Ne avremo maggior consapevolezza dopo l'uscita del nuovo DM...Johnny Rex ha scritto: ↑mar dic 20, 2022 7:40 amSicuramente, come incide il fatto che non abbiamo una cultura della perdita, diciamo così, pari a quella delle generazioni precedenti, l'idea di morire prima di diventare Geriatria è qualcosa che sconvolge molto più che in passato.Monheim ha scritto: ↑mar dic 20, 2022 4:44 amAlla fine della fiera, come scrisse la valida Janie Jones in occasione della morte di Jobs, il punto focale non è tanto la retorica nei confronti ai tempi di Steve e/o ora di Sinisa, che alla fine lascia il tempo che trova/a cui si dovrebbe andare oltre, bensì che persistono malattie assolutamente bastarde che portano alla morte gente relativamente giovane e altresì che bene o male si è voluta più bene che no a livello di salute.
Da un lato conforta che anche i ricchi muoiono giovani di malattie come i poveri stronzi mentre dall'altro decisamente meno che non riusciamo ancora a sconfiggerle.
Comunque inaccettabile il santino fatto di Sinisa, dimenticando le tante esternazioni quanto meno censurabili.
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tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
Villo ha scritto:Questo sport dà una chance a tutti.
Horst Tappert ha scritto:Il mio personaggio piace perché rappresenta l'ordine.
chiaky ha scritto:Sempre meglio il tuo pene su onlyfans che la faccia di Speranza in televisione.
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"Ora potrai insegnare a tirare le punizioni agli angeli" è stato scritto?Johnny Rex ha scritto: ↑sab dic 17, 2022 3:29 pm Sì, la retorica del "Guerriero" ha stufato.
Ma la troviamo applicata ovunque, dal tennista 36enne che "Keep on fighting" al cantante 70enne che "affronta" il palco e via.
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Siamo lì..ferryboat ha scritto: ↑mer dic 21, 2022 5:05 am"Ora potrai insegnare a tirare le punizioni agli angeli" è stato scritto?Johnny Rex ha scritto: ↑sab dic 17, 2022 3:29 pm Sì, la retorica del "Guerriero" ha stufato.
Ma la troviamo applicata ovunque, dal tennista 36enne che "Keep on fighting" al cantante 70enne che "affronta" il palco e via.
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“Volevo cambiare il mondo. L'ho fatto. L'ho reso peggiore”. -Arthur FinkelsteinNevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
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Re: In Memoria
uh, li avevo ascoltati l'altro giorno i Faithless
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“Volevo cambiare il mondo. L'ho fatto. L'ho reso peggiore”. -Arthur FinkelsteinNevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
Re: In Memoria
Io manco sapevo esistessero e mi sembra di non aver mai sentito le prime due o tre canzoni loro che escono su YouTube.
Ho appreso la notizia tramite un contatto Facebook.
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Re: In Memoria
Una precisazione, per quel che conta. La persona di cui avevo scritto che aveva vissuto anni con un tumore al pancreas, non ha proprio fatto così. Ha vissuto per anni con un altro tumore, ma solo tre mesi dopo aver scoperto quello al pancreas. Avevo capito male, non sapevo i dettagli del tumore precedente.
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Re: In Memoria
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Re: In Memoria
Son cresciuto a Cagliari e quando era un ragazzino il numero dieci della mia squadra era ormai diventato lui.
Per tanti ragazzini cagliaritani di quella generazione, è lui il giocatore di maggiore classe (insieme a Francesconi e Zola, ma lui la mostrò soprattutto qui) che abbiano visto indossare la maglia rossoblù. Sotto la guida di Ventura, guidò il centrocampo cagliaritano verso prestazioni memorabili.
All'epoca, per noi, che sia stata storia o leggenda, lui poteva nascondere la palla come e meglio dei migliori dieci dell'epoca: Zidane, Veron, Rui Costa...
La sua stella poi si spense per tanti motivi, eppure aveva tecnica, visione di gioco, ritmo e forza fisica per giocare ai massimi livelli.
Ma era anche figlio di un altro calcio, caratterizzato da un professionismo e da un atletismo non esasperato.
Eh sì, dolci sono i ricordi, triste e vigliacca è purtroppo la vita.
Ciao, Fabian.
Ultima modifica di waitingernest il dom dic 25, 2022 11:26 pm, modificato 1 volta in totale.
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Re: In Memoria
49 anni sono davvero troppo pochi
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Re: In Memoria
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Grande talento , credo abbia passato anni molto difficili, il peggio adesso è finito.
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Re: In Memoria
quando però la nascondeva per quei due secondi di troppo, insieme agli avversari gli piovevano addosso i peggiori insulti del pubblicowaitingernest ha scritto: ↑dom dic 25, 2022 8:48 pm
lui poteva nascondere la palla come e meglio dei migliori dieci dell'epoca: Zidane, Veron, Rui Costa...
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Re: In Memoria
Grass ha scritto: ↑dom dic 25, 2022 10:52 pmquando però la nascondeva per quei due secondi di troppo, insieme agli avversari gli piovevano addosso i peggiori insulti del pubblicowaitingernest ha scritto: ↑dom dic 25, 2022 8:48 pm
lui poteva nascondere la palla come e meglio dei migliori dieci dell'epoca: Zidane, Veron, Rui Costa...
Io, che ero innamorato di lui e di quel Cagliari, non lo fischiavo.
In effetti, negli ultimi anni a Cagliari, è capitato raramente che tenesse troppo la palla e infatti la Juve lo prese con altissime aspettative. Poi credo che siano stati i problemi nella vita extracalcistica (alcuni noti, altri sicuramente no) a disallineare i pianeti e a nascondere la sua buona stella.
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Re: In Memoria
Credo che nel nel fallimento torinese abbia avuto rilievo il peso della maglia, rammento critiche feroci già nelle prime prestazioni, una sconfitta interna con l'Udinese in cui fra il pubblico il suo cognome veniva parodiato in O' Null. Uno di tanti.
Non so se le problematiche personali fossero già presenti o si siano evidenziate in seguito.
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Re: In Memoria
Zidane disse che era il giocatore con più talento con cui lui avesse giocato. Quindi più di Ronaldo, Del Piero, Figo e mille altri.
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Re: In Memoria
Non sapevo che Zidane bevesse
Re: In Memoria
Direi che già alla Juve non fosse granché sereno ed equilibrato...Johnny Rex ha scritto: ↑lun dic 26, 2022 8:52 am Credo che nel nel fallimento torinese abbia avuto rilievo il peso della maglia, rammento critiche feroci già nelle prime prestazioni, una sconfitta interna con l'Udinese in cui fra il pubblico il suo cognome veniva parodiato in O' Null. Uno di tanti.
Non so se le problematiche personali fossero già presenti o si siano evidenziate in seguito.
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Giornalista - E' vero che alla Juve qualche volta ti sei presentato ubriaco agli allenamenti?
"Diverse volte. Proprio ubriaco no, diciamo "brillo". Andavo a letto con qualche "mina" alle sei del mattino, poi mi svegliavo e andavo all'allenamento con la sbornia e stanco, normale..."
-Che dici di un certo Zinedine Zidane?
"Un mostro. Un matto molto umile, una persona squisita. Cagliari era piazza piccola, ma davvero caldissima. Quando andai alla Juventus dissi: "Adesso vado tra le bestie grandi. devono essere una manica di esaltati tutti". Però arrivai e... contrariamente a ciò che immaginavo, vidi una grande umiltà da parte di tutti, tutti eh! Una cosa davvero spettacolare. Montero, Inzaghi, Trezeguet, Davids, Nedved... tutte le grandi bestie. Buffon... tutti! Per loro è un lavoro, lo prendono così. Arrivano all'allenamento in giacca e cravatta, si cambiano, si allenano, si fanno la doccia e se ne vanno".
- Qual'era il tuo gruppo?
"Mi adoravano tutti. Non so ti fai voler bene e dopo... C'era anche Salas, il cileno. Però io uscivo sempre con Montero. Una volta fecero una festa nell'appartamento di Inzaghi e portarono le donne dei programmi tv (le showgirls). E mi coinvolsero a ballare e bere birra. Terminarono tutti a far sesso tranne me. Che bello eh? Il giorno dopo vidi le stesse ragazze in tv e dissi a mia moglie: "Guarda, ieri notte eravamo con tutte loro e io non sono uscito con nessuna"
Per tanti sarà un nome mai sentito... Ma chi ha vissuto la Serie A degli anni 90' ricorderà sicuramente Fabian O'Neill, fantasista del Cagliari capace di conquistare i tifosi sardi e Luciano Moggi che lo volle alla Juve come alternativa a Zidane.
Ma alcol e poca attenzione al peso ne rovinarono la carriera facendolo tornare nel dimenticatoio e ad una vita senza soldi in cui la sopravvivenza è garantita dall'aiuto degli amici.
Tanti auguri a Fabian O'Neill
tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
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Re: In Memoria
Sì, ma accadde qualcosa a Cagliari pochi mesi prima della cessione.
A livello calcistico conta ciò che fece prima di andare alla Juve.
A livello calcistico conta ciò che fece prima di andare alla Juve.
Re: In Memoria
Devo ammettere che il pandoro farcito con salumi e formaggi mi ha ammaliato.koufax75 ha scritto: ↑ven ago 20, 2021 1:30 pmMi è capitato di vedere qualche video di Thomas Hungry. Lui dice di allenarsi e di affrontare le grandi mangiate dopo una dura preparazione; infatti, non è minimamente grasso (a parte dopo la mangiata). Grazie al duro allenamento, riesce a smaltire tutte le calorie. Solo che mangia cibo spazzatura: biscotti, gelati confezionati, merendine, cibi fritti... Non so quanto gli possa fare bene! E chissà quando fegato, stomaco e intestino gli porgeranno il conto. Non oso pensare poi in quali condizioni possano essere i suoi denti. In un'intervista disse che potrebbe continuare così ancora per tanti anni! Ma diceva anche di avere un disordine alimentare (non so quanto risolto)... Boh...
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Re: In Memoria
Un mio parente ha giocato diversi anni in A. Secondo lui, O'Neill è il più forte compagno di squadra che abbia avuto (erano assieme a Cagliari). Purtroppo già allora era amante delle bibite
Porta l’amante a casa e trova la moglie a letto con due uomini. Tecnicamente è un full.
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Re: In Memoria
Sicuramente sono affezionato anche al tuo parente calciatore. Era un bel Cagliari. Ci giocava un altro che non ha mantenuto le aspettative anche a causa delle scelte fatte fuori dal campo, ovvero Fabio Macellari.
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Re: In Memoria
Ruggero Deodato (1939-2022) Regista Italiano
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Re: In Memoria
Ciao Mitico Pelè.
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Re: In Memoria
Addio O' Rey, solo Maradona ti ha eguagliato per Talento e Carisma ma non per Classe globale. Che la terra ti sia lieve
Diceva Pelé che quando fosse venuta l’ora di presentarsi al buon Dio, avrebbe chiesto di essere trattato in paradiso come era stato trattato sulla Terra. Perché Pelé ha avuto una vita lunga e felice. E quando non lo era, sorrideva comunque perché quello voleva sembrare, il simbolo tranquillo, gioioso, del calcio in Sud America e nel mondo. Più Maradona si accostava alla parte oscura, più lui si vestiva da Migliore. Era il suo ultimo modo per rimanere unico. Ha avuto tante donne, tanti figli anche lui ma trattenendoli, spargendo sempre parole di pace.
Ha coltivato con cura la sua leggenda, ne ha fatto un mestiere, apparire come un fuoriclasse deve essere, il sacerdote di un calcio buono. Sempre con vestiti brillanti ma classici, sempre con cravatte firmate e moderato champagne, un uomo di mondo inventato dal pallone, la parte ingenua, infantile del calcio, corretta e presentabile. Per definire la sua storia sul campo bisogna evitare di paragonarlo a Maradona . Erano due giocatori diversi, unici, le cui qualità a confronto sono sempre state soltanto opinioni. Erano un tesoro inestimabile, tra loro potevi scegliere ad occhi chiusi, non sbagliavi mai, eri pronto per vincere.
Pelé ha avuto un riconoscimento in più: è stato il calcio a scegliere lui . È stato premiato miglior calciatore del secolo dalla Fifa, dal Comitato Olimpico Internazionale e dalla Federazione mondiale di storia e statistica. Hanno scelto lui perfino i suoi colleghi fuoriclasse: tutti i vincitori di Palloni d’oro, riuniti in commissione, lo hanno eletto primo tra i primi. Undici anni fa 376.496 persone di 72 paesi hanno votato perché diventasse patrimonio dell’umanità. Qualcosa di molto simile aveva già fatto il governo brasiliano ai tempi in cui ancora giocava.
Angelo Moratti era riuscito a metterlo davanti a un contratto, a farglielo firmare, ma si ribellò tutto il Brasile e l’affare si fermò. Due anni dopo, per evitare tentazioni, il governo dichiarò Pelé «Tesoro nazionale», impossibilitato per legge a trasferirsi, prigioniero della sua bellezza. Ho spesso pensato che gli unici giocatori paragonabili a Pelé siano stati Cruyff e Di Stefano. Non per colpa di Maradona, per vicinanza di passo e di ruolo. Pelé era prima di tutto un atleta. La sua differenza era saper dare forza alla tecnica. Quando segnò all’Italia nella finale del 1970 a Città del Messico non segnò un gol memorabile, non dribblò tre avversari. Si alzò un metro da terra e colpì di testa rimanendo in elevazione per un tempo infinito. Il suo avversario era Tarcisio Burgnich, forse il miglior difensore italiano. E gli stava attaccato. Fu semplicemente saltato, ignorato.
Il vero limite di Pelé è stato il tempo. Ha giocato in anni in cui la comunicazione era lenta, la televisione alle prime ore. Noi riusciamo a sentire nostro solo quello che vediamo. Pelé non lo abbiamo davvero mai visto. Era un modo di dire, mi sembri Pelé. Ma non capivamo cosa stavamo dicendo. Pelé usciva dal Brasile solo per lunghe tournée in giro per il mondo, come un’opera d’arte da mostrare e poi subito impacchettare e riportare a casa. La gente accorreva, allargava ogni giorno la leggenda. Voleva far parte del miracolo. Una volta in Colombia fu espulso, ma il pubblico si rivoltò contro l’arbitro, minacciò seriamente di invadere il campo. Alla fine, Pelé tornò in campo e fu espulso l’arbitro.
Un’altra volta in Nigeria, due clan in guerra firmarono una pace di 48 ore per andare tutti allo stadio a vederlo giocare. In Italia venne per un’amichevole col Milan a San Siro. Era stanco e infortunato, ma nel contratto era obbligatoria la presenza. Scese in campo per 23 minuti, trotterellando. I giornali il giorno dopo esaltarono il giovane Trapattoni che lo aveva fermato. La storia del Trap che ferma Pelé va avanti ancora oggi. Perché Pelé illuminava, bastava passargli vicino per salire di energia. Altafini perse il posto nel Brasile del '58 per colpa dell’estro di Pelé. Altafini aveva 21 anni ed era un grande centravanti. Continua a giurare che farsi superare da Pelé è stato uno dei suoi più forti motivi di orgoglio.
Pelé aveva un capriccio, quasi una nostalgia: non amava il suo nome Pelé. Amava essere chiamato col nome che gli aveva dato suo padre, Edson, Edison, come l’inventore della lampadina. Pelé era un nomignolo conquistato sul campo quando era ragazzo, glielo gridò contro un avversario scontroso. Probabilmente il suono partì come bilè, che in brasiliano è un’offesa. E comunque si poteva equivocare. A 18 anni quel cattivo nome, Pelé, era già così famoso nel mondo che non ci fu più nessun equivoco.
P.s.: A scanso di equivoci e rispettando il libero arbitrio, successivamente la Fifa ha dato il premio di miglior calciatore del secolo anche a Maradona. Ex equo con Pelé.
Mario Sconcerti, postumo.
Diceva Pelé che quando fosse venuta l’ora di presentarsi al buon Dio, avrebbe chiesto di essere trattato in paradiso come era stato trattato sulla Terra. Perché Pelé ha avuto una vita lunga e felice. E quando non lo era, sorrideva comunque perché quello voleva sembrare, il simbolo tranquillo, gioioso, del calcio in Sud America e nel mondo. Più Maradona si accostava alla parte oscura, più lui si vestiva da Migliore. Era il suo ultimo modo per rimanere unico. Ha avuto tante donne, tanti figli anche lui ma trattenendoli, spargendo sempre parole di pace.
Ha coltivato con cura la sua leggenda, ne ha fatto un mestiere, apparire come un fuoriclasse deve essere, il sacerdote di un calcio buono. Sempre con vestiti brillanti ma classici, sempre con cravatte firmate e moderato champagne, un uomo di mondo inventato dal pallone, la parte ingenua, infantile del calcio, corretta e presentabile. Per definire la sua storia sul campo bisogna evitare di paragonarlo a Maradona . Erano due giocatori diversi, unici, le cui qualità a confronto sono sempre state soltanto opinioni. Erano un tesoro inestimabile, tra loro potevi scegliere ad occhi chiusi, non sbagliavi mai, eri pronto per vincere.
Pelé ha avuto un riconoscimento in più: è stato il calcio a scegliere lui . È stato premiato miglior calciatore del secolo dalla Fifa, dal Comitato Olimpico Internazionale e dalla Federazione mondiale di storia e statistica. Hanno scelto lui perfino i suoi colleghi fuoriclasse: tutti i vincitori di Palloni d’oro, riuniti in commissione, lo hanno eletto primo tra i primi. Undici anni fa 376.496 persone di 72 paesi hanno votato perché diventasse patrimonio dell’umanità. Qualcosa di molto simile aveva già fatto il governo brasiliano ai tempi in cui ancora giocava.
Angelo Moratti era riuscito a metterlo davanti a un contratto, a farglielo firmare, ma si ribellò tutto il Brasile e l’affare si fermò. Due anni dopo, per evitare tentazioni, il governo dichiarò Pelé «Tesoro nazionale», impossibilitato per legge a trasferirsi, prigioniero della sua bellezza. Ho spesso pensato che gli unici giocatori paragonabili a Pelé siano stati Cruyff e Di Stefano. Non per colpa di Maradona, per vicinanza di passo e di ruolo. Pelé era prima di tutto un atleta. La sua differenza era saper dare forza alla tecnica. Quando segnò all’Italia nella finale del 1970 a Città del Messico non segnò un gol memorabile, non dribblò tre avversari. Si alzò un metro da terra e colpì di testa rimanendo in elevazione per un tempo infinito. Il suo avversario era Tarcisio Burgnich, forse il miglior difensore italiano. E gli stava attaccato. Fu semplicemente saltato, ignorato.
Il vero limite di Pelé è stato il tempo. Ha giocato in anni in cui la comunicazione era lenta, la televisione alle prime ore. Noi riusciamo a sentire nostro solo quello che vediamo. Pelé non lo abbiamo davvero mai visto. Era un modo di dire, mi sembri Pelé. Ma non capivamo cosa stavamo dicendo. Pelé usciva dal Brasile solo per lunghe tournée in giro per il mondo, come un’opera d’arte da mostrare e poi subito impacchettare e riportare a casa. La gente accorreva, allargava ogni giorno la leggenda. Voleva far parte del miracolo. Una volta in Colombia fu espulso, ma il pubblico si rivoltò contro l’arbitro, minacciò seriamente di invadere il campo. Alla fine, Pelé tornò in campo e fu espulso l’arbitro.
Un’altra volta in Nigeria, due clan in guerra firmarono una pace di 48 ore per andare tutti allo stadio a vederlo giocare. In Italia venne per un’amichevole col Milan a San Siro. Era stanco e infortunato, ma nel contratto era obbligatoria la presenza. Scese in campo per 23 minuti, trotterellando. I giornali il giorno dopo esaltarono il giovane Trapattoni che lo aveva fermato. La storia del Trap che ferma Pelé va avanti ancora oggi. Perché Pelé illuminava, bastava passargli vicino per salire di energia. Altafini perse il posto nel Brasile del '58 per colpa dell’estro di Pelé. Altafini aveva 21 anni ed era un grande centravanti. Continua a giurare che farsi superare da Pelé è stato uno dei suoi più forti motivi di orgoglio.
Pelé aveva un capriccio, quasi una nostalgia: non amava il suo nome Pelé. Amava essere chiamato col nome che gli aveva dato suo padre, Edson, Edison, come l’inventore della lampadina. Pelé era un nomignolo conquistato sul campo quando era ragazzo, glielo gridò contro un avversario scontroso. Probabilmente il suono partì come bilè, che in brasiliano è un’offesa. E comunque si poteva equivocare. A 18 anni quel cattivo nome, Pelé, era già così famoso nel mondo che non ci fu più nessun equivoco.
P.s.: A scanso di equivoci e rispettando il libero arbitrio, successivamente la Fifa ha dato il premio di miglior calciatore del secolo anche a Maradona. Ex equo con Pelé.
Mario Sconcerti, postumo.
Mi muovo come una farfalla, ma pungo come un'ape
"A fine anno non tiro somme, la matematica non è mai stata il mio forte. Spero di essere rimasto nel cuore di qualcuno, o contrariamente nel cestino della carta di qualcun altro."
"A fine anno non tiro somme, la matematica non è mai stata il mio forte. Spero di essere rimasto nel cuore di qualcuno, o contrariamente nel cestino della carta di qualcun altro."
Re: In Memoria
Vivienne Westwood.
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Joseph Aloisius Ratzinger.
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Re: In Memoria
Lutti Illustri in questo fine anno.
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Re: In Memoria
Siamo tornati al Papa unico.
Mai amato il Ratzi.
Ma comunque che faccia buon viaggio.
Mai amato il Ratzi.
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Re: In Memoria
Morto un papa se ne fa un alt...ah no c'è già
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Re: In Memoria
Neanche a me simpaticissimo il "pastore tedesco", però c'è il sospetto che come Papa fosse più strutturato teologicamente e dottrinalmente molto più ricco di Francesco. Che piace più ai media e "cristiani da pasticceria", ed infatti Bergoglio essendo furbo ed intelligente si è discostato in tutto dal precedente Papa.
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"A fine anno non tiro somme, la matematica non è mai stata il mio forte. Spero di essere rimasto nel cuore di qualcuno, o contrariamente nel cestino della carta di qualcun altro."
"A fine anno non tiro somme, la matematica non è mai stata il mio forte. Spero di essere rimasto nel cuore di qualcuno, o contrariamente nel cestino della carta di qualcun altro."
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Gosaku Ota.
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