitale, cercando di sfruttare al meglio il “dividendo digitale“, e cioè la parte di frequenze che si liberano. Gli Stati Uniti si sono mossi prima di tutti. Già nel marzo del 2008 hanno messo all’asta frequenze per 19,6 miliardi di dollari. Se le sono spartite grandi nomi della telefonia come Verizon Wireless e AT&T, ma anche operatori di nicchia, come Triad 700, una start-up della Silicon Valley o Cavalier Wireless. Il mercato si è aperto e lo stato ha incassato risorse preziose.

In Italia, invece, le aste sulle frequenze televisive non si fanno. Si procede per delibere emesse dall’Autorità garante nelle Comunicazioni. L’8 aprile del 2009 una delibera Agcom ha stabilito la suddivisione delle 21 (oggi 25) reti nazionali accese dalla tecnologia digitale. Venti reti sono andate di diritto, e praticamente a titolo gratuito, a chi aveva già le frequenze analogiche. Di queste, cinque sono state assegnate rispettivamente a Rai e Mediaset, tre a Telecom Italia e le rimanenti agli altri “network nazionali”: da Rete A (Gruppo L’Espresso) a Telecapri a Europa 7. Le cinque reti rimanenti, il nostro “dividendo digitale interno” (frequenze da assegnare a operatori televisivi alternativi, come ha intimato Bruxelles con una procedura d’infrazione) non saranno soggette ad asta pubblica ma, come ama dire Corrado Calabrò, presidente Agcom, a un “beauty contest” (procedura comparativa): un concorso di bellezza nella cui giuria siederà il governo, che sceglierà in base a parametri autonomamente determinati. A decidere sarà alla fine il Ministero per lo Sviluppo Economico, guidato ad interim dallo stesso Berlusconi. Il concorso di bellezza non sarà però riservato solo a nuovi operatori, ma potranno parteciparvi anche Rai e Mediaset, che potrebbero portarsi a casa due delle cinque reti (ognuna delle quali, come le altre, permette di irradiare fino a sei canali).
In sostanza si conserva lo status quo, ribaltando sul digitale il duopolio Rai-Mediaset. Con lo stato che incasserà solo le briciole: l’1% del fatturato annuo degli operatori (contro il 4-5% medio europeo) a titolo di canone di affitto delle frequenze.
Se si prendono per buoni i dati di uno studio pubblicato in giugno da Carlo Cambini, Antonio Sassano e Tommaso Valletti su lavoce.info, lo spettro di frequenze italiano regalato alle emittenti nazionali e locali varrebbe circa 12 miliardi di euro di fatturato annuo totale per gli operatori. Da cui lo stato ricaverebbe 120 milioni all’anno di canoni (1%). Che potrebbero però diventare già 600 applicando canoni più “europei” (5%) e molti di più se si decidesse di attribuire il “dividendo digitale” con aste competitive.

Porte chiuse a internet. Precedenza alle TV
L’aspetto ancora più grave della lottizzazione televisiva del digitale è l’esclusione degli operatori di telefonia dalla spartizione delle frequenze. Telecom e gli altri operatori di telecomunicazioni, potrebbero usare la parte di banda liberata dal digitale per portare Internet mobile veloce in quelle zone del Paese non ancora raggiunte dalla rete fissa in fibra o in rame, aiutando a superare il “digital divide“. Ma, almeno per ora, non potranno farlo. Perché tutta la banda che si è liberata è stata destinata alle televisioni.
Dal 12 aprile al 20 maggio 2010 la Germania ha messo all’asta frequenze precedentemente occupate dalle emittenti televisive offrendole agli operatori telefonici. Dopo 224 round le frequenze sono state assegnate in gran parte a Vodafone, Deutsche Telekom e O2 per un totale di 4,38 miliardi di euro incassati dallo stato, dei quali 3,68 miliardi, sono stati ottenuti dall’assegnazione di frequenze sugli 800 Mhz, le stesse che l’Agcom ha riservato agli operatori televisivi locali in Italia. Se nel nostro paese si decidesse di mettere all’asta per gli operatori telefonici anche solo un terzo di questo spettro, si potrebbero recuperare – sempre secondo i calcoli de lavoce.info – almeno 4 miliardi di euro.

Si può ancora intervenire? A quanto pare sì. Prima di tutto assegnando con una gara seria, e non tramite “beauty contest”, le cinque reti destinate ai “nuovi” entranti, ma non ancora attribuite. In secondo luogo chiedendo che una parte delle frequenze liberate dal digitale e regalate alle TV locali e nazionali (che risultano sottoutilizzate), venga messa all’asta a favore degli operatori di telefonia, per la diffusione della banda larga mobile. A tale proposito il Pd, guidato dall’ex ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, la settimana scorsa ha presentato una mozione per correggere la manovra economica. Mentre l’Idv ha presentato una proposta di legge, ribattezzata “Contromanovra”, che chiede di mettere all’asta le frequenze del dividendo digitale per “incassare fino a 3 miliardi di euro”. Martedì si è mosso perfino il presidente dell’Authority Corrado Calabrò, preoccupato per la diffusione degli smartphone, che potrebbero presto portare la rete mobile italiana al collasso. “L’Agcom sta portando avanti una politica finalizzata alla liberazione in tempi brevi delle frequenze radio”, ha dichiarato il garante. “Contiamo di rendere disponibili circa 300 Mhz da mettere all’asta per la banda larga”. Avete capito bene: ha detto “asta”. La stessa con cui lo stato tedesco, mettendo a gara un quinto dei Mhz proposti da Calabrò, ha guadagnato 3,68 miliardi. Se il presidente dell’autorità di garanzia manterrà le promesse, i medici e gli insegnanti italiani un giorno potrebbero essergliene grati. Forse anche i governatori delle regioni.

www.merian-research.it
Il primo a postare un messaggio alla nascita di questo forum
Avatar utente
alessandro
Massimo Carbone
Messaggi: 29087
Iscritto il: gio gen 01, 2009 1:00 am
Località: desenzano
Contatta:

Re: Economia e finanza

Messaggio da alessandro »

In Italia l’imponibile che sfugge al fisco è di circa 300 miliardi

Nullatenenti in affitto a Porto Cervo

Il 47% si dichiara senza reddito, persino con la social card


ROMA — Se vedete un signore a bordo di una fiammante fuoriserie varcare il cancello di una lussuosa villa che ha appena affittato a Porto Cervo, Capri, Forte dei Marmi, Positano, oppure, perché no, Portofino e Taormina, farete bene a compatirlo: nel 47% dei casi, secondo Contribuenti.it. è nullatenente o pensionato con la social card nel portafoglio. Accanto, s'intende, a una carta di credito oro ben fornita, trattandosi evidentemente di evasori o loro prestanome. Ma è possibile che in questo Paese la faccia tosta sia una caratteristica tanto diffusa? Purtroppo lo è anche di più. ...

http://www.corriere.it/cronache/10_lugl ... aabe.shtml
Il primo a postare un messaggio alla nascita di questo forum
rob
FooLminato
Messaggi: 10596
Iscritto il: lun set 16, 2002 2:00 am
Località: Savona

Re: Economia e finanza

Messaggio da rob »

http://www.corriere.it/editoriali/10_lu ... aabe.shtml

Il consueto commento incisivo e graffiante del Prof. Giavazzi dal Corriere della Sera di oggi:

Il pasticcio della Consob


La Consob, l’Autorità che vigila sul mercato finanziario, langue: da un mese è senza presidente, ridotta a soli tre commissari invece dei cinque previsti. Questo non sembra minimamente preoccupare il governo. Il mercato finanziario è il luogo in cui si incrociano le esigenze di finanziamento delle imprese e il risparmio delle famiglie. Informazioni puntuali sono essenziali affinché l’incontro avvenga nelle condizioni di massima trasparenza. Questo è il compito della Consob, che oggi però lo esercita in modo solo formale e burocratico.

Un esempio. Un’eccellente media impresa bergamasca, un caso di imprenditoria di qualità, la Gewiss, quotata in Borsa, è stata recentemente oggetto di un’offerta pubblica di acquisto (Opa) da parte del socio di controllo. A un investitore interessano soprattutto due cose: le motivazioni dell’offerta e il prezzo. Nelle 89 pagine del documento di offerta, approvato dalla Consob, queste informazioni non ci sono. Ad alcuni investitori viene il legittimo sospetto che la società, tolta dalla Borsa, verrà venduta in blocco con un premio sul prezzo dell’Opa: nel Bel Paese succede spesso. Un investitore istituzionale scrive all’offerente per chiedergli se il dubbio è fondato, e informa la Consob. Risposta dell’offerente: leggete il documento, nel quale però di spiegazioni non vi è traccia. La Consob tace. Il documento di offerta dice anche che si «intende offrire agli attuali azionisti un’opportunità di disinvestimento a condizioni più favorevoli di quelle registrate negli ultimi mesi dal titolo»: ci mancherebbe altro, dato che la Borsa si sta riprendendo da un periodo di prezzi depressi! Un investitore istituzionale osserva che il prezzo è basso e di nuovo informa la Consob. L’offerente risponde che consulenti indipendenti (pagati dal medesimo) garantiscono. Di nuovo la Consob non chiede che all’investitore venga data una risposta più articolata e più seria.


È solo un esempio che dimostra l’incapacità di tutelare davvero gli interessi dei risparmiatori. Vengono così quotate in Borsa società che non lo meritano affatto, emesse obbligazioni che non dovrebbero essere offerte al pubblico, effettuate scorribande quotando a un prezzo alto e poi ritirando dal mercato quando il prezzo scende. Si è proposto di nominare presidente della Consob Antonio Catricalà, oggi alla presidenza dell’Antitrust. Sono certo che Catricalà non accetterebbe, in quanto è una nomina che mina la sua indipendenza. Lo statuto di molte istituzioni indipendenti non consente ai membri del proprio consiglio di accettare, a fine mandato, alcuna nomina governativa.

Le Autorità sono organismi terzi rispetto al mercato e alla politica: la loro indipendenza e autorevolezza è garanzia del fatto che perseguano l’interesse collettivo. Oggi la politica, indebolendo le Autorità, si riappropria di questo potere per trattare direttamente con il mercato. Se questo danneggia i risparmiatori, poco importa. Il disprezzo per l’interesse dei cittadini è segno dei tempi. Tant’è che in un Paese in cui sul regionale Bergamo-Milano si va arrosto perché è rotta l’aria condizionata, il governo con grande tempestività ha nominato presidente delle Ferrovie il 76enne presidente uscente della Consob. Non sia mai che lor signori restino un sol giorno con la sola pensione.


Francesco Giavazzi
Avatar utente
Rosewall
FooLminato
Messaggi: 14132
Iscritto il: gio gen 25, 2007 11:42 am

Re: Economia e finanza

Messaggio da Rosewall »

Roma, 16 lug. - Accordi di settore che individuino 'costi minimi di esercizio' nell'autotrasporto "si traducono in tariffe minime che, anziche' garantire il soddisfacimento di standard qualitativi e di sicurezza del servizio, assicurano condizioni di redditivita' anche a coloro che offrono un servizio inefficiente e di bassa qualita'". Lo sottolinea l'Antitrust, in una segnalazione inviata a Governo e Parlamento, alla luce degli emendamenti alla manovra economica approvati in Commissione al Senato ma successivamente espunti dal testo del maxiemendamento votato dall'Aula, e in vista del consiglio dei ministri di oggi che ha all'ordine del giorno un decreto legge sull'autotrasporto. L'Authority osserva che "l'esigenza di garantire il rispetto dei parametri di sicurezza puo' essere comunque soddisfatta attraverso misure piu' coerenti con i principi della concorrenza: l'esercizio dei poteri di controllo e sanzionatori che la legge attribuisce alle amministrazioni pubbliche competenti, eventualmente rafforzato, consente infatti di rispettare gli standard qualitativi minimi e l'osservanza della normativa in materia di lavoro e di previdenza, senza la necessita' di introdurre restrizioni concorrenziali finalizzate unicamente alla protezione dei livelli di reddito dei vettori". Analoghe "perplessita'", si legge ancora in una nota, "suscita l'eventualita', prevista dagli emendamenti, in base alla quale, laddove gli accordi volontari non fossero perfezionati entro nove mesi dalla data di entrata in vigore della nuova disposizione, i 'costi minimi di esercizio' sarebbero comunque determinati dal legislatore".
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
Avatar utente
Rosewall
FooLminato
Messaggi: 14132
Iscritto il: gio gen 25, 2007 11:42 am

Re: Economia e finanza

Messaggio da Rosewall »

da inserire sotto la voce populismo.

Il premier frena, in bilico la tassa unica dei Comuni.
Si allontana l'«Imu», avrebbe sostituito almeno tre tributi

L'IMPOSTA MUNICIPALE PREVEDREBBE ANCHE Un'ADDIZIONALE PER RECUPERARE l'ICI

Imposta municipale unica: Imu. Era il coniglio che il «geniale» Giulio Tremonti, come l’ha definito un giorno Silvio Berlusconi, si stava apprestando a cavare dal cappello per restituire ai Comuni italiani un pezzo di autonomia fiscale in vista del federalismo. Peccato soltanto che la parola «tasse» nel vocabolario del premier non esista. E che la semplice prospettiva di tenere a battesimo una nuova imposta sia considerata negli ambienti a lui più vicini una ipotesi sciagurata.

Anche se questa tassa ne sostituirebbe almeno tre. Ecco spiegato come ancora prima di nascere l’Imu rischi di incamminarsi sul viale del tramonto. L’articolato del disegno di legge che «istituisce» l’imposta è pronto: messo a punto da Tremonti con i suoi più stretti collaboratori. L’Imu assorbirebbe il gettito Irpef sugli immobili, l’imposta di registro sulle transazioni immobiliari e la tassa ipotecaria catastale dovuta sui mutui, che contestualmente verrebbero abolite. In tutto una quindicina di miliardi: somma pressoché identica a quella dei trasferimenti statali diretti ai municipi. Soldi che però, a differenza dei fondi statali, verrebbero a regime gestiti, dopo una fase transitoria, interamente dai sindaci. Ai quali, secondo il disegno di legge di Tremonti, sarebbe consentito anche di recuperare con uno stratagemma il gettito dell’Imposta comunale sugli immobili abolita dal governo Berlusconi. In che modo? Grazie alla possibilità, prevista dal disegno di legge, di introdurre un’«addizionale Imu» che sostituisca una lunga serie di balzelli comunali: Tarsu, Tosap, Cosap e imposta sulle insegne e la pubblicità. Modulandone il livello i Comuni potrebbero agevolmente riappropriarsi di quei 3,4 miliardi che il colpo di spugna sull’Ici per la prima casa ha tolto ai loro bilanci. E che i sindaci non hanno mai digerito. Al punto da aver provato diverse volte a riprendersi quella piccola leva fiscale. Per esempio proponendo la cosiddetta «service tax»: una imposta sul valore patrimoniale degli immobili, ma corretta in base al reddito dei proprietari. Proposta già avanzata quando alla guida dell’Anci c’era l’ex sindaco di Firenze Leonardo Domenici, ma che non aveva mai fatto breccia per la stessa ragione che adesso sembra frenare l’Imposta municipale unica.

Non che l’applicazione dell’Imu non comporterebbe qualche problemino di carattere tecnico. E pure piuttosto serio. Per dirne una, la frequenza delle transazioni immobiliari è notoriamente molto diversa da città a città: il gettito dell’imposta di registro e della tassa catastale è perciò territorialmente assai disomogeneo. Per questo era prevista la costituzione di un fondo perequativo nel quale sarebbe confluito il gettito delle tre tasse per essere poi redistribuito. I sindaci avrebbero poi progressivamente preso in mano le redini della nuova imposta. In ogni caso i vantaggi, in termini di semplificazione, compenserebbero ampiamente le difficoltà di applicazione. Ma se risolvere i problemi tecnici è sempre possibile, per quelli politici è decisamente più complicato. I Comuni insistono perché venga loro restituita l’autonomia impositiva: e questo, sostengono, non può che avvenire se non attribuendo loro il potere di tassare gli immobili. E per corroborare questa tesi portano i risultati di uno studio internazionale dell’Ifel secondo cui otto Paesi su dieci applicano un simile sistema. Nella maggioranza di governo questa linea ha l’appoggio della Lega Nord. Non a caso il disegno di legge delega sul federalismo dice chiaramente che per i Comuni si deve privilegiare la fiscalità connessa agli immobili. E lo stesso Tremonti, in una relazione al Parlamento, ha aperto qualche importante spiraglio.

Il fatto è che grazie alla promessa dell’abolizione dell’Ici fatta in campagna elettorale Berlusconi ha vinto le ultime elezioni politiche, e chiaramente non è disposto a rimangiarsela. Nemmeno indirettamente. Tanto più in un momento complicato come questo, con i sondaggi che indicano un preoccupante calo di popolarità. Una situazione di cui Tremonti è ben consapevole, se un giorno, mentre presentava ai sindaci la sua riforma fiscale per i Comuni, qualcuno lo avrebbe sentito far riferimento alla necessità di persuadere il presidente del Consiglio. Missione evidentemente non proprio agevole. Così per il momento l’«istituzione» dell’Imu prevista dall’articolato di Tremonti è sospesa: se ne parla soltanto come ipotesi «facoltativa». Di conseguenza, è sospeso anche il capitolo del fondo perequativo. E per ora si resta ai trasferimenti puri e semplici dello Stato centrale. Il federalismo fiscale può ancora attendere un po’...

Sergio Rizzo
22 luglio 2010
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
gianlu
Saggio
Messaggi: 8115
Iscritto il: ven nov 17, 2006 5:01 pm

Re: Economia e finanza

Messaggio da gianlu »

(www.ilsole24ore.com)

ROMA - La ripresa economica si va consolidando anche in Italia e per il secondo trimestre consecutivo il Pil fa registrare un incremento dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. Non solo: secondo la stima preliminare diffusa ieri dall'Istat (per avere i dati definitivi occorrerà attendere il 10 settembre) l'aumento del prodotto interno lordo tra aprile e giugno 2010 rispetto allo stesso periodo del 2009 è stato pari all'1,1 per cento: per l'attività produttiva in Italia si tratta dell'incremento tendenziale più forte dal terzo trimestre del 2007 ed è una crescita dovuta essenzialmente al contributo positivo dell'industria e dei servizi (il valore aggiunto dell'agricoltura è invece diminuito tra aprile e giugno).
A questo punto, ha spiegato ancora l'Istituto nazionale di statistica, la crescita acquisita per l'anno in corso, vale a dire l'incremento di prodotto che si avrà comunque, anche se nei prossimi sei mesi la crescita fosse nulla, è pari allo 0,8 per cento.
Quanto è robusta la ripresa? Il passo della crescita economica italiana è certamente più veloce di quello spagnolo (la Spagna, secondo la sua Banca centrale, ha fatto registrare un +0,2% trimestrale) e più lento di quello inglese (l'incremento trimestrale del Pil in Gran Bretagna è stato pari all'1,1%) nonchè di quello americano: il prodotto è aumentato nel trimestre dello 0,6% negli Usa, riporta l'Istat. Quanto agli altri partner europei, le attese degli economisti sono per un incremento trimestrale pari all'1% in Germania e a un +0,3% in Francia; in coerenza con queste stime, l'incremento del prodotto lordo in Eurolandia nei mesi primaverili del 2010 dovrebbe essere stato pari a +0,6 e questo giustifica i commenti ottimistici sulla congiuntura espressi nell'ultima riunione prima delle ferie dal presidente della Bce, Jean Claude Trichet; anche se lo stesso presidente dell'Eurotower si è affrettato a sottolineare che «è presto per cantar vittoria» perchè nella seconda parte dell'anno potrebbe verificarsi un'attenuazione della ripresa.
Intanto, però, in Italia il recupero dell'attività poggia su una robusta dinamica della produzione industriale, trainata, con ogni probabilità, dal buon andamento dell'export: a giugno, sempre secondo i dati Istat la produzione ha messo a segno un +0,6% mese su mese e un "balzo" tendenziale dell'8,2%, il risultato migliore dal 2000, sulla base delle serie statistiche mensili.
Se si guarda ai settori, registrano variazioni mese su mese positive sia il comparto dei beni strumentali (+2.3% ) sia quello dei ben intermedi (+0,9 per cento) che quello dell'energia(+0,8 per cento). Invece i beni di consumo, che grosso modo pesano per circa un terzo sulla produzione totale, hanno fatto registrare una variazione negativa: -1,1%, frutto di una flessione del 3,1% per i beni durevoli e dello 0,8% per i beni non durevoli.
Per Adolfo Urso, vice ministro allo Sviluppo economico, «quello di giugno per la produzione industriale è un ottimo dato, un segnale incoraggiante merito essenzialmente dell'impennata del nostro export, che ha saputo intercettare prima e meglio la nuova domanda estera».
Secondo la Cgil «i dati che si registrano, sia sull'andamento della produzione industriale sia sul Pil, dimostrano che c'è una tendenza positiva che non va interpretata come risolutiva dei problemi generati dalla crisi: è ancora enorme il divario da colmare», afferma il segretario confederale, responsabile industria, Vincenzo Scudiere. Per il segretario confederale della Cisl, Luigi Sbarra, i dati «pur confermando la tendenza al consolidamento della ripresa, segnano ancora una perdita di oltre 17 punti di produzione rispetto ai livelli di due anni fa e l'assenza di ricadute positive sulla occupazione».
gianlu
Saggio
Messaggi: 8115
Iscritto il: ven nov 17, 2006 5:01 pm

Re: Economia e finanza

Messaggio da gianlu »

(http://www.corriere.it)

ROMA - Nei primi 7 mesi del 2010 la lotta all'evasione ha portato incassi per 4,9 miliardi di euro, il 9% in più rispetto allo stesso periodo (gennaio-luglio del 2009), che era già stato un anno record. Lo ha riferito oggi il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera.

OBIETTIVO 8 MILIARDI - L'obiettivo per il 2010 è di incassare attraverso la lotta all'evasione fiscale «almeno 8 miliardi di euro, contiamo ovviamente anche di superarli», ha detto Befera, a margine di una conferenza sui risultati del contrasto all'evasione.

«CONSENSO SOCIALE» - «I risultati raggiunti in questi primi mesi del 2010 - ha sottolineato Befera - rappresentano una nuova meta sulla via del recupero dell'evasione intrapresa con vigore negli ultimi anni». E ha aggiunto «oltre ai risultati tangibili, l'azione di contrasto sta iniziando ad aggregare il consenso sociale sulla lotta all'evasione, nella convinzione che chi evade danneggia la collettività tutta e, quindi, anche se stesso oltre ogni considerazione di convenienza». Per continuare il contrasto all'evasione, secondo Befera, serve un cambiamento culturale, occorre considerare l'evasore «non come un furbo, ma una persona che si sta danneggiando». Inoltre l'Agenzia è impegnata, ha evidenziato Befera, in una «forte azione di contrasto della corruzione interna». Il direttore ha ricordato come siano state «licenziate delle persone» e sia stata «rafforzata la struttura Audit» con l'obbiettivo di mettere fuori «le mele marce».
Andy
Massimo Carbone
Messaggi: 33143
Iscritto il: mar ago 14, 2001 2:00 am
Località: Roma, Vilnius
Contatta:

Re: Economia e finanza

Messaggio da Andy »

Cresce a Bruxelles il timore per i deficit di alcuni Paesi come Grecia, Irlanda e Portogallo. Il presidente dell'Unione, a poche ore dalla riunione dei ministri finanziari dei 27 Paesi, avverte: "Se non risolviamo questi problemi rischiamo la fine della zona euro della stessa Ue"

:roll:
"...il vero scopo di un viaggiatore dovrebbe essere quello di migliorare gli uomini di renderli più saggi e di temprarne gli animi con esempi buoni e cattivi, tratti dalla descrizione di terre lontane"
Avatar utente
laplaz
Massimo Carbone
Messaggi: 28882
Iscritto il: lun set 05, 2005 10:37 am

Re: Economia e finanza

Messaggio da laplaz »

Andy ha scritto:Cresce a Bruxelles il timore per i deficit di alcuni Paesi come Grecia, Irlanda e Portogallo. Il presidente dell'Unione, a poche ore dalla riunione dei ministri finanziari dei 27 Paesi, avverte: "Se non risolviamo questi problemi rischiamo la fine della zona euro della stessa Ue"

:roll:
I Pigs sono messi male.
Molto peggio di noi, checchè se ne dica.
Avatar utente
bogix
FooLminato
Messaggi: 14381
Iscritto il: mer dic 09, 2009 7:54 pm

Re: Economia e finanza

Messaggio da bogix »

laplaz ha scritto:
Andy ha scritto:Cresce a Bruxelles il timore per i deficit di alcuni Paesi come Grecia, Irlanda e Portogallo. Il presidente dell'Unione, a poche ore dalla riunione dei ministri finanziari dei 27 Paesi, avverte: "Se non risolviamo questi problemi rischiamo la fine della zona euro della stessa Ue"

:roll:
I Pigs sono messi male.
Molto peggio di noi, checchè se ne dica.
Il gruppo dei cosiddetti PIGS (o PIIGS se ci inseriamo anche l'Italia) è fortemente disomogeneo. L'economia più debole è, senza dubbio, quella irlandese, cresciuta molto velocemente basandosi quasi esclusivamente nel settore terziario, senza alcuna realtà produttiva e con una importante esposizione delle famiglie, in particolar modo nel mercato immobiliare.
La Spagna ha un ridotto rapporto debito pubblico/PIL ma è cresciuta in maniera pesantemente sbilanciata verso il settore edilizio e, scoppiata la bolla, è andata in crisi l'economia. Inoltre, nonostante abbia alcuni importanti settori industriali ha grossissime difficoltà ad esportare i propri prodotti.
La situazione di Grecia e Portogallo non la conosco ma penso che anche in quei casi sia stato il mercato immobiliare a trascinare l'economia.

L'Italia è in una situazione comunque molto rischiosa. Ha un sistema industriale poco innovativo, concentrato in settori industriali maturi (quindi facilmente delocalizzabili) e soprattutto una presenza forse eccessivamente rilevante di PMI. A completare lo scenario negativo ci pensa il debito pubblico monstre.
A salvare, almeno per il momento, l'Italia dallo spettro della bancarotta sono la grande propensione al risparmio delle famiglie, che stanno fungendo da ammortizzatore sociale e l'esposizione principalmente interna dello Stato (lo Stato è indebitato con gli Italiani stessi) situazione che limita l'influenza sul tasso di rendimento da parte di possibili speculatori.
Avatar utente
laplaz
Massimo Carbone
Messaggi: 28882
Iscritto il: lun set 05, 2005 10:37 am

Re: Economia e finanza

Messaggio da laplaz »

http://www.youtube.com/watch?v=9ak71Mx_-9c

E noi dovremmo competere con la Cina :roll:
L'unica speranza per le nostre vecchie economie è di puntare sui settori di nicchia e sulla superspecializzazione, l'ultraqualità, l'iperinnovazione tecnologica. Ma con le basi attuali è pura utopia, non ci sono le condizioni per farlo.
Avatar utente
alessandro
Massimo Carbone
Messaggi: 29087
Iscritto il: gio gen 01, 2009 1:00 am
Località: desenzano
Contatta:

Re: Economia e finanza

Messaggio da alessandro »

Secondo i dati resi noti dal Fondo Monetario Internazionale (IMF) ed elaborati dal quotidiano spagnolo El Pais, la Repubblica Italiana si pone al 179esimo e penultimo posto nella graduatoria mondiale dell’indice di crescita economica negli ultimi dieci anni, davanti solo ad Haiti.

Haitiii... Tiè.. !

Immagine
Il primo a postare un messaggio alla nascita di questo forum
Avatar utente
Rosewall
FooLminato
Messaggi: 14132
Iscritto il: gio gen 25, 2007 11:42 am

Re: Economia e finanza

Messaggio da Rosewall »

dopo cinque mesi sono riusciti finalmente a nominare qualcuno alla presidenza della Consob. Vegas, attuale viceministro all'economia. Il quale non ha esperienza in materia di finanza e borsa. Ma poteva andare peggio, considerando i nomi che erano stati avanzati. Peraltro la Consob ha lavorato meglio in questo periodo senza presidente che quando ne aveva uno.
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
Rispondi